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(1)

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(2)
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QSllt

STORICI E NUMISMATICI

PI F1BMO

COIILA DICHIÀBÀIIOHE

DI ALCUNE ANTICHE MONETE INEDITE

PERTINENTI

AD

ESSACITTA*

BACCO!. TIEPUBBLICATI

dall’avvocato

GAETANO DE MINICIS

SOCIOONORARIODELl’iNSTITHTOARCHEOLOGICO CORRISPONDENTE DELLAPONTIFICIAACCADEMIA ROMANA

DIARCREOLOGIARDIALTRE ILLUSTRIACCADEMIE

ROMA

TIPOGRAFIA DELLE BELLEARTI

1839

(4)
(5)

Xja

numismatica grecae romana,cuivolserol'in*

gcgno lorouominivalentissimidipiùnazioni,di- chiarata inogni sua parte

non

avea quasipiù

duo- po

d'iilustratori.Ilchesidesideravaancoradella monetaria piùveramentedettaitaliana, diquella cioècheper riferirsia’principiopopoliliberi d’

Italia,dall'epocalongobardicaalsecolodecimosesto, ci reca,

come

anoi piùvicina,

un

maggiore in- teressamento.

Fu

perciò cheinumofili,della no- strapenisola specialmente,impreseroa trattaresif- fattamateria;e qui sonoda ricordareacagionedi onoreiCarli, iMuratori,gliArgelati,iBelliniy iZannetti,checoiloroscrittidottissimiebberoil- lustratolapiù partedellezeccheitalianedel

me-

dioevo,efattovedere l’unionestrettissima frala storiacivile,militare enumismaticade’ paesi ita- liani.e qualiequantiaiutiavicendasiporgano.

Che

ildirittodella zecca siafra’piùgrandi onori di

una

città,

non

ècred’iochivogliarivo- carloindubbio,sesifacciainispecieconsidera- zionealvantaggioche nerisulta,

producendo

ciò spessefiateladoviziade’popoli.

Le romane

leggi ascrivevano ilgiusdellazecca fraiprimi e più grandidiritti diregalia,

come

quello che findal principioerariservatoalsolocapo dell’imperoro-

mano,

e assaidirado concedutoallecittà,

come

(6)

4

leggesinellaLeg.2,cod.

De

falsismonetis.Seb- beneciòsiaindubitabile,conviene

pur

confessare chenel

medio

evoassaissimefuronlecittànella Italia,che s’ebberopropriazecca; diche senzafar lungacitazionebasterà consultarelagranderac- coltadelloZannetti.

La

zeccafermana fu bene avventuratacoll’a- vereavutonelCatalani

un

eruditoedottoillustra- tore;ilche

non

avvenneamoltealtre.Noi non ripu- teremo operagittataindarnose,descritteilpiù bre-

vemente

le

monete

del Catalani,

andrem

di esseqdi altroaciòconcernente esponendo qualche nostra opinione,non deltuttoconformeaquelleda questo autoremanifestate, equindi accresceremo quel ca- talogodi altrequattro

monete

inedite,senza mai passarcelade’piùinterressantiavvenimenticivilie militari,intervenutidalsecoloXIIIsinoaiprimi lustridel

XVI,

Prima

peròdimetter

mano

allecose del

me-

dioevo,nonsaràaltutto inutilesoffermarci adi- scorrere alquante parolesul tempo,incheessen-

do Fermo

cittàautonoma,

non

erasiper anco sog- gettataalla

romana

potenza.

Che Fermo

dovesseal- loraavere suazecca,si parrà manifestoa chiun-

que

voglia

rimemorare

esserestalaunadelle più nobiliegrandicittàdelPiceno;del che, se altro indizio

non

fosse,quellosolo sariabastantedell’es- sersifra tuttetrasceltaadaccoglierela

prima

co- lonia

romana

trapiantatainquesta provincia(1).

Oltredi che

non

ebber vanto conessadelnavale castello,che HadriaeTruento(2).Altra congettu-

(i)Catalani,Origini e antichitàfermane.Par. 3, $.111 e IV.

(•j)Calai, op.cit.p. I,$.VI-

(7)

5 rapoi,eassaipiù valevolea cosiopinare,sièque- sta:Hadria,cittàpicenae assai ragguardevole,eb- be suazecca;

sembra dunque

impossibileche se l’ebbe Hadria

non

l’avesse

Fermo,

città

non men

nobile certo,nè

men

ricca digloria.

Ma

acheci

andiam perdendo

incongetture,se

abbiamo un

uni- cosi,

ma

troppo vero

monumento

inconfermadel- lanostraaffermazione?II cav. Vermiglioli,

ben degno

discepolo del celebre Lanzi,con sualettera del10 gennaio

1825

pubblicò

un

quadrante ine- dito,rinvenutonelPiceno,anzi

non

lungida

Fer- mo,

ilqualeporta segnatoil

nome

della cittàno- stra(1).

Venuto

a notiziadegliarcheologi ilqua- drante,siformarono daessidiverse congetture;im- perocché

sappiamo

cheilSestinipensò da prima, chepotesseattribuirsi agli hirpinipopolidelSan- nio: indi,cangiatoavviso,aivenulani popoli dell’

anticoLazio(2).Il Vermiglioli

dopo

averconget- turato,chepotesseriferirsiad Irria città italica della

Campania

, conclude appartenersi ad Ereto città,sabina,

rammentata

fra gli altrida Virgilio.

IlDelfico peròfud’avviso(3),che nondi altra cit- tàchedi

Fermo

fossequel

nummo,

ragionando per talmaniera:la

prima

lettera

3

(incominciandoal solitoaleggere la iscrizionedadestraa sinistra) ebbe ancheilvaloredella

F

,

come può

vedersi pressoilMazzocchi (4),e tuttiquellichesioccu-

(i)Diunquadranteineditoedunico, nelmuseodell’uni- versità di Perugia: alsig.dottorFerdinando Speroni,lettera di Gio.BattistaVermiglioli.Perugiai8a3.Baduel.

(a)AntologiadiFirenze, voi.XVII, p»g.i5i,marzoi8a5.

(3)Lettera sulleghiandemissilidipiombo. Napoli,tipogra- fiaTrani1826,pag.9.

(4)Detabulisheraclaeensibus pag.129.

(8)

6

paranodellaimportantericercadeglialfabetiita- lici:delleduealtre

non

èquestione chesiano IR;

cosi

abbiamo

il

FIR;

lettere inizialidi Firmurn, chiamata costantementedagliantichi così,che che ne abbiadettoilCatalaninellesue Originiferma- ne(1).IlVermiglioli poividenella

prima

figura

un digamma

eolicoo

una

aspirazione;lealtre

due

susseguenti lesseIR. Passò quindia provare,che negliantichidialetti la

E

sitrasmutòsoventivol- teinI;eperciòJIIRetum aver potuto equivalere

ad Heretum.

Vede

giàchicchesiache più ragionevoleena- turaleprocedelainterpretazionedelDelfico,alla qualefuconformelaopinionnostrapubblicatanel Bullettinodell'institutoarcheologico(2),aggiungen-

do

varieconsiderazioni,che conaltretorneremo ora adesporre.

È

certoche pressogliantichi questa formadilettera

U

fosseveramente usata perl’a- spirazioneH,

come [AHIQIY

per Haxion,

dlA

\ff\2 perHatinia; insignificalodi

V

consonante,

come

in

f\2d^AW[

per Minerva, edi

F come

in

IV<lVa

per Fulvi, per Fariens, ed

HV3/1 P

erAfun.(3).

Dunque

data verissima quel- laregoladi critica,chele

monete

probabilmente appartengonoallecitta,pressocuisono rinvenute, vorrà ragionesiricerchianchealtrimenti se a

Fer- mo,

presso dove furinvenuta, possaappartenere.

Stanteilvario

modo,

colqualegliantichiinteser

(i)Parte3,$.IX.

(a)Annoi838, pag.46alla 48.

(3)V. Lanzi,Vermiglioli,AmatieZannoni.

(9)

7 la

prima

Ietterà,si

può

leggerenel

nummo HIR, VIR

eFIR. Pertale incertezzaad assegnareil

mo- numento

ad

un

qualche popolo,sifaccia attenzio- nealluogoovesirinvenne, e alla fabbricadel

nummo;

sullapi*imaparte fupresso

Fermo

ilri- trovamento,lafabbricaè dell’Italiamedia;ilPi- cenoinquestacomprendesi;

dunque

a niunacittà

può

essermeglio assegnato chea

Fermo,

nones- sendonel Picenoaltracittàcospicua,che da quel- lelettereabbia cominciamento. Per riguardo poi adIrria,lafabbricadel

nummo

si

oppone

assolu- tamente;per venulano troppo cangiamento dilet- teredovrebbe succedere,essendocostrettiaper- mutarel’apertissimo

IR

in

EN

;per Ereto,oltre esserindottinellanecessitàdi scambiar parimenti unalettera,nonsi

hanno

induzionisufficienti apen- sarel’affermativa;dacchélescarsenotizie,chedi essacittàne pervennero,noncidicono chefosse ditroppa rinomanza nellaSabina. Gioveràinoltre amaggior confermazionedi ciòchenoipensiamo accennare,

come

fragliantichi

monumenti

italici datidal nostroPiceno evviunastatuetta dibron- zoritraente ApollineSole,coniscrizioneetrusco- picenadichiarata

prima

dalLanzi,poidali’Amati.

Fra

levarieparole, dichesi

compone

laepigra-

fe,avviquesta2!/I3I<3fU che l’Amati,insiffatte bisognedottoquantoaltrimai, lesse

FARIENS.

Dunque

lelettere

3

[

^

furono da quel

som- mo

considerate

come F

.I.R:e,quel cheè più, in

monumento

allastessaregionnostraspettante;

ilchenoncipar pocacosa, per nondarsi raf- fronto miglioredi

due monumenti

della regione medesima.

(10)

8

Conviene aggiungerealtresìcheilVermiglioli dappressolaopinione delDelfico parve dubitare anch’egli dellasuainterpretazione;poichéalvoi.I.°

pag.73dellaseconda edizionedelle iscrizioni pe- ruginedice diavere qualche difficoltà a venire nell’avvisodel Delfico, eapag.

299

del

medesimo volume sembra

uniformarvisi,

ma

conparole che noidichiaranoassolutamente.

La

formapoidelleletteree lacomparazione conleatriane

monete

cifanno tenere questo qua- drantedidataassaiantica, e

non

posteriorealter- zosecolodi

Roma. E

se

non

c’intimoriscelatac- ciadivolerci troppo arrogare,

saremmo

perasse- rirloassaipiùvetustoche leatriane

monete

rife- ritedal Delfico: eciòalparagone specialmentede’

caratterineU’unoe nellealtre,aggiungendo però che

non

possiamo convenirenellatroppaantichità diquegliaes grave.

A

dire poiqualcosapiùin ge- nere, certoècherimontaa’tcmpi,ne’qualieFer-

mo

eil Piceno stavano infiore,ed eranoassai in- nanzinelle arti,dacuimai

non vanno

scompagnate lelettereelaciviltà.

E

quitornaci alla

memoria

quel passodi DiogeneLaerzio,il qualenarra co-

me

lagioventù picena concorreafrequentea Cro- tone ad udire lefilosofichelezionidi Pittagora: e quellodiFabioPittore,ilquale similmenteriferi- sce, cheiromaniincominciarono ad avere idea dellaricchezza,

quando

delPiceno s’impadroniro- no.

Conchiuderemo

pertanto,cheil

nummo

uncia- le,dicuièparola,

non può

essereposteriorealla deduzionedella colonia,

non

essendo

Fermo

com- presafraquellecittàautonome, ch’ebberdritto

mo-

netarioanche

dopo sommesse

dai romani, poiché ciò

non

civieneda alcunoscrittorenarrato.

(11)

9

Avevamo

già

nuovamente

dettatequesteconsi- derazioni,allorquandocigiunsela insigneopera dei dottissimipp. Marchie Tessieri, della

compa-

gnia diGesù, sull’^e^ grave del

museo

kircheria-

no

(1).Essi

hanno

disconvenutodalnostro parere perleseguentiragioni:l.°

Un

quadrante, chesi riferiscead

un

assediottooncie,

non

potrà

mai

appartenerea cittàadriaticheche avevanoilpro- prio dallequattordiciallesedici,

come

AtriedAri- mino. 2.»Seilquadranteindisputafosse diFer-

mo,

dovrebbe uniformarsi alleatriane

monete

nel pesoenella lingua: ilche

non punto

si avvera.

3.°Il pesoelalingua sono inottima corrispon- denza conle

monete

dell’Umbria:

dunque

nell’Um- briasidovràricercareilpopoloa cuiappartenesse.

Noipoi

avremmo

per nostra parte da opporre:

1.

°Illuogodelrinvenimentotantoda que’duegra- vi archeologi valutato(2),e dichesisonotaciuti.

2.

°

La

lingua,sebbene diversadalle

monete

d’Atri, in ottimo accordo con altri

monumenti

piceni.

3.

°

Un

sestante de’ vestini(3), che portaildiritto identicoalriverso delnostro quadrante;e le città fra loro vicine, ravvicinandosi anchepe’costumi, spessocopiavanoisimboli;ondeivestini stessipre- sero dai confinanti atrianilascarpa,percuipoteva starpure che avesseroritratto dalle

monete

ferma- nelatestabovina.4.°Questa

medesima

impronta, cheottimamente

potrebbe

riferirsi,

come

l’Irpo d’

(i)L’Aes gravedelmuseokirclieriano,ovverolemonete primitivede’popolidell’Italiamediaordinate edescritte.Roma 1839,Puccinelli.

(j)Pag.96, pag.ioiedaltrove op.cìt.

(3)V-L’aesgravedelmus.kirch.eit.Clas.IV.tav. Ili,B.r.

(12)

10

Afri,alla trasmigrazionedellacolonia sabirìa nel Picenopelvotodellaprimaverasacra.5.°Gli altri

monumenti

picenicheci mostrano

un

arte total-

mente

diversadaU’umbra,eperciò lapocaonin- narelazione,che doveaessere a que’primitempi fra

due

popoli separati da un'altissimalinea di monti,equindilaquasiimpossibilitachela

mone-

ta

umbra

fosse portata in

Fermo.

6.°Il consen- timentoallanostrasentenzadipersonaggidottissi- mi,fra’qualiilCardinali,il Lepsius, ilManzied altrh

Pure

amanifestareingenuamente l'animo no- strodiremo, chele considerazionimesseinnanzi in quellaprofonda opera ci hanfattovenireingran

dubbio

ladetta nostra opinióne:edalla

non

lieve difficoltàdelladisonanzadel peso,dalle altre

mo-

netedel littorale*non

abbiam

cheripetere.

E

que- stafrancaprotestacivalgailperdono,senonpos- siamo decisamentesoscrivere alla congettura, che potesse uscire dalla officina di Spello:da che trop-

po

èfrusto,ediscordanteaffattone’simboliilse- stanteportatoaraffronto.

Ritornando poia

Fermo

,seilquadrante in discorso

non

le appartenga, pare incredibileche

non

avesse

come

Atri

una

zecca,essendostata la più celebree florida città delPiceno.

E

seciò fos- sepoco, senonbastasseilsuo nominatonavale, se

non

la

prima

coloniapicenaividedotta,duealtre considerazioni darannoforzaalnostrodiscorso.Sa- rebbe maipossibilecheunaprovincia,cosiflorida edestesa

come

ilPiceno,avesse

una

solamonetale officinainAtri,cheè quasil’estremopuntodella picena provincia?

E

se non potea bastarea tanta estensionedi paese, inquale altroluogo

vorrem

ricercare altra zeccameglio che in

Fermo? E

se

(13)

u

piùdiun’altrave n’ebbe,chivorràpersuadersiche

Fermo non

fosseunadiquelle,siaperlatopogra- ficaposizione,sia per lasuacelebrità ?

E

quale picenacittàpotrebbecontrastarglielo? Oltracciò a chinon vorràpareremaraviglioso, che in quella estesissima linea adriaticada

Arimino

adAtri

non

vifosse altra

moneta

?

E

se dinecessità vi dovette essere,chivorràdireche

Fermo

anche perciò

non

fosse una diquelle?Se in questoragionamento l’amorpatrio

non

faveloalgiudizio,speriamo che

un

giornoilnostro suolone rendaqualche

monu-

mento, che giustifichilanostracongettura, eren- daa

Fermo

unagloriacheper ognialtroriguardo

sembra

appartenergli.

Ed

inpropositodi questo

monumento

singo- larissimonoisiamocostretti dissentiredal Catala- nisulpunto,cheglietruscimainon soggiornassero nel Piceno.Egli nellasua dottissimadissertazione sulla origine dei piceni asserisce,chemai non furono

qua monumenti

etruschirinvenuti, pe’qualipoter fermare l’etruscastazione nelle nostrecontrade,e cheniunoscrittorecinarradiquestasignorìa etru- sca nel Piceno.

Non

aveaancora diquel

tempo

il

Lanzi regalatol’Italiadiquella sua maravigliosao- pera sulla linguaelruscacdaltreantiche d’Italia, nèforseeranotatroppo universalmentelapreziosa raccolta dietruschi

monumenti,

chevenne da que- ste terre:altrimentinonsarìa stato ciòtroppofran- camenteassicurato dal Catalani.

Ma dopo

aver noi veduto ilcelebre idoloetrusco-piceno,di cui fa-

cemmo

superiormente parola(1),

dopo

labellala-

(t)Lanzi, Saggiodilinguaetrusca e».,to».Il,tav.XI, num.4-

(14)

12

mina

di

piombo

con etrusco-picenaiscrizione tro- vata nell’anticaSettempeda(1),

dopo

tanto

nume-

rodi etruschi arnesispecialmentedibronzo,eche per tali sisonotenuti da’personaggiipiùdotti (2), eche uscirono ed esconotuttora da questo suolo,

direm

francamente che ilvolerdifendere e soste- nerel’opinione del Catalani sarebbe

un

negareuna veritàmanifesta.Avvisiamoinoltreche anche sen- za tuttociòlacosa

non andrebbe

nettapeldetto scrittore.

Sebbene

questi nellesueoperenon deb- ba chiamarsi, che veramentefilosoforicercatore del vero, aquestopuntodelladissertazione citatapar- cicadutoin sistema;perciocchéfittosiincapo che

qua

mai

non

tendsser sedegli etruschi,siprovòa confutareorenderedi niun

momento

tuttiipassidi classiciscrittoricheparlasser diqualche parte del Picenoabitatada’ tirreni.

Troppo

lungo sarebbeil farcia considerarese egliabbia

sempre

ragione:

certo all’autorità diStrabone(3)s

Dein

est

Cupree fanum

conditum

dedicatumque

ab etruscis,a noi par nonrisponda amaraviglia.Eipretende che nelpasso citato

non

s’intendaparlarechediarte- ficie sacerdoti etrusci,chiamati a quell’operadai cuprensi,e nulla di più.

Ma

saciascuno che Strabo- nefugeografodescrittore diciascunpaese;chivor- rà pertanto credere, cheinquelle parolevolesse

(i)Lanzi,toin. II, p.656,tav-«6 op.cit.

(a)Vedi Amati,Illustrazioni di un’idolettoetrusco-piceno.

Giorn.arcad.tom. XII, pag. 32ge seg.

Micali,Storiadegli antichipopoliitalianivoi.i,pag.127

Caylusde Tubieres, Reeuild'antiquitès etc.Planchea

V

et.XVII.—Paciaudi, Dis- sertazioni cortonesi.

;3)Lib.V.

(15)

13 parlaredel tempiosolo,senzacomprendervi

Cu-

pra?Assaidiversamentesiesprime Livionelloac- cennarcisiffattebisogne:Vates

ex

Etruriaacci- verat....Fabris

ex

Etruriaaccitis;

può

darsiil valore

medesimo

al testodiStrabone,ilqualese avessevoluto indicaregliinauguratoriedartistidel tempio,liavrebbe distintidai cuprensiche quivi dovea nominare assolutamente.

A

confermapoidel

passostraboniano,vennedalleterrecuprensi

un numero

grandedietruschioggetti,chefannobel- lo

ornamento

agl’italianied oltramontani musei(1).

Per queste edaltreragionimoltissime, che quisa- rebbe troppo lungoridire,teniamo,cheglietru- sciqualche partedelPicenoabitassero, sebbene

non

taledapotersi dire chefossero inpossedimen- todell’interaprovincia; convenendoinquesta par- tecolPellico,ilquale

emendato

con ogni ragio- nevolefondamentoilnoto passodi Plinio:Siculi et liburuiplurimaeius tractustenuere,inprimis

Palmensem,

Praetutianum,

Hadrianumque

agrutn.

Umbri

eos expulere,hos Etruria,

hanc

galli;toglie aisostenitoridell’avvisocontrario, sullauniversale signoriadeglietrusci,ogniappicco per sostenere ilparerloro.

Che

ipicenipoifosser signori dilo- rostessi,in ciò

conveniamo

pienamentecol Deifico, ilquale ragionacosì;«

La

pienaindipendenzade’

picenidaglietruscieda

qualunque

altropopoloè manifestadallesuemonete.

Imperocché

nè Bolo- gna,nèMantova, nè Cortonariconosciuteper ca- pidicittàtirrène,cimostrarono mai alcunsimile

(i)Amatiloc.cit.pag.344 -Caylus de Tubiere*op. e loc.

cit-

(16)

u

segno palpabiledella lorosignoria,

mentre

1’

Ha-

driapicenane versavaingran quantitàdallesue monetaliofficine (1)».Sulla esclusione assolutadun-

que

dei tirrenidalPiceno,in ciònon potendo per le ragionidette disopra venirenell’avviso delCa- talani, ci piaceavvertire esserconformiallanostra opinione quelledei dottissimi Micali ed

Amati

:

dal

primo

de'qualiabbiamo, chenelPiceno,oltre gl’ illirici

,prendessero stazione

umbri

edetrusci confloridecolonie: edall’altrocheper testimonio digraviautori inepoche diversequa pervenissero dalle confinanti

montagne

sabini,

umbri

ed etru- sci(2).

Facendo

poiseguitoalsuperiore ragionamen- to,

abhiam

veduto essereincertoche

Fermo

aves- sein

tempo

dellasua autonomia propria moneta;

ma

se l’ebbe,

andò

sicuramenteacessare nel48fl di

Roma

,epoca incuifusoggiogataecolonizza- tadai romani,secondolasicurissimaautoritàdi Velleio Patercolo;essendoa tuttinoto,cheleco- lonied'Italia non ebberodirittodi battermoneta, eccettolasolaGiuliaCarnica,cheforsel’ottenne da Augusto peressereconsideratafra leitaliane, essendosituata

medium

interItaliamet

Noricnm

, /xst

I

rxXtugxat Ntfxxu,

come

si esprime Tolo-

meo

(3);nè

monta

cheilPorti (4) riferisca,che

(i)Dell’anlicanumismaticadella cittàdiAtrinelPiceno.

Teramo1824, p-48

(3)Micali, Stor. degliaut.pop.ital.voi.I,pag.136, 137, 32t.- Amati, Giorn.are. toni.XII,p.343.

(3)Geogr.lib2, cap.i4-- Asquini,Illustrazione diunan- ticosepolcro,scopertonel territorio della coloniaGiuliaCarni- ca.Veronai83o.

(4)Tavolesinotichedellacittà diFermopag.ri.

(17)

15 Galba in

una

dellesue

monete

impresseil

nome

della cittànostra conlaepigrafe

COL. AVG. FIRMA.

A

quelche noi sappiamo, non fu daaltri vedu- to

un

tal

nummo

(chenèilVaillant,nè l’Eckhel nè altri numografiilriferiscono nei loro tesori numismatici) fuorchedalCluverioche ildescri-

vono

nellasuaItaliaantiqua p.

733

(1);ediviap-

punto

siassegnaallanostra

Fermo.

Però,stanteil silenziodegli altrinumografi, noiteniamo che il Cluveriofossetratto ininganno;

ma supponendo

anche ciò,

Fermo non

hadiritto alcuno alla

mo-

neta,cheriferirebbesifuor diquestioneadAstigi cittàdellaSpagna, laquale perio

appunto

fuap- pellatada

Augusto

Coloniaaugusta firma(2).Per cuièmaravigliacheilPortisisiafattotrasportare

da un

tale erroreanche

dopo

leavvertenzedelCa- talani(3).

Siè ancoraritenuto!da moltisin qui, chela colonia

Helvia

nelPiceno,dacui è sortalacittà diMacerata, avesseavuto sue

monete

coloniche;del chei suoicittadini han

menato

assairomore.Sif- fattaopinione avrà forse avuto suo fondamento daciòche nescrisse ilTristano (4),e posciail Patinonella suaoperadelle

monete romane impe-

riali(5).Questo

numografo

riferisce tre tipidi

mo-

ti)Lugduni Batav. 1624,Elzevir.

(2)Muratoripag. 1047,1; 1029,7.-Plinio N.H.lib.

Ili,c.I.

(3)Originiedantichitàfermanepag.45.

(4)Tom.II, p. 167.

(5)Imperai,romanorumnumismataex aere mediaeetmi- nimae formaedescripta etenarrataper Carolum Patinum do- ctorum,medicum parisiensem. Argentinae 1671, pag. 281, num.

1eì,pag.298 e pag. 19inindice.

(18)

16

netecollaleggenda

COL. HEL,

ch’eglispiegò

Co-

loniaHelvia, aggiungendo cheicoloniconiarono

uno

di essi

nummi

per rendergrazie agliimpera- toriPertinaceeSeverofondatoridellalorocolo- nia,laqualeeranel Piceno;eglialtri

due

a

Ca-

racallafuronodedicati.L’Harduino però(4) notò peril primo, chele

monete

collaleggenda

COL.

HEL ad

Heliopolim Caelesyriac dovevanoattribuir- si; alqual'autoresoscrisseposciailYaillantnella suaoperasulle

monete

imperiali coniatenelleco- lonieene’municipii (2),correggendoilTristano e

il Patino,i qualieranostatiseguitidal

Cupero

e dal Mezzabarba.

Manifestatoil nostro avviso su quanto potea dirsi intornoall'antica

moneta

della città nostra, farem passaggioa ragionaredellazecca del

medio

evoe delleineditenostre monete.

Ildirittodellazecca,checche abbiandettoil Muratoried ilCarli, fuconcedutola

prima

volta allacittadi

Fermo

nel4241,

come

fu provato dal Borgia (3)e dalCatalani(4), per virtù di

un

di-

ploma

dell’imperatoreOttone IY, ilqualetenendo occupata questacittainsieme con altre terre

da

essotolteallas.Sede, alla

medesima

concedetteil diritto di batter

moneta

, la giurisdizione della spiaggia marittimadal TrontoalPotenza, edaltri pivilegialtresì.

Medesimamente

altrodiplomaspe-

(i)Pag.191.

(a)Numismataaer.imp.incolomis,municipiis ec. percussa.

Parisiis1688; parteI,pag.16.

(3)Mera,diBeneveato tom.IT,pag.288.

(4)Memoriedellazeccaferraanapag.io,11, 12.

(19)

17 dinell’annostesso, incuiordina illibero corso della moneta Permana,quale ci piaceriferirequi per intero, non leggendosi puntoinessaopera del Catalani:Otto I1A

Dei

gratin

romanorum

impera- tor et

semper

augustus,civitatibus,castellanis,co

-

munantiis,communitatibus, proceribusetuniversis hominibus magnisetparvisin

Marchia

constitutis

Anconae

et incomitatu firmano,praesentem pagi- nani intuentibus,praesentibuset futuris dilectis fi- delibus viris gratiam

suam

et

bonam

voluntatem.

Notum

facimusuniversitativestrae,

quod

noscivi- buscivitatisflrmanaedilectis fldelibus nostrisple-

nam

licentiam

dedimus

etpotestatem cudendiet faciendi denarios.

Quare mandamus

fldelitative- strae,sub obtentu nostrae bonae voluntatis praeci-

pimus

flrmiter,quatenus denariosin

nomine

etho- nore nostroetipsius civitatisfactosetrectosreci

-

piatisetexpendatiset in

omnibus

vestrisnegotiis utaminilibereet solute.

Et

eosdenarios

ncque

ton- deatis

neque

devastetis,sed eos integros conserve- tis,caventesne aliterfaciatis si nostramcupitis gratiamobtinere.

Data

sunt haec

anno

dominicae incarnationis

MCCXI.

Dat.

apud

hospitales.Angeli

de

Subterrakal.

decembris

Xf^

indictione.

Questasiè

dunque

l’epoca indubitabiledella zeccafermana;

ma

il Carli(1)pensa chenelsiste-

ma

de’longobardi tuttiiducilifosseroindignità egualetraloro,eche inognicittàducalevifosse corteosia palazzopubblico,cquindi lazecca in ciascunadiesse.Sarebbe

dunque

a ricercare se

(i)Dellemoneteezecched'Italia,tom.I,pag.106.

2

(20)

*8

Fermo una

voltafosse statacittàducaleeavesse avutoilsuo particoiarduca.Vi hade’

monumcn-

, ti chec’inducono a rispondereaffermativamen- te.Anastasiobibliotecario (1)famenzionedegli abi- tatori delducatofermanosottoilre Desiderio.

Una

lapida, esistente in Falerone(2),

nomina un

Tasbu-

no

ducadellacittàdi

Fermo

;per cui parrebbe che

Fermo

facesse

un

ducato dase,eperciòaves- sezecca.

Riportiamo quilaiscrizionedatapocacorret- tamente dal MuratoriedalColucci:

inde nomine regnantedomnostro desiderio VIROIXCELLRECEANNOPIETATI3 ..UBINDINOSITERZODECIMOGENTISLANGV ..RDORV1DEMQYEREGNANTEDOMNONOSTRO ..EECHISFILIOE1VSannofelicissimiregnieivs ..SPINOMVNDECIMO SEO IEMPIRIB TA3BTN1DVCICIVITATIFIRMANEMENSE IANVAHIOINDICTIONEOCTAVAINHVNC ARCA TOLVEIFECIPROSE8VIQVSOMNIVM

Se

non

cheilVolta(3)porta opinione, che poche cittàvantarpossanodi avereottenuto simile ono- reeprivilegio sottoilgoverno dc’Jongobardi; per- chè

appena

riscontriamo qualche vestigioditali

(i)VitaHadrianiI,anni.35nell’opera:MittarellietCo- itadoni,Annalcs camaldulenscstorà.I,pag364*

(a)Muratori, The»,vet.inscr.pag.

MOCCCLYIl;

Osserva- zioni alle antichitàcingolanc,tona.1,pag.3n.

(3)Dell'originedellazecca diMantova,edelleprime mo- nete di essa. DissertazionediLeopoldoCamilloVolta, inserita ne) voi. Ili del Zanuetti.

(21)

19 monete;tantopiù che sonessesì rozze eicarat- teri sì

malamente

impressi,che

appena

sonoleg- gibili;equindi vengonodai numolilitrascuratee ritenutequasi tutted’impossibileintelligenza.

De-

veperciò lasciarsifraleipotesi la opinione del Carli;tanto più che

prima

dell’ottavo secolo

non

trovasiin Italiaverunazeccamunicipale,doven- dosiriferirea’tempidi Pipino o Carlo

Magno

la rinnovazionedellezeccheitaliane;e Milano,ePa- via,e

Verona

furonole

prime

aconseguiretalpri- vilegio,cui tennerdietro Pisa,Lucca, Trevigi, Be- nevento,

Genova

edaltre.Aggiungasiatutto ciòla considerazionedello Zannetti,checioèdaltraspor- to dellasedepontifìciaadAvignone prenderside- veilcominciamenlodellezecche del nostro stato.

Ilpretender

dunque

diriferire atanto altaorigine lazecca di

Fermo,

in

mancanza

diautentici o

men

dubbi documenti, sarebbe una induzione chesiop- porrebbe a'principiidellasanacritica.

Stabilita

dunque

nei 1211 ladatacertissima delmonetaleprivilegio di

Fermo,

aggiungeremo che lazeccadi questa città,oltreilvantare una età sicuraedantica, a differenza di altrecheincertala riconoscono, hainsuofavore, oltregliottomanidi- plomi, anche dueprivilegidiconferma.Il

primo

è diAldovrandino marchesed’Este,signoredellaMar- ca,datodaPolverigi nelgiugnodel

1214

(1). Ilse-

(r)Catalani,Zecca fermanap.i5e16 Jnsupercon/ir- mamusvobisomniaprivilegia vestra ijuaeadstatumetaugmen- tumseuhonorem firmanaecivitatisspeclant,tamsuper facto monetae, guanieie.ÈquianotareilPorli nellesuetavole si- nottiche diFermo,ilqualedisse ap.39,chenel1014ilmar- cheseAzzod’Gstcconfermasseallacittàlasuazecca,poiché questi eramancaloa’vivinel1013.

(22)

20

condo

èdel ponteficeOnorioIII,chenel

1220

volle distinguereegli stesso lacittà nostra colconferir- leilprivilegiohabendi

proprium cuneum nd

eli- dendomi

monetam

citra valore

m

imperialiwn(I).Il Catalani

dopo

averriportati questi

due

brevi,e di- fesacontro il Carli l’autenticità di quest’ultimo convalidissimeedineccezionabili ragioni,soggiun- ge quindi nell’incominciare del §.III: « DiIliciI—

«

mente

mi persuado dieinquei pochi anni, che

«corsero di

mezzo

fra ilprivilegio di Ottonee

«quellodel ponteficeOnorio,si battesse

moneta

«nella nostra zecca:giacche

monete

contraddistinte

«col

nome

diOttonee di

Fermo

nonsisonogiam-

mai

vedute.

Vero

èchefacile si è aquestara-

gionelarisposta col dire,che

non

sonoa noiper-

«venute,orichiamate furonoallazecca ».Noiall’

oppostodifficilmenteci persuadiamo, che in quei pochi anninonfosser coniate; eche

non

sisian

mai

vedute,ciòpoco importa,

come

èavvisodel Cata- lanimedesimo.

Grave

congetturapoic’inducea

non

ritrarci dalpensiernostro; imperciocché gl’impe- ratori ediprincipi

non

privilegiarono forse

mai

lecittàdiconcessioni straordinarie senza averne istanze;e ciòsupposto,

sana

stoltezza l’opinare

non

volessero valersi di

un

diritto,per cui ottenere avessercercatoogni

modo.

Sepoisivolesse anche pensare, che senza suppliche ed istanza alcuna Ottone donassea

Fermo

tal privilegio,certo

non

siconosceilmotivo,perchè ifermalii

non

ne ap-

(i)Rynaldi,Annaleseccl.ann.iquo.Muratori,Ant.ital.

dissertazione17.-Bellini,Deinonet.Ital.nonevulg. dissert. 1 e3.-Catalani,Op.cit.

pile

18.

(23)

21 profittassero.Sa

ognuno

cheforse

non

evvi cosa,

chetantovantaggio apporti, quanto ia zecca nel propriopaese;onde il supporre trascuratasimile concessione,a noi

sembra

cosacontraria al

buon

senso.

A

ciòpoi èd’aggiungerealtra riflessione.

Aldovrandinonella citataconfermade’privilcgi git- ta Ihtreparole:

tam

super

fido monetne

,nelpar- lardellazecca.Pernoi ciò stesso dice,chein

Fer- mo

giàsiconiava

monete

:percui trattandosi di cosanotissima,si miserlàquelletreparolea

mo- do

ovvio,o,quasidire,alla spensierata.

Che

seil batteredelle

monete non

si fosse comincialo, la confermasisarebbeespressa più chiaramente, o

almeno

l’ottoniano

diploma

avrebbe ottenuta

men-

zione.

Alcuno

potrebbe però rispondere, che leg- gendosi nel brevediOnorio:Universitatisvestrae dèvotisprecibusinclinati habendi

proprium cu

-

neum ad cudendam monetam

citra valorem impe- rialiumliberam pobis audoritatepraesentiumcon- cedi

m

us facultatem: questesarebbertroppe paro- le,segià la zeccaavesse avutoilsuocomincia- menlo. Noi diremo, cheseil giusmonetario era statoa

Fermo

conceduto da Ottone,e confermato da Aldovrandino,

non

lefacevapiù bisognodial- cuna concessione,

ma

alpiùlaconfermadiessa.

Sivede daciòcheilpontefice,gelosissimodellasua supremaziasulPiceno,

non

solononvolleaverri- guardoalle

monete

battute,

ma

parlòin

modo

co-

me

se fossenuovae specialsuaconcessione,

men-

treidiplomiottomanoe diAldovrandino

non

gli eransicuramente ignoti.Secosiè,doveva

dunque

valersidialtre parole,anchecollaesistenzade’due diplomi;epotrebbeesserbenvero,che

monete

fer-

mane

fosseroin commercio,e

non

volessero esser

(24)

22

notealpontefice,

come

deidue diplomi,coll’esser- sidetto

concedimus

non confirmamus.

Ora

discorsoingeneraletuttocheallaistitu- zionedellazeccasi riferisce, sarapregiodell’ope- radare ladescrizionedelle fermane

monete

: le qualibenché pubblicatedalCatalani,c giànotea tutticoloro chesi dilettano ditalistudi,purere-

putiamo

diaccennarleebrevementedescriverle, pel solo finediaverequi incomplessolaintera serie diesse monete.Sonoesse ventotto: nelladescrizione dellequaliconserveremol’ordineda questo

mimo-

grafotenuto(1).

I.Croce patentenelcampo,colle lettereintor-

no + DE FIRMO.

Ilrovesciohaingiro-}S.

BARTOLOlM,

enel mezzoa

modo

ditriangolo

EVS.

Pesagrani 8,ed è

uno

deidenariche venneroinsea;uito

denomi-

nati piccioli,duede'quali formavanoilquattrino, dodiciil soldo, eduecento quarantala lira.

Fu

la

prima

voltapubblicatadalCatalani,chelariferì alsecoloXIII.

II.

La

soladiversitàchepassa fraquestae1*

antecedente, stanellacrocedel

campo

che qui è ancorata,equalche piccoladiversitànellaforma de’caratteri.Pesagrani9; nel restosonoidentiche.

Fu

pubblicatadalBellini(2),chela disseposte- riore al 1379.Il Catalani,chefuilsecondo adil-

(1)NellacollezioneDe-Minicissiconservanotutte le28 monete,quali più, qualimenoconservate,edalcuneanchein piùnumero con alcunevariazioni ne'conii,sebbeneleleggende sienolemedesime.

(2)DissertazioneII, n.5.

(25)

23

lustrarla,l’assegnòcoll’altraalsecolo XIII.

Sono

(li

rame

con un’oncia d’argentoperlibbra.

III.Croce gigliatanel

campo

colla leggenda }-

DE FIRMO.

Nella

sommità

del

margine

unarosetta, e

SAN- TA MAR,

edIA nelcampo, con unapiccola stella esopraquestaunacorona.Dibassa legacon un’

onciadi argentoperlibbra.

La

pubblicò

prima- mente

ilBellini,equindi il nostro autore chere- collaa’primi annidelsecolo

XLV.

IV.Croce gigliatacolla solitaepigrafe intorno .+.

DE FIRMO.

SANTVS SAVINVS;

leultime duelettere so-

no

nel

campo

insieme ad unapiccolacroce.

È un

picciolo di

rame

conporzionedi argento, e pesa grani 16.

Fu

pubblicata da

prima

non troppo cor- rettamentedal Muratorie dall’Argelati, e quindi megliodalN.A.chela crededel secolo

XIV.

V. Crocepatente, dai cuiangoli escono quat- troramidi fioretti,elaepigrafenelgiro.-f.DE.

FIRMANIS.

Offreil rovescio

un

castellocontorri, elascritta

GIRFALCVS. È

questo

un

quattri-

no

,ciascunde’qualiequivalevaa

due

piccioli.Pesa grani

20

romani, etiene di finoun'onciadiargen- toperlibbra.

Fu prima

datadal Bellini(1):dal Catalanisiassegnacollaseguenteagliultimianni delsecolo

XIV.

VI.Questac quasi simile allaprecedente,

non

avendo chepiccoladiversitànel riverso,leggendo- si GIRFA-j-

*LVS;

esottoilturrito castello os- servasi una marca, probabilmentedellozecchiere.

(i)Dissertazione a, p. 53, n. i op.cit.

(26)

24

VII.Triregnocolleinfide,ed’intornolepa- role..-f.B.

PP

NOÌSVS.

Ilmezzodell’altraparte halacroceunghiata,ed intornolaconsueta epi- grafe

+

DE FIRMO. È

di

rame

con poca mistura diargento,epesa 18grani.

La

riportaronoloScil- la(1),ilFioravanti(2)ed ilMuratori(3). Siri- ferisce dalCatalaniagliultimi annidel secolo

XIV.

Vili.

Stemma

di LodovicoMigliorati, cioèla cometa nelmargine,e

DL

.

DE. MELIOR,

ed

ATIS

nel

campo,

cioè

Dominus Ludovicus

deMelioratis.

Nellaparteposticadella

moneta

evvi

pur

laco-

meta

nell’apice,ed

UB F1RMANA

coll’ultimalet- terafraquattrostellenelcampo.

E

questo

un

bo- logninod’argento delpesodi grani21 romani.

Fu

pubblicatadalMuratori(4) edalBellini(5).

IX.

Cometa

nella

sommila

,eall’intorno con leultimetreletterenelmezzo:D.

LODOVICVS.

Il rovesciohanel margine

pur

lacometa, edall’

intornodi una croce gigliataleggesi

DE FIRMO.

£ un

picciolodei peso digrani13: è di

rame

con poca misturadi argento.

X. Chiavinell’apicefra

due

puntiM.

PAPA QVINTVS

colleultime quattroletteredisposte a crocenelcampo. Leggesidall’altraparte

VB.FIR- MANA

coll’ultimaletteranel

campo

fra quattro punti,elechiavinel margine. Bologninod’argen-

fl)Pag.i56.

(3)Pag.86.

{3;Num.36delle pontifìcie.

(4)Argelati, toni.I,pag. 65.

(5)Diaaert.a, p. 55.

(27)

25

to, delpesodigrani 21 romani, datodalloScil- la(1)edal Fioravanti (2).

XI

al

XIV.

Dal

num.

11 al 14cidà ilCata- laniquattrobologninidi argentodelpesodigra- ni 21 circa,tutticon pocadiversità fra loro:

onde

cibasteràdidescrivereiln. 11.

Biscianella

sommità

.F.S.

VICECOMES

s le ultime quattroletteresononelcampo. Nelrove- sciocroce,nel

margine VB

.

FIRMANA;

l’ultima letteraènel mezzofraquattropunti. Sipubblicò dal Bellini(3).Neglialtritrebologninileggesinel- laparte antica

CO

.

F

.

VICECOMES;

e nel riverso de’numeri 13e14osservasila

marca

dellozecchie- re in luogodellabiscia.

XV.

F.S.

VICECOMES;

le

due

ultimelettere nelcampo, con suvvi

un panno

legato ecoronato.

Nelrovescio -{••

DE FIRMO

concrocetrifogliata nel mezzo.

È un

picciolodelpesodi10grani,

pub-

blicatonon troppo esattamentedalBellini (4).

XVI. F. S. VICECOMES.

Crocegigliata nel

campo,

enelrovesciobusto delvescovos.Savino

•*}•

DE FIRMO.

CredeilCatalani chesia

un

quat- trino, di cui nonridice il pesoelalega.Si

pub-

blicòancora dalBellini

(5)e daU’Argelati(6).

XVII.Cifrasimile aquelladelle

monete

ge- novesi,che rappresenta unacittào castello,sopra

(t)Pag.io.

() Pag.to4, n.5.

(3)Dissert.It,pag. 34- (4)Dissertai.II,pag. 54, a.6.

(5)Disserta*.I,n.i.

()Tom.5,pag.:3.

(28)

26

cuisiosservalabiscia,e all’intorno-}-•

F

.

SFOR-

TIA. NelrovescioVJB

FIRMANA

-f,elacrocepa- tentenel mezzo.

È un

quattrinodelpesodigrani 22,e della lega didue oncediargentoperlibbra.

XVIII. Chiavi decussatenelmargine,elascrit- ta

EVG.

PP.

QVARTVS;

leultime quattrolettere acroce nelcampo. Nelrovescio

VB. FIRMAN,

nel

mezzo A

;edaltrechiaviincrocicchiatenell’ alto.

Bolognino diargentodelpesodigrani21, descrit- togiàdalloScilla (1)edalFioravanti (2).

XIX. Ha

questa

moneta

leggende uguali alla superiore;se

non

che sonovipiccole varietànel conio.

È un

bolognino d’argentodelpeso stesso.

XX

al

XXVII.

Dal num.“20al27ilCatalani cidàottomonete,che ponesottoiltitolod’incer- te,ed

hanno

dauna partelaepigrafe

DE FIRMO,

ovvero

VB FIRMANA,

edall’altra

SANCTVS SA- VINVS,

tutte peròdi coniodiverso,

ma

con

po-

chevarietà. Sonodi rame, d’argentoedi lega,e per congetturaa diversitempiassegnate.Ilnum.®

26

e27, atteselechiavichevisi veggono,siri- ferisconoaMartino V.

XXVIII. Uno

scudo ornatocollacroce,sopra diessoin

due

righe

VRBIS FIRMI.

Vedesinel ro- vescio in piedi il vescovos.Savino pontificalmente vestito,evisi leggeS.

SAVINVS. É un

quattrino delpesodigrani 13,con

due

once d’argentole- gatocolrame.

Fu

pubblicatodalMuratori(3).Dal Catalanisi provaessersiquesta

moneta

battuta al

(1)Pag.ai.

(2

)ParieIII,num. VI.

(3) Argelati,tom.1,pag. 65.

(29)

27

tempo

di

Leone

X.Sono molte levarietàde’conii, chesiveggonoinquasituttequeste

monete

esisten- ti nella nostraraccolta;

ma

essendodipocointe- resse, risparmieremoa’lettori la noia dello indi- carle.

Dallaesposizionedelle

monete

nella zeccadel Catalanicomprese, sivede cliVfu d’avviso,chele più antichesienquelle,daluidatealnum.°\e

2

con s.Bartolomeo:chèanziletienedi

non

troppo posteriorialbreve onoriano.IlBellini però porta contrariasentenza,credendo chenonnelprincipio del secoloterzodecimo,

ma dopo

la

meta

del deci-

moquarto

fossero essebattute, cioè

dopo

il 1379:

nelqual

anno

ifcrmani siliberaronodalla tiran- nidediRinaldo da Monteverde.

Con buona

pace del Catalanicipare,chelastoria patria,icaratte- rinelle

monete

impressi,ed altre congettureci conducanoacredere,che andasselungi dal vero, e che perciò conmaggiorfondamento adottarsi

deb-

balaopiniondel Bellini.

Le

argomentazionidel Catalani,per rifiutare laopinionedel Bellini, si riducono alleseguenti:

essereledue monete,inispczialit'alaprima,nello stile,nellaformae disposizionedelle letteretrop-

po

simili a quelle, >che diquestotorno coniavansi inRavenna,in

Ancona

e in altrecittà:conoscersi da chiunque sia alcun pocoversato nellascienza monetaria de’tcmpidimezzo,scriversi il

nome

e laeffigiedelprotettoredella cittànellemonete, ed esser tales.Bartolomeo,anche innanziallacacciata diRinaldo;leggendosinello statutopatrio di

una

peculiare festivitàordinataal detto santo,cuipre- stavasigranculto evenerazionedalla cittàedio- cesi;efinalmente aver dato

nome

ad

una

contrada

(30)

28

dellaritti»medesima. Questaèla

somma

dellera- gionirecate inmezzodalCatalaniper sostenereil

suoassunto.

Al chenoirisponderemo, doversiinnanzi tutto considerareche perquantosiavalevoleargomento, per conoscerelediverseetàdellemonete,ilriscon*

trarleconaltre divicinecittà,nellaformaedispo- sizione delle lettere, nellostilee nellafabbrica,al- trettanto è dessauna congettura fondata interamen- te sulle generali:nè

può

tettiindurre ad una pie- na persuasione. Imperciocchésesi consideral'uso de’ caratteri volgarmente chiamati gotici

, questi provenienti dall’alterazione delle lettere

romane

\

non hanno

incomincialo, nè terminato ad essere usati in

tempo

egualeintuttiipaesi,nèallafog- gia medesima.Essi,generalmente parlando,stallili—

ronsi nelXIIIsecolo,eduraronofino allametàdel

XV;

equasiciascun luogoaveva adottatoun uso particolare nell’adoperarli,e

potremmo

direperciò che quanti furonoipaesi,tantiancorglialfabeti.

Ilperchè volendo avere una

norma meno

incerta diuna medaglia odiscrizione di

un

paese,

uopo

è di osservare nel luogo stessotutti i

monumenti

scritticontalilettere,per poter rilevarnela data con qualcheprobabilità.

A

noi poi èsembrato, che anzileletterediquelle

monete

tenganoassai dei bologninie diquelle che coniò LodovicoMigliorati, che tennesignoria in

Fermo

dal1405al 1427.

Quanto

peròall’altraragione,checioè nelse- coloXIIIs.Bartolomeofosseilprotettore di Fer- mo,eperciòle

monete

fosser coniate col

nome

di esso,adireilveronon

sembra

che tale opinione abbia

un

valevolefondamento.IlBenvoglienti,nel-

(31)

29

lanota

XXVI

allacronaca sanese(1), cifaosserva- re essere statausanza

comune

atuttele citta ita- liane,

quando

in

tempo

dellaloro libertàconiarono monete, notarein esseil

nome

del santo,cui era dedicatalachiesamaggiore.Per quanto peròsiffat- taosservazionenonsiverifichi

sempre

interamen- te,veggendonoi cheinmoltecittà italiche furo-

no

battute monetecoll’dligie e col

nome non

solo de’santi titolaridel maggior tempio,

ma

eziandio de’ss.protettori; questiperòdovevanoessertali,nè bastavaun sempliceculto,bensìdovevaesserepro- pagatod’assai,eprovarsiuna singolarevenerazio- ne.

Non

rinviensi però alcuna

memoria

indubitabi- le,cbefosse essosantoricevutoapatronodel co-

mune,

od

almeno

chesiordinasseuna peculiarfe- sta inonorsuo,

prima

delsecolo

XIV,

e precisa-

mente

dell’anno 1380.D’altraparteilnostroanna- listaAntoniodi Niccolò ci lasciòscritto,che nel 1379,die

XXF

mensis augusti,indies.Bartholo-

mei

apostoli,factafuitrevolutiocivitatis

Firmi

,

quae oppressaerat iugo tiranni, et pravitatibus domini

Raynaldi

de

Monte

viridi;cuièuniforme l’Adami:

Eodem anno

(1379)

de mense

augusti,in festos.Bartholomei,/troianiexosi servitutem ab ipso

Raynaldo

defecerunt.

E

lo statuto(2)sie- spressepiùchiaramente,che lafesta dis.Barto-

lomeo

fuordinata,peressere statalacittàliberata dalla tirannia nel dìsuddetto:

Cum

pupuluscivita- tisfirmatine fuerit indiebeatiBartholornaeiapo- stulia tyrannica rabieliberatus,statuimus,

quod

(i) Rer.ilal.script,lom.XV,col.53.

('i;Alla rub.6dellib.I.

(32)

30

singulisannisinperpetuum,inconservationem

me-

morine praelibatein die festi,et in vigilia s. Bar- tholomaeiapostuli,

de mense

augustifiat, et fieri debeat aliquodfestumsingulare,

ad honorem

et reverentiam B. Bartholomei praedicti

secundum

de- liberationemetvoluntatem I)D.

priorum

popoliet confalonerii iustitiae,quipròtempore erunt,

una cum

regolatoribus dictae civitatis, et

quod

circa festumetsolemnitatem

fiendam

indictofesto

pos

- sint dictidomini

expendere

de pecunia,ethabere dicti

comuni

Si usque

ad

vigiritiquinquelibrasde- nariorum absque aliqua deliberatione cernitae vel concilii specialis velgeneralis( \ ).

Per tenerelaopinionedelCatalaniconverreb- be si provasse,cheprecisamentenel dìfestivo di essosantoifermani avessero qualche gran cheot- tenuto;

ma

essendoe il di Niccolòel'

Adami

uni- formi su. ciòche

dicemmo,

nèvenendoci daaltro storico narrati altri importanti avvenimenti suc- ceduti intalgiorno, opermezzo dels.apostolo,

sarà ben ragionevole abbracciare il parere del Bellini.

Che

poi in

tempo

assaianteriorealla tirannia diRinaldo,avesselachiesa urbana di s.Bartolo-

meo

dato

nome

ad una dellesci contrade, nelle quali èdivisalacittà,ciò nulla importa;imper- ciocchélachiesa dis.Martino avea dato

nome

alla piazzagrandeeadaltracontrada,quelladis.Mar-

(i)Lostatutoebbe suoprincipiodopolaliberazionedi Fermodal tiranno diMonteverde;manonsipubblicò chenel i5oyinVenezia per curadiMarcoMartello,essendone stalo compilatore PaolodiCastro.

(33)

31 coallaporta occidentaledella città,e cosi lealtre dis.Francesco,s.Caterina,s. Giuliano.

La

tradi- zione peròci fasapere, che la denominazione di quellacontrada derivasseda una sculturain alto rilievo,chevedesiancora nellafacciatadell’orato- riodell’ arciconfraternitadella pietà.

E

riguardo allavenerazione verso questosanto,conchiuderemo, cheessa fuqualeda ognicittàcristianasideve

ad un

santoapostolo, e nulla più.

Noi stimiamo perciòlomigliorediattenerci al partito delBenvoglienti,che sembracipiù confor-

me

alla

buona

critica.Difattiirragionevol sareb- be,che

una

cittàavesse ad improntarele

prime monete

col

nome

di

un

santo,che

non

fossepro- tettore dilei.

Fermo,

allorché incominciò abatter moneta,era

una

città libera; principalproteggitri- ce di essa fu

sempre

considerata Nostra

Donna

assuntaalcielo»comprotettoreilvescovoe

mar-

tires.Savino.

Dunque dovremo

a

buon

dirittosup- porre,chenelle

prime monete

s’imprimessero i santi

nomi

e della reginadelcielo,e quello del santo martire.

Con

ciòche

abbiamo

finqui narrato ci

facemmo

scalaadillustrare le

prime due mone-

te,che

diamo

nellatavolaI,stimandoesserle

me-

daglie più antichechecipervennero; al checi persuasero principalmenteela

forma

de’caratteri, che sono de'piùantichi,ele rappresentazioni dei tipi.

La prima

di essehanel

campo

del dritto

una

crocetrifogliata,con quattro puntinegli angoli,en- tro

un

cerchio punteggiato ed all’intorno Sv

MARIA NOSTRA*

Osservasinel

campo

del riverso ilbustodi

un

vescovo, che crediam fuordi

dubbio

esseres.Savino, aventeallasuasinistra

un gruppo

(34)

32

terminato da unacroce:nelche

non

rinfanghiamo inforseessersivolutaesprimerelacittadi

Fermo,

cuitutelaesso santo;la epigrafe poiè

CIVITA- TIS

.

FUMI

,cioè

Firmi

,essendolaIela

R

in

nesso.

É

la

moneta

di

rame

con pocalega, a

quan-

tonesembra;ilsuo pesoèdi graniquindici. Si conserva questanellanostraraccoltadi antichità, ed appartenevagià aquelladel Battirelli;nèsiera fino ad ora conosciuta da alcunmonetografo

mu-

nicipale.Altretreconsimili aquestesene posseg- gono danoi:cioè

una

egualeaquella dataneldi- segno:altradifferisce nellapiccolacrocedell’eser- go che uniscelasua parteinferiorealcerchiopun- teggiato;l’ultima poi èdifferentedallesuddette, perchèiquattropuntinegli angoli della croce grande sono piùintuori,edilsecondo cerchio

non

è veramenteritondo.Diversifica perpoco ilpeso diqueste tre da quellodellaprima,e ciòavutori- guardoallamaggiore o minore conservazione.

Pervenuta

appena

in nostremanila singoiar monetuccia,subitoci

facemmo

a ricercare a qual

tempo

potesse riferirsi.

Ad

ottener laqualcosa

non credemmo

potercidarescorta migliore, che il cronfontodellenostre monete chegiàcison note, l’esamede’caratteri, e la considerazionede’tipi.

E

primamente, sebbene troppo pocociconosciamodi questi studi,pureciparedinon averne rinvenuta, nelle ventottoche abbiamo,altra distilee manie- ra piùantica;i caratteri teniam quasipercerto cheappartenganoalprincipiodelsecolo XIII; tem-

po

in cuile letteregotichenon eran giunte anco- ra aquelgradodicorruzione,inche venneropoi;

i tipi in finepar checoll’altrocongiurino a

un

seguo,e che ritragganopropriodai precetti del

(35)

33

Benvoglienti edelloZannetti (1):il

nome

della Vergine proteggitrice da

una

parte,quellodella città(necessario

ad

indicareilpaese,pressocui la

moneta

sieraconiata),e

medesimamente

ia effigie dell’altroprotettors.Savino,collatutelatacittà dall'altra,parechealtritipimeglio che questi

non

dovesserritrarrele

prime

monete:protettrice;

com-

protettore;indicazionedellacittà. Cosìtrovasi av- veratochela

prima moneta

sisegnasseinquello, alcuionorefosseilmaggior tempiointitolato;e la metropolitana nostra antichissima portò

appun-

toiltitolodellaVergineassunta.

Da

questapassandoalladescrizionedellase- conda moneta,vedesinellaparteanticaattornoad

una

crocefiorata,postaentro

un

cerchiodipunti, laepigrafe:

S

.

MARIA. .NOSTRA.

Presentailri- versoentro

un

giroa puntiniilbustodella

Ver-

gineconfralebracciail

Bambino, amendue

ador- nidinimbisulcapo;elaiscrizione

CIV1TATIS FIRMI,

collaparola

Firmi

scritta

come

sivedeper intero,a differenza dell’antecedente.

È

la

moneta

di

rame

coniataper piccolo,epesasoligraniotto.

Le

ragionistesse,checifecer decidereatenerela

prima

descritta

moneta

del principio del secolo terzodccimo,cifancredere chedi

non

molto po- sterioresialapresente, correndofraicaratteri specialmentesìdell’unaesìdell’altratuttalasi- miglianza.

Non

èpoidapassarsela di

una

breveos^

servazione.

Abbiamo

veduto chele

monete fermane hanno

costantemente

VRB.

FIR.,

mentre

le

due

no- streportanoCivitatisFirmi.

Non

faremociòpuntel-

(i)Zeccheitalianet.3, p.i36e 2o5.

3

(36)

34

Jo allanostra opinione,certo essendochela parola

Urbs non

differisceinsostanzadalCivitas;

ma

è

pur

da considerare che

VUrbs

fu

sempre

piùono- revole delCivitas,

esprimendo

ilcaput gentis;e notisi araffermarelanostracongettura suU’antichi- tàdelle

due

monete,cheintuttelealtre di

Fér- mo,

incominciatosiaporre l’aggiunto

YR13S non

silasciòmaipiù;

onde

inaltraepocadimezzo

non

sisaprebbe render ragionedelcangiamento della epigrafe,

abbandonato

poisubitodibelnuovo,

Descrittele

monete fermane

edite e

due

ine- dite, e

brevemente

esposto ilparernostro in- tornoallemedesime, innanzidipassareadireal-

cun

chedellealtre,cheal secolo

XV

fuordique- stionesiriferiscono, voglianoseguireil

metodo deb

lapiù parto de’monetografi, chelastoriamonetaria di

una

cittàmaidalla civile

non

iscowpagnano;

ed

accennati perciòcon brevitàgliavvenimenti prin- cipali del secoloXIII,

daremo

quindiconciseno- tiziedei novesignori, chedal1321 al

1520

ten- neroilreggimentodellacittànostra(1).

1

Le

storiemunicipalidella

Marca

cipresenta-

no

infelicissimolostato di questaprovincia nel secolo lerzodecimo. Nel

1208

ilcontediColanola corseed invase tuttaquanta, esercitandovi assai crudeltà;nèvalsecheilponteficeInnocenzoIII

(?)Ileh.avv. CastellanonellasuaOpera:,,Lostatopon- tificione'suoi rapporti geografici, storici e politici.Roma1837, pag. 432;» accenna pocosapersi de’particlari signori diFermo.

Edeibendice:da checiòchesisadiessideducesi dacrona- cheinedite, edaaltreopere pubblicatebensìconlestampe

;

madiqualcherarità.

(37)

35 contrapponessea costuiAzzone

VI marchese

d’Este;

perchè,

prima

dipervenireallaimpresa discaccia- redallaprovinciailtiranno, cessò di vivere.Inve- stito peròdella

Marca

ilsuofiglioAldovrandino, chedivalore

non

lacedea

punto

alpadre,

venne qua

nel

1214

econ moltevittorielaricuperòda’

nemici(1);

ma

vollesventura che nel

1515

sene morisse.

A

questosuccesseAzzone VII,investito

pur

della

Marca da

OnorioIII;

ma

pocovidurò.

Ven-

nero quindilecontinuesedizioni nellanostracittà, e leguerre che

sempre

siebbe,cogli ascolanispe- cialmente;poichénel

MCGXLVI

die martis(dieta) mensis septembris fuerunteonflictiasculani perfir-

manos

incapitamontis; nel

MCCLXXX

fuerunt debellatiasculaniper firmanos

apud

castrums.Be-

nedica

(2).Oltredichealtreguerre successerofra queste

due

città;chedique’tempidi bestialeigno- ranza, l’ammazzarsiper gare municipali stimavasi ilpiùbelpregio.

La

cittànostra,che nel

1222

aveapreparatole

armi

per iscacciarel’esercitodi FedericoII, nel1241 dovettecedereallaforza di

quel

conquistatore.

Nel 1256

caddeinpotere del reManfredi.Di questo

tempo

fu,che ancheinFer-

mo

cominciarono

ad

insanguinarsiguelfieghibel- lini;surserodi

mezzo

allemoltefazionipotenti ba- roni, altride’qualiavriano

amato

laservitù, altri la libertàdella patria.Questa

buon tempo non

eb- be nèl’unà,nèl’altra:imperocchélibertà

non può

darsi in

una

guerracivile quasicontinua,nèscr-

ii)Muratori,Anticli.estensi cap.3ye4'Rinaldi,Ann.ec- cles.ann.iai3.

(3)AnnalesfinnaniAutouiiNicolai.

(38)

36

vitadove

un

tiranno

non

abbia coirimperotocca- to il

sommo

delpotere.Diversidique* principali signori,chedai castellilorosidavan

nome,

furon GentilediMogliano,Roggieroda Fallerone, Fidi—

smondo

da Monteverde, Valerio da Massa, Claudia daPetriolo,

Anseimo

da]Smcrillo,Gualtierida

Lo-

roed Andronico da Monteverde.Iguelfidi Fer-

mo

nel1270azzuffatisi nellepianure del

Tenna

con Roggiero

Luppi

loropodestà,

ma

diparte ghi- bellina,l’uccisero(1).Inquestosecolo,e precisa-

mente

nel1236,si fabbricòlanuovafortezzanel Girfalcoo Girone;sulqualecisiapermessodi fa- requalcheosservazione.Appellasianche oggi Gi- ronequella vasta e deliziosapianura,che sorgenel- lavettadel colle,postonel

mezzo

della città: il qual

nome,

cheab anticosiappartenevaallaroc- ca,èrimasealluogoov’erasituata. Di -fattoab- bianovistonelle

monete

diFrancesco Sforzailtor- reggiarne castellocoll’appellazionediGò'falcus^e lo Sforzastessodatavalesuelettere:

Ex

Girifal- co7iostroflrmiano,invito PetroetPanilo(2);per loche

non

èdubbiosi

debba

intenderlarocca(3),

(i)Ant.di Niccolò,Op.cit, (a)Machiavelli, Stor. fiorentine.

(3)DellaparolaGirone pareaiabbialadefinizione nelD«- Cange: Ziro prapugnaculispecies Italis; cbartaanno

n58

apud Ugliel.tom.a, p.368,36g:„ Cumplebeet capellis suiset cur- te inintegro et loto

Z1RONE

supradicticastri Rollandinus inChron.lib. 5.c.i3.„linde inpraesenti dominus Eccelinus fecit fieriunum

ZIRONEM

inAnoale,ettres

ZIRONES

in Mestre,ubi soprastantibus et custodibus constitutis, et licentiato exercltu, reversus est ipsePaduam,Cap.17.Fecitsuoquefieri

ZIRONES

incampofranco,ibiquepositus suprastanlibus et cu- stadibus.„Parisde CcrctainChron.veron.adaunum

(39)

37

L'appellazione

dunque

diGironealnostrocol- leècerto venutadalcastellochevierapiantato.

Di questo

non diremo

lelodi,essendogiànotoper altriscritti (t)quantofosse rinomatoe forte.

ci

occuperemo

dirisponderea

Leandro

Alberti,il qualenellasua descrizionedell’Italia riferisce,che soprailnostro colle

fu

fattoilGirone,fortissima rocca,

da

Francesco Sforza;poichétuttisanno

che

quivi ioSforzatrovògiàanticoilcastello,eche sololoabbellìper

degnamente

ricevervi lanovella suasposa.

Da

questabrevedigressione,doveciha porta- tolarocca fermana, ripigliandoilfilodella storia,

apud Muratt.8,col:63a.„ Dom.HenricusDe Egnapotestà s

Veronaeetdom.Icarinusde ìtomanocuntveronensibusineam terramMontagnanaeiritraverunteteamniitigàverunt,etunum

ZIRONEM,

seurocham feceruntinea,,.Nel iaSSlacittàdi Fermocomprò GironemdiMonte Falcone,comedaistromeuto conservatonell’ arch.seg. diquestocomune.NiccolòSpeciale lib.li,cap* ia, della storia di Sicilianomina, CastrumIselae, ijuod

GIRONUM

vocant.IlMoranonellaCronicadiModena all’annoi3aocosì parla:„ PassarinuspolitusCarpicastro,for- tissimamluneturrimillam posuit,quam

ZIRONVM

dixere,,

AbbiamodaGiovanni Bazzano, cheilcastello diSavignanodi- anzi ribellatoalmarchesed'Este,glifu restituito,,arusticis, seregente

ZIRO NE

percustodesforenses ibidemprò domino archiepiscopoMediolaniexistentes.,,PietroManlioantico scrit- tore, Hist. basii, vatic.cap.7,haleseguentiparole:„Castel- lum Hadriani imperatorie,quodaedificiumrolundum fuilcum duobus

GERONIBVS,

sioecastellis,,.Inuno strumentodell’anno is35 troviamo dachi fuvendutoalministro dipapa Gregorio IX,,medietalem

GIRONIS

sivearcis ipsius castride Gualdo, vìdelicetacarbonariis ipsius

GIRONIS

intuscumipsiscarbona- riisnelducalodiSpoleto Muratori,Dissertazioni soprale antichità italiane, Disser.XXYI,tomoI.

(t)Catalani,Originicantichitàfermanep.19.

(40)

38

epartendodal secolodccimoterzo,

verremo

alsus- seguente fecondodifattimaravigliosi eterribili,

come

appressodiremo.

MercenariodiMonteverde, signoredel castellò dital

nome

(ora umileborgo),fudella nobile, antica epotente famigliadiBriinforte,laqualesi strinseanche in parentado co’PolentanidiRaven- na.Sitenne Mercenariofraisegnaci diLodovico ilBavaro, efu capitanodiparte ghibellinasi in

Fermo,

esì nelle vicinecitta,e co’suoi fautoripo- tèdivenire signoredi

Fermo

nel1331;edallefer-

mane memorie

egliappariscepotentissimo findal 1320.Corse!Mercenariomolteterre,

echiamato

per aiutoda’ghibelliniosimani sconfissecolacon

500

cavallie

3000

fanti l’esercitodellachiesa, cui ca- pitanavailmarchese Varano.

Per

l'adesionsuaal partito ghibellinonell’anno1324, fu pronunciata controdiluisolenne

condanna

dalgiudice gene- ralede’maleficiidellaprovincia.

Fu

poscia tratto alpartitoguelfo,dacui franon moltosiritrasse:

es’impegnò nel

primo

con tantacaldezza,chefu dichiaratopubblicamenteribelledella chiesa.In- dussealloracollaforza lacittàadichiararsi per l’antipapaNiccolò V, che era Pietro Corbario,il quale consacrò vescovodi

Fermo un

Vitale dell’or- dinedis.Francesco.

Ma

allaperfinemancata in Italia lapotenzadelBavaro,escopertasi

Fermo

conmoltecittàmarchianein favor della chiesa,

eglipentitodellasua condotta,di

nuovo

si rap- paciòconessaed ottenne

perdono

(1).

Dopo

ave- re tantoafflittalacittàper molti anni, con aver

(i)Catalani,Zeccafermanap.37.

(41)

Commesso

efatto

commettere

multas iniustitias,

adulterio,etscelera multaindictotempore(1),il dì

20

febbraro 1340,giàstanchidi luiifermani, nel

mentre

che cavalcava fuor portas.Francesco consettecavalieri,uscironodal claustro dis.Pie- trovecchio(poidettos.FrancescodiPaola)al- cuni congiuratiefuucciso, copertodimolteferi- te,equindida’ frati francescani sepolto

nudo

,

non

solo senzailcompiantodipersona,

ma

corila maledizionedell’universale.

Dopo

diche armatosi ilpopoloelesseilpretoreeipriori,per reggere ilgovernodellacitta(2).

Sigovernò questa per alquanti anni da se;

ma

posciaarrogossi lostesso

dominio

Gentile

da Mogliano

,dellapatriziafamiglia de’Nobilidi

Fer- mo,

giàprode capitanodisuegenti; egiunsealla signorìa favoreggiatoda LodovicoilBavaro.

Fune’

primi suoi anni,che ottenneil

comando

dellemi- liziedi

Fermo

controqueidiCivitanova, chester-

minò

desolando ancoraleterrevicine.Indi

dopo

assaitempo, usurpatalapotestà

suprema

della città,

ebbe

assaichefarecon Malatcsta da

Rimino

gene- raidellachiesa,dalquale sebbene sconfitto più volte,il costrinseallafine a ritrarsi assai di lungi;

Reggevanel

1348

lacattedra dis.Pietro Clemente VI,eGentileda Mollano eraalloragovernatoredcl-

(1)Ant.diNicc.adanu.i34o.

(2

)Siècreduto da alcuno,especialmentedalconte Ales- sandroMaggiori,chefosseMercenariointerraloinnanziilpri-

mo

altare adestraentrandoneltempiodis.Francesco.IlCata- lani riferisceunsigillo diesso,conleparolegoticamentescrit- te:Meccnarius deMonteViridi.Visiosservacomestemmaun leone rampante.

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