Se lo avessero chiamato "zuppa al mascarpone" o "zuppa al caffè" non avrebbe avuto alcun successo. Invece il successo l'ha raggiunto anche chia-mandosi tiramisù.
La Società Dante Alighieri nel 2009 comunica i dati concernenti la ri-cerca effettuata su cento “italianismi”, per individuare le dieci parole italiane più diffuse nel mondo, con una sorpre-sa del tutto inimmaginabile. Dopo piz-za, cappuccino, spaghetti ed espresso, al quinto posto, a pari merito con moz-zarella, troviamo il “tiramisù”.
Un’ascesa molto rapida e sopra-tutto stabile e sicura, che stimola la cu-riosità sulle ragioni di questo indubbio successo, un vero e proprio fenomeno, forse per questo oggetto anche di dia-tribe e polemiche, ma anche d'appro-fondimenti, come quello dei trevigiani Teresa Perissinotto e di Roberto Ro-bazza.
In poco più di quarant’anni il dessert trevigiano conquista i palati di tutto il mondo, ma soprattutto entra l’immaginario collettivo, diventando una delle parole simbolo dell’italianità, come in precedenza avevano fatto al-cune canzoni italiane, da O' Sole Mio di Caruso, a Volare di Modugno.
Il tiramisù diviene il dolce più nominato nel mondo e si espande a macchia d'olio.
Secondo un’indagine di Assolat-te nei siti web cinesi, il tiramisù nel 2011 ha quattordici milioni di citazioni.
Il nome tiramisù si trova 7,8 milioni di volte in Giappone, 3,4 in Germania, 3,1 in Francia. Vi sono anche 18,6 milioni
d’interventi sui siti in lingua inglese per spiegare come si prepara il tirami-sù.
Fuori della cucina e gastronomia, il nome tiramisù si trova quasi cinque-cento volte in tutto il mondo e in tutte le lingue, come soprannome di persone, denominazioni di community, nomi di negozi di abbigliamento, ristoranti e pasticcerie, club di appassionati e asso-ciazioni.
Oltre un milione di persone, in internet, per tiramisù dice “mi piace”.
In tutto il mondo, molti sono i ri-storanti chiamati tiramisú, di solito e per ora gestiti da italiani, perché evi-dentemente, il nome é una forte attra-zione per la gente del posto.
A Taiwan, il tiramisù é conside-rato il dolce beneaugurante, che mogli e fidanzate offrono ai soldati perché tornino sani e salvi.
Dove nasce questo dolce?
Come la pizza, che alcuni ameri-cani ritengono un tipico dolce locale, è recente la notizia che il Canada, dopo gli Stati Uniti e il Giappone, vuole es-sere luogo di nascita di tanto figlio.
Senza ogni dubbio il nome di ti-ramisù ha successo per il suo significa-to al tempo stesso chiaro e ambiguo.
Chiaro é il senso del nome anche in Italia, dove la fantasia si é scatenata su che cosa debba essere "tirato su": lo spirito, l'anima, l'umore, il corpo... o qualche altra parte del corpo o cosa...
Una delle più suggestive inter-pretazioni del nome tiramisù é quella che il dolce sia stato creato nelle case di piacere, o in un caffè o bar a queste
vicine, per corroborare gli ospiti (cioè tirami su) affaticati dagli amplessi, af-finché, rinvigoriti, potessero riprendere il certame amoroso, in una grande ope-razione di marketing!
Una più seria, ma altrettanto fan-tasiosa leggenda fa persino risalire l’invenzione del tiramisù al sostegno di Camillo Benso Conte di Cavour nel suo gravoso impegno nella costruzione dell'Italia.
La nascita del tiramisù da ritene-re autentica, se non più accritene-reditata, è più semplice, quasi banale, in parte scritta negli ingredienti di questo dolce e nella storia della pasticceria italiana tradizionale, dove in molte regioni vi erano zuppe dolci dove comparivano diversi ingredienti, come creme, liquo-ri.
In buona sostanza, il tiramisú é un dolce creato dalla combinazione in maniera fortunata o geniale di alcuni ingredienti, tra tanti, utilizzati da molti pasticcieri in dessert simili tra loro.
Un’invenzione che fino a prova contraria é avvenuta a Treviso.
Il tiramisù è, in buona sostanza, una “zuppa inglese al caffè”, come dice Giuseppe Maffioli in una recensione del 1981, e trova molti precursori in vari ristoranti trevigiani, dove era usua-le l’abbinamento, in forme e combina-zioni diverse, di caffè, mascarpone, sa-voiardi, liquore, panna, uova, pan di Spagna, cacao e zucchero.
Secondo i casi la miscela é pre-sentata in una coppetta imperiale, dove i savoiardi prendono il posto del pan di Spagna, e il cioccolato grattugiato so-stituisce il cacao e, in più, compare un liquore.
Altre volte, in una “zuppa ingle-se al caffè” i savoiardi sono trattati con
del rhum e il mascarpone é lavorato con uova sode e Cordial Campari, il tutto guarnito con panna montata e vari decori.
Vi è anche una più elaborata
“bavarese al caffè” e altro ancora.
In quest’ambiente di cultura pa-sticciera, nel 1970 un cuoco e pastic-ciere, Loli (Roberto) Linguanotto, rien-trato da interessanti esperienze lavora-tive in Germania, e ingaggiato da uno dei migliori ristoranti della città, fa una scelta che si rivela decisiva, scegliendo una forma e un nome nuovi.
Egli sceglie gli ingredienti in parte tradizionali sopra indicati e li confeziona in modo originale, a paral-lelepipedo, precorrendo le moderne tendenze del food design, anche se ori-ginariamente le preparazioni erano ro-tonde.
Alla nuova forma assegna un nome nuovo, sulla scia di quanto av-viene per i cocktail ed esige il marke-ting, e usando il nome dialettale vene-to tiremesú, poi italianizzavene-to in tirami-sù.
Il successo é immediato.
La fortuna è da attribuirsi, oltre alla straordinaria qualità della prepara-zione, all’eliminazione del liquore che la fa divenire appetibile a tutti e a qual-siasi età.
Importante é pure il confeziona-mento di una semplicità unica, con un assemblaggio d’ingredienti senza alcu-na cottura.
Da non trascurare che la possibi-lità di creare infinite varianti, tutte ri-chiamanti l’originale, secondo la fanta-sia del cuoco o della disponibilità di materie prime, garantisce la diffusione mondiale del tiramisú.
Non un solo tiramisú, ma dieci, mille e forse diecimila varianti di un'u-nica ricetta originaria, madre di tutte, da considerare "legittima".
La ricetta “legittima”, depositata dalla Delegazione di Treviso della Ac-cademia Italiana della Cucina, nel 2010, é raccolta dalla testimonianza au-tentica dei protagonisti e suffragata da un’ampia documentazione scritta dell’epoca secondo la quale il tiramesù
(originariamente il nome era dialettale) definisce questo dolce come segue.
“Un impercettibile sentore pol-veroso che scompare al primo chiudersi delle labbra amalgamandosi e rila-sciando una cremosa dolcezza consi-stente. Il cucchiaio che, prima più len-tamente e poi, a ritmo più incalzante, continua voglioso lasciando tanti pic-coli segni concavi in una costruzione che non perde il suo assetto, ma che ti invita via via a scavare”.
TIRAMISÚ - RICETTA LEGITTIMA
Montare a panna 12 tuorli d’uovo con mezzo chilo di zucchero e incorporarvi un chilogrammo di mascarpone, ottenendo una crema morbida.
Bagnare uno strato di 30 savoiardi con caffè zuccherato. Spalmare sui savoiar-di metà della crema, sovrapporre un altro strato savoiar-di 30 savoiarsavoiar-di bagnati con altro caffè e spalmarne la superficie con la restante crema.
Cospargere la preparazione con del cacao amaro e conservare in frigorifero si-no al momento di servire.