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5. Differenti approcci di critica delle traduzioni

5.7. L’approccio di Lance Hewson

5.7.2. Profilo metodologico

Sulla base delle premesse appena esposte, è possibile comprendere il funzionamento della metodologia che Lance Hewson propone per l’analisi critica delle traduzioni. Essa prevede un doppio movimento: dal generale al particolare e di nuovo al generale, dunque dalle considerazioni macrostrutturali all’indagine degli elementi microstrutturali, e progressivamente a ritroso verso la macrostruttura. Hewson intende dimostrare che, con tale procedimento, il critico può ottenere un soddisfacente grado di comprensione sia delle questioni interpretative che dei risultati delle decisioni traduttive (Hewson, 2011:24).

Il metodo proposto da Hewson si sviluppa in sei fasi principali.

I. Raccolta di una serie di dati preliminari circa l’opera e la sua traduzione.

II. Costruzione della struttura critica e conseguente identificazione dei passaggi da confrontare.

III. Analisi degli elementi microstrutturali e valutazione dei relativi effetti sul livello mesostrutturale.

IV. Identificazione degli effetti sul livello macrostrutturale.

V. Mappatura delle piste interpretative e ipotesi sulla natura della traduzione. VI. Verifica di tale ipotesi su un’altra combinazione di passaggi.

I dettagli dei sei passaggi sopramenzionati saranno analizzati singolarmente nei paragrafi seguenti.

I. Raccolta dei dati preliminari

Il metodo di Lance Hewson suggerisce sei aree di interesse che il critico, nella prima fase del suo lavoro, deve esaminare al fine di raccogliere i dati preliminari sull’opera letteraria che intende analizzare e sulla sua traduzione.

Le prime informazioni sul testo originale riguardano la storia delle sue edizioni. Aderendo all’opinione di Armin Paul Frank (Frank et al., 1986), Hewson ribadisce che il critico dovrebbe poter consultare il testo di partenza usato dal traduttore e i documenti pertinenti a tale opera, inclusi i riferimenti all’autore e alla sua produzione letteraria (Hewson, 2011:24-25).

149 I due concetti saranno studiati più approfonditamente nel corso del presente lavoro; al momento

ci si limita a citare la breve definizione fornita dall’autore: “La “similarità divergente” ci dice che la traduzione “rappresenta” con successo il testo di partenza, mentre la “divergenza” suggerisce il legame tra il testo originale e la traduzione è di tipo puramente formale, mantenuto dal nome dell’autore sulla copertina e da una serie di somiglianze superficiali”. [Trad. nostra] (Hewson, 2011:23).

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In secondo luogo, il critico deve indagare la presenza di altre traduzioni della stessa opera. In concreto, deve accertarsi se il testo originale è stato precedentemente tradotto in quella stessa lingua o in altre lingue straniere; o se, al contrario, si tratta della prima traduzione in assoluto di quell’opera. Deve, inoltre, verificare se si tratta di una traduzione “genuinamente nuova”, o del rifacimento di una precedente traduzione (Hewson, 2011:25).

La terza area di interesse verte sul traduttore. Condividendo il parere di Berman (1995:73- 74), Hewson sostiene che il critico deve raccogliere informazioni circa il bagaglio linguistico e culturale del traduttore, deve rintracciare referenze relative ad altre opere tradotte, ad eventuali libri scritti, etc.

In quarta istanza, Hewson afferma che l’atto interpretativo è influenzato non solo dal testo in sé, ma anche dall’intero apparato che lo circonda. Esso include elementi paratestuali e peritestuali del testo originale e della traduzione, assieme ad indicazioni della maniera in cui essi influenzano il lettore nella sua interpretazione del testo. Nel concreto, il critico deve esaminare la copertina anteriore e posteriore, l’introduzione, la bibliografia, le note a piè di pagina, le note dell’editore, le note del traduttore, la postfazione e altri eventuali apparati testuali.

In aggiunta al contenuto della quarta istanza, Hewson individua il quinto punto di interesse nel fatto che un apparato critico dell’opera oggetto di studio possa già esistere. Esso costituirebbe uno strumento di grande utilità per il critico, in quanto potrebbe aiutarlo a formulare la sua struttura critica. Il compito del critico, in tal caso, sarebbe quello di verificare se tale apparato, a prescindere dalla lingua in cui è scritto (lingua del testo originale, lingua della traduzione, o altra lingua straniera), si riferisce direttamente all’opera originale oppure alla sua traduzione. Hewson ritiene necessario chiarire l’appartenenza dell’apparato critico alla cultura di partenza o a quella di arrivo, ai fini della formulazione di potenziali strategie interpretative (Hewson, 2011:25).

L’aspetto conclusivo della raccolta dei dati preliminari concerne una visione globale della macrostruttura del testo. Tale analisi consiste, da un lato, nell’osservare la maniera in cui l’opera è stata suddivisa in capitoli, di esaminare la struttura di tali capitoli e la loro suddivisione in paragrafi – una simile indagine consente al critico di individuare potenziali discrepanze che, al contrario, non sarebbe in grado di discernere una volta avviata l’analisi degli elementi microstrutturali (Hewson, 2011:26) – e dall’altro, nell’identificare gli elementi costitutivi dell’intreccio (ad esempio, la natura, il numero e l’ordine degli episodi, il numero di personaggi, i temi minori, etc.).

II. Struttura critica e scelta dei passaggi

Una fase importante ai fini della critica delle traduzioni è rappresentata dalla scelta dei passaggi da sottoporre al confronto tra l’originale e la sua traduzione. Il parere di Hewson a proposito della difficoltà di compiere tale scelta e, per di più, a proposito della difficoltà di stabilire dei parametri oggettivi per compierla, è stato già esposto nel paragrafo precedente, nel quale è stato

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preannunciato qual è il criterio da lui adottato per tale operazione – vale a dire, il riferimento ad una struttura critica anteriormente costituita.

Ciò che occorre qui sottolineare è l’importanza che Hewson assegna alla struttura critica, la quale, a parere del nostro studioso, costituirebbe la base su cui condurre le indagini critiche successive. Essa, di fatto, consentirebbe di stabilire il confronto tra gli elementi relativi al microlivello, identificare gli effetti sul mesolivello, ed elaborare delle osservazioni sul macrolivello (Hewson, 2011:26).

La struttura critica, come concepita da Hewson, mira, da un lato, ad identificare le caratteristiche stilistiche cruciali di un’opera, e dall’altro, ad esaminare la fondatezza delle principali potenziali piste interpretative, tenendo conto sia di orientamenti critici precedentemente pubblicati, sia di altre potenziali direzioni interpretative.

In questo stadio iniziale, dunque, il critico assume un atteggiamento analitico che rivela un chiaro orientamento al testo originale. L’intento non è quello di stabilire una sua interpretazione circoscritta e definitiva, ma di identificare un limitato numero di elementi che sembrano rivestire maggiore importanza nella prefigurazione delle interpretazioni – elementi che, del resto, si presuppone abbiano richiesto maggiore attenzione da parte del traduttore.

In una fase successiva, il critico potrà constatare che la traduzione ha, in qualche modo, alterato o trasformato tali elementi e potrà appurare fino a che punto le scelte traduttive incoraggino interpretazioni divergenti. Tuttavia, ciò non significa che egli debba limitarsi ad un unico approccio, precludendosi così la possibilità di scoprire nuove ed interessanti letture mediate dalle scelte del traduttore.

In altri termini, come Hewson afferma, la struttura iniziale è un punto di partenza necessario che delimita quello che altrimenti sarebbe un processo infinitamente lungo (Hewson, 2011:26).

Sulla base del ragionamento portato avanti nella costruzione della struttura critica, il critico può, quindi, individuare una serie di passaggi che, secondo i suoi calcoli, possono rappresentare al meglio il potenziale interpretativo espresso dall’opera originale.

III. Analisi microstrutturale e mesostrutturale

Una volta selezionati i passaggi del testo originale che meglio rispondono alle esigenze della struttura critica e dopo aver individuato i corrispondenti passaggi all’interno del testo tradotto, il critico può avviare l’analisi, esaminare le scelte traduttive e iniziare a prendere nota in modo provvisorio dei loro potenziali effetti.

Hewson sostiene che, intendere di raggiungere una certa esaustività in tale operazione rappresenta una pretesa erronea, persino al livello più basso, quello microstrutturale. È necessario, pertanto, operare sulla base di una lettura iniziale, che rispecchia gli elementi identificati nella

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struttura critica. Ciò consente al critico di concentrarsi su specifici elementi ed esaminare il modo in cui sono stati tradotti (Hewson, 2011:27).

Più esattamente, l’analisi microstrutturale intesa da Hewson verte su sei categorie: a) livello sintattico, b) piano lessicale, c) ambito grammaticale, d) componente stilistica, e) “scelte radicali”, f) discorso indiretto libero.

Per ciascuna delle sei categorie saranno, di seguito, esposti i vari fenomeni traduttivi che il critico può riscontrare nel corso dell’analisi.150

a) Da un punto di vista sintattico, le scelte del traduttore possono dare luogo a:

- calchi sintattici, vale a dire strutture che riproducono lo stesso ordine degli elementi sintattici dell’originale (Hewson, 2011:59-61);

- modificazioni alla forma globale, che cambiano il modo in cui il materiale è suddiviso in capitoli, paragrafi e frasi (Hewson, 2011:62);

- alterazioni rispetto all’ordine degli elementi sintattici nella frase, che creano anteposizione, giustapposizione o posposizione (Hewson, 2011:63-65);

- ricategorizzazione (o trasposizione), cioè il cambiamento della categoria sintattica di un elemento (o di una serie di elementi) che richiede di ricostruire la frase intorno alla nuova categoria (Hewson, 2011:65);

- modulazione, intesa come cambiamento del punto di vista, prodotto da un ampio numero di fenomeni, uno tra tutti il passaggio dalla forma attiva a quella passiva, o viceversa (Hewson, 2011:66).

b) La descrizione delle scelte lessicali compiute dal traduttore può mettere in evidenza i seguenti fenomeni:

- equivalente stabilito151 (Hewson, 2011:67); - prestito152 (Hewson, 2011:68);

- esplicitazione153 / implicitazione154 (Hewson, 2011:68);

150 Si noti che, per la descrizione dei singoli fenomeni presi in esame, nel presente lavoro si fa

riferimento alla definizione che Lance Hewson ha fornito nel suo volume An approach to Translation

Criticism (2011). Alcune definizioni sono state formulate dall’autore stesso, altre Hewson le ha tratte da tre

pubblicazioni differenti, come verrà segnalato nelle relative note. Gli studi, personalmente consultati, a cui Hewson fa riferimento per le definizioni dei fenomeni descritti sono: a) L. Molina and A. Hurtado Albir, “Translation Techniques Revisited: A Dynamic and Functionalist Approach”, in Meta 47 (4), 2002, pp. 498- 512); b) J. Delisle, H. Lee-Jahnke and M.C. Cormier, Terminologie de la traduction, Amsterdam & Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 1999; c) K. Wales, A Dictionary of Stylistics, Longman, Harlow, 2001.

151 “Un termine o espressione riconosciuto (dai dizionari o dalla lingua in uso) come un equivalente

nella lingua d’arrivo” [Trad. nostra] ( Molina and Hurtado Albir, 2002:510).

152 “Prendere una parola o un’espressione direttamente da un’altra lingua” [Trad. nostra] (Molina

and Hurtado Albir, 2002:510).

153 “Risultato di uno smorzamento, che consiste nell’introdurre nel testo d’arrivo, per maggiore

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- iponimia / iperonimia, intese, rispettivamente, come passaggio dal più generale al più specifico, e viceversa, dal più specifico al più generale (Hewson, 2011:68);

- descrizione155 (Hewson, 2011:69);

- adattamento culturale156 (Hewson, 2011:69);

- modificazione157 e modificazione radicale158 (Hewson, 2011:69); - creazione159 (Hewson, 2011:69).

c) Il terzo tipo di analisi microstrutturale e mesostrutturale, quello riguardante il piano grammaticale, è rivolto ad esaminare le scelte che, nella maggior parte dei casi, sono determinate dall’incommensurabilità tra due sistemi linguistici. Gli aspetti grammaticali che inducono il traduttore ad intraprendere una scelta che apporta, nel testo di arrivo, un certo cambiamento rispetto all’originale, dipendono dalle coppie di lingue implicate dalla traduzione; la portata del cambiamento dipende dall’entità della distanza che separa i due sistemi linguistici. L’elemento grammaticale maggiormente sensibile alle variazioni tra lingue diverse è quella del verbo, sia rispetto alla categoria del tempo che alla categoria dell’aspetto. Un ulteriore fattore di discrepanza tra due sistemi linguistici riguarda la modalità, ovvero l’espressione di una serie di atteggiamenti o opinioni del parlante in relazione al contenuto proposizionale dell’enunciato. La modalità può essere di varia natura: possibilità, probabilità, certezza, obbligo, volontà, etc. I mezzi per esprimerla possono essere verbi modali, avverbi, sostantivi, aggettivi. Anche in questo caso, l’incidenza dei cambiamenti di modalità è direttamente proporzionale all’entità della distanza tra due lingue: tanto più due lingue sono diverse, quanto maggiore è la variazione della modalità implicata dalla traduzione.

d) Per quel che riguarda la quarta istanza dell’analisi critica della traduzione, vale a dire la componente stilistica, diversamente dalla maggior parte degli approcci critici alla traduzione, il

testo di partenza, ma che possono essere dedotte dal contesto cognitivo o della situazione descritta” [Trad.

nostra] (Delisle, Lee-Jahnke et Cormier, 1999:37).

154 “Risultato di un’economia ottenuta riformulando in modo non esplicito, nel testo d’arrivo, gli

elementi informativi del testo di partenza, quando sono deducibili in maniera evidente dal contesto o dalla situazione descritta e sono presupposti dai parlanti della lingua d’arrivo” [Trad. nostra] (Delisle, Lee-Jahnke et Cormier, 1999:44).

155 “Sostituire un termine o un’espressione con una descrizione della sua forma e/o della sua

funzione, p.es. traducendo il panettone italiano come un dolce italiano tradizionale del periodo natalizio” [Trad. nostra] (Molina and Hurtado Albir, 2002:510).

156 “Sostituire un elemento culturale del testo di partenza con uno della cultura d’arrivo, p. es.

baseball con fútbol in una traduzione in spagnolo” [Trad. nostra] (Molina and Hurtado Albir, 2002:509).

157 Hewson utilizza il termine modificazione per indicare il fenomeno traduttivo che vede l’assenza

di una somiglianza di base tra gli elementi del testo di partenza e quelli del testo d’arrivo, i quali sono accomunati da soli legami di tipo semantico-pragmatici (Hewson, 2011:69).

158 Hewson individua una modificazione radicale laddove tra gli elementi del testo di partenza e

quelli del testo d’arrivo vi è una fondamentale differenza, tale che alcun legame semantico-pragmatico sussiste tra di essi (Hewson, 2011:69).

159 Hewson definisce la creazione come una scelta traduttiva “non automatica”, vale a dire

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modello elaborato da Hewson assegna un ruolo primario all’analisi delle scelte stilistiche operate dal traduttore. La sua attenzione si focalizza sull’impatto stilistico prodotto da tali scelte. L’impatto è misurabile facendo il confronto con l’effetto creato dalla forma stilistica scelta dall’autore nell’opera originale e, inoltre, con l’effetto che avrebbero prodotto altre forme stilistiche alternative, che il traduttore avrebbe potuto adottare nel testo di arrivo.

Sulla base del modello di Hewson, gli elementi che mettono il traduttore di fronte ad una scelta stilistica sono:

- ripetizione: Hewson riconosce che l’esito principale delle scelte traduttive, come i teorici della traduzione sostengono, sarebbe quello di evitare la ripetizione nella lingua di arrivo; a questa tendenza, tuttavia, lo studioso ginevrino si oppone, riscontrando nelle ripetizioni un espediente stilistico da mantenere nel testo tradotto laddove nell’originale costituisce un effetto di marcatezza (Hewson, 2011:76);

- appellativi: la rimozione, l’aggiunta o la modificazione dei nomi di persona e/o dei titoli può apportare particolari effetti nella traduzione (Hewson, 2011:76);

- richiami anaforici: se nel testo tradotto appaiono richiami anaforici costituiti da termini che aggiungono una qualità o una funzione al personaggio, rilevanti effetti di voce possono incorrere nella traduzione, p. es. cambiamento di focalizzazione, scomparsa di discorso indiretto, etc. (Hewson, 2011:76-77);

- cliché160 (Hewson, 2011:77); - aforismi161 (Hewson, 2011:77);

- tropi: la presenza di un tropo nel testo originale può dare esito a tre possibilità nel testo di arrivo, cioè presenza di tropo nella stessa posizione del testo, presenza del tropo in una porzione di testo vicina, assenza di tropo; viceversa, il testo tradotto può mostrare la presenza di tropo anche laddove non compare nel testo originale (Hewson, 2011:77- 79);

- ritmo: l’alterazione del ritmo del testo originale può generare nella traduzione particolari effetti interpretativi (Hewson, 2011:79);

- allitterazione e assonanza: sebbene esse siano spesso rilegate al rango di effetti stilistici di mero abbellimento della scrittura, Hewson ritiene che esse possano influire sul flusso della narrazione (Hewson, 2011:80);

- registro: la sua importanza ai fini dell’analisi critica delle traduzioni riguarda l’ambito del discorso diretto, del discorso indiretto e del discorso indiretto libero (Hewson, 2011:80-81);

160 “Espressione privata d’originalità e banalizzata per via di un uso molto frequente” [Trad. nostra]

(Delisle et al., 1999:18).

161 “Un aforisma è una breve affermazione o massima che esprime verità generali o gnomiche circa

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- connotazione: può incoraggiare ulteriori livelli d’interpretazione di un testo162 (Hewson, 2011:81).

e) In ulteriore istanza, nel confrontare il testo tradotto con il suo originale, il critico può trovarsi di fronte all’aggiunta o all’eliminazione di elementi testuali. Si tratta di ciò che Hewson definisce le scelte radicali del traduttore, in quanto si pongono al di sopra degli altri livelli appena descritti. L’aggiunta comporta l’introduzione di materiali che non sono presenti nel testo di partenza, e l’eliminazione avviene quando elementi presenti nel testo originale non vengono trasposti nella traduzione. Rispetto all’esplicitazione e all’implicitazione, le due scelte radicali caratterizzate come aggiunta ed eliminazione presentano una rilevante differenza: da una parte, il materiale incorporato nel testo di arrivo per via dell’aggiunta non può essere dedotto dalla conoscenza contestuale della situazione descritta nel testo originale, come avviene nel caso dell’esplicitazione; dall’altra, gli elementi sottratti tramite eliminazione non possono essere recuperati dal contesto situazionale, diversamente dall’implicitazione (Hewson, 2011:81-82).

f) Infine, la sesta ed ultima categoria presa in considerazione da Hewson nel suo approccio critico è quella costituita dal discorso indiretto libero, alla quale assegna una posizione a se stante all’interno della serie dei parametri contemplati dal Translation Criticism. A differenza del discorso diretto e di quello indiretto, il discorso indiretto libero – trattandosi del punto di vista del personaggio, espresso nella narrazione senza essere introdotto da nessun verbo dichiarativo – è di difficile individuazione: il critico, infatti, si trova di fronte alla duplice difficoltà di rintracciare con precisione il discorso indiretto libero e di giudicare fino a che punto il traduttore sia riuscito a riprodurlo nel testo tradotto (Hewson, 2011:82).

Le scelte traduttive finora menzionate hanno un certo impatto, ovvero creano certi effetti sulla traduzione, fin dal livello microstrutturale. Tuttavia, Hewson precisa che si tratta di risultati parziali, in quanto la percezione di un effetto traduttivo può avvenire solo a livello pragmatico- discorsivo, vale a dire tenendo conto non solo dell’ambito microstrutturale implicato da una concreta occorrenza, ma anche tutti di fenomeni che si accumulano a livello dell’intero passaggio sotto osservazione, che Hewson definisce mesolivello (Hewson, 2011:53). Per tale ragione, nel presente lavoro, si sorvola sull’impatto (momentaneamente) creato dalle scelte traduttive sul microlivello, e ci si sofferma, piuttosto, sull’effetto prodotto a livello mesostrutturale, basandosi sulla distinzione, proposta da Hewson, di due differenti tipologie di effetti: effetti di voce ed effetti interpretativi (Hewson, 2011:85).

162 “Tutti quei tipi di associazioni che le parole possono evocare: emozionali, situazionali, etc., in

particolare in certi contesti, al di sopra e oltre la denotazione basilare o il significato concettuale [Trad. nostra] (Wales, 2001:78).

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Per quanto riguarda i primi, Hewson chiarisce che la sua scelta di usare la categoria della “voce”, al posto del termine più ampio di stile, è motivata dal fatto che tale categoria comprende sia la voce del narratore, come elaborata dall’autore e come riproposta dal traduttore, sia le voci dei differenti personaggi.

Il secondo tipo di effetti, invece, riguarda il modo in cui le scelte traduttive influenzano le potenziali interpretazioni di un particolare passaggio.

Il primo tipo di effetto di voce è definito “accrescimento” (Hewson, 2011:85) e consiste nel ritenere che il traduttore abbia optato per scelte che apportano qualcosa “in più” alle varie voci. Esso si può ottenere attraverso mezzi di esplicitazione, ristrutturazione sintattica, aggiunta, e così via.

Il secondo effetto è rappresentato dal suo opposto, ed è espresso in termini di “riduzione” (Hewson, 2011:86). Corrisponde all’impressione generale da parte del critico di una minore articolazione, di un minore impatto delle caratteristiche stilistiche prescelte. L’effetto di riduzione può essere prodotto da una varietà di mezzi, quali l’implicitazione, la semplificazione delle strutture sintattiche, l’eliminazione.

Un terzo tipo di effetto di voce è definito “deformazione” (Hewson, 2011:86). Esso ha luogo sul livello delle voci del testo e si manifesta, principalmente, quando vi è un cambiamento nella focalizzazione o una modificazione rispetto alle scelte dell’autore di fare uso del discorso diretto, indiretto o indiretto libero; tuttavia, può verificarsi anche di fronte al cambiamento della modalità o dell’aspetto verbale.

Ulteriori tre effetti sono inclusi nella categoria degli effetti “interpretativi”: “contrazione”, “espansione” e “trasformazione”.

Si ha l’effetto della “contrazione” (Hewson, 2011:86) quando le piste interpretative fornite al lettore della traduzione sono minori, o meno ricche, di quelle che il testo originale offre ai suoi lettori. Ciò si può verificare quando le scelte del traduttore risolvono certe ambiguità del testo originale, o anche quando le scelte traduttive limitano il modo in cui un particolare passaggio può essere letto. Hewson mette in evidenza il fatto che la contrazione non implica necessariamente che qualche elemento testuale sia stato eliminato; al contrario, l’aggiunta di materiale può ridurre le potenziali interpretazioni.

Quando una certa scelta traduttiva arricchisce la serie delle potenziali interpretazioni si ha