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Self-perceived employability

Nel documento Professionalità studi (pagine 75-78)

2. Theoretical background

2.2. Self-perceived employability

La self-perceived employability (SPE) rappresenta la dimensione sog-gettiva dell’employability. Riflette la consapevolezza che i soggetti hanno di sé rispetto alle opportunità e alle possibilità di successo nell’ambito lavorativo. Rothwell e Arnold definiscono la self-perceived employability come «a current assessment of one’s capacity to navigate the world of work in the future» (31). Secondo gli autori, si tratta di una forma di valutazione che riflette indirettamente le interpretazioni che i soggetti elaborano relativamente alle condizioni del mondo del lavoro.

Questo potrebbe far nascere riflessioni critiche sulle percezioni positive di molti studenti relativamente alle condizioni del mercato del lavoro.

Infatti, occorre investigare quanto sia elevata o meno la loro consapevo-lezza circa la saturazione del mercato del lavoro, le sfide, e quali possono essere gli effetti su una loro percezione di employability che sia coerente alla realtà.

Maturare un reale livello di SPE consente ai giovani di sviluppare resi-lienza e di navigare con efficacia all’interno del competitivo mondo del lavoro, imparando a sviluppare piani personali di sviluppo.

Più elevato è il senso di SPE più alto è l’apprezzamento per la flessibilità del mercato del lavoro, quindi minore è il senso di minaccia percepito e di insicurezza che l’instabilità potrebbe causare (32). La SPE è allora quella dimensione individuale determinata sia da personali fattori interni, legati alla percezione delle abilità possedute e alla propria capacità di trovare lavoro, sia a fattori esterni riferiti alla percezione del mercato del

(31) A. ROTHWELL, J. ARNOLD, Self‐perceived employability: development and valida-tion of a scale, in Personnel review, 2007, vol. 36, n.1, 23-41, qui p. 26.

(32) U. KINUNNEN, A. MAKINGAS, S. MAUNO, K. SIPONEN, J. NÄTTI, Perceived ployability: Investigating outcomes among involuntary and voluntary temporary em-ployees compared to permanent emem-ployees, in Career Development International, 2011, vol. 16, n. 2, 140–160.

lavoro e delle potenzialità della propria qualifica utile ad ottenere una posizione lavorativa (33). Fattori interni ed esterni dunque interagiscono gli uni con gli altri influenzandosi reciprocamente (34). Secondo Berntson, Naswall e Sveke (35) la self-perceived employability predice la self-efficacy e rafforza le percezioni individuali dell’employability.

Infatti, sebbene avere un lavoro sia importante per tutti, la self-perceived employability diventa particolarmente importante per i giovani laureati che transitano nel complesso mondo lavorativo. Percepirsi ‘employable’

sviluppa nei giovani un personale senso di sicurezza e indipendenza, mo-tivazione a svolgere efficaci performance lavorative, resilienza alle av-versità e un maggiore senso di soddisfazione per la vita in generale (36).

Per tale ragione conoscere i fattori che la possono determinare risulta importante a supporto di azioni e attività che si possono realizzare per accompagnare il percorso formativo di studenti/esse.

2.3. Proattività

La personalità proattiva si esprime mediante attitudini comportamentali volte ad agire e a generare cambiamento all’interno del proprio contesto (37). I soggetti individui proattivi sono coloro che non si lasciano ostaco-lare dalle situazioni, ma piuttosto agiscono su di esse, identificano le op-portunità, dimostrano iniziativa, perseverano nell’azione, fino a quando non si verifica un cambiamento significativo all’interno del loro am-biente di riferimento. I soggetti non proattivi, invece, sono passivi e si limitano solo a reagire adattandosi alle situazioni, anziché cogliere le op-portunità per realizzare un cambiamento.

(33) C. TINO, Self-perceived employability in Higher Education: uno studio esplorativo, in Formazione & Insegnamento, 2020, vol. 18, n. 3, 391-403.

(34) S. BATISTIC, A. TYMON, Networking behaviour, graduate employability: A social capital perspective, in Education+ Training, 2017, vol. 59, n. 4, 374-388.

(35) E. BERNSTON, K. NASWALL, M. SVEKE, Investigating the relationship between em-ployability and self-efficacy: A cross-lagged analysis, in European Journal of Work and Organizational Psychology, 2008, vol. 17, n. 4, 413-25.

(36) D. L. POOL, P. QUALTER, Emotional self‐efficacy, graduate employability, and ca-reer satisfaction: Testing the associations, in Australian Journal of Psychology, 2013, vol.65, n. 4, 214-223.

(37) T.S. BATEMAN, J. M. CRA NT, The proactive component of organizational behav-ior: A measure and correlates, in Journal of organizational behavior, 1993, vol. 14, n.

2, 103-118.

La proattività è stata identificata come predittore della carriera di suc-cesso (38), ma anche una determinante caratteristica dell’attitudine a tran-sitare con successo da una carriera all’altra (boundaryless career) (39), e quindi come predittore della career adaptability (40). Inoltre, è stato rile-vato che studenti/esse impegnati/e a gestire proattivamente lo sviluppo della loro carriera, riescono meglio a fronteggiare le sfide generate dall’attuale mercato del lavoro (41). Proprio in base alla modalità di ge-stire la propria carriera da parte di studenti/esse, Tomlinson (42) ha asso-ciato il profilo di careerist students a coloro che adottano un approccio più proattivo, ovvero a coloro che hanno un forte orientamento al futuro professionale e alla carriera. Sono quelli più attivi e compiono tutti gli sforzi per realizzare i loro obiettivi di carriera e sviluppare la loro em-ployability. Per loro il lavoro e la carriera costituiscono il fulcro delle loro future aspirazioni. Per loro il mercato del lavoro assume la funzione di una “palestra” che li aiuta a diventare i professionisti che vogliono essere. Il profilo di ritualists è stato associato a coloro che assumono un atteggiamento più passivo e ridimensionano le loro aspirazioni rispetto al loro sviluppo di carriera. Per loro la carriera e il lavoro diventa un mezzo non il fine nella loro vita. Sono coloro che sviluppano una meno definita identità di carriera e per loro il mercato del lavoro è visto come un limite e non come una risorsa per la propria realizzazione.

Uy, Chna, Sham, Sam, Ho e Chernyshenko (43) hanno rilevato non solo una coerente associazione tra proattività e attitudine alla carriera e a una

(38) J.B. FULLER, L.E. MARLER, Change driven by nature: A meta-analytic review of the proactive personality literature, in Journal of vocational behavior, 2009, vol. 75, n. 3, 329-345.

(39) J. P., BRISCOE, D. T. HALL, R. L. F. DEMUTH, Protean and boundaryless careers:

An empirical exploration, in Journal of vocational behavior, 2006, vol. 69, n. 1, 30-47.

(40) L.R. TOLENTINO, P. R. J. M. GARCIA, V. N. LU, S.L.D. RESTUBOG, P. BORDIA, C.

PLEWA, C., Career adaptation: The relation of adaptability to goal orientation, proac-tive personality, and career optimism, in Journal of Vocational Behavior, 2014, vol.

84, n.1, 39-48.

(41) S. KINASH L. CRANE, M.M. JUDD, C. KNIGHT, Discrepant stakeholder perspectives on graduate employability strategies, in Higher education research & development, 2016, vol. 35, n. 5, 951-967.

(42) M. TOMLINSON, Graduate employability and student attitudes and orientations to the labour market, in Journal of Education and Work, 2007, vol. 20, n.4, 285-304.

(43) M.A. UY, K. Y., CHAN, Y. L. SAM, M. H. R. HO, O. S. CHERNYSHENKO, Proactiv-ity, adaptability and boundaryless career attitudes: The mediating role of entrepre-neurial alertness, in Journal of Vocational Behavior, 2015, vol. 86, 115-123.

disposizione alla boundaryless career, ma anche con l’adattabilità e l’im-prenditorialità, riconoscendo proprio alla proattività la virtù di sollecitare nei soggetti la capacità di cogliere le opportunità ambientali con ricadute, a sua volta, sullo sviluppo della capacità adattiva e del boundaryless mindset.

Sono tutti aspetti che richiedono ulteriori evidenze per poter compren-dere come studenti/esse reagiscono dinanzi alla complessità del mercato del lavoro nei loro contesti di riferimento.

Nel documento Professionalità studi (pagine 75-78)

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