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STORICI E NUMISMATICI
PI F1BMO
COIILA DICHIÀBÀIIOHE
DI ALCUNE ANTICHE MONETE INEDITE
PERTINENTIAD
ESSACITTA*BACCO!. TIEPUBBLICATI
dall’avvocato
GAETANO DE MINICIS
SOCIOONORARIODELl’iNSTITHTOARCHEOLOGICO CORRISPONDENTE DELLAPONTIFICIAACCADEMIA ROMANA
DIARCREOLOGIARDIALTRE ILLUSTRIACCADEMIE
ROMA
TIPOGRAFIA DELLE BELLEARTI
1839
Xja
numismatica grecae romana,cuivolserol'in*gcgno lorouominivalentissimidipiùnazioni,di- chiarata inogni sua parte
non
avea quasipiùduo- po
d'iilustratori.Ilchesidesideravaancoradella monetaria piùveramentedettaitaliana, diquella cioècheper riferirsia’principiopopoliliberi d’Italia,dall'epocalongobardicaalsecolodecimosesto, ci reca,
come
anoi piùvicina,un
maggiore in- teressamento.Fu
perciò cheinumofili,della no- strapenisola specialmente,impreseroa trattaresif- fattamateria;e qui sonoda ricordareacagionedi onoreiCarli, iMuratori,gliArgelati,iBelliniy iZannetti,checoiloroscrittidottissimiebberoil- lustratolapiù partedellezeccheitalianedelme-
dioevo,efattovedere l’unionestrettissima frala storiacivile,militare enumismaticade’ paesi ita- liani.e qualiequantiaiutiavicendasiporgano.Che
ildirittodella zecca siafra’piùgrandi onori diuna
città,non
ècred’iochivogliarivo- carloindubbio,sesifacciainispecieconsidera- zionealvantaggioche nerisulta,producendo
ciò spessefiateladoviziade’popoli.Le romane
leggi ascrivevano ilgiusdellazecca fraiprimi e più grandidiritti diregalia,come
quello che findal principioerariservatoalsolocapo dell’imperoro-mano,
e assaidirado concedutoallecittà,come
4
leggesinellaLeg.2,cod.
De
falsismonetis.Seb- beneciòsiaindubitabile,convienepur
confessare chenelmedio
evoassaissimefuronlecittànella Italia,che s’ebberopropriazecca; diche senzafar lungacitazionebasterà consultarelagranderac- coltadelloZannetti.La
zeccafermana fu bene avventuratacoll’a- vereavutonelCatalaniun
eruditoedottoillustra- tore;ilchenon
avvenneamoltealtre.Noi non ripu- teremo operagittataindarnose,descritteilpiù bre-vemente
lemonete
del Catalani,andrem
di esseqdi altroaciòconcernente esponendo qualche nostra opinione,non deltuttoconformeaquelleda questo autoremanifestate, equindi accresceremo quel ca- talogodi altrequattromonete
inedite,senza mai passarcelade’piùinterressantiavvenimenticivilie militari,intervenutidalsecoloXIIIsinoaiprimi lustridelXVI,
Prima
peròdimettermano
allecose delme-
dioevo,nonsaràaltutto inutilesoffermarci adi- scorrere alquante parolesul tempo,incheessen-do Fermo
cittàautonoma,non
erasiper anco sog- gettataallaromana
potenza.Che Fermo
dovesseal- loraavere suazecca,si parrà manifestoa chiun-que
vogliarimemorare
esserestalaunadelle più nobiliegrandicittàdelPiceno;del che, se altro indizionon
fosse,quellosolo sariabastantedell’es- sersifra tuttetrasceltaadaccoglierelaprima
co- loniaromana
trapiantatainquesta provincia(1).Oltredi che
non
ebber vanto conessadelnavale castello,che HadriaeTruento(2).Altra congettu-(i)Catalani,Origini e antichitàfermane.Par. 3, $.111 e IV.
(•j)Calai, op.cit.p. I,$.VI-
5 rapoi,eassaipiù valevolea cosiopinare,sièque- sta:Hadria,cittàpicenae assai ragguardevole,eb- be suazecca;
sembra dunque
impossibileche se l’ebbe Hadrianon
l’avesseFermo,
cittànon men
nobile certo,nèmen
ricca digloria.Ma
acheciandiam perdendo
incongetture,seabbiamo un
uni- cosi,ma
troppo veromonumento
inconfermadel- lanostraaffermazione?II cav. Vermiglioli,ben degno
discepolo del celebre Lanzi,con sualettera del10 gennaio1825
pubblicòun
quadrante ine- dito,rinvenutonelPiceno,anzinon
lungidaFer- mo,
ilqualeporta segnatoilnome
della cittàno- stra(1).Venuto
a notiziadegliarcheologi ilqua- drante,siformarono daessidiverse congetture;im- perocchésappiamo
cheilSestinipensò da prima, chepotesseattribuirsi agli hirpinipopolidelSan- nio: indi,cangiatoavviso,aivenulani popoli dell’anticoLazio(2).Il Vermiglioli
dopo
averconget- turato,chepotesseriferirsiad Irria città italica dellaCampania
, conclude appartenersi ad Ereto città,sabina,rammentata
fra gli altrida Virgilio.IlDelfico peròfud’avviso(3),che nondi altra cit- tàchedi
Fermo
fossequelnummo,
ragionando per talmaniera:laprima
lettera3
(incominciandoal solitoaleggere la iscrizionedadestraa sinistra) ebbe ancheilvaloredellaF
,come può
vedersi pressoilMazzocchi (4),e tuttiquellichesioccu-(i)Diunquadranteineditoedunico, nelmuseodell’uni- versità di Perugia: alsig.dottorFerdinando Speroni,lettera di Gio.BattistaVermiglioli.Perugiai8a3.Baduel.
(a)AntologiadiFirenze, voi.XVII, p»g.i5i,marzoi8a5.
(3)Lettera sulleghiandemissilidipiombo. Napoli,tipogra- fiaTrani1826,pag.9.
(4)Detabulisheraclaeensibus pag.129.
6
paranodellaimportantericercadeglialfabetiita- lici:delleduealtre
non
èquestione chesiano IR;cosi
abbiamo
ilFIR;
lettere inizialidi Firmurn, chiamata costantementedagliantichi così,che che ne abbiadettoilCatalaninellesue Originiferma- ne(1).IlVermiglioli poividenellaprima
figuraun digamma
eolicoouna
aspirazione;lealtredue
susseguenti lesseIR. Passò quindia provare,che negliantichidialetti laE
sitrasmutòsoventivol- teinI;eperciòJIIRetum aver potuto equivaleread Heretum.
Vede
giàchicchesiache più ragionevoleena- turaleprocedelainterpretazionedelDelfico,alla qualefuconformelaopinionnostrapubblicatanel Bullettinodell'institutoarcheologico(2),aggiungen-do
varieconsiderazioni,che conaltretorneremo ora adesporre.È
certoche pressogliantichi questa formadiletteraU
fosseveramente usata perl’a- spirazioneH,come [AHIQIY
per Haxion,dlA
\ff\2 perHatinia; insignificalodiV
consonante,come
inf\2d^AW[
per Minerva, ediF come
inIV<lVa
per Fulvi, per Fariens, edHV3/1 P
erAfun.(3).Dunque
data verissima quel- laregoladi critica,chelemonete
probabilmente appartengonoallecitta,pressocuisono rinvenute, vorrà ragionesiricerchianchealtrimenti se aFer- mo,
presso dove furinvenuta, possaappartenere.Stanteilvario
modo,
colqualegliantichiinteser(i)Parte3,$.IX.
(a)Annoi838, pag.46alla 48.
(3)V. Lanzi,Vermiglioli,AmatieZannoni.
7 la
prima
Ietterà,sipuò
leggerenelnummo HIR, VIR
eFIR. Pertale incertezzaad assegnareilmo- numento
adun
qualche popolo,sifaccia attenzio- nealluogoovesirinvenne, e alla fabbricadelnummo;
sullapi*imaparte fupressoFermo
ilri- trovamento,lafabbricaè dell’Italiamedia;ilPi- cenoinquestacomprendesi;dunque
a niunacittàpuò
essermeglio assegnato cheaFermo,
nones- sendonel Picenoaltracittàcospicua,che da quel- lelettereabbia cominciamento. Per riguardo poi adIrria,lafabbricadelnummo
sioppone
assolu- tamente;per venulano troppo cangiamento dilet- teredovrebbe succedere,essendocostrettiaper- mutarel’apertissimoIR
inEN
;per Ereto,oltre esserindottinellanecessitàdi scambiar parimenti unalettera,nonsihanno
induzionisufficienti apen- sarel’affermativa;dacchélescarsenotizie,chedi essacittàne pervennero,noncidicono chefosse ditroppa rinomanza nellaSabina. Gioveràinoltre amaggior confermazionedi ciòchenoipensiamo accennare,come
fragliantichimonumenti
italici datidal nostroPiceno evviunastatuetta dibron- zoritraente ApollineSole,coniscrizioneetrusco- picenadichiarataprima
dalLanzi,poidali’Amati.Fra
levarieparole, dichesicompone
laepigra-fe,avviquesta2!/I3I<3fU che l’Amati,insiffatte bisognedottoquantoaltrimai, lesse
FARIENS.
Dunque
lelettere3
•[•^
furono da quelsom- mo
consideratecome F
.I.R:e,quel cheè più, inmonumento
allastessaregionnostraspettante;ilchenoncipar pocacosa, per nondarsi raf- fronto miglioredi
due monumenti
della regione medesima.8
Conviene aggiungerealtresìcheilVermiglioli dappressolaopinione delDelfico parve dubitare anch’egli dellasuainterpretazione;poichéalvoi.I.°
pag.73dellaseconda edizionedelle iscrizioni pe- ruginedice diavere qualche difficoltà a venire nell’avvisodel Delfico, eapag.
299
delmedesimo volume sembra
uniformarvisi,ma
conparole che noidichiaranoassolutamente.La
formapoidelleletteree lacomparazione conleatrianemonete
cifanno tenere questo qua- drantedidataassaiantica, enon
posteriorealter- zosecolodiRoma. E
senon
c’intimoriscelatac- ciadivolerci troppo arrogare,saremmo
perasse- rirloassaipiùvetustoche leatrianemonete
rife- ritedal Delfico: eciòalparagone specialmentede’caratterineU’unoe nellealtre,aggiungendo però che
non
possiamo convenirenellatroppaantichità diquegliaes grave.A
dire poiqualcosapiùin ge- nere, certoècherimontaa’tcmpi,ne’qualieFer-mo
eil Piceno stavano infiore,ed eranoassai in- nanzinelle arti,dacuimainon vanno
scompagnate lelettereelaciviltà.E
quitornaci allamemoria
quel passodi DiogeneLaerzio,il qualenarra co-me
lagioventù picena concorreafrequentea Cro- tone ad udire lefilosofichelezionidi Pittagora: e quellodiFabioPittore,ilquale similmenteriferi- sce, cheiromaniincominciarono ad avere idea dellaricchezza,quando
delPiceno s’impadroniro- no.Conchiuderemo
pertanto,cheilnummo
uncia- le,dicuièparola,non può
essereposteriorealla deduzionedella colonia,non
essendoFermo
com- presafraquellecittàautonome, ch’ebberdrittomo-
netarioanchedopo sommesse
dai romani, poiché ciònon
civieneda alcunoscrittorenarrato.9
Avevamo
giànuovamente
dettatequesteconsi- derazioni,allorquandocigiunsela insigneopera dei dottissimipp. Marchie Tessieri, dellacompa-
gnia diGesù, sull’^e^ grave delmuseo
kircheria-no
(1).Essihanno
disconvenutodalnostro parere perleseguentiragioni:l.°Un
quadrante, chesi riferisceadun
assediottooncie,non
potràmai
appartenerea cittàadriaticheche avevanoilpro- prio dallequattordiciallesedici,come
AtriedAri- mino. 2.»Seilquadranteindisputafosse diFer-mo,
dovrebbe uniformarsi alleatrianemonete
nel pesoenella lingua: ilchenon punto
si avvera.3.°Il pesoelalingua sono inottima corrispon- denza conle
monete
dell’Umbria:dunque
nell’Um- briasidovràricercareilpopoloa cuiappartenesse.Noipoi
avremmo
per nostra parte da opporre:1.
°Illuogodelrinvenimentotantoda que’duegra- vi archeologi valutato(2),e dichesisonotaciuti.
2.
°
La
lingua,sebbene diversadallemonete
d’Atri, in ottimo accordo con altrimonumenti
piceni.3.
°
Un
sestante de’ vestini(3), che portaildiritto identicoalriverso delnostro quadrante;e le città fra loro vicine, ravvicinandosi anchepe’costumi, spessocopiavanoisimboli;ondeivestini stessipre- sero dai confinanti atrianilascarpa,percuipoteva starpure che avesseroritratto dallemonete
ferma- nelatestabovina.4.°Questamedesima
impronta, cheottimamentepotrebbe
riferirsi,come
l’Irpo d’(i)L’Aes gravedelmuseokirclieriano,ovverolemonete primitivede’popolidell’Italiamediaordinate edescritte.Roma 1839,Puccinelli.
(j)Pag.96, pag.ioiedaltrove op.cìt.
(3)V-L’aesgravedelmus.kirch.eit.Clas.IV.tav. Ili,B.r.
10
Afri,alla trasmigrazionedellacolonia sabirìa nel Picenopelvotodellaprimaverasacra.5.°Gli altri
monumenti
picenicheci mostranoun
arte total-mente
diversadaU’umbra,eperciò lapocaonin- narelazione,che doveaessere a que’primitempi fradue
popoli separati da un'altissimalinea di monti,equindilaquasiimpossibilitachelamone-
taumbra
fosse portata inFermo.
6.°Il consen- timentoallanostrasentenzadipersonaggidottissi- mi,fra’qualiilCardinali,il Lepsius, ilManzied altrhPure
amanifestareingenuamente l'animo no- strodiremo, chele considerazionimesseinnanzi in quellaprofonda opera ci hanfattovenireingrandubbio
ladetta nostra opinióne:edallanon
lieve difficoltàdelladisonanzadel peso,dalle altremo-
netedel littorale*nonabbiam
cheripetere.E
que- stafrancaprotestacivalgailperdono,senonpos- siamo decisamentesoscrivere alla congettura, che potesse uscire dalla officina di Spello:da che trop-po
èfrusto,ediscordanteaffattone’simboliilse- stanteportatoaraffronto.Ritornando poia
Fermo
,seilquadrante in discorsonon
le appartenga, pare incredibilechenon
avessecome
Atriuna
zecca,essendostata la più celebree florida città delPiceno.E
seciò fos- sepoco, senonbastasseilsuo nominatonavale, senon
laprima
coloniapicenaividedotta,duealtre considerazioni darannoforzaalnostrodiscorso.Sa- rebbe maipossibilecheunaprovincia,cosiflorida edestesacome
ilPiceno,avesseuna
solamonetale officinainAtri,cheè quasil’estremopuntodella picena provincia?E
se non potea bastarea tanta estensionedi paese, inquale altroluogovorrem
ricercare altra zeccameglio che inFermo? E
seu
piùdiun’altrave n’ebbe,chivorràpersuadersiche
Fermo non
fosseunadiquelle,siaperlatopogra- ficaposizione,sia per lasuacelebrità ?E
quale picenacittàpotrebbecontrastarglielo? Oltracciò a chinon vorràpareremaraviglioso, che in quella estesissima linea adriaticadaArimino
adAtrinon
vifosse altramoneta
?E
se dinecessità vi dovette essere,chivorràdirecheFermo
anche perciònon
fosse una diquelle?Se in questoragionamento l’amorpatrionon
faveloalgiudizio,speriamo cheun
giornoilnostro suolone rendaqualchemonu-
mento, che giustifichilanostracongettura, eren- daaFermo
unagloriacheper ognialtroriguardosembra
appartenergli.Ed
inpropositodi questomonumento
singo- larissimonoisiamocostretti dissentiredal Catala- nisulpunto,cheglietruscimainon soggiornassero nel Piceno.Egli nellasua dottissimadissertazione sulla origine dei piceni asserisce,chemai non furonoqua monumenti
etruschirinvenuti, pe’qualipoter fermare l’etruscastazione nelle nostrecontrade,e cheniunoscrittorecinarradiquestasignorìa etru- sca nel Piceno.Non
aveaancora diqueltempo
ilLanzi regalatol’Italiadiquella sua maravigliosao- pera sulla linguaelruscacdaltreantiche d’Italia, nèforseeranotatroppo universalmentelapreziosa raccolta dietruschi
monumenti,
chevenne da que- ste terre:altrimentinonsarìa stato ciòtroppofran- camenteassicurato dal Catalani.Ma dopo
aver noi veduto ilcelebre idoloetrusco-piceno,di cui fa-cemmo
superiormente parola(1),dopo
labellala-(t)Lanzi, Saggiodilinguaetrusca e».,to».Il,tav.XI, num.4-
12
mina
dipiombo
con etrusco-picenaiscrizione tro- vata nell’anticaSettempeda(1),dopo
tantonume-
rodi etruschi arnesispecialmentedibronzo,eche per tali sisonotenuti da’personaggiipiùdotti (2), eche uscirono ed esconotuttora da questo suolo,direm
francamente che ilvolerdifendere e soste- nerel’opinione del Catalani sarebbeun
negareuna veritàmanifesta.Avvisiamoinoltreche anche sen- za tuttociòlacosanon andrebbe
nettapeldetto scrittore.Sebbene
questi nellesueoperenon deb- ba chiamarsi, che veramentefilosoforicercatore del vero, aquestopuntodelladissertazione citatapar- cicadutoin sistema;perciocchéfittosiincapo chequa
mainon
tendsser sedegli etruschi,siprovòa confutareorenderedi niunmomento
tuttiipassidi classiciscrittoricheparlasser diqualche parte del Picenoabitatada’ tirreni.Troppo
lungo sarebbeil farcia considerarese egliabbiasempre
ragione:certo all’autorità diStrabone(3)s
Dein
estCupree fanum
conditumdedicatumque
ab etruscis,a noi par nonrisponda amaraviglia.Eipretende che nelpasso citatonon
s’intendaparlarechediarte- ficie sacerdoti etrusci,chiamati a quell’operadai cuprensi,e nulla di più.Ma
saciascuno che Strabo- nefugeografodescrittore diciascunpaese;chivor- rà pertanto credere, cheinquelle parolevolesse(i)Lanzi,toin. II, p.656,tav-«6 op.cit.
(a)Vedi Amati,Illustrazioni di un’idolettoetrusco-piceno.
Giorn.arcad.tom. XII, pag. 32ge seg.
—
Micali,Storiadegli antichipopoliitalianivoi.i,pag.127—
Caylusde Tubieres, Reeuild'antiquitès etc.PlancheaV
et.XVII.—Paciaudi, Dis- sertazioni cortonesi.;3)Lib.V.
13 parlaredel tempiosolo,senzacomprendervi
Cu-
pra?Assaidiversamentesiesprime Livionelloac- cennarcisiffattebisogne:Vatesex
Etruriaacci- verat....Fabrisex
Etruriaaccitis;nèpuò
darsiil valoremedesimo
al testodiStrabone,ilqualese avessevoluto indicaregliinauguratoriedartistidel tempio,liavrebbe distintidai cuprensiche quivi dovea nominare assolutamente.A
confermapoidelpassostraboniano,vennedalleterrecuprensi
un numero
grandedietruschioggetti,chefannobel- loornamento
agl’italianied oltramontani musei(1).Per queste edaltreragionimoltissime, che quisa- rebbe troppo lungoridire,teniamo,cheglietru- sciqualche partedelPicenoabitassero, sebbene
non
taledapotersi dire chefossero inpossedimen- todell’interaprovincia; convenendoinquesta par- tecolPellico,ilqualeemendato
con ogni ragio- nevolefondamentoilnoto passodi Plinio:Siculi et liburuiplurimaeius tractustenuere,inprimisPalmensem,
Praetutianum,Hadrianumque
agrutn.Umbri
eos expulere,hos Etruria,hanc
galli;toglie aisostenitoridell’avvisocontrario, sullauniversale signoriadeglietrusci,ogniappicco per sostenere ilparerloro.Che
ipicenipoifosser signori dilo- rostessi,in ciòconveniamo
pienamentecol Deifico, ilquale ragionacosì;«La
pienaindipendenzade’picenidaglietruscieda
qualunque
altropopoloè manifestadallesuemonete.Imperocché
nè Bolo- gna,nèMantova, nè Cortonariconosciuteper ca- pidicittàtirrène,cimostrarono mai alcunsimile(i)Amatiloc.cit.pag.344 -Caylus de Tubiere*op. e loc.
cit-
u
segno palpabiledella lorosignoria,
mentre
1’Ha-
driapicenane versavaingran quantitàdallesue monetaliofficine (1)».Sulla esclusione assolutadun-que
dei tirrenidalPiceno,in ciònon potendo per le ragionidette disopra venirenell’avviso delCa- talani, ci piaceavvertire esserconformiallanostra opinione quelledei dottissimi Micali edAmati
:dal
primo
de'qualiabbiamo, chenelPiceno,oltre gl’ illirici,prendessero stazione
umbri
edetrusci confloridecolonie: edall’altrocheper testimonio digraviautori inepoche diversequa pervenissero dalle confinantimontagne
sabini,umbri
ed etru- sci(2).Facendo
poiseguitoalsuperiore ragionamen- to,abhiam
veduto essereincertocheFermo
aves- seintempo
dellasua autonomia propria moneta;ma
se l’ebbe,andò
sicuramenteacessare nel48fl diRoma
,epoca incuifusoggiogataecolonizza- tadai romani,secondolasicurissimaautoritàdi Velleio Patercolo;essendoa tuttinoto,cheleco- lonied'Italia non ebberodirittodi battermoneta, eccettolasolaGiuliaCarnica,cheforsel’ottenne da Augusto peressereconsideratafra leitaliane, essendosituata
medium
interItaliametNoricnm
, /xstI
rxXtugxat Ntfxxu,
come
si esprime Tolo-meo
(3);nèmonta
cheilPorti (4) riferisca,che(i)Dell’anlicanumismaticadella cittàdiAtrinelPiceno.
Teramo1824, p-48’
(3)Micali, Stor. degliaut.pop.ital.voi.I,pag.136, 137, 32t.- Amati, Giorn.are. toni.XII,p.343.
(3)Geogr.lib2, cap.i4-- Asquini,Illustrazione diunan- ticosepolcro,scopertonel territorio della coloniaGiuliaCarni- ca.Veronai83o.
(4)Tavolesinotichedellacittà diFermopag.ri.
15 Galba in
una
dellesuemonete
impresseilnome
della cittànostra conlaepigrafeCOL. AVG. FIRMA.
A
quelche noi sappiamo, non fu daaltri vedu- toun
talnummo
(chenèilVaillant,nè l’Eckhel nè altri numografiilriferiscono nei loro tesori numismatici) fuorchedalCluverioche ildescri-vono
nellasuaItaliaantiqua p.733
(1);ediviap-punto
siassegnaallanostraFermo.
Però,stanteil silenziodegli altrinumografi, noiteniamo che il Cluveriofossetratto ininganno;ma supponendo
anche ciò,Fermo non
hadiritto alcuno allamo-
neta,cheriferirebbesifuor diquestioneadAstigi cittàdellaSpagna, laquale perioappunto
fuap- pellatadaAugusto
Coloniaaugusta firma(2).Per cuièmaravigliacheilPortisisiafattotrasportareda un
tale erroreanchedopo
leavvertenzedelCa- talani(3).Siè ancoraritenuto!da moltisin qui, chela colonia
Helvia
nelPiceno,dacui è sortalacittà diMacerata, avesseavuto suemonete
coloniche;del chei suoicittadini hanmenato
assairomore.Sif- fattaopinione avrà forse avuto suo fondamento daciòche nescrisse ilTristano (4),e posciail Patinonella suaoperadellemonete romane impe-
riali(5).Questonumografo
riferisce tre tipidimo-
ti)Lugduni Batav. 1624,Elzevir.
(2)Muratoripag. 1047,1; 1029,7.-Plinio N.H.lib.
Ili,c.I.
(3)Originiedantichitàfermanepag.45.
(4)Tom.II, p. 167.
(5)Imperai,romanorumnumismataex aere mediaeetmi- nimae formaedescripta etenarrataper Carolum Patinum do- ctorum,medicum parisiensem. Argentinae 1671, pag. 281, num.
1eì,pag.298 e pag. 19inindice.
16
netecollaleggenda
COL. HEL,
ch’eglispiegòCo-
loniaHelvia, aggiungendo cheicoloniconiaronouno
di essinummi
per rendergrazie agliimpera- toriPertinaceeSeverofondatoridellalorocolo- nia,laqualeeranel Piceno;eglialtridue
aCa-
racallafuronodedicati.L’Harduino però(4) notò peril primo, chelemonete
collaleggendaCOL.
HEL ad
Heliopolim Caelesyriac dovevanoattribuir- si; alqual'autoresoscrisseposciailYaillantnella suaoperasullemonete
imperiali coniatenelleco- lonieene’municipii (2),correggendoilTristano eil Patino,i qualieranostatiseguitidal
Cupero
e dal Mezzabarba.Manifestatoil nostro avviso su quanto potea dirsi intornoall'antica
moneta
della città nostra, farem passaggioa ragionaredellazecca delmedio
evoe delleineditenostre monete.Ildirittodellazecca,checche abbiandettoil Muratoried ilCarli, fuconcedutola
prima
volta allacittadiFermo
nel4241,come
fu provato dal Borgia (3)e dalCatalani(4), per virtù diun
di-ploma
dell’imperatoreOttone IY, ilqualetenendo occupata questacittainsieme con altre terreda
essotolteallas.Sede, allamedesima
concedetteil diritto di battermoneta
, la giurisdizione della spiaggia marittimadal TrontoalPotenza, edaltri pivilegialtresì.Medesimamente
altrodiplomaspe-(i)Pag.191.
(a)Numismataaer.imp.incolomis,municipiis ec. percussa.
Parisiis1688; parteI,pag.16.
(3)Mera,diBeneveato tom.IT,pag.288.
(4)Memoriedellazeccaferraanapag.io,11, 12.
17 dinell’annostesso, incuiordina illibero corso della moneta Permana,quale ci piaceriferirequi per intero, non leggendosi puntoinessaopera del Catalani:Otto I1A
Dei
gratinromanorum
impera- tor etsemper
augustus,civitatibus,castellanis,co-
munantiis,communitatibus, proceribusetuniversis hominibus magnisetparvisin
Marchia
constitutisAnconae
et incomitatu firmano,praesentem pagi- nani intuentibus,praesentibuset futuris dilectis fi- delibus viris gratiamsuam
etbonam
voluntatem.Notum
facimusuniversitativestrae,quod
noscivi- buscivitatisflrmanaedilectis fldelibus nostrisple-nam
licentiamdedimus
etpotestatem cudendiet faciendi denarios.Quare mandamus
fldelitative- strae,sub obtentu nostrae bonae voluntatis praeci-pimus
flrmiter,quatenus denariosinnomine
etho- nore nostroetipsius civitatisfactosetrectosreci-
piatisetexpendatiset in
omnibus
vestrisnegotiis utaminilibereet solute.Et
eosdenariosncque
ton- deatisneque
devastetis,sed eos integros conserve- tis,caventesne aliterfaciatis si nostramcupitis gratiamobtinere.Data
sunt haecanno
dominicae incarnationisMCCXI.
Dat.
apud
hospitales.Angelide
Subterrakal.decembris
Xf^
indictione.Questasiè
dunque
l’epoca indubitabiledella zeccafermana;ma
il Carli(1)pensa chenelsiste-ma
de’longobardi tuttiiducilifosseroindignità egualetraloro,eche inognicittàducalevifosse corteosia palazzopubblico,cquindi lazecca in ciascunadiesse.Sarebbedunque
a ricercare se(i)Dellemoneteezecched'Italia,tom.I,pag.106.
2
*8
Fermo una
voltafosse statacittàducaleeavesse avutoilsuo particoiarduca.Vi hade’monumcn-
, ti chec’inducono a rispondereaffermativamen- te.Anastasiobibliotecario (1)famenzionedegli abi- tatori delducatofermanosottoilre Desiderio.
Una
lapida, esistente in Falerone(2),
nomina un
Tasbu-no
ducadellacittàdiFermo
;per cui parrebbe cheFermo
facesseun
ducato dase,eperciòaves- sezecca.Riportiamo quilaiscrizionedatapocacorret- tamente dal MuratoriedalColucci:
inde nomine regnantedomnostro desiderio VIROIXCELLRECEANNOPIETATI3 ..UBINDINOSITERZODECIMOGENTISLANGV ..RDORV1DEMQYEREGNANTEDOMNONOSTRO ..EECHISFILIOE1VSannofelicissimiregnieivs ..SPINOMVNDECIMO SEO IEMPIRIB TA3BTN1DVCICIVITATIFIRMANEMENSE IANVAHIOINDICTIONEOCTAVAINHVNC ARCA TOLVEIFECIPROSE8VIQVSOMNIVM
Se
non
cheilVolta(3)porta opinione, che poche cittàvantarpossanodi avereottenuto simile ono- reeprivilegio sottoilgoverno dc’Jongobardi; per- chèappena
riscontriamo qualche vestigioditali(i)VitaHadrianiI,anni.35nell’opera:MittarellietCo- itadoni,Annalcs camaldulenscstorà.I,pag364*
(a)Muratori, The»,vet.inscr.pag.
MOCCCLYIl;
Osserva- zioni alle antichitàcingolanc,tona.1,pag.3n.(3)Dell'originedellazecca diMantova,edelleprime mo- nete di essa. DissertazionediLeopoldoCamilloVolta, inserita ne) voi. Ili del Zanuetti.
19 monete;tantopiù che sonessesì rozze eicarat- teri sì
malamente
impressi,cheappena
sonoleg- gibili;equindi vengonodai numolilitrascuratee ritenutequasi tutted’impossibileintelligenza.De-
veperciò lasciarsifraleipotesi la opinione del Carli;tanto più cheprima
dell’ottavo secolonon
trovasiin Italiaverunazeccamunicipale,doven- dosiriferirea’tempidi Pipino o CarloMagno
la rinnovazionedellezeccheitaliane;e Milano,ePa- via,eVerona
furonoleprime
aconseguiretalpri- vilegio,cui tennerdietro Pisa,Lucca, Trevigi, Be- nevento,Genova
edaltre.Aggiungasiatutto ciòla considerazionedello Zannetti,checioèdaltraspor- to dellasedepontifìciaadAvignone prenderside- veilcominciamenlodellezecche del nostro stato.Ilpretender
dunque
diriferire atanto altaorigine lazecca diFermo,
inmancanza
diautentici omen
dubbi documenti, sarebbe una induzione chesiop- porrebbe a'principiidellasanacritica.Stabilita
dunque
nei 1211 ladatacertissima delmonetaleprivilegio diFermo,
aggiungeremo che lazeccadi questa città,oltreilvantare una età sicuraedantica, a differenza di altrecheincertala riconoscono, hainsuofavore, oltregliottomanidi- plomi, anche dueprivilegidiconferma.Ilprimo
è diAldovrandino marchesed’Este,signoredellaMar- ca,datodaPolverigi nelgiugnodel1214
(1). Ilse-(r)Catalani,Zecca fermanap.i5e16 Jnsupercon/ir- mamusvobisomniaprivilegia vestra ijuaeadstatumetaugmen- tumseuhonorem firmanaecivitatisspeclant,tamsuper facto monetae, guanieie.ÈquianotareilPorli nellesuetavole si- nottiche diFermo,ilqualedisse ap.39,chenel1014ilmar- cheseAzzod’Gstcconfermasseallacittàlasuazecca,poiché questi eramancaloa’vivinel1013.
20
condo
èdel ponteficeOnorioIII,chenel1220
volle distinguereegli stesso lacittà nostra colconferir- leilprivilegiohabendiproprium cuneum nd
eli- dendomimonetam
citra valorem
imperialiwn(I).Il Catalanidopo
averriportati questidue
brevi,e di- fesacontro il Carli l’autenticità di quest’ultimo convalidissimeedineccezionabili ragioni,soggiun- ge quindi nell’incominciare del §.III: « DiIliciI—«
mente
mi persuado dieinquei pochi anni, che«corsero di
mezzo
fra ilprivilegio di Ottonee«quellodel ponteficeOnorio,si battesse
moneta
«nella nostra zecca:giacche
monete
contraddistinte«col
nome
diOttonee diFermo
nonsisonogiam-•
mai
vedute.Vero
èchefacile si è aquestara-• gionelarisposta col dire,che
non
sonoa noiper-«venute,orichiamate furonoallazecca ».Noiall’
oppostodifficilmenteci persuadiamo, che in quei pochi anninonfosser coniate; eche
non
sisianmai
vedute,ciòpoco importa,come
èavvisodel Cata- lanimedesimo.Grave
congetturapoic’induceanon
ritrarci dalpensiernostro; imperciocché gl’impe- ratori ediprincipinon
privilegiarono forsemai
lecittàdiconcessioni straordinarie senza averne istanze;e ciòsupposto,
sana
stoltezza l’opinarenon
volessero valersi diun
diritto,per cui ottenere avessercercatoognimodo.
Sepoisivolesse anche pensare, che senza suppliche ed istanza alcuna Ottone donasseaFermo
tal privilegio,certonon
siconosceilmotivo,perchè ifermalii
non
ne ap-(i)Rynaldi,Annaleseccl.ann.iquo.•Muratori,Ant.ital.
dissertazione17.-Bellini,Deinonet.Ital.nonevulg. dissert. 1 e3.-Catalani,Op.cit.
pile
18.21 profittassero.Sa
ognuno
cheforsenon
evvi cosa,chetantovantaggio apporti, quanto ia zecca nel propriopaese;onde il supporre trascuratasimile concessione,a noi
sembra
cosacontraria albuon
senso.A
ciòpoi èd’aggiungerealtra riflessione.Aldovrandinonella citataconfermade’privilcgi git- ta Ihtreparole:
tam
superfido monetne
,nelpar- lardellazecca.Pernoi ciò stesso dice,cheinFer- mo
giàsiconiavamonete
:percui trattandosi di cosanotissima,si miserlàquelletreparoleamo- do
ovvio,o,quasidire,alla spensierata.Che
seil batteredellemonete non
si fosse comincialo, la confermasisarebbeespressa più chiaramente, oalmeno
l’ottonianodiploma
avrebbe ottenutamen-
zione.Alcuno
potrebbe però rispondere, che leg- gendosi nel brevediOnorio:Universitatisvestrae dèvotisprecibusinclinati habendiproprium cu
-neum ad cudendam monetam
citra valorem impe- rialiumliberam pobis audoritatepraesentiumcon- cedim
us facultatem: questesarebbertroppe paro- le,segià la zeccaavesse avutoilsuocomincia- menlo. Noi diremo, cheseil giusmonetario era statoaFermo
conceduto da Ottone,e confermato da Aldovrandino,non
lefacevapiù bisognodial- cuna concessione,ma
alpiùlaconfermadiessa.Sivede daciòcheilpontefice,gelosissimodellasua supremaziasulPiceno,
non
solononvolleaverri- guardoallemonete
battute,ma
parlòinmodo
co-me
se fossenuovae specialsuaconcessione,men-
treidiplomiottomanoe diAldovrandinonon
gli eransicuramente ignoti.Secosiè,dovevadunque
valersidialtre parole,anchecollaesistenzade’due diplomi;epotrebbeesserbenvero,chemonete
fer-mane
fosseroin commercio,enon
volessero esser22
notealpontefice,
come
deidue diplomi,coll’esser- sidettoconcedimus
non confirmamus.Ora
discorsoingeneraletuttocheallaistitu- zionedellazeccasi riferisce, sarapregiodell’ope- radare ladescrizionedelle fermanemonete
: le qualibenché pubblicatedalCatalani,c giànotea tutticoloro chesi dilettano ditalistudi,purere-putiamo
diaccennarleebrevementedescriverle, pel solo finediaverequi incomplessolaintera serie diesse monete.Sonoesse ventotto: nelladescrizione dellequaliconserveremol’ordineda questomimo-
grafotenuto(1).I.Croce patentenelcampo,colle lettereintor-
no + DE FIRMO.
Ilrovesciohaingiro-}S.
BARTOLOlM,
enel mezzoamodo
ditriangoloEVS.
Pesagrani 8,ed èuno
deidenariche venneroinsea;uitodenomi-
nati piccioli,duede'quali formavanoilquattrino, dodiciil soldo, eduecento quarantala lira.Fu
laprima
voltapubblicatadalCatalani,chelariferì alsecoloXIII.II.
La
soladiversitàchepassa fraquestae1*antecedente, stanellacrocedel
campo
che qui è ancorata,equalche piccoladiversitànellaforma de’caratteri.Pesagrani9; nel restosonoidentiche.Fu
pubblicatadalBellini(2),chela disseposte- riore al 1379.Il Catalani,chefuilsecondo adil-(1)NellacollezioneDe-Minicissiconservanotutte le28 monete,quali più, qualimenoconservate,edalcuneanchein piùnumero con alcunevariazioni ne'conii,sebbeneleleggende sienolemedesime.
(2)DissertazioneII, n.5.
•
23
lustrarla,l’assegnòcoll’altraalsecolo XIII.Sono
(lirame
con un’oncia d’argentoperlibbra.III.Croce gigliatanel
campo
colla leggenda }-DE FIRMO.
Nella
sommità
delmargine
unarosetta, eSAN- TA MAR,
edIA nelcampo, con unapiccola stella esopraquestaunacorona.Dibassa legacon un’onciadi argentoperlibbra.
La
pubblicòprima- mente
ilBellini,equindi il nostro autore chere- collaa’primi annidelsecoloXLV.
IV.Croce gigliatacolla solitaepigrafe intorno .+.
DE FIRMO.
SANTVS SAVINVS;
leultime duelettere so-no
nelcampo
insieme ad unapiccolacroce.È un
picciolo dirame
conporzionedi argento, e pesa grani 16.Fu
pubblicata daprima
non troppo cor- rettamentedal Muratorie dall’Argelati, e quindi megliodalN.A.chela crededel secoloXIV.
V. Crocepatente, dai cuiangoli escono quat- troramidi fioretti,elaepigrafenelgiro.-f.DE.
FIRMANIS.
Offreil rovescioun
castellocontorri, elascrittaGIRFALCVS. È
questoun
quattri-no
,ciascunde’qualiequivalevaadue
piccioli.Pesa grani20
romani, etiene di finoun'onciadiargen- toperlibbra.Fu prima
datadal Bellini(1):dal Catalanisiassegnacollaseguenteagliultimianni delsecoloXIV.
VI.Questac quasi simile allaprecedente,
non
avendo chepiccoladiversitànel riverso,leggendo- si GIRFA-j-*LVS;
esottoilturrito castello os- servasi una marca, probabilmentedellozecchiere.(i)Dissertazione a, p. 53, n. i op.cit.
24
VII.Triregnocolleinfide,ed’intornolepa- role..-f.B.
PP
•NOÌSVS.
Ilmezzodell’altraparte halacroceunghiata,ed intornolaconsueta epi- grafe•+
•DE FIRMO. È
dirame
con poca mistura diargento,epesa 18grani.La
riportaronoloScil- la(1),ilFioravanti(2)ed ilMuratori(3). Siri- ferisce dalCatalaniagliultimi annidel secoloXIV.
Vili.
Stemma
di LodovicoMigliorati, cioèla cometa nelmargine,eDL
.DE. MELIOR,
edATIS
nel
campo,
cioèDominus Ludovicus
deMelioratis.Nellaparteposticadella
moneta
evvipur
laco-meta
nell’apice,edUB F1RMANA
coll’ultimalet- terafraquattrostellenelcampo.E
questoun
bo- logninod’argento delpesodi grani21 romani.Fu
pubblicatadalMuratori(4) edalBellini(5).IX.
Cometa
nellasommila
,eall’intorno con leultimetreletterenelmezzo:D.LODOVICVS.
Il rovesciohanel margine
pur
lacometa, edall’intornodi una croce gigliataleggesi
DE FIRMO.
£ un
picciolodei peso digrani13: è dirame
con poca misturadi argento.X. Chiavinell’apicefra
due
puntiM.PAPA QVINTVS
colleultime quattroletteredisposte a crocenelcampo. Leggesidall’altraparteVB.FIR- MANA
coll’ultimaletteranelcampo
fra quattro punti,elechiavinel margine. Bologninod’argen-fl)Pag.i56.
(3)Pag.86.
{3;Num.36delle pontifìcie.
(4)Argelati, toni.I,pag. 65.
(5)Diaaert.a, p. 55.
25
to, delpesodigrani 21 romani, datodalloScil- la(1)edal Fioravanti (2).
XI
alXIV.
Dalnum.
11 al 14cidà ilCata- laniquattrobologninidi argentodelpesodigra- ni 21 circa,tutticon pocadiversità fra loro:onde
cibasteràdidescrivereiln. 11.
Biscianella
sommità
.F.S.VICECOMES
s le ultime quattroletteresononelcampo. Nelrove- sciocroce,nelmargine VB
.FIRMANA;
l’ultima letteraènel mezzofraquattropunti. Sipubblicò dal Bellini(3).Neglialtritrebologninileggesinel- laparte anticaCO
.F
.VICECOMES;
e nel riverso de’numeri 13e14osservasilamarca
dellozecchie- re in luogodellabiscia.XV.
F.S.VICECOMES;
ledue
ultimelettere nelcampo, con suvviun panno
legato ecoronato.Nelrovescio -{••
DE FIRMO
concrocetrifogliata nel mezzo.È un
picciolodelpesodi10grani,pub-
blicatonon troppo esattamentedalBellini (4).XVI. F. S. VICECOMES.
Crocegigliata nelcampo,
enelrovesciobusto delvescovos.Savino•*}•
DE FIRMO.
CredeilCatalani chesiaun
quat- trino, di cui nonridice il pesoelalega.Sipub-
blicòancora dalBellini(5)e daU’Argelati(6).
XVII.Cifrasimile aquelladelle
monete
ge- novesi,che rappresenta unacittào castello,sopra(t)Pag.io.
() Pag.to4, n.5.
(3)Dissert.It,pag. 34- (4)Dissertai.II,pag. 54, a.6.
(5)Disserta*.I,n.i.
()Tom.5,pag.:3.
26
cuisiosservalabiscia,e all’intorno-}-•
F
.SFOR-
TIA. NelrovescioVJBFIRMANA
-f,elacrocepa- tentenel mezzo.È un
quattrinodelpesodigrani 22,e della lega didue oncediargentoperlibbra.XVIII. Chiavi decussatenelmargine,elascrit- ta
EVG.
PP.QVARTVS;
leultime quattrolettere acroce nelcampo. NelrovescioVB. FIRMAN,
nelmezzo A
;edaltrechiaviincrocicchiatenell’ alto.Bolognino diargentodelpesodigrani21, descrit- togiàdalloScilla (1)edalFioravanti (2).
XIX. Ha
questamoneta
leggende uguali alla superiore;senon
che sonovipiccole varietànel conio.È un
bolognino d’argentodelpeso stesso.XX
alXXVII.
Dal num.“20al27ilCatalani cidàottomonete,che ponesottoiltitolod’incer- te,edhanno
dauna partelaepigrafeDE FIRMO,
ovveroVB FIRMANA,
edall’altraSANCTVS SA- VINVS,
tutte peròdi coniodiverso,ma
conpo-
chevarietà. Sonodi rame, d’argentoedi lega,e per congetturaa diversitempiassegnate.Ilnum.®26
e27, atteselechiavichevisi veggono,siri- ferisconoaMartino V.XXVIII. Uno
scudo ornatocollacroce,sopra diessoindue
righeVRBIS FIRMI.
Vedesinel ro- vescio in piedi il vescovos.Savino pontificalmente vestito,evisi leggeS.SAVINVS. É un
quattrino delpesodigrani 13,condue
once d’argentole- gatocolrame.Fu
pubblicatodalMuratori(3).Dal Catalanisi provaessersiquestamoneta
battuta al(1)Pag.ai.
(2
)ParieIII,num. VI.
(3) Argelati,tom.1,pag. 65.
27
tempo
diLeone
X.Sono molte levarietàde’conii, chesiveggonoinquasituttequestemonete
esisten- ti nella nostraraccolta;ma
essendodipocointe- resse, risparmieremoa’lettori la noia dello indi- carle.Dallaesposizionedelle
monete
nella zeccadel Catalanicomprese, sivede cliVfu d’avviso,chele più antichesienquelle,daluidatealnum.°\e2
con s.Bartolomeo:chèanziletienedinon
troppo posteriorialbreve onoriano.IlBellini però porta contrariasentenza,credendo chenonnelprincipio del secoloterzodecimo,ma dopo
lameta
del deci-moquarto
fossero essebattute, cioèdopo
il 1379:nelqual
anno
ifcrmani siliberaronodalla tiran- nidediRinaldo da Monteverde.Con buona
pace del Catalanicipare,chelastoria patria,icaratte- rinellemonete
impressi,ed altre congettureci conducanoacredere,che andasselungi dal vero, e che perciò conmaggiorfondamento adottarsideb-
balaopiniondel Bellini.Le
argomentazionidel Catalani,per rifiutare laopinionedel Bellini, si riducono alleseguenti:essereledue monete,inispczialit'alaprima,nello stile,nellaformae disposizionedelle letteretrop-
po
simili a quelle, >che diquestotorno coniavansi inRavenna,inAncona
e in altrecittà:conoscersi da chiunque sia alcun pocoversato nellascienza monetaria de’tcmpidimezzo,scriversi ilnome
e laeffigiedelprotettoredella cittànellemonete, ed esser tales.Bartolomeo,anche innanziallacacciata diRinaldo;leggendosinello statutopatrio diuna
peculiare festivitàordinataal detto santo,cuipre- stavasigranculto evenerazionedalla cittàedio- cesi;efinalmente aver datonome
aduna
contrada28
dellaritti»medesima. Questaèla
somma
dellera- gionirecate inmezzodalCatalaniper sostenereilsuoassunto.
Al chenoirisponderemo, doversiinnanzi tutto considerareche perquantosiavalevoleargomento, per conoscerelediverseetàdellemonete,ilriscon*
trarleconaltre divicinecittà,nellaformaedispo- sizione delle lettere, nellostilee nellafabbrica,al- trettanto è dessauna congettura fondata interamen- te sulle generali:nè
può
tettiindurre ad una pie- na persuasione. Imperciocchésesi consideral'uso de’ caratteri volgarmente chiamati gotici, questi provenienti dall’alterazione delle lettere
romane
\non hanno
incomincialo, nè terminato ad essere usati intempo
egualeintuttiipaesi,nèallafog- gia medesima.Essi,generalmente parlando,stallili—ronsi nelXIIIsecolo,eduraronofino allametàdel
XV;
equasiciascun luogoaveva adottatoun uso particolare nell’adoperarli,epotremmo
direperciò che quanti furonoipaesi,tantiancorglialfabeti.Ilperchè volendo avere una
norma meno
incerta diuna medaglia odiscrizione diun
paese,uopo
è di osservare nel luogo stessotutti imonumenti
scritticontalilettere,per poter rilevarnela data con qualcheprobabilità.A
noi poi èsembrato, che anzileletterediquellemonete
tenganoassai dei bologninie diquelle che coniò LodovicoMigliorati, che tennesignoria inFermo
dal1405al 1427.Quanto
peròall’altraragione,checioè nelse- coloXIIIs.Bartolomeofosseilprotettore di Fer- mo,eperciòlemonete
fosser coniate colnome
di esso,adireilverononsembra
che tale opinione abbiaun
valevolefondamento.IlBenvoglienti,nel-29
lanota
XXVI
allacronaca sanese(1), cifaosserva- re essere statausanzacomune
atuttele citta ita- liane,quando
intempo
dellaloro libertàconiarono monete, notarein esseilnome
del santo,cui era dedicatalachiesamaggiore.Per quanto peròsiffat- taosservazionenonsiverifichisempre
interamen- te,veggendonoi cheinmoltecittà italiche furo-no
battute monetecoll’dligie e colnome non
solo de’santi titolaridel maggior tempio,ma
eziandio de’ss.protettori; questiperòdovevanoessertali,nè bastavaun sempliceculto,bensìdovevaesserepro- pagatod’assai,eprovarsiuna singolarevenerazio- ne.Non
rinviensi però alcunamemoria
indubitabi- le,cbefosse essosantoricevutoapatronodel co-mune,
odalmeno
chesiordinasseuna peculiarfe- sta inonorsuo,prima
delsecoloXIV,
e precisa-mente
dell’anno 1380.D’altraparteilnostroanna- listaAntoniodi Niccolò ci lasciòscritto,che nel 1379,dieXXF
mensis augusti,indies.Bartholo-mei
apostoli,factafuitrevolutiocivitatisFirmi
,quae oppressaerat iugo tiranni, et pravitatibus domini
Raynaldi
deMonte
viridi;cuièuniforme l’Adami:Eodem anno
(1379)de mense
augusti,in festos.Bartholomei,/troianiexosi servitutem ab ipsoRaynaldo
defecerunt.E
lo statuto(2)sie- spressepiùchiaramente,che lafesta dis.Barto-lomeo
fuordinata,peressere statalacittàliberata dalla tirannia nel dìsuddetto:Cum
pupuluscivita- tisfirmatine fuerit indiebeatiBartholornaeiapo- stulia tyrannica rabieliberatus,statuimus,quod
(i) Rer.ilal.script,lom.XV,col.53.
('i;Alla rub.6dellib.I.
30
singulisannisinperpetuum,inconservationem
me-
morine praelibatein die festi,et in vigilia s. Bar- tholomaeiapostuli,de mense
augustifiat, et fieri debeat aliquodfestumsingulare,ad honorem
et reverentiam B. Bartholomei praedictisecundum
de- liberationemetvoluntatem I)D.priorum
popoliet confalonerii iustitiae,quipròtempore erunt,una cum
regolatoribus dictae civitatis, etquod
circa festumetsolemnitatemfiendam
indictofestopos
- sint dictidominiexpendere
de pecunia,ethabere dicticomuni
Si usquead
vigiritiquinquelibrasde- nariorum absque aliqua deliberatione cernitae vel concilii specialis velgeneralis( \ ).Per tenerelaopinionedelCatalaniconverreb- be si provasse,cheprecisamentenel dìfestivo di essosantoifermani avessero qualche gran cheot- tenuto;
ma
essendoe il di Niccolòel'Adami
uni- formi su. ciòchedicemmo,
nèvenendoci daaltro storico narrati altri importanti avvenimenti suc- ceduti intalgiorno, opermezzo dels.apostolo,sarà ben ragionevole abbracciare il parere del Bellini.
Che
poi intempo
assaianteriorealla tirannia diRinaldo,avesselachiesa urbana di s.Bartolo-meo
datonome
ad una dellesci contrade, nelle quali èdivisalacittà,ciò nulla importa;imper- ciocchélachiesa dis.Martino avea datonome
alla piazzagrandeeadaltracontrada,quelladis.Mar-(i)Lostatutoebbe suoprincipiodopolaliberazionedi Fermodal tiranno diMonteverde;manonsipubblicò chenel i5oyinVenezia per curadiMarcoMartello,essendone stalo compilatore PaolodiCastro.
31 coallaporta occidentaledella città,e cosi lealtre dis.Francesco,s.Caterina,s. Giuliano.
La
tradi- zione peròci fasapere, che la denominazione di quellacontrada derivasseda una sculturain alto rilievo,chevedesiancora nellafacciatadell’orato- riodell’ arciconfraternitadella pietà.E
riguardo allavenerazione verso questosanto,conchiuderemo, cheessa fuqualeda ognicittàcristianasidevead un
santoapostolo, e nulla più.Noi stimiamo perciòlomigliorediattenerci al partito delBenvoglienti,che sembracipiù confor-
me
allabuona
critica.Difattiirragionevol sareb- be,cheuna
cittàavesse ad improntareleprime monete
colnome
diun
santo,chenon
fossepro- tettore dilei.Fermo,
allorché incominciò abatter moneta,erauna
città libera; principalproteggitri- ce di essa fusempre
considerata NostraDonna
assuntaalcielo»comprotettoreilvescovoemar-
tires.Savino.Dunque dovremo
abuon
dirittosup- porre,chenelleprime monete
s’imprimessero i santinomi
e della reginadelcielo,e quello del santo martire.Con
ciòcheabbiamo
finqui narrato cifacemmo
scalaadillustrare leprime due mone-
te,che
diamo
nellatavolaI,stimandoesserleme-
daglie più antichechecipervennero; al checi persuasero principalmenteelaforma
de’caratteri, che sono de'piùantichi,ele rappresentazioni dei tipi.La prima
di essehanelcampo
del drittouna
crocetrifogliata,con quattro puntinegli angoli,en- troun
cerchio punteggiato ed all’intorno SvMARIA NOSTRA*
Osservasinelcampo
del riverso ilbustodiun
vescovo, che crediam fuordidubbio
esseres.Savino, aventeallasuasinistraun gruppo
32
terminato da unacroce:nelche
non
rinfanghiamo inforseessersivolutaesprimerelacittadiFermo,
cuitutelaesso santo;la epigrafe poièCIVITA- TIS
.FUMI
,cioèFirmi
,essendolaIelaR
innesso.
É
lamoneta
dirame
con pocalega, aquan-
tonesembra;ilsuo pesoèdi graniquindici. Si conserva questanellanostraraccoltadi antichità, ed appartenevagià aquelladel Battirelli;nèsiera fino ad ora conosciuta da alcunmonetografomu-
nicipale.Altretreconsimili aquestesene posseg- gono danoi:cioè
una
egualeaquella dataneldi- segno:altradifferisce nellapiccolacrocedell’eser- go che uniscelasua parteinferiorealcerchiopun- teggiato;l’ultima poi èdifferentedallesuddette, perchèiquattropuntinegli angoli della croce grande sono piùintuori,edilsecondo cerchionon
è veramenteritondo.Diversifica perpoco ilpeso diqueste tre da quellodellaprima,e ciòavutori- guardoallamaggiore o minore conservazione.Pervenuta
appena
in nostremanila singoiar monetuccia,subitocifacemmo
a ricercare a qualtempo
potesse riferirsi.Ad
ottener laqualcosanon credemmo
potercidarescorta migliore, che il cronfontodellenostre monete chegiàcison note, l’esamede’caratteri, e la considerazionede’tipi.E
primamente, sebbene troppo pocociconosciamodi questi studi,pureciparedinon averne rinvenuta, nelle ventottoche abbiamo,altra distilee manie- ra piùantica;i caratteri teniam quasipercerto cheappartenganoalprincipiodelsecolo XIII; tem-po
in cuile letteregotichenon eran giunte anco- ra aquelgradodicorruzione,inche venneropoi;i tipi in finepar checoll’altrocongiurino a
un
seguo,e che ritragganopropriodai precetti del33
Benvoglienti edelloZannetti (1):ilnome
della Vergine proteggitrice dauna
parte,quellodella città(necessarioad
indicareilpaese,pressocui lamoneta
sieraconiata),emedesimamente
ia effigie dell’altroprotettors.Savino,collatutelatacittà dall'altra,parechealtritipimeglio che questinon
dovesserritrarreleprime
monete:protettrice;com-
protettore;indicazionedellacittà. Cosìtrovasi av- veratochelaprima moneta
sisegnasseinquello, alcuionorefosseilmaggior tempiointitolato;e la metropolitana nostra antichissima portòappun-
toiltitolodellaVergineassunta.Da
questapassandoalladescrizionedellase- conda moneta,vedesinellaparteanticaattornoaduna
crocefiorata,postaentroun
cerchiodipunti, laepigrafe:S
.MARIA. .NOSTRA.
Presentailri- versoentroun
giroa puntiniilbustodellaVer-
gineconfralebracciailBambino, amendue
ador- nidinimbisulcapo;elaiscrizioneCIV1TATIS FIRMI,
collaparolaFirmi
scrittacome
sivedeper intero,a differenza dell’antecedente.È
lamoneta
dirame
coniataper piccolo,epesasoligraniotto.Le
ragionistesse,checifecer decidereatenerelaprima
descrittamoneta
del principio del secolo terzodccimo,cifancredere chedinon
molto po- sterioresialapresente, correndofraicaratteri specialmentesìdell’unaesìdell’altratuttalasi- miglianza.Non
èpoidapassarsela diuna
breveos^servazione.
Abbiamo
veduto chelemonete fermane hanno
costantementeVRB.
FIR.,mentre
ledue
no- streportanoCivitatisFirmi.Non
faremociòpuntel-(i)Zeccheitalianet.3, p.i36e 2o5.
3
34
Jo allanostra opinione,certo essendochela parola
Urbs non
differisceinsostanzadalCivitas;ma
èpur
da considerare cheVUrbs
fusempre
piùono- revole delCivitas,esprimendo
ilcaput gentis;e notisi araffermarelanostracongettura suU’antichi- tàdelledue
monete,cheintuttelealtre diFér- mo,
incominciatosiaporre l’aggiuntoYR13S non
silasciòmaipiù;
onde
inaltraepocadimezzonon
sisaprebbe render ragionedelcangiamento della epigrafe,
abbandonato
poisubitodibelnuovo,Descrittele
monete fermane
edite edue
ine- dite, ebrevemente
esposto ilparernostro in- tornoallemedesime, innanzidipassareadireal-cun
chedellealtre,cheal secoloXV
fuordique- stionesiriferiscono, voglianoseguireilmetodo deb
lapiù parto de’monetografi, chelastoriamonetaria di
una
cittàmaidalla civilenon
iscowpagnano;ed
accennati perciòcon brevitàgliavvenimenti prin- cipali del secoloXIII,daremo
quindiconciseno- tiziedei novesignori, chedal1321 al1520
ten- neroilreggimentodellacittànostra(1).1
Le
storiemunicipalidellaMarca
cipresenta-no
infelicissimolostato di questaprovincia nel secolo lerzodecimo. Nel1208
ilcontediColanola corseed invase tuttaquanta, esercitandovi assai crudeltà;nèvalsecheilponteficeInnocenzoIII(?)Ileh.avv. CastellanonellasuaOpera:,,Lostatopon- tificione'suoi rapporti geografici, storici e politici.Roma1837, pag. 432;» accenna pocosapersi de’particlari signori diFermo.
Edeibendice:da checiòchesisadiessideducesi dacrona- cheinedite, edaaltreopere pubblicatebensìconlestampe
;
madiqualcherarità.
35 contrapponessea costuiAzzone
VI marchese
d’Este;perchè,
prima
dipervenireallaimpresa discaccia- redallaprovinciailtiranno, cessò di vivere.Inve- stito peròdellaMarca
ilsuofiglioAldovrandino, chedivalorenon
lacedeapunto
alpadre,venne qua
nel1214
econ moltevittorielaricuperòda’nemici(1);
ma
vollesventura che nel1515
sene morisse.A
questosuccesseAzzone VII,investitopur
dellaMarca da
OnorioIII;ma
pocovidurò.Ven-
nero quindilecontinuesedizioni nellanostracittà, e leguerre chesempre
siebbe,cogli ascolanispe- cialmente;poichénelMCGXLVI
die martis(dieta) mensis septembris fuerunteonflictiasculani perfir-manos
incapitamontis; nelMCCLXXX
fuerunt debellatiasculaniper firmanosapud
castrums.Be-nedica
(2).Oltredichealtreguerre successerofra questedue
città;chedique’tempidi bestialeigno- ranza, l’ammazzarsiper gare municipali stimavasi ilpiùbelpregio.La
cittànostra,che nel1222
aveapreparatolearmi
per iscacciarel’esercitodi FedericoII, nel1241 dovettecedereallaforza diquel
conquistatore.Nel 1256
caddeinpotere del reManfredi.Di questotempo
fu,che ancheinFer-mo
cominciaronoad
insanguinarsiguelfieghibel- lini;surserodimezzo
allemoltefazionipotenti ba- roni, altride’qualiavrianoamato
laservitù, altri la libertàdella patria.Questabuon tempo non
eb- be nèl’unà,nèl’altra:imperocchélibertànon può
darsi inuna
guerracivile quasicontinua,nèscr-ii)Muratori,Anticli.estensi cap.3ye4'Rinaldi,Ann.ec- cles.ann.iai3.
(3)AnnalesfinnaniAutouiiNicolai.
36
vitadove
un
tirannonon
abbia coirimperotocca- to ilsommo
delpotere.Diversidique* principali signori,chedai castellilorosidavannome,
furon GentilediMogliano,Roggieroda Fallerone, Fidi—smondo
da Monteverde, Valerio da Massa, Claudia daPetriolo,Anseimo
da]Smcrillo,GualtieridaLo-
roed Andronico da Monteverde.Iguelfidi Fer-mo
nel1270azzuffatisi nellepianure delTenna
con RoggieroLuppi
loropodestà,ma
diparte ghi- bellina,l’uccisero(1).Inquestosecolo,e precisa-mente
nel1236,si fabbricòlanuovafortezzanel Girfalcoo Girone;sulqualecisiapermessodi fa- requalcheosservazione.Appellasianche oggi Gi- ronequella vasta e deliziosapianura,che sorgenel- lavettadel colle,postonelmezzo
della città: il qualnome,
cheab anticosiappartenevaallaroc- ca,èrimasealluogoov’erasituata. Di -fattoab- bianovistonellemonete
diFrancesco Sforzailtor- reggiarne castellocoll’appellazionediGò'falcus^e lo Sforzastessodatavalesuelettere:Ex
Girifal- co7iostroflrmiano,invito PetroetPanilo(2);per lochenon
èdubbiosidebba
intenderlarocca(3),(i)Ant.di Niccolò,Op.cit, (a)Machiavelli, Stor. fiorentine.
(3)DellaparolaGirone pareaiabbialadefinizione nelD«- Cange: Ziro prapugnaculispecies Italis; cbartaanno
n58
apud Ugliel.tom.a, p.368,36g:„ Cumplebeet capellis suiset cur- te inintegro et lotoZ1RONE
supradicticastri Rollandinus inChron.lib. 5.c.i3.„linde inpraesenti dominus Eccelinus fecit fieriunumZIRONEM
inAnoale,ettresZIRONES
in Mestre,ubi soprastantibus et custodibus constitutis, et licentiato exercltu, reversus est ipsePaduam,Cap.17.FecitsuoquefieriZIRONES
incampofranco,ibiquepositus suprastanlibus et cu- stadibus.„Parisde CcrctainChron.veron.adaunum37
L'appellazionedunque
diGironealnostrocol- leècerto venutadalcastellochevierapiantato.Di questo
non diremo
lelodi,essendogiànotoper altriscritti (t)quantofosse rinomatoe forte.Nè
cioccuperemo
dirispondereaLeandro
Alberti,il qualenellasua descrizionedell’Italia riferisce,che soprailnostro collefu
fattoilGirone,fortissima rocca,da
Francesco Sforza;poichétuttisannoche
quivi ioSforzatrovògiàanticoilcastello,eche sololoabbellìperdegnamente
ricevervi lanovella suasposa.Da
questabrevedigressione,doveciha porta- tolarocca fermana, ripigliandoilfilodella storia,apud Muratt.8,col:63a.„ Dom.HenricusDe Egnapotestà s
Veronaeetdom.Icarinusde ìtomanocuntveronensibusineam terramMontagnanaeiritraverunteteamniitigàverunt,etunum
ZIRONEM,
seurocham feceruntinea,,.Nel iaSSlacittàdi Fermocomprò GironemdiMonte Falcone,comedaistromeuto conservatonell’ arch.seg. diquestocomune.NiccolòSpeciale lib.li,cap* ia, della storia di Sicilianomina, CastrumIselae, ijuodGIRONUM
vocant.IlMoranonellaCronicadiModena all’annoi3aocosì parla:„ PassarinuspolitusCarpicastro,for- tissimamluneturrimillam posuit,quamZIRONVM
dixere,,AbbiamodaGiovanni Bazzano, cheilcastello diSavignanodi- anzi ribellatoalmarchesed'Este,glifu restituito,,arusticis, seregente
ZIRO NE
percustodesforenses ibidemprò domino archiepiscopoMediolaniexistentes.,,PietroManlioantico scrit- tore, Hist. basii, vatic.cap.7,haleseguentiparole:„Castel- lum Hadriani imperatorie,quodaedificiumrolundum fuilcum duobusGERONIBVS,
sioecastellis,,.Inuno strumentodell’anno is35 troviamo dachi fuvendutoalministro dipapa Gregorio IX,,medietalemGIRONIS
sivearcis ipsius castride Gualdo, vìdelicetacarbonariis ipsiusGIRONIS
intuscumipsiscarbona- riisnelducalodiSpoleto Muratori,Dissertazioni soprale antichità italiane, Disser.XXYI,tomoI.(t)Catalani,Originicantichitàfermanep.19.
38
epartendodal secolodccimoterzo,
verremo
alsus- seguente fecondodifattimaravigliosi eterribili,come
appressodiremo.MercenariodiMonteverde, signoredel castellò dital
nome
(ora umileborgo),fudella nobile, antica epotente famigliadiBriinforte,laqualesi strinseanche in parentado co’PolentanidiRaven- na.Sitenne Mercenariofraisegnaci diLodovico ilBavaro, efu capitanodiparte ghibellinasi inFermo,
esì nelle vicinecitta,e co’suoi fautoripo- tèdivenire signorediFermo
nel1331;edallefer-mane memorie
egliappariscepotentissimo findal 1320.Corse!Mercenariomolteterre,echiamato
per aiutoda’ghibelliniosimani sconfissecolacon500
cavallie3000
fanti l’esercitodellachiesa, cui ca- pitanavailmarchese Varano.Per
l'adesionsuaal partito ghibellinonell’anno1324, fu pronunciata controdiluisolennecondanna
dalgiudice gene- ralede’maleficiidellaprovincia.Fu
poscia tratto alpartitoguelfo,dacui franon moltosiritrasse:es’impegnò nel
primo
con tantacaldezza,chefu dichiaratopubblicamenteribelledella chiesa.In- dussealloracollaforza lacittàadichiararsi per l’antipapaNiccolò V, che era Pietro Corbario,il quale consacrò vescovodiFermo un
Vitale dell’or- dinedis.Francesco.Ma
allaperfinemancata in Italia lapotenzadelBavaro,escopertasiFermo
conmoltecittàmarchianein favor della chiesa,eglipentitodellasua condotta,di
nuovo
si rap- paciòconessaed ottenneperdono
(1).Dopo
ave- re tantoafflittalacittàper molti anni, con aver(i)Catalani,Zeccafermanap.37.
Commesso
efattocommettere
multas iniustitias,adulterio,etscelera multaindictotempore(1),il dì
20
febbraro 1340,giàstanchidi luiifermani, nelmentre
che cavalcava fuor portas.Francesco consettecavalieri,uscironodal claustro dis.Pie- trovecchio(poidettos.FrancescodiPaola)al- cuni congiuratiefuucciso, copertodimolteferi- te,equindida’ frati francescani sepoltonudo
,non
solo senzailcompiantodipersona,ma
corila maledizionedell’universale.Dopo
diche armatosi ilpopoloelesseilpretoreeipriori,per reggere ilgovernodellacitta(2).Sigovernò questa per alquanti anni da se;
ma
posciaarrogossi lostessodominio
Gentileda Mogliano
,dellapatriziafamiglia de’NobilidiFer- mo,
giàprode capitanodisuegenti; egiunsealla signorìa favoreggiatoda LodovicoilBavaro.Fune’
primi suoi anni,che ottenneil
comando
dellemi- liziediFermo
controqueidiCivitanova, chester-minò
desolando ancoraleterrevicine.Indidopo
assaitempo, usurpatalapotestàsuprema
della città,ebbe
assaichefarecon Malatcsta daRimino
gene- raidellachiesa,dalquale sebbene sconfitto più volte,il costrinseallafine a ritrarsi assai di lungi;Reggevanel
1348
lacattedra dis.Pietro Clemente VI,eGentileda Mollano eraalloragovernatoredcl-(1)Ant.diNicc.adanu.i34o.
(2
)Siècreduto da alcuno,especialmentedalconte Ales- sandroMaggiori,chefosseMercenariointerraloinnanziilpri-