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Il sistema delle Indagini Multiscopo

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 86-89)

parti-re dal 1993, è un vero e proprio Osservatorio Sociale. Tali indagini sono sette, organizzate in un sistema che fa il monitoraggio della situazione sociale del Paese. Si tratta di un sistema che evolve nel tempo sia all’in-terno delle singole indagini, sia con un notevole grado di flessibilità, relativa alla possibilità di effettuare indagini spot o di progettare nuove indagini.

Il sistema prevede un’articolazione temporale delle singole indagini. Esiste un’Indagine annuale che fa il punto sugli aspetti fondamentali della vita quotidiana, una sorta di indagine omnibus che cerca di elabora-re gli indicatori di base della vita di tutti i giorni. In questo caso si pone attenzione agli aspetti relativi agli spostamenti per lavoro, all’istruzione, ai servizi, alla fruizione di cultura e a varie altre dimensioni della vita quotidiana, che puntualmente, anno per anno, vengono rilevati su un campione rappresentativo della popolazione. Questa indagine ha la fun-zione di costituire una base di dati in serie storica. L’Indagine annuale, però, non può soddisfare il bisogno di approfondimento che presenta ogni singola tematica sociale. L’Osservatorio Sociale Multiscopo realiz-za quindi, con cadenrealiz-za quinquennale, cinque approfondimenti delle tematiche presenti nell’Indagine annuale. Queste cinque indagini si con-centrano sui seguenti aspetti: condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, utilizzo del tempo libero e fruizione culturale, relazioni familia-ri e dei soggetti sociali, sicurezza dei cittadini, uso del tempo. A queste sei indagini, l’annuale e le cinque tematiche quinquennali, se ne associa una settima trimestrale sulle vacanze.

Per quanto riguarda le politiche di welfare e il livello socio assistenzia-le, va chiarito che non tutte le indagini del sistema Multiscopo sono immediatamente legate a questa dimensione. Lo è certamente l’indagi-ne annuale che offre un contributo abbastanza forte di informaziol’indagi-ne in questo ambito, in quanto, nel tempo, ha notevolmente approfondito l’argomento dei servizi (asili nido, servizi sanitari, servizi socio-assisten-ziali, servizi degli uffici anagrafici, servizi postali, terzo settore) racco-gliendo informazioni sin dal 1993.

Un’altra indagine molto interessante dal punto di vista delle politiche di welfare, è quella che analizza le relazioni familiari e sociali focalizzando l’attenzione sui soggetti sociali. È un’indagine molto dettagliata e racco-glie informazioni particolarmente importanti dal punto di vista degli interventi socio-assistenziali. Ad esempio, tutta la tematica della rete di aiuti informali ha una grande importanza dal punto di vista

dell’autor-Il sistema delle Indagini Multiscopo

ganizzazione del corpo sociale, poiché rivela un sistema di relazioni che in qualche modo si integra, supplisce, si lega con il sistema di offerta socio-assistenziale.

Anche la terza indagine, sulle condizioni di salute e sul ricorso ai servi-zi sanitari, è strettamente connessa con il welfare, in quanto offre una numerosa batteria di indicatori su tutte le strategie di cura e manteni-mento della salute, di ricorso ai servizi e quindi di rapporto con l’offer-ta presente sul territorio.

Una caratteristica fondamentale dell’Osservatorio Sociale dell’Istat è la sua capacità di adattarsi ai mutamenti che avvengono nella realtà. Infatti, l’indagine annuale è in dialogo continuo con i soggetti istituzio-nali (Ministeri, Regioni, Consorzi, Authority…) tanto che vi vengono inseriti moduli ad hoc per rispondere ai fabbisogni informativi di tali soggetti. Inoltre, la flessibilità del sistema si concretizza nella possibili-tà di aggiungere nuove indagini, come accadrà per l’indagine sulla sicu-rezza che nel 2004 si arricchirà di un’ulteriore indagine sulla violenza e i maltrattamenti in famiglia, proprio a partire da una convenzione in atto con il Dipartimento delle Pari Opportunità.

Un punto molto delicato del sistema riguarda la misurazione dei livelli di soddisfazione degli utenti. Esiste, infatti, un problema di modelli cul-turali che modificano le aspettative e differenziano il significato dei livelli di soddisfazione registrati. Sarebbe necessario, a tal proposito, un sistema di indicatori che riescano a dare l’idea concreta dell’universo culturale di riferimento dei soggetti, per capire qual è il livello delle loro aspettative, e poter così ponderare il giudizio sulla soddisfazione. Relativamente alla natura dell’Osservatorio Sociale, occorre dire che si tratta di un sistema a carattere centrale. Esiste pertanto una problema-tica su come un osservatorio del genere possa dialogare e con chi lo possa fare.

Tutte le indagini nominate si appoggiano su un disegno campionario che garantisce una rappresentatività del dato statistico fino a livello regionale. Il punto centrale della discussione riguarda la declinazione dei fabbisogni informativi che esistono a livello internazionale, nazio-nale, regionazio-nale, provinciale, comunale.

L’Istat si trova da questo punto di vista in una posizione intermedia. Da un lato ha l’obbligo e l’interesse di dialogare strettamente con il livello europeo, che pone problemi di armonizzazione, comparabilità di dati a livello internazionale. Dall’altro lato, l’Istat attiva, a un livello più basso, un contatto con le Regioni, in quanto ha bisogni specifici di conoscen-za a livello nazionale che spesso sono in conflitto con bisogni specifici di altre realtà territoriali (come spesso accade, una regione può avere un fabbisogno informativo diverso da quello di un’altra regione).

Il sistema di indagini Multiscopo riesce, in qualche modo, a combinare

L’IMPATTO DELLE RIFORME AMMINISTRATIVE

due logiche: una logica di scenario e una logica di indicatore dettaglia-to. L’Istat non può, con indagini campionarie, arrivare a livello locale e fornire informazioni dettagliate che servono al decisore locale, ma riesce a fornirgli una logica di scenario comunque molto importante, grazie a un sistema informativo locale che abbraccia sia la dimensione locale vicina sia quella più lontana.

In secondo luogo, la costruzione del campione permette l’elaborazione di indicatori molto dettagliati, non comparabili con quelli di fonte amministrativa. Quest’ultima è sicuramente una miniera preziosissima per il decisore locale, ma nell’individuazione di alcuni bisogni specifici può avere dei limiti inevitabili, e non è un caso che spesso si tenti di integrare la fonte amministrativa con l’indagine campionaria del caso. Ad esempio, rispetto agli anziani le indagini sono riuscite (studiando il contesto famigliare dettagliatamente, tutte le indagini Multiscopo stu-diano l’individuo nel suo contesto familiare) a evidenziare situazioni cri-tiche di persone che vivono da sole, che non hanno figli né fratelli con-viventi o non concon-viventi; oppure hanno figli che vedono solo raramen-te. Sono indicatori di isolamento, di bisogno, che possono essere importanti anche a livello dei piani di azione per il sostegno di questi soggetti. Rispetto ai disabili si era riusciti a offrire indicatori estrema-mente dettagliati per la predisposizione del piano dell’assistenza. Ad esempio, si individuarono i disabili confinati, che non vivono al pian terreno e vivono in palazzi che non hanno l’ascensore. Informazioni del genere non possono ovviamente venire da fonte amministrativa. Concludendo, questo binomio fra analisi di scenario e analisi di detta-glio offerto dall’Istat a livello centrale può essere un punto di dialogo anche con gli osservatori che si occupano del livello locale, infatti un simile apporto dell’Istat può essere sfruttato enormemente dal deciso-re locale, che è così in grado di analizzadeciso-re insieme il dato di fonte ammi-nistrativa, che produce informazione ricca a livello locale, e il dato Istat centrale, robusto statisticamente e standardizzato sulle classificazioni anche a livello internazionale.

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Un presupposto imprescindibile, da cui è necessario partire, è la cresci-ta dell’imporcresci-tanza della dimensione locale nella transizione dai vecchi ai nuovi sistemi di welfare. La centralità assunta da questa dimensione è oggetto di un’attenzione crescente. In particolare, nell’impostazione delineata da un’importante linea di riflessione sociologica, il processo di globalizzazione, l’esaurimento della fase fordista dello sviluppo, la crisi conseguente del modello socialdemocratico tradizionale, che aveva il suo riferimento nella cornice dello Stato nazionale e si fondava su mec-canismi redistributivi “macro”, rilevanti e impersonali, hanno modifica-to profondamente la cornice in cui si collocano le politiche sociali. Sia la difesa “protezionista” delle tutele assicurate dal modello socialdemo-cratico tradizionale, in termini di relazioni industriali e di previdenza, sia la proposta neoliberista di un welfare debole e residuale, sia l’auto-difesa dalle incertezze del mercato fondata su una visione “comunita-ria”, appaiono in questa prospettiva incapaci di agire sulle nuove disu-guaglianze1. La risposta a queste sfide è invece affidata a un nuovo pro-tagonismo dei sistemi locali. In questo quadro i sistemi locali appaiono anzitutto come luoghi di costruzione di identità condivise e di processi dialogici che coinvolgono i cittadini, visti come principali attori del pro-cesso di sviluppo, nella progettazione concertata delle politiche econo-miche e sociali2. Anche negli studi sul nuovo welfare più specificamen-te legati ai specificamen-temi della povertà e dell’esclusione indicano il riferimento alla dimensione locale si presenta come ineludibile. Infatti, proprio qui si possono sviluppare percorsi integrati e individualizzati di welfare to

work che, evitando di interpretare in modo astratto e costrittivo l’idea di

workfare, leghino insieme assistenza, formazione, counseling, lavoro3. Solo

nella cornice locale l’integrazione fra le politiche sociali può, dunque, costituire, piuttosto che un argomento retorico, una pratica efficace. Il modello di welfare locale che si riuscirà a costruire avrà importanti ricadute anche sul tipo di sistema informativo. A questo proposito, basti pensare a come una visione corretta delle politiche sociali, che la letteratura indica come “politiche del corso di vita”, in grado di modu-lare i diversi strumenti in funzione dei percorsi individuali di povertà e/o di esclusione, presupponga conoscenze di tipo longitudinale che sono, tuttavia, tanto più difficili da raggiungere, per motivi di costo, quanto più ci si avvicina al livello locale. Per surrogare quest’assenza, la valorizzazione delle potenzialità di conoscenza diacronica e individuale presenti nella struttura di numerose banche dati di tipo amministrativo,

Sistemi informativi locali e nuovo welfare: il caso della

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