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Fin dai primi anni del Novecento il destino dei siti industriali abbandonati ha costituito oggetto di dibattito e ha sollecitato l’interesse del parlamento belga che con la legge del 16 agosto 1911 sulla “Protezione e

Conservazione della Bellezza dei Paesaggi” ha affrontato il problema. Questa legge ha imposto ai proprietari di miniere e cave abbandonate di restituire a questi siti, nei limiti del possibile, un aspetto meno “industriale” mediante piantumazioni che con lo sviluppo della vegetazione mascherassero le tracce visibili dello sfruttamento del territorio (scavi, sterri e rilievi di terre di riporto), secondo una pratica peraltro già avviata, in assenza di disposizioni normative, dall’ultimo quarto del XIX secolo.

Più di mezzo secolo dopo, i decreti reali del 18 aprile e 11 novembre 1967 riordinano la regolamentazione relativa ai vecchi siti minerari dismessi. Quella che muta rispetto alla legge precedente è la

definizione di sito minerario che non si limita a considerare le discariche dei materiali di scavo e le fosse a cielo

aperto, ma comprende tutte le diverse costruzioni (uffici, laboratori, hangar, ecc.). Una successiva disposizione del 10 maggio 1973 stabilirà che tali siti possano essere

acquistati e bonificati dallo stato, da una municipalità, da una amministrazione

intercomunale o da altri enti pubblici.

Una nuova legge del 27 giugno 1978, relativa al rinnovamento dei siti minerari e industriali dismessi della Wallonie, abroga le precedenti e insiste sulla necessità di bonificare e riconvertire tutti i siti e terreni dismessi,

indipendentemente dalla loro natura: miniere di carbone, vetrerie, industrie

metallurgiche, ecc. Vengono contemplate diverse possibili opzioni:

Conservazione “in sito” con sistemazione di un museo di tipo tradizionale o di un ecomuseo;

- Adattamento delle costruzioni a nuove funzioni;

Demolizione delle

costruzioni per l’utilizzazione dei terreni per nuove attività.

Bonificare, rinnovare o riconvertire un sito impone il rispetto di una procedura definita dalla legislazione che prevede sei tappe: istruzione, decisione, concertazione, approvazione, messa in opera, controllo. Vengono anche stabilite le procedure per fornire contributi finanziari alle persone fisiche, alle persone morali di diritto

privato e alle persone morali di diritto pubblico. I contributi ottenuti debbono essere restituiti da quando il sito risistemato o convertito a nuove funzioni diviene fonte di

entrate. Sono previste però alcune eccezioni. La

restituzione non è reclamata quando :

Le entrate sono utilizzate per proseguire le opere di rinnovamento o per finanziare nuovi lavori di bonifica e di adattamento a nuove funzioni;

Le entrate sono investite in un altro progetto già in corso;

Il beneficiario dell’aiuto destina il proprio bene a una utilizzazione pubblica non lucrativa.

Un decreto del 27

novembre 1997 trasforma gli aiuti finanziari in sovvenzioni per interventi di rinnovamento, che vengono definiti nella seguente ampia accezione :

Rivitalizzazione di costruzioni conservate in funzione della loro

destinazione originaria o di una loro nuova utilizzazione;

Demolizione di altre costruzioni (compresi gli scantinati);

Restauro dei muri e delle facciate del sito;

Spostamenti di terra indispensabili per la bonifica del sito e l’intervento di rinnovamento;

Sgombero dei prodotti, materiali e detriti derivanti dalla demolizione delle costruzioni; evacuazione delle acque; piantumazioni e

rimboschimenti;

Nuove costruzioni purché se ne possa dimostrare la loro funzione di complementi indispensabili al restauro degli edifici conservati.

CIV

PRINCIP

ALI SITI MINERARI DELLA

VALLONIA

Il primo aprile 2004 il governo della Wallonie

adotta un nuovo decreto che regolamenta la bonifica dei suoli inquinati e dei siti di attività economiche da riabilitare,, che persegue tre obiettivi principali:

Dotare la regione di uno strumento giuridico

appropriato, che autorizzi una politica coerente di gestione e di bonifica dei suoli inquinati;

Riformare il regime dei siti di attività produttive

dismesse, includendovi eventuali inquinamenti;

Adattare la legislazione relativa alla normativa ambientale.

La materia viene

successivamente riordinata dal Code Wallon de

l’Aménagement du Territoire, de l’Urbanisme et du

Patrimoine, che fissa gli obiettivi perseguiti dal risanamento e dal rinnovamento dei siti industriali dismessi e presenta le possibilità di finanziamento. Gli obiettivi perseguiti sono cinque e ad ognuno corrisponde un articolo della legge:

Il proprietario o il titolare di un diritto reale sul bene da rinnovare assume in prima persona i lavori di bonifica e di rinnovo;

La rassegnazione obbligatoria del sito per rimetterlo sul mercato immobiliare e ridargli una

reale utilità sociale e economica;

Il controllo della speculazione fondiaria;

⁃ Il calo della domanda di terreni per attività industriali e artigianali conseguente all’installazione di imprese al di fuori delle agglomerazioni urbane;

- Il disinquinamento del sito.

Nel quadro giuridico definito da questo complesso di decreti , di leggi e di codici regionali, i “sites d’activités

économiques

désaffectés” (S.A.E.D.) possono dipendere da diversi regimi giuridici:

- Il regime dei siti di attività produttive da riabilitare la cui bonifica è prioritaria, SAERP;

- Il regime dei siti di attività produttive da

riabilitare la cui bonifica non è prioritaria, SAERDNP;

- Il regime dei siti di rinnovamento paesaggistico e ambientale che concerne un complesso di siti la cui riabilitazione è considerata prioritaria dal punto di vista paesaggistico e ambientale, SRPE;

- Il regime di tassazione dei SAED (un

incoraggiamento alla bonifica e al rinnovamento) che

riguarda i siti la cui superficie supera i 5000 mq e che ospitano almeno un edificio in stato di degrado;

- Il regime di tassazione comunale sugli immobili non occupati, relativo ai siti dismessi di superficie inferiore ai 5000 mq, non tassabili a livello regionale;

- Il regime dei siti di attività produttive dismesse i cui connotati fisici e

architettonici debbono essere restaurati per ragioni d’ordine paesaggistico e ambientale, SIR;

Il regime tradizionale dei SAED che permane a titolo transitorio per tutti i siti che sono stati oggetto di disposizioni normative nel passato.

CV Ecomusée di Bois du Luc

Nel novembre 1977 (significativamente due anni dopo la mostra Le paysage de l’industrie), alcuni

rappresentanti dell'Economia Regionale della Wallonie, del Ministero della Cultura, dei servizi di bonifica dei siti carboniferi

dell’Amministrazione comunale e del Cercle d'Histoire et d'Archéologie Industrielle (C.H.A.I.) si sono riuniti a La Louvière per promuovere la valorizzazione del sito minerario di Bois-du- Luc. L'Ecomuseo, primo del Belgio, è stato creato nel 1983 e si è insediato nello stesso anno nei vecchi uffici della ‘Société des

Charbonnages de Bois du Luc’. La sua fondazione, fortemente sostenuta dagli abitanti della città operaia, persegue le finalità di raccogliere e conservare la memoria delle strutture produttive, delle attività e della vita del bacino industriale della zona del Centro. La documentazione relativa a tutti i settori

industriali (vetrerie, industrie

metallurgiche, imprese di costruzioni ferroviarie, ecc.), a tutte le categorie

professionali (dal minatore al direttore di fabbrica) e a tutte le forme della vita sociale di questi luoghi interessano l’Ecomusée che nella propria sede accoglie materiali disparati dagli archivi delle imprese, dalle raccolte fotografiche dei luoghi di lavoro, dei lavoratori e delle loro feste popolari, dalle collezioni degli attrezzi degli operai, ai documenti

sull’artigianato locale, alle testimonianze orali di chi ha speso la propria vita in miniera e nella fabbrica.

Nel 1992, il Fonds

Européen de Développement Régional (FEDER-Objectif 1) consente un nuovo sviluppo del progetto turistico relativo all’Ecomusée di Bois-du- Luc. Nel 1996, il sito è dichiarato Patrimonio eccezionale della Wallonie. Nel 2000, è inaugurato il percorso-spettacolo « Entre homme et machine », progetto ambizioso di

mostrare al visitatore i diversi aspetti di una miniera di carbone: la vita quotidiana, il

tessuto sociale della città mineraria e le lotte del proletariato, i rapporti padronato-minatori, le trasformazioni di un ambiente rurale in un paesaggio industriale, le tecniche, ecc.

Oggi, il sito di Bois-du- Luc, come quelli del Grand Hornu, di Bois du Cazier e della miniera di Blégny figurano nella lista indicativa del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Si tratta di quattro siti complementari, tessere di un mosaico che ricomposto consente di illustrare sinteticamente la storia dello sviluppo industriale della Wallonie.

L’ideologia che ha ispirato la fondazione dell’Ecomusée di Bois-du- Luc è chiaramente espressa nel seguente passo tratto da una brochure promozionale: « L’Ecomusée è una forma di museo che nasce dal

contesto turbolento del maggio 1968 per rispondere a una crisi dei musei.

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ALI SITI MINERARI DELLA

VALLONIA