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Accademie pensate ed accademie reali: la svolta degli anni 1620-

Capitolo 3. Progetto e realtà delle accademie tra Parigi e la provincia

I.3.8 Accademie pensate ed accademie reali: la svolta degli anni 1620-

Le proposte di accademie per la nobiltà, che si sono succedute quasi ininterrottamente a partire dal 1577, scompaiono dalle fonti prima del 1620 per riaffacciarsi, in un diverso contesto ed in forma nuova, solo nel 1636. Come si è notato, le proposte finora presentate, ad eccezione del disegno concernente la creazione del cabinet cui il duca di Sully fa accenno nelle sue memorie, sono state avanzate da singoli membri dell’élite, siano essi nobili di antico lignaggio o

robins, caratterizzati, nella stragrande maggioranza dei casi, da un

profilo politico-religioso comune. A decorrere dagli ultimi anni delle guerre di religione, dapprima alcuni ugonotti moderati o più o meno esplicitamente sensibili alle istanze politiques, in seguito personalità fedeli alla corona reclamano la nascita di istituti che garantiscano un rinnovamento dell’épée attraverso un percorso educativo per essa appositamente concepito506; a tali richieste si aggiungono, come si è avuto modo d’illustrare, quelle inoltrate collettivamente dal secondo Stato agli Etats généraux.

D’ora in avanti i progetti più innovativi si presentano, direttamente o indirettamente, come espressione di sfere di potere preoccupate di dotarsi d’inediti strumenti formativi. Protagonista della svolta, come si vedrà, è, tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo XVII, il cardinale di Richelieu, che, alla ricerca di nuovi mezzi di controllo sulla nobiltà ed attento alle istanze provenienti dalle file del secondo Stato, cercherà di rivisitare la formula da tempo in voga nelle

académies equestri. Queste, per parte loro, il più delle volte erette e

gestite, fino ad ora, per iniziativa privata o semi-privata di un écuyer in accordo con le autorità locali, cominciano, negli stessi anni, a confrontarsi con sempre più decisi e frequenti tentativi d’ingerenza da parte delle autorità centrali: già alla fine del 1637 delle lettere patenti firmate da Luigi XIII stabiliscono una multa di 10000 lire e la confisca dei cavalli e degli equipaggiamenti per coloro che decidano di «tenir accademie [sic] pour y enseigner a monter a cheval, tirer des armes, et

506

Schalk, From valor…, cit., p. 129; Idem, Under the law or laws unto themselves: noble

attitudes and absolutism in sixteenth and seventeenth-century France, in “Culture, society and

religion in early modern Europe. Essays by the students and colleagues of William J. Bouwsma”, “Historical Reflections”, 15, 1 (1988), pp. 287-289.

autres exercices qu’on enseigne ordinairement a la Noblesse» senza aver ottenuto le lettres de provision necessarie507.

Non solo: dalla consapevolezza della scarsa utilità bellica degli insegnamenti dispensati nei manèges nasce l’esigenza di provvedere il regno di veri e propri istituti di addestramento militare, pubblici e gratuiti per gli eredi dei titolati più poveri. Un’idea destinata, per il momento, a restare sulla carta, ma che si segnala per la significativa assenza di riferimenti alle académies nobiliari da tempo presenti nelle più importanti città francesi. L’articolo VII discusso il 24 febbraio 1627 all’assemblea dei notabili di Parigi riporta la proposta di fondare in ogni arcivescovato o provincia di Francia dei «Colleges Militaires pour l’Institution de la jeune Noblesse depuis 12. jusques a 17. ans», nei quali i giovani blasonati provenienti dalle famiglie più indigenti saranno «elevés en la cognoissance de Dieu, Nourris entretenus et instruits aux Ordonnances de la Guerre», alle parti della matematica indispensabili alle operazioni dell’esercito ed agli esercizi del corpo, «autant qu’il sera besoin pour l’exercice d’un soldat»; le scuole porteranno il nome del re. Dodici anni più tardi, il 31 dicembre 1639, il sovrano approverà ufficialmente la nascita, nella capitale, di una «Academie Royale des Exercices de guerre»: i maîtres de camps ed i capitani di fanteria potranno inviarvi le nuove reclute, che saranno allenate nell’uso delle armi ed in ogni sorta di esercizio, «sans qu’il soient obligé[e]s de rien payer pour cette Instruction508».

Sul piano religioso, le accademie nobiliari realmente attive, così come, del resto, quelle ventilate nelle fonti trattatistiche e memorialistiche, si prospettano come istituzioni estranee ai sistemi ed alle reti scolastiche tradizionali e pertanto prive di una precisa caratterizzazione confessionale: si è rilevato come alcuni di questi centri equestri divengano, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, momento di incontro tra seigneurs cattolici e calvinisti. Ma già mezzo secolo prima della revoca dell’editto di Nantes questo equilibrio vacilla sotto i colpi della politica antiprotestante attuata dal cardinale: il sopramenzionato teologo Joseph Hall sottolinea quanto rischiosi i viaggi in terra straniera possano essere per l’incolumità morale dei giovani inglesi che si espongono, frequentando i maneggi nobiliari del continente, alle sozzure del «bourbier [letamaio] de la

507

Ms. Arch. mun. Metz, AA 59, pièce 71, “Lettre patente de Louis XIV aux fins d’établir une académie d’armes et d’équitation à Metz (1666)”.

508 B.n.F., Châtre de Cangé 165, ff. 373, “College Militaire. 24. fevrier 1627”, 374, “Academie

superstition Papistique509». L’autore chiede pertanto agli Stuart di imporre misure più restrittive sugli spostamenti dei lords verso i Paesi cattolici: tra essi la Francia è ormai, nel 1628, data di pubblicazione della traduzione consultata, altrettanto pericolosa dell’Italia o della Spagna.

«[il re dovrebbe imporre] une plus exacte & estroite restriction & coërcition de ceste dangereuse liberté, dont trop de gens osent s’offenser eux-mesmes. L’Italie, l’Espagne, l’Artois, & maintenant depuis peu la France mesme prepare des nids, des perches, & des cages pour ces oiseaux […]510».

509 Hall, Quo vadis? Ou censure…, cit., p. 5. 510

Ibidem, pp. 89-90: «[il re dovrebbe imporre] restrizioni e coercizioni più precise e più severe a questa pericolosa libertà, con la quale troppi arrivano a far del male a loro stessi. L’Italia, la Spagna, l’Artois, ed ora da poco persino la Francia preparano dei nidi, delle pertiche e delle gabbie per questi uccelli […]».