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La ricostruzione delle alimentazioni del passato

2. Il disegno della ricerca: obiettivi, ipotesi e metodi

2.3 Il disegno della ricerca

2.3.2 La ricostruzione delle alimentazioni del passato

La prima parte del lavoro empirico ha inteso definire innanzitutto le caratteristiche dei di abitudini e comportamenti alimentari prevalenti nelle tre aree nella fase immediatamente precedente ai processi di modernizzazione socio-economica (dagli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale e fino ai primissimi anni cinquanta). Una volta definiti in maniera precisa gli elementi caratteristici delle abitudini alimentari presenti nelle tre aree indagate, si è cercato di tracciare i percorsi evolutivi che queste stesse abitudini hanno conosciuto a partire da differenti percorsi di sviluppo socioeconomico realizzatisi nei diversi contesti. Riprendendo Mennell (1985), i processi di cambiamento e la loro attenta analisi hanno assunto un ruolo centrale per la definizione di modelli alimentari alternativi per le tre aree, così come il passato e le peculiarità di ognuno dei tre territori sono fondamentali per la comprensione di comportamenti alimentari odierni. A partire dai concetti di spazio sociale alimentare e di sistema alimentare teorizzati da Poulain (2008), i risultati della prima fase di ricerca sono stati sintetizzati all’interno di quattro differenti schemi logici, ognuno dei quali in grado di descrivere dettagliatamente i sistemi alimentari in passato caratteristici dei territori analizzati e, attraverso

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Emanuela Porru, Come cambiano le abitudini alimentari: cibo e processi di trasformazione socioeconomica. Tesi di dottorato in Scienze Politiche e Sociali, Università degli studi di Sassari.

l’ultimo degli schemi elaborati, ipotizzare i caratteri di un unico sistema alimentare oggi prevalente in tutte e tre le aree.

In questa prima fase si è deciso di utilizzare tecniche di raccolta, elaborazione e analisi dei dati, di stampo etnografico42, attraverso la raccolta di 26 interviste semi-direttive a testimoni

privilegiati individuati all’interno dei tre territori oggetto di analisi. Le testimonianze raccolte hanno interessato un arco temporale che va dal finire degli anni ’30 del ‘900 fino ai giorni nostri. La scelta degli intervistati e la strutturazione della traccia di intervista e delle modalità di conduzione della stessa, sono state compiute alla luce delle riflessioni proposte dalla Counihan (2004) nel suo studio sulla tradizione culinaria toscana. L’antropologa statunitense ha messo a punto una variante delle interviste biografiche (Bichi 2002) denominata food

focused life history, fondata su alcuni elementi principali. Da un lato, l’autrice sottolinea come le storie di vita centrate sul cibo consentano di utilizzare il cibo stesso come mezzo di voice, attraverso cui dar voce a soggetti altrimenti marginali rispetto ai centri di interesse e alle élite politico-economiche e intellettuali, e soprattutto rispetto alle donne (Counihan 2009). In seconda istanza l’utilizzo di questa tecnica consentirebbe di giungere in tempi più brevi ad un livello di confidenza e fiducia reciproca elevato tra intervistatore ed intervistato, utile per la raccolta di testimonianze ricche di dettaglio, connesse alle questioni della produzione, stoccaggio, preparazione, conservazione e scambio di cibo. Nel suo “Around the Tuscan table”, Counihan ha deciso di coinvolgere e intervistare i componenti della propria famiglia allargata (tutti parenti del suo compagno dell’epoca) al fine di potenziare ulteriormente le capacità di

voice delle food focused life histories.

Sulla base delle suggestioni descritte si è optato per la realizzazione di una traccia di intervista semi-strutturata (ivi Appendice, allegato 1) che – a differenza di quanto si sarebbe potuto realizzare con le storie di vita – andasse a cogliere alcuni specifici aspetti della alimentazione dei soggetti intervistati, mettendoli in connessione a parallele modifiche alle condizioni socio- economiche di contesto, oltre che personali. Particolare enfasi è stata data alle connessioni tra alimentazione e modernizzazione, e quindi ai cambiamenti derivanti da modifiche

42 Sulle ragioni che hanno portato alla scelta di tecniche ispirate alla etnografia si vedano:

- Apergi F. (1994), L'alimentazione tra i mezzadri: metodi e tecniche per una ricerca, in La Ricerca Folklorica, n. 30, pp. 21-32;

- Counihan C. (2004), Around the Tuscan table. Food, family and gender in twentieth-century Florence, New York, Routledge.

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occupazionali, contrazioni nell’utilizzo della terra a fini sussistenziali, aumento del livello di istruzione (soprattutto femminile) e contrazione del numero di ore dedicate al lavoro domestico, generico aumento del livello di benessere (evidenziabile anche da fenomeni quali la maggiore diffusione di elettrodomestici che semplificano le attività connesse alla preparazione e consumo di cibo). Le testimonianze relative alle diverse fasi di produzione, approvvigionamento, preparazione, cottura e conservazione degli alimenti, sono state – in fase di codifica e quindi di analisi - ricondotte a differenti dimensioni del consumo alimentare tra loro collegate, che si rifanno parzialmente alla concettualizzazione di spazio sociale alimentare proposta da Poulain (200843):

- La dimensione del commestibile, cosa si sceglie di mangiare e cosa invece no;

- La dimensione della vita domestica contrapposta alle altre dimensioni di vita legate a festività e rituali;

- La dimensione delle abitudini di consumo dei cibi, ossia la frequenza dei pasti, la loro strutturazione, i luoghi di consumo e la tipologia di commensali.

Per quanto riguarda l’individuazione dei soggetti da intervistare, sono stati innanzitutto

selezionati una prima parte di intervistati all’interno della famiglia estesa di chi scrive. Tra

questi sono stati individuati sia soggetti nati e cresciuti nel territorio asseminese, sia soggetti nati e cresciuti nell’alto oristanese. A questi si aggiungono poi individui selezionati sulla base della personale rete informale di conoscenze dell’autrice, il cui vissuto fosse contrassegnato da scelte di vita che si è ritenuto potessero fornire interessanti prospettive circa la tematica trattata. A tal proposito, si è deciso di avvalersi di contatti presso l’associazionismo culturale locale coinvolto in progetti di conservazione, valorizzazione o riscoperta delle pratiche alimentari del territorio. La scelta dei soggetti residenti nell’area di Carbonia si è realizzata con modalità lievemente differenti. Attraverso l’apporto di informatori locali appartenenti al mondo sindacale, sono stati individuati esclusivamente ex lavoratori minerari con percorsi di vita e origini familiari piuttosto differenti le une dalle altre.

I soggetti individuati avevano, al momento delle interviste, una età minima non inferiore ai 59 anni. Questa scelta deriva dalla necessità di ricostruire, attraverso le loro memorie personali, la

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fase cruciale di sviluppo economico che in maniera piuttosto generalizzata (seppur con le dovute differenze a livello locale) ha interessato la Sardegna a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60 del secolo scorso. L’unica eccezione al criterio dell’età è rappresentato dalla scelta di intervistare una donna medico nutrizionista di 45 anni, residente in una piccola località dell’alto oristanese, nella quale esercita ed è estremamente integrata. Attraverso la sua testimonianza è stato possibile delineare un interessante spaccato sulle abitudini alimentari dei giovani (bambini, adolescenti e ventenni) residenti nel territorio, coi quali il soggetto si trova a stretto contatto in virtù della propria professione.

Per quanto riguarda gli intervistati di Carbonia, la peculiare storia di nascita e sviluppo della cittadina ha reso opportuno operare una scelta che privilegiasse il coinvolgimento di soggetti mediamente più anziani del resto degli intervistati, in grado quindi di fornire testimonianze

dirette non solo delle fasi di trasformazione degli anni ’50 ma anche della nascita della cittadina

(1939) e dei primissimi anni di vita della comunità.