3. Il contesto
3.2 Il contesto socio-economico delle aree oggetto di analisi: alcuni dati
3.2.1 I territori prescelti: cenni storici, geografici e ambientali
Le aree individuate per lo studio si trovano, complessivamente, nella parte centro-meridionale della Sardegna. In figura 3.1 si trova evidenziato in arancio il territorio del Comune di Assemini, il primo dei tre territori prescelti. Nella parte centro-occidentale si trovano, evidenziati in giallo,
i territori dei comuni appartenenti all’area qui denominata “Alto Oristanese”. Nella parte sud
occidentale dell’isola, in verde, si trova il territorio del Comune di Carbonia, la terza ed ultima area individuata.
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Figura 3.1 Carta dei territori
3.2.1.1 Assemini
La prima area individuata, come detto, corrisponde al territorio di Assemini, comune con un
passato a forte vocazione agricola55, e dagli anni ’60 del secolo scorso oggetto di un importante
55 Per un approfondimento dei principali caratteri demografici, storici, geografici, economici e culturali della cittadina si rinvia all’opera di Brigaglia, Manlio e Tola, Salvatore (a cura di) Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2006, vol. 1
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processo di industrializzazione, a seguito della realizzazione del più grande polo industriale regionale (industria chimica), sito in località Macchiareddu.
Il territorio comunale, ora ricompreso all’interno della città metropolitana di Cagliari56, si
estende per una superficie di circa 117,5 kmq, in un territorio completamente pianeggiante e ricco di corsi d’acqua, in passato estremamente importanti per le attività agricole della zona. Oltre alla presenza di vari corsi d’acqua le popolazioni locali potevano fare affidamento anche su numerose altre risorse naturali quali innanzitutto la vicinanza dello stagno di Santa Gilla,
fondamentale per le attività di pesca – soprattutto i muggini, anguille, granchi e gamberetti –
un tempo assai praticate e gradualmente abbandonate prima a causa dello spostamento di forza lavoro verso il nascente polo industriale di Macchiareddu, e poi a causa dei grossi problemi di inquinamento derivanti, a loro volta, dalle attività di scarico di rifiuti prodotti da quelle stesse industrie nelle sue acque. Solo a seguito delle opere di bonifica portata avanti dall’amministrazione regionale è stato possibile rilanciare, seppur in minima parte, l’attività di pesca.
Altra importante risorse data dalla presenza, all’interno del territorio comunale, di una parte
delle foreste del Monte Arcosu, denominate Gutturu Mannu e Guttureddu, evidenziate in fig.3.1
quale isola amministrativa a sud-est del centro abitato. Se oggi buona parte dell’area è riserva
protetta del WWF, in passato questa costituì un’importante fonte di legnatico, cacciagione e per
la raccolta di una varietà di erbe spontanee, funghi e frutti selvatici. Va peraltro ricordato che in località Gutturu Mannu è presente la – oramai abbandonata – miniera di San Leone, presso la quale si praticava l’estrazione del minerale di ferro (avvio attività 1863 - chiusura attività 1963).
La presenza di abbondanti risorse naturali e la fortunata posizione, a pochi chilometri dal capoluogo regionale, hanno anche in passato contribuito a delle condizioni generalizzate di benessere della popolazione, impegnata non solo in attività contadine e di pesca ma
56 Istituita con la legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2 "Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”
e divenuta operativa il 1 gennaio 2017, la città metropolitana di Cagliari si compone dei comuni di: Cagliari, Quartu Sant'Elena, Selargius, Elmas, Monserrato, Quartucciu, Assemini, Sestu, Capoterra, Decimomannu, Sinnai, Settimo San Pietro, Maracalagonis, Sarroch, Villa San Pietro, Pula e Uta, con una popolazione residente totale di 431.302 (2015).
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specializzata anche in alcune lavorazioni artigianali, quali in particolare l’arte ceramica, tessile,
e della lavorazione del legno. Nel 1833, Angius57 scriveva:
La aggio pa te di uesti paesa i ese ita o l’ag i oltu a e la pasto izia; alt i atte do o alla pes a el fiume e nel vicino stagno; altri alla caccia; ed una più piccola parte fanno da vasellai. Questi fabbricano con qualche arte delle stoviglie grossolane, brocche, scodelle, fiaschi, tegami, casseruole, ed altri vasi. Ne provvedono i villaggi vicini; ma la maggior vendita si fa in Cagliari nella vigilia della festività della Vergine del Carmine, dove concorrono coi decimesi, che in gran numero sono applicati a questi lavori. Se avessero metodi migliori potrebbero scemar di molto in loro profitto il quantitativo, che ogni anno si s o sa pe te aglie st a ie e. La tessitu a l’o upazio e delle do e, e si lavora in più di 400 telai. Malgrado siano questi molto semplici e rozzi, veggonsi bene spesso dei tessuti, che meritano lode. Molte di queste, come sogliono quelle dei paesi più vicini alla capitale, con molta frequenza vi si portano a vendervi uova, pollame, fo aggio f es o, ed alt i oggetti.
3.2.1.2 Alto Oristanese
Si è deciso di individuare una seconda area che, a differenza della prima, non avesse conosciuto lo stravolgimento completo degli assetti produttivi prevalentemente contadini del passato. La scelta è ricaduta dunque su un territorio più vasto rispetto a quello circoscritto all’area comunale di Assemini. Tale necessità deriva dall’impossibilità di individuare un unico comune che avesse allo stesso tempo le caratteristiche di ruralità desiderate (passato a vocazione produttiva contadina, l’assenza di un processo di industrializzazione, rilevanza attuale del settore primario superiore alla media regionale) e i caratteri demografici e di urbanizzazione tipici di cittadine quali appunto Assemini. Innanzitutto, si è deciso di circoscrivere l’area di interesse alla provincia di Oristano58. Il territorio prescelto è situato nell’Alto Oristanese, in un’area
ricompresa nella parte più settentrionale della piana del Campidano, a sua volta delimitata a nord dal rilievo del Montiferru e a sud dal rilievo del Grighine. I comuni oggetto di analisi fanno
parte di tre distinte Unioni dei Comuni59: UC Montiferru-Sinis (San Vero Milis, Seneghe e
Tramatza), UC Bassa Valle del Tirso e Grighine (Ollastra, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Villanova Truschedu e Zerfaliu); ed infine UC dei Fenici (Villaurbana, Solarussa, Santa Giusta
e Siamaggiore). Quest’area ha conosciuto nel complesso un notevole miglioramento a seguito
57 Casalis, Goffredo, e Angius, Vittorio, Dizionario Geografico, Storico, Statistico, Commerciale Degli Stati Di
S.M. Il Re Di Sardegna, Torino, Presso G. Maspero Librajo, Cassone Marzorati Vercellotti Tipografi, 1833
58 Per una descrizione dettagliata dei criteri di scelta dei territori si faccia riferimento al par. 2.3.1 (capitolo
metodologico).
59 Le Unioni dei Comuni sono degli enti locali costituiti da almeno due comuni, in capo alle quali viene posto
l’espletamento congiunto di funzioni e servizi solitamente resi a livello comunale. Esse sono disciplinate dal decreto legislativo 267/2000.
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delle massicce opere di bonifica e irrigazione che nella prima metà del novecento la resero fertile e adatta ad un grande sviluppo delle attività agricole, già presenti ma fino ad allora limitate dagli estremi di un clima non del tutto benevolo e, semmai, adatto al proliferare della malaria, come ben ricorda Angius (1833), parlando di terre:
o ide o e dese ti […] soff o o il alo e e l'u idità i g ado aggio e»; « ei te pi di edia temperatura soggiacciono a nebbie frequenti, e spesso fatali: nelle notti serene o a copiose rugiade, o a forti brinate, onde i fiori e i teneri germogli sono bruciati, e intristiscono le piante e la frutta; e in ogni tempo a tanta variabilità di condizione dell'atmosfera, che entro lo stesso giorno ti parrai portato da una in altra stagione succedendo a un calore che non sia da patire un freddumido che dia dei
ividi 60
3.2.1.3 Carbonia
La terza area individuata coincide con il territorio di Carbonia61, comune dalla storia peculiare,
fondato in epoca recente (1939) a seguito di precise scelte politiche del regime fascista (ivi, par. 3.1.1), con l’obiettivo ultimo di soddisfare le esigenze abitative e residenziali delle locali comunità di minatori occupati nei vari siti del bacino estrattivo del Sulcis-Iglesiente, oramai totalmente dismesso.
Col decreto 2189 delle 5 novembre 1937 venne stabilita la creazione del centro cittadino, inaugurato appena un anno dopo, il 18 dicembre 1938. La città venne costruita a partire dal piccolo centro rurale di Serbariu, allora abitato in prevalenza da pastori, e con l’aggiunta di piccole porzioni di territorio appartenenti ai confinanti comuni di Gonnesa e Iglesias, arrivando ad una superficie totale pari a 145,63 kmq. A differenza delle aree di Assemini e dell’Alto Oristanese, il territorio di Carbonia non può contare sulla ricchezza di risorse naturali. Per quanto il centro cittadino vero e proprio poggi su una piana, tutto attorno all’insediamento urbano vi è una prevalenza di piccoli rilievi rocciosi, inutilizzabili in maniera significativa per scopi agricoli, se non quello dell’allevamento brado. Da sottolineare anche l’assenza di corsi d’acqua di particolare rilievo, se si esclude il Flumentepido.
60 Casalis, Goffredo, e Angius, Vittorio, Dizionario Geografico, Storico, Statistico, Commerciale Degli Stati Di
S.M. Il Re Di Sardegna, Torino, Presso G. Maspero Librajo, Cassone Marzorati Vercellotti Tipografi, 1833
61 Per un approfondimento dei principali caratteri demografici, storici, geografici, economici e culturali della
cittadina si rinvia all’opera di Brigaglia, Manlio e Tola, Salvatore (a cura di) Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2006, vol. 1
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Alla base dunque della nascita della cittadina vanno posti esclusivamente fattori di ordine politico. I piani autarchici del regime fascista consideravano come fondamentale lo sfruttamento dei giacimenti di carbone presenti nella regione del Sulcis. Il boom di assunzioni miniera accese l’attenzione sulla questione delle necessità residenziali dei minatori presenti, che fino ad allora avevano popolato i piccoli villaggi minatori a ridosso delle singole miniere sparse nel territorio:
La i ie a e i a tie i assolda o ge te. Piovo o uo i i da tutte le pa ti: este iato i, u ia o i, sgangherati, malarici, emaciati, con le barbe lunghe, i vestiti in disordine: la informe dei braccianti e dei manovali. Uomini buoni solo a franger zolle, a spalare, a spingere vagoni, a caricare e scaricare pesi, uo i i se z'a te e se za estie e To i i, 1943).
Complessivamente, l’edificazione della città avvenne in un arco temporale ricompreso tra il 1937 e il 1943. I primi anni furono contrassegnati da una fortissima espansione, sia della popolazione che delle attività estrattive. Tuttavia questa fase di sviluppo era destinata a durare assai poco. Con la fine della seconda guerra mondiale e la riapertura ai mercati internazionali, la produzione di carbone dell’area dovette fare i conti con prezzi esteri estremamente competitivi e la bassa produttività della manodopera locale. Il finire degli anni 40 fu caratterizzato da una intensa stagione di scioperi e lotte sindacali, che tuttavia nulla poterono contro la irreversibile crisi del settore. Dai circa 50.000 residenti del 1949, si arrivò ai circa 30.000 del 1971. Nonostante il tentativo di passare dalla mono economia del carbone dei primi anni di vita della città, ad una riconversione produttiva verso altri settori, la cittadina non ha mai conosciuto una vera e propria ripresa economica.