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Lo scenario comunitario »

2. Le politiche comunitarie e nazionali »

2.1. Lo scenario comunitario »

Il 2014 registra una lenta ripresa dell’economia dell’area Euro che torna a crescere, +0,9% del PIL, e più marcatamente nell’UE-28 (+1,3%). Risultati decisamente migliori del 2013 (-0,5%), ma molto più contenuti della crescita negli Stati Uniti, che nel 2014 è risultata del 2,4%. La scena europea è stata dominata dal dibattito sulla permanenza della Grecia nell’Unione monetaria messa a dura prova da una recessione lunga 6 anni e che, nel 2014, vede una leggera ripresa, +0,6%, con una accelerazione stimata per il 2015 del 2,9%. Il dibattito ha visto protagonista il governo Greco nel tentativo di allentare le mi- sure di austerità decise dalla “troika” insieme ai creditori internazionali, che in questi anni hanno fornito prestiti ad Atene per 240 miliardi di euro.

Il 2014 a livello europeo è caratterizzato dall’avvio della programmazione 2014-2020 e la predisposizione e la discussione dei documenti per le nuove politiche europee. In particolare con gli Accordi di Partenariato si avvia una gestione integrata dei Fondi Strutturali Europei per la definizione delle strate- gie di sviluppo territoriale in linea con quelle di Europa 2020. Dall’accordo di Partenariato deriva la pianificazione dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), dei Programmi Operativi Nazionali (PON) e dei Programmi Operativi Regio- nali (POR). Nell’ambito dell’Accordo di Partenariato, i Fondi Strutturali e d’Investimento (FEASR, FESR, FSE, Fondo di Coesione e FEAMP), unita- mente al Fondo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) perseguono, in una cornice comune, undici Obiettivi Tematici (OT), con concentrazioni differenziate per categoria di regione:

OT1 Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione; OT2 Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comu-

nicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime;

OT3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e quello della pesca e dell’acquacoltura;

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OT4 Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di car- bonio in tutti i settori;

OT5 Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi;

OT6 Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse; OT7 Promuovere i sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozza-

ture nelle principali infrastrutture di rete;

OT8 Promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mo- bilità dei lavoratori;

OT9 Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione;

OT10 Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l’apprendimento permanente;

OT11 Rafforzare la capacità istituzionale delle Autorità pubbliche e delle parti interessate e un’amministrazione pubblica efficiente.

L’Italia, il 22 aprile 2014, tramite il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coe- sione Economica ha inviato a Bruxelles l’Accordo di Partenariato che defini- sce e delinea una spesa orientata ai risultati e obiettivi specifici condivisi. Il FESR prevede allocazioni su quasi tutti gli undici OT; il FSE solo sugli OT 8, 9, 10 e 11, con l’impegno di sostenere anche i risultati definiti su altri OT; Il FEAMP opera sugli OT 3, 4, 6 e 8; il FESR mira in particolare al rafforzamen- to del sistema produttivo (OT3). Nel paragrafo 2.2.1 si parlerà più in dettaglio di come sarà orientata la spesa FEASR in Italia.

Un aspetto di rilievo ha però riguardato le principali scelte adottate dai Pae- si per la definizione della nuova PAC. Di seguito si dà conto in modo sintetico delle diverse posizioni e scelte effettuate dai singoli Paesi, mentre per quanto riguarda l’Italia vedremo il dettaglio nel paragrafo 2.2.1. Le diversità hanno ri- guardato quasi tutti i principali aspetti degli interventi previsti dalla nuova PAC.

Trasferimento tra pilastri, massimo 15% e 25% per uno Stato.

− Dal primo al secondo pilastro a partire dal 2014: Francia, 3%; Germania 4,5%; Lettonia 6,15%; Belgio: nelle Fiandre dal 5% al 10% graduale e in Vallonia nessun trasferimento; Gran Bretagna 12%; Scozia 9,5%; Galles 15%.

− Dal secondo al primo pilastro a partire dal 2015: Croazia 15%; Polonia 25%; Slovacchia 21%.

2. LE POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI

Regionalizzazione.

− In Danimarca la regionalizzazione è adottata per favorire il settore lattiero caseario;

− In Finlandia è diversificata tra regioni;

− In Spagna c’è una divisione tra irriguo e non irriguo, pascoli e colture per- manenti;

− Nel Regno Unito: l’Inghilterra mantiene la regionalizzazione precedente; la Scozia suddivide in tre regioni (zone coltivate, pascoli e pascoli poveri); il Galles suddivide in tre regioni: zone non gravemente svantaggiate, zone svantaggiate e zone fortemente svantaggiate.

Pagamento redistributivo.

Quando si utilizza più del 5% della dotazione nazionale non si applica la riduzione obbligatoria del 5% sui pagamenti superiori a 150 mila euro. − In Francia il pagamento ai primi 52 ettari si effettua utilizzando il 5% della

dotazione nel 2015, il 10% nel 2016 e il 20% nel 2018;

− In Germania il pagamento è di 50 euro per ettaro ai primi 30 ettari e 30 eu- ro per ettaro per i successivi 16 ettari. Si utilizza il 7% della dotazione na- zionale;

− In Romania gli aiuti vengono dati dai 5 ai 30 ettari; − La Spagna non li applicherà.

Greening

− Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Polonia e Regno Unito, applicheranno tre misure: rotazione delle colture; pascoli permanenti; aree di interesse ecologico;

− L’Olanda è orientata ad una misura equivalente;

− La Francia è orientata a pratiche di copertura invernale per il mais. Giovani agricoltori

− L’Austria, la Bulgaria, la Finlandia, l’Irlanda, la Spagna e il Galles, desti- neranno il 2% della dotazione;

− La Germania l’1%; − La Lettonia meno dell’1%. Aiuti accoppiati

− La Grecia manterrà come premi accoppiati il cotone; − la Finlandia tori e vacche nutrici;

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− la Francia la zootecnia da carne e da latte; − la Polonia la zootecnia da carne e ovini;

− la Spagna i bovini da carne, da latte, vacche nutrici, ovini e capre; − la Scozia allevamenti da carne;

− la Bulgaria orticoltura e zootecnia;

− La Francia, l’Irlanda, la Lettonia, la Polonia, la Romania e la Spagna, in- troducono aiuti accoppiati per la produzione di leguminose;

− La Germania, l’Olanda e il Regno Unito, non applicano gli aiuti accoppiati. Piccole aziende

− Austria, Germania, Lettonia, Polonia, Slovenia, Spagna e Irlanda del Nord, applicano il regime semplificato di aiuti per le piccole aziende;

− Inghilterra, Finlandia, Olanda e Galles, non applicano il regime semplifica- to.

Nel novembre 2014, il Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura dell'UE è sta- to dedicato in gran parte al taglio di 448,5 milioni di euro dal bilancio della PAC 2015, proposto dalla Commissione Europea per portare nuovo ossigeno ad altri settori in affanno finanziario. Il dibattito sui tagli al bilancio della PAC è stato acceso in quanto gli agricoltori si ritrovano a pagare le misure d'urgen- za introdotte in seguito all'embargo russo, tramite prelievi dalla riserva di crisi autofinanziata dagli stessi produttori.

La proposta della Commissione UE di ridurre i fondi 2015 della PAC é già stata respinta con forza dal Parlamento Europeo e dalle Organizzazioni agrico- le. Si tratterà, inoltre, di capire la posizione che assumerà al riguardo il neo commissario all'agricoltura, Phil Hogan, e tutta la nuova Commissione UE presieduta da Jean Claude Juncker. Il problema del bilancio della PAC per il 2015 é particolarmente serio in quanto i tagli proposti priverebbero la politica agricola dei fondi a disposizione per far fronte ad eventuali crisi anche per il prossimo anno, soprattutto nell’ipotesi di prosecuzione dell'embargo russo.

Tra fine giugno e inizio luglio sono stati pubblicati gli atti normativi che delineano il quadro giuridico UE di riferimento per la concessione di aiuti di Stato 2014-2020 in agricoltura. Il Regolamento (UE) n. 702/2014 dichiara compatibili alcune categorie di aiuti nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali (regolamento di esenzione Aber) e gli Orientamenti per i settori agricolo e forestale e le zone rurali. Tra Aber e Orientamenti la differenza fondamenta- le consiste nella procedura: nel primo caso l’autorità competente deve infor- mare la Commissione che intende concedere un aiuto in esenzione (l’eventuale controllo sarà ex post); nel secondo caso è d’obbligo la notifica che comporta

2. LE POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI

una tempistica più lunga, in quanto la Commissione deve valutare che l’aiuto sia compatibile con il mercato interno. In termini di contenuti, Aber e Orien- tamenti sono quasi identici e si applicano all’intero settore agricolo e agro- alimentare. Il nuovo regolamento rappresenta una rilevante semplificazione per aver riunito in una sola norma di esenzione misure che erano presenti in diversi regolamenti, come gli aiuti alla ricerca e allo sviluppo. Nuovo è anche l’inserimento dell’esenzione per gli investimenti per preservare il patrimonio colturale e naturale delle aziende agricole e per gli indennizzi per danni e ca- lamità naturali.

L’indagine condotta alla fine del 2013 da Eurobarometro (fonte Eurostat), evidenzia che oltre i tre quarti degli europei ritiene che la PAC sia vantaggiosa per i cittadini UE e oltre il 90% condivide i nuovi orientamenti della PAC 2014-2020, con aiuti più equi e volti ad un’agricoltura sostenibile e attenta all’ambiente. Il 53% dei cittadini europei ritiene che l’agricoltura sia, insieme a quello dello sviluppo rurale, un valore molto importante per il futuro. Il 61% è consapevole che i redditi agricoli sono inferiori a quelli degli altri settori di attività economica. Inoltre, il 45% considera l’importo dell’aiuto al reddito de- gli agricoltori “adeguato”, il 26% “troppo esiguo” e il 13% “troppo elevato”. Molta attenzione, viene prestata alla qualità del cibo e la maggior parte dei cit- tadini europei spenderebbe un po’ di più per avere le informazioni sui prodotti in etichetta. Gli italiani intervistati non sono sempre in linea con la media eu- ropea: il 49% ritiene che sia importante sapere se un alimento proviene dall’UE o da un paese non UE, contro una media europea del 37%, mentre e il 79% è favorevole all’origine in etichetta a fronte del 75% della media europea. La Corte dei Conti europea, in primavera, ha evidenziato la mancanza di affidabilità dei controlli sugli Organismi di certificazione dei conti sulla spesa agricola svolta dagli Organismi pagatori degli Stati Membri, ma anche della stessa Commissione Europea rea di non richiamare le Amministrazioni nazio- nali a controllare. Per gli anni 2011 e 2012, la verifica della Corte dei Conti su 180 operazioni relative alla spesa FEOGA ha riscontrato errori nel 39% e nel 41%, di tali operazioni. Per l’Italia la Corte dei Conti UE ha verificato l’operato dell’Organismo pagatore della Lombardia per i pagamenti diretti e quello della Toscana per i PSR. Per i pagamenti diretti si rileva il mancato ag- giornamento del sistema informativo delle particelle dopo i controlli. Per gli aiuti allo sviluppo rurale sono state rilevate regole di tolleranza non previste, spese non ammissibili, controlli inefficaci e carenze sulle condizioni di am- missibilità.

Sono state individuate anche le principali carenze nei diversi Paesi dell’Unione Europea di cui le più rilevanti sono: le procedure operanti sono insufficienti per garantire che gli aiuti diretti siano corrisposti soltanto ai bene-

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ficiari che soddisfano la definizione di “agricoltore”; la capacità di identificare le particelle agricole visto che superfici inammissibili sono state registrate co- me ammissibili; gli Organismi pagatori hanno calcolato gli aiuti in maniera non corretta; gli Organismi pagatori hanno sostituito le parcelle inammissibili dichiarate dagli agricoltori con altre particelle dopo il termine ultimo previsto dalla normativa.