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2. Il disegno della ricerca: obiettivi, ipotesi e metodi

2.3 Il disegno della ricerca

2.3.3 Le abitudini alimentari del presente

La seconda fase di lavoro ha previsto l’applicazione di tecniche di analisi monovariata e bivariata ai dati raccolti attraverso la somministrazione di una survey volta ad indagare le abitudini alimentari oggi prevalenti nei tre diversi contesti. Si è partiti dalla ipotesi che il processo di modernizzazione della Sardegna, seppur tramite percorsi differenziati, abbia portato ad una realtà dalle caratteristiche socio-economiche decisamente più omogenee che in passato. Si è dunque cercato di comprendere se a questa maggiore omogeneità di contesto corrisponda o meno una maggiore omogeneità nelle abitudini alimentari.

La survey (ivi Appendice, allegato 2), è stata suddivisa in più sezioni, ognuna delle quali volta ad approfondire le tematiche già affrontate attraverso le interviste semi-strutturate:

- sezione 1: cibo e vita quotidiana; - sezione 2: il cibo delle feste;

- sezione 3: le fonti di approvvigionamento dei cibi; - sezione 4: mangiare fuori casa;

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- sezione 5: tecnologia in cucina; - sezione biografica.

In questa seconda fase di lavoro empirico si è perseguito l’obiettivo fondamentale di coinvolgere un elevato numero di individui per tutte e tre le aree oggetto di studio, al fine di poter contare su una base di dati solida da cui partire per tracciare le caratteristiche delle abitudini alimentari oggi prevalenti, ed eventualmente confermare l’esistenza di un sistema alimentare condiviso. Per ottenere questo obiettivo si è deciso di coinvolgere le istituzioni scolastiche pubbliche delle tre aree (scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola media inferiore) e per loro tramite sottoporre i questionari ai genitori degli allievi ivi iscritti. Occorre sottolineare come tale scelta sia dipesa solo in minima parte dalla volontà di raggiungere un bacino ampio di individui. Innanzitutto, si ritiene che le istituzioni scolastiche e di chi vi opera all’interno possano rivestire un ruolo fondamentale di raccordo tra la popolazione e i centri di ricerca, in virtù dell’importanza che esse rivestono nei compiti educativi dei più giovani, e quindi dei sentimenti di riguardo che le comunità possono nutrire nei loro confronti. Un’ultima, importante questione è quella relativa alla età degli intervistati. Le interviste in profondità hanno privilegiato la raccolta di testimonianze e memorie di soggetti che in prima persona hanno vissuto le grandi trasformazioni socio-economiche avviate negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale e proseguite in maniera evidente fino ai primi anni ’70 del secolo scorso. Di questi stessi soggetti si sono raccolti anche i dati relativi alle attuali abitudini alimentari. Da una loro prima analisi è parso di scorgere un certo grado di resistenza al cambiamento, imputabile appunto agli stili alimentari appresi nei primissimi anni di vita. Sulla base di ciò, si è ritenuto necessario focalizzare l’attenzione su soggetti che fossero invece nati in una fase successiva, di maggiore stabilità economica, e che comunque non potessero avere memoria dei grandi cambiamenti verificatisi nel trentennio indicato. I genitori degli allievi delle scuole dell’obbligo (bambini e ragazzi di età compresa tra 3 e 14 anni) sono risultati

dunque il bacino di riferimento ideale, per il soddisfacimento dei punti appena descritti44. Va

sottolineato, inoltre, che si è deciso di non imporre alcun vincolo di genere nella compilazione dei questionari. Le survey sono state compilate dal padre o dalla madre del singolo allievo,

44Come si avrà modo di approfondire nel paragrafo 5.2 (descrizione del campione) l’età media degli intervistati

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facendo scegliere a questi ultimi e in totale autonomia. Questa scelta deriva dalla convinzione che anche i dati sulla distribuzione di genere all’interno delle tre aree avrebbero potuto fornire degli interessanti spunti di analisi (ivi par. 5.2).

Soffermandoci invece sulle tecniche di analisi dei dati utilizzate – come anticipato si è fatto in prevalenza usi di tecniche di analisi monovariata e bivariata (Corbetta 2001, Di Franco 2009, 2011) – si è avuto a che fare in misura prevalente con variabili nominali, e solo in alcuni casi con variabili ordinali. Ricordiamo che l’obiettivo principale di questa fase del lavoro empirico è stato quello di verificare l’esistenza di un sistema alimentare valido per tutte le aree analizzate e, in secondo luogo, evidenziare le possibili differenze. Si è resa quindi necessaria una analisi di tipo comparativo che tenesse conto della variabile dell’appartenenza territoriale, realizzabile attraverso l’utilizzo delle tabelle di contingenza e delle principali misure di associazione (De Lillo et. Al. 2011) valide nel caso appunto delle variabili ordinali e categoriali.

Nella survey è stato inserito anche un certo numero di quesiti a risposta multipla. La scelta è motivata dalla volontà di ottenere delle risposte più articolate e quindi poter contare su un maggiore quantitativo di informazioni. In questo caso, oltre alle succitate tecniche di analisi bivariata si è deciso di utilizzare una interessante tecnica messa a disposizione dallo strumento della Social Network Analysis (Wasserman e Faust 1996, Vargiu e Merler 1998, Chiesi 1999,

Scott 2000, Vargiu 2001, Salvini 2007), in grado di “rilevare il dato relazionale implicitamente

contenuto nelle modalità di risposta combinate […] l’intervistato, chiamato a scegliere tra più

item, infatti, effettuerà una scelta d’insieme, il cui significato complessivo potrà essere interpretato correttamente solo attraverso una lettura congiunta delle modalità scelte. Il dato relazionale, corrispondente al legame di compresenza delle modalità di risposta dei singoli intervistati, diventa quindi un elemento centrale su cui indagare per esplorare le strutture di significato prodotte” (Trobia e Milia, 2011, p.147).

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