Finanziamenti destinati al Programma DREAM Strutture e risorse umane impiegate
Grafico 5.3 – Andamento in serie storica della variabile ls (dati grezzi e interpolati)
6. Life-satisfaction e modelli comportamentali: il medio e il lungo periodo Nello studio sul rapporto tra crescita economica e condizione umana, Richard Easterlin
6.3 Pazienti di medio-lungo periodo: una valutazione d’impatto
6.3.3 La specificazione dei parametr
Il modello proposto nel corso di questa ricerca e precisato in questo capitolo conferma l’esistenza di diversi domini che influenzano il benessere globale in misura variabile, tra cui il benessere psichico (oggettivo e soggettivo). Prima di proporre una nuova specificazione dei parametri riferiti ai due gruppi che metteremo a confronto vogliamo evidenziare una questione di tipo metodologico.
44 Nel seguire i ragionamenti di Scitovsky sull’attivazione si possono notare affinità con alcuni principi della
termodinamica, con i concetti di entalpia ed entropia, il che potrebbe condurre a una formalizzazione ulteriore dei meccanismi di sviluppo evocati.
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L’obiettivo di questo paragrafo non è quello di insistere sulle tecniche statistiche45 quanto, piuttosto, di valutare le caratteristiche dei gruppi CG e TG in modo disgiunto dopo aver riconsiderato dei parametri unitari del modello, ossia riferiti all’intero campione (tabella 6.8 – Totale) ed aver stimato il modello limitatamente a quanti sono in cura da almeno un anno (tabella 6.8 – Totale 12+).
Tabella 6.8 – Life-satisfaction: modello diversificato per gruppi – Parametri stimati
Esaminando le specifiche si nota come proprio la costante sia la variabile statisticamente più significativa (T-test=12,401) ed ha un valore più elevato46 di quello già osservato e commentato nei capitoli precedenti, il che ci dice che la variabile life-satisfaction che abbiamo scelto, ha un range teorico ‘1-10’ ma un range effettivo più limitato. Nel nostro caso, ad esempio, considerando il range ‘5-10’ osserviamo la presenza del 83,8% delle risposte.
La dummy collegata al concetto di “consolidamento del benessere fisico” [phwb2] è sia
logicamente che statisticamente significativa (T-test=2,552). Se consideriamo i soli pazienti che hanno goduto del consolidarsi del loro benessere fisico (phwb2=1) il range della variabile ls si
restringe ulteriormente: l’81,8% dei pazienti DREAM in cura da oltre un anno ha indicato un benessere compreso nell’intervallo ‘6-10’. Tutte le variabili del modello sono significative con coefficienti molto simili al caso generale (Totale) ma l’accostamento del modello è maggiore grazie alla presenza della variabile phwb2.
Se, poi, consideriamo i due gruppi di pazienti (sperimentale e controllo) in maniera disgiunta il modello ci permette di evidenziare una serie di circostanze rilevanti. In particolare si notano delle differenze ampie che riguardano sia la qualità del modello nel suo complesso (il coefficiente di determinazione) sia la significatività dei singoli regressori.
Un ragionamento di base ci può guidare nella comprensione della natura di queste differenze. Il valore medio della variabile life-satisfaction nel caso del gruppo sperimentale è pari a
45 In altri lavori in cui sono state utilizzate variabili politomiche ordinali si parla, ad esempio, di modelli logistici ordinali
a odds proporzionali.
46 La costante (6,715 colonna [2]) è stata suddivisa in due parti per evidenziare il contributo derivante dal benessere
fisico acquisito dopo i primi dodici mesi di cura. Variabile
Coeff. T-test Coeff. T-test Coeff. T-test Coeff. T-test Costante 4,652 *** 6,881 5,062 *** 12,401 4,879 *** 7,446 5,107 *** 7,723
Physical Well-Being (mesi 1-12) 0,665 *** 2,920 1,652 1,652 1,652
Physical Well-Being 0,908 ** 2,552 1,161 * 1,947 0,694 1,583 Material Well-Being 0,282 *** 4,643 0,257 *** 4,023 0,199 ** 1,993 0,299 *** 3,478 Psychic Well-Being 0,689 *** 3,481 0,684 *** 3,153 0,680 * 1,953 0,705 ** 2,453 Negative Well-Being -0,368 *** 3,130 -0,414 *** -3,343 -0,257 -1,238 -0,532 *** -3,455 R2 Osservazioni *** p<0,01 ** p<0,05 * p<0,1 0,206 0,324 0,272 92 123 215 phwb phwb2 Totale 0,238 278 Gruppi Controllo mwb pwb nwb Sperimentale Totale 12+
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7,829. Se osserviamo la specificazione del modello notiamo come questo valore medio sia chiaramente spiegato dalla costante e dal perdurare del benessere fisico (phwb2) ma c’è una
variabilità residua che, comunque, viene spiegata dalle altre variabili (il benessere economico, psichico, negativo).
Nel caso del gruppo sperimentale, cioè dei pazienti che dispongono di una certa quantità di beni relazionali e culturali47, si nota come i coefficienti della regressione sono relativamente elevati ed è attivo un processo virtuoso che interessa la vita dell’individuo. La maggiore consapevolezza della realtà in cui si vive48, delle proprie condizioni medico-sanitarie, economiche e sociali mette in moto una serie di comportamenti che influenzano gli altri domini del benessere (condizione materiale, condizioni psichiche, aspetti negativi). A livello statico o nella dinamica di breve periodo si conferma l’esistenza di un processo circolare di causalità: condizioni psico-fisiche / lavoro / reddito / life-satisfaction. Alcuni dei pazienti in cura per HIV/AIDS, inoltre, traggono vantaggio dell’assistenza ricevuta anche nel lungo periodo: sono le persone che dispongono dei fattori socio- culturali di protezione e che sono protagoniste di un ulteriore circolo virtuoso. Ne preciseremo la natura nel prossimo paragrafo.
Se abbiamo identificato in maniera sufficientemente chiara alcuni fattori che consentono il raggiungimento di un punto di massimo del benessere globale (life-satisfaction), si pone ancora un interrogativo sulla dinamica di lungo-periodo ovvero se il punto di massimo è stabile e quali sono i presupposti per una dinamica favorevole. Il paradosso di Easterlin e tutte le problematiche collegate con l’adattamento edonico sono ben note. Considerato l’interesse che suscita la questione dell’andamento del benessere soggettivo nel lungo periodo ad esso dedicheremo il paragrafo finale di questo capitolo. Per quanto riguarda l’equilibrio statico vogliamo evidenziare ancora alcuni aspetti a partire dai coefficienti di regressione riferiti al gruppo di controllo (CG).
Nel CG Il valore medio della variabile ls è più basso di quello riferito al gruppo sperimentale (7,054 contro 7,829 – tabella 6.6) ma se esaminiamo le specifiche delle regressioni (tabella 6.8) notiamo come al netto della costante e della dummy sulle condizioni fisiche ci troviamo davanti al modello statisticamente meno significativo tra quelli stimati. Tale considerazione deriva dall’osservazione del livello del coefficiente di determinazione (R2=0,206), del valore dei coefficienti stimati che sono in tutti i casi inferiori a quelli riferiti al modello generale e della significatività dei coefficienti stessi.
Questa analisi introduce una prima conclusione in termini di indicazioni di policy. Il gruppo di pazienti che compone il campione di controllo è quello che si caratterizza per una disponibilità più limitata di capitale umano e capitale sociale e/o di quelli che abbiamo chiamato fattori di protezione. È chiaro che l’HIV/AIDS oltre a incidere sul capitale umano “affects social capital
47 Nel caso del Programma DREAM esiste un offerta prevalente di salute cui si associa quella di una quantità di beni
culturali e relazionali la cui ampiezza abbiamo cercato di misurare e comprendere.
48 Per investigare su questo aspetto del lavoro è stato necessario esaminare le reazioni degli intervistati a partire dalle
loro conoscenze generali, sanitarie, ai valori che reputavano più importanti. In generale abbiamo dovuto superare una difficoltà di timing ovvero comprendere quale sia, in ogni circostanza il rapporto causa-effetto oppure se determinati fattori prendono forma in modo simultaneo. Ad esempio i pazienti che considerano la saggezza in cima alla scala dei valori considerano anche l’HIV/AIDS come la malattia principale del Malawi. A prescindere dalla correttezza del ragionamento è stato necessario cogliere i tempi con i quali si manifesta un diverso atteggiamento dei pazienti davanti alla malattia. Da una iniziale reazione spaventata si passa ad un atteggiamento più calmo che si trasforma in benessere psichico (quesito E8), così come in accettazione della proprio stato di salute.
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negatively”49 (David, 2007). Pertanto per aiutare le persone malate si pone il problema di attuare delle politiche che dapprima limitino il danno (contro lo stigma) e poi favoriscano una recovery che non sia solo medico-sanitaria ma che influisca anche sulla capacità del paziente di reinserirsi nel contesto sociale di appartenenza. Nel valutare l’efficacia di un intervento a favore dei malati di HIV/AIDS bisognerebbe sempre considerare il livello di recovery, sia fisica sia sociale.
Tale recovery permette agli individui di attuare dei comportamenti non più casuali, come quelli che sembrano essere alla base di un modello scarsamente significativo, ma razionali e organizzati: è quanto possiamo dedurre dalla maggiore significatività del modello nel caso del gruppo sperimentale.
Il gruppo di controllo (il 42,8% del totale) pur avendo raggiunto una buona condizione medico-sanitaria non sembra del tutto inserita in un network sociale, e/o godere di sufficiente stabilità familiare, di istruzione e/o cultura di base tali da garantire una condizione di benessere ottimale. La condizione socio-economica di questi pazienti nel periodo precedente all’inizio dell’assistenza era, probabilmente, già insoddisfacente, ma questo aspetto non può essere sufficiente per accettare una recovery parziale.
La questione della “human and social recovery” potrebbe apparire inappropriata in un paese a risorse limitate come il Malawi, un “lusso” o un’iniziativa da collegare solo a disastri naturali o a eventi bellici (Obidegwu, 2004). D’altra parte il concetto di recovery, così come ci sembra debba essere inteso alla luce del nostro studio, è ancora poco utilizzato50, e va al di là del concetto di guarigione o di reintegro nelle condizioni antecedenti alla malattia o al disastro. Esso presuppone la possibilità di migliorare le condizioni, di potenziare le “infrastrutture” sociali, l’ambiente naturale e urbano, e, in generale, le economie. Il modo in cui viene avviato il processo di recovery, il coinvolgimento delle persone interessate è fondamentale per il suo successo, così come la capacità della comunità colpita di manifestare un alto grado di auto-determinazione.
Gli indicatori di “human and social recovery” utilizzati per il nostro esperimento sono una prima proposta e, forse, si potrebbe obiettare che sono troppo specifici o inappropriati. Se così fosse ci si potrebbe focalizzare su altre misure, come, ad esempio, la capacità di leggere un documento in inglese o la misura dell’inclusione nelle reti sociali valutabile considerando l’utilizzo della posta elettronica o la frequenza con la quale si hanno comunicazioni telefoniche con altri.
Il Programma DREAM, d’altra parte, ci sembra che abbia intuito l’importanza di questo aspetto della sua attività com’è testimoniato dall’attenzione dedicata alla formazione sanitaria dei pazienti, dalle attività “peer to peer” messe in atto per rafforzare la connessione ai network sociali di base, e, in definitiva, al fatto che il 57,2% del campione si trovi in una condizione significativa di recovery globale.