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In provincia: delle académies contemporanee a quella di Pluvinel?

Capitolo 2. L’accademia di Pluvinel

I.2.1 In provincia: delle académies contemporanee a quella di Pluvinel?

Se la scuola di Pluvinel rappresenta senza alcun dubbio la prima accademia nobiliare fondata nella capitale, è probabile che la provincia francese abbia conosciuto, già a partire dalla prima metà degli anni Novanta del Cinquecento, la nascita d’istituti analoghi. Il succitato N. Conrads ritiene verosimile l’ipotesi della presenza, a La Rochelle o nelle immediate vicinanze – ancora una volta, dunque, in ambito protestante – di un centro equestre; direttore del manège sarebbe Salomon de La Broue (1530 circa-1610 circa206), gentiluomo della Saintonge207. Paggio, in gioventù, del conte di Aubijoux ed allievo, durante il più tardo soggiorno in Italia, del maestro napoletano Giovan Battista Pignatelli208, egli sarà, in seguito, «Escuyer de l’Ecuerie du Roy et du […] Seigneur Duc d’Epernon209» ed autore del primo manuale transalpino di pratica equestre, apparso a La Rochelle tra il 1593 ed il 1594 col titolo di Preceptes principaux que les bons

cavalerisses doivent exactement observer en leurs escoles210. Gli stretti legami che l’autore vi stabilisce tra la pratica dell’equitazione ed attività quali la musica e la danza e la sua insistenza sulla rilevanza della formazione artistica avvicinano il programma didattico esposto nel testo in esame al cursus enciclopedico previsto nella già ricordata accademia di Baïf211: la conoscenza della vera natura del cavallo e dei mezzi cui far ricorso per domarlo conduce infatti l’anima del

206 A. Monteilhet, Les maîtres de l’œuvre équestre, Paris 1979, p. 158; Conrads, cit., pp. 43-45. 207

Ms. B.n.F., carrés de d’Hozier 136, f. 245 v.

208 W. Cavendish, duc de Newcastle, Méthode nouvelle et invention extraordinaire de dresser les

chevaux […]. Traduite mot à mot en françois […], London 1672, p. 166.

209 Ms. B.n.F., carrés de d’Hozier 136, f. 247 r; G.-R. Mennessier de La Lance, Essai de

bibliographie hippique, Paris 1915-1917, tomo II, p. 3.

210 S. de La Broue, Preceptes principaux que les bons cavalerisses doivent exactement observer en

leurs escoles, tant pour bien dresser les chevaux aux exercices de la guerre & de la carriere, que pour les bien emboucher […], La Rochelle 1593-1594; vedi anche le considerazioni di F.

Robichon de La Guérinière, École de cavalerie. Contenant la connoissance, l’instruction, et la

conservation du cheval, Paris 1733, pp. 60-61.

211 Conrads, cit., p. 44; M. Platte, Die “Maneige Royal” des Antoine de Pluvinel, Wiesbaden 2000,

«Cavalerisse» verso «beaucoup d’autres choses plus hautes» ed implica considerevoli competenze intellettuali. Un uomo ignorante non potrà mai essere un buon cavaliere:

«Car pour bien maistriser un animal si vigoureux & si fier, le Cavalerisse doit estre naturellement ingenieux, patient, courageux & fort. Outre cela il faut que la longue experience des meilleures escoles de cest exercice luy aye [sic] donné quelque intelligence de philosophie, par laquelle il puisse cognoistre l’humeur & inclination du cheval […]. Et pour dresser & adiouster delicatement le cheval à tous les airs et maneges […] il est aussi necessaire que le Cavalerisse aye [sic] beaucoup de iugement naturel, mesmes aux proportions: dautant que tous les airs & plus beaux maneges sont composez de nombres, de mesures & de plusieurs egalitez observees. […] il est fort malaisé que celuy, qui ne peut gouster ny comprendre l’harmonie, l’air & la mesure de la musique, & consequemment des instrumens & de la dance, puisse iamais bien entendre les airs & proportions de nos escoles212».

Legato all’attività di La Broue potrebbe essere l’istituto nobiliare attivo, secondo la testimonianza lasciataci dallo studente e viaggiatore svizzero Thomas Platter e risalente al 1599, nella città di Brouage213, non lontana da La Rochelle; lo stesso maestro, nel dedicare la sua opera a Bellegarde, grand écuyer di Francia, tiene del resto a ricordare come le indicazioni fornite riguardino l’addestramento di «chevaux d’escole214». A Bellegarde è offerto anche Le cavesson françoys di Baltasar Prevost, gentiluomo del Poitou215 e priore di Sainte Marie-Magdeleine de Lussac216: la descrizione del nuovo tipo di briglia da cavalcatura da lui stesso inventato è qui preceduta da una prefazione «au lecteur» nella quale l’autore presenta l’accademia di La Broue, assieme a quella di Pluvinel, come uno dei più prestigiosi centri d’insegnamento dell’equitazione. Anche la Francia può infatti vantare, adesso, abili

212 La Broue, cit., libro I, p. 7: «Poiché, per padroneggiare bene un animale tanto vigoroso e tanto

fiero, il cavallerizzo dev’essere per natura ingegnoso, paziente, coraggioso e forte. Inoltre, bisogna che la lunga esperienza dei migliori precetti di questi esercizi gli abbia conferito una certa capacità d’intuizione filosofica, che lo renda capace di conoscere l’umore e la natura del cavallo […]. E per addestrare e piegare delicatamente il cavallo a tutte le arie ed a tutti gli esercizi […] è altresì necessario che il cavallerizzo abbia in sé una grande intelligenza naturale, anche per le proporzioni, visto che tutte le arie ed i più begli esercizi sono composti da numeri, ritmi e numerosi rapporti regolari. […] è molto difficile che chi non è in grado di apprezzare né capire l’armonia, la melodia ed il ritmo della musica, e di conseguenza degli strumenti e della danza, possa mai comprendere a fondo le arie e le proporzioni dei nostri insegnamenti».

213 Th. Platter, Le voyage de Thomas Platter, 1595-1599, a cura di E. Le Roy-Ladurie, Paris 2000,

p. 574.

214 La Broue, cit., libro III, p. 3.

215 B. Prevost, sieur de la Figerie, Le cavesson françoys, Poitiers 1610, pp. 1-3. 216 Mennessier de La Lance, cit., tomo II, pp. 352-354.

écuyers, meritevoli di aver dispensato i nobili transalpini

dall’intraprendere viaggi in Italia per poter accedere ai segreti dell’arte equestre:

«[…] Entre lesquels […] Ie mettray Messieurs de Pluvinel & de La Brouë, souz les Academies desquels c’est [sic] formé, & forme tous les iours, de tels Escolliers, qu’il n’est plus besoin a la Noblesse Françoyse d’aller a grans frais en Italie, d’où le plus souvent (outre infinies autres incommoditez) ils retournent la bourse plus vuide de metal que le cerveau remply de doctrine, vertu & sagesse217».

Tuttavia, in ultima analisi, le testimonianze raccolte non permettono di affermare con certezza l’esistenza di una scuola posta sotto la guida di La Broue; più esplicite negli stessi anni le fonti risultano a proposito del disegno di fondazione, nel cuore del regno, di un’altra académie per gentiluomini.

Un arrêt emanato il 29 gennaio 1594 dal consiglio di Stato, riunito a Mantes, stabilisce l’ammontare annuo della somma destinata al mantenimento di un’accademia nobiliare di cui si prospetta l’apertura nella città di Tours, «estant la plus commode pour ce faire»; le discipline contemplate sono soprattutto fisiche: l’equitazione, la scherma, la danza, il volteggio. Quanto alla formazione intellettuale, gli unici corsi menzionati sono quelli di matematica applicata; piuttosto vaghe restano le informazioni sulle restanti materie, indicate semplicemente con il termine «exercices», qui utilizzato, forse, nel suo significato più ampio e generico di attività, sia essa teorica o pratica.

«[Il re desidera] faire dresser en la ville de Tours […] une accademye pour monter a cheval tirer des armes dancer voltiger lire aux mathematiques et faire tous autres actes et exercices vertueux et convenables a la nourriture et institution de la jeunesse et entretenir ceux qui auront la charge et intendance d’icelle accademye esdits exercices selon quil sera besoing218».

217 Prevost, cit., p. 16: «[…] Tra i quali […] metterò messieurs de Pluvinel e de La Broue, nelle cui

Accademie si sono formati e si formano ogni giorno allievi tali che non vi è più alcun bisogno che i nobili francesi si rechino con loro grave danno finanziario in Italia, da dove generalmente (oltre ad altre innumerevoli scomodità) essi tornano con la borsa più vuota di denaro che l’animo pieno di sapere, virtù e giudizio».

218 Ms. B.n.F., manuscrits français 18159, f. 43 r: «[Il re desidera] far erigere nella città di Tours

[…] un’accademia per l’insegnamento dell’equitazione, della scherma, del volteggio, per corsi di matematica e per la pratica di tutte le altre attività ed esercizi virtuosi ed adatti all’educazione ed all’istruzione della gioventù e mantenere coloro che avranno l’incarico e la supervisione dell’accademia in questione negli esercizi suddetti, secondo le necessità».

Le ragioni portate a giustificazione del provvedimento coincidono con quelle esposte nei progetti sopra illustrati: da un lato, le guerre civili hanno mostrato al sovrano fino a qual punto il secondo Stato costituisca «le lustre» e «la force» del regno; dall’altro, è proprio a causa degli scontri intestini che la nobiltà, «a loccasion des grandes despences quelle a supportees» a servizio della corona, si è impoverita ed è attualmente sprovvista dei mezzi indispensabili per garantire ai rampolli francesi una buona «nourriture», tanto più che i «pays estrangers» nei quali i giovani blasonati potrebbero trovare maestri e scuole in grado di istruirli sono adesso di «difficile accez». Enrico IV, conscio dell’utilità di una simile istituzione per l’intero Paese così come dei vantaggi che la monarchia potrebbe trarre dai servizi dei gentiluomini in essa formati, ha pertanto ritenuto opportuno dotare il regno di un’accademia pubblica e gratuita: i 4000 scudi necessari ogni anno per il suo finanziamento saranno attinti dai proventi ricavati dalle sentenze della chambre du trésor non ancora in esecuzione219 e dai futuri provvedimenti della corte ordinaria di giustizia concernenti la conservazione del demanio regio.

«A quoy [l’apertura dell’accademia] sa Majesté voulant pourvoir pour le bien et utilité qui en doibt reussir a ce royaume et le service quelle se promect de ceux qui y seront nourriz […] destine par advance et pour partie de la despence a ce necessaire la somme de quatre mil escuz sol qui se prendra sur les deniers provenans des jugemens cy devant donnes en la Chambre du tresor qui restent a executer et en ce qui se jugera cy apres par la cour ordinaire de justice a la conservation du domaine de sadite Majesté jusques a ladite somme de 4000 dont sera faict estat dorenavant par chacun an pour lesdits entretenemens220».

L’arrêt porta la firma di Philippe Hurault, conte di Cheverny e cancelliere di Francia. Discendente di una famiglia d’antica nobiltà, nato nel 1528, viene inviato dalla madre in Italia, dove riceve una formazione di giurista221; rientrato in patria, sarà ricevuto in

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La cour o chambre du trésor è una corte competente per i contenziosi legati ai diritti demaniali, che rappresentano le finanze ordinaires del re.

220 Ibidem: «E a ciò [l’apertura dell’accademia] volendo sua Maestà provvedere per il bene e

l’utilità che deve provenirne a questo regno e per i servizi che Essa si aspetta da coloro che vi saranno educati […] destina come anticipo e come parte della spesa a ciò necessaria la somma di 4000 scudi da prelevare sui proventi delle sentenze emanate in passato nella camera del tesoro ed in attesa di esecuzione e su ciò che sarà stabilito in futuro dalla corte ordinaria di giustizia sulla conservazione del demanio di sua Maestà, fino al raggiungimento della suddetta somma di 4000 di cui, d’ora in avanti, si terrà conto annualmente per le suddette spese di mantenimento». Vedi appendice 2.

221 Ms. B.n.F., manuscrits français 20252, f. 50 r, “Memoires servans a l’oraison funebre de feu

Parlamento nel marzo 1554, per divenire maître de requêtes nel 1562222. Chancelier a partire dal 1584, si allontana dalla vita politica

quattro anni più tardi, in seguito alla giornata delle barricate ed alla cacciata di Enrico III dalla capitale; il cognato Jacques-Auguste de Thou lo richiama, nel 1590, alle sue funzioni per volere di Enrico di Borbone: questi renderà i sigilli di cancelliere a Cheverny, che li terrà per nove anni, fino alla morte223.

Non sorprende che questo fedele servitore della corona, una volta tornato all’esercizio delle proprie funzioni, appoggi la fondazione di un’accademia nella quale, senza allontanarsi dal regno, i blasonati possano essere educati alle attività più confacenti al loro

status: tale scuola risponderebbe in tutto e per tutto all’ideale percorso

educativo tracciato da Cheverny nella sua “Instruction de monsieur le chancelier de Cheverny à monsieur son fils”, redatta nel 1589, durante il ritiro nel castello d’Esclimont224. Pur cattolico, egli si fa infatti, nel testo, sostenitore della polemica contro i viaggi d’istruzione all’estero, che i nobili d’Oltralpe dovrebbero intraprendere solo dopo aver raggiunto un’età ed aver acquisito un’esperienza del mondo tali da renderli consapevoli dei rischi che li minacciano: i soggiorni in Germania rendono inclini al bere, quelli in Inghilterra incitano all’ingordigia, la frequentazione degli Spagnoli insegna ai rampolli francesi la superbia e la vanagloria225. Ma in nessun altro Paese l’integrità morale dei giovani è messa a repentaglio quanto in Italia, terra d’ipocrisia e falsa devozione:

«[…] nous voyons de ce temps peu de gens revenir d’Italie, apres y avoir demeuré longuement, qu’ils n’en reviennent avec plus de licence de vivre en liberté; […] l’Italie provoque fort à oraison les Chrestiens; mais au pays il y a peu & moins de devotion qu’ailleurs, & les façons & manieres de dire & de faire d’Italie, sont plus plaisantes à reciter que bonnes à suivre & imiter226».

Augustins a Paris, Le 10e iour de Decembre 1599. par Jules Cesar Bulenger, docteur en theologie, Predicateur ordinaire du Roy”.

222 Ibidem, f. 50 v; ms. B.n.F., dossiers bleus 364, f. 19 v. 223

Ibidem, ff. 19 v, 75. Per le notizie biografiche su questo personaggio vedi anche ms. B.n.F.,

manuscrits français 16216, ff. 168 r e sgg.; ms. B.n.F., Chérin 108, dossier “Hurault”, f. 9 r; ABF

II, 353. Per i versi dedicati da Baïf al cancelliere vedi ms. B.n.F., manuscrits français 12491, f. g v.

224 Vedi ms. B.n.F., manuscrits français 19917, “Instruction que Monsieur le chancellier de

Cheverny a faicte à Monsieur le comte de Cheverny, son fils aisné, estant en sa maison d’Esclimont, pendant sa disgrace de la Cour. 1589”.

225 Ph. Hurault, Instruction de monsieur le chancelier de Cheverny à monsieur son fils, in

“Mémoires de m.re Philippe Hurault comte de Chiverny [sic], chancelier de France”, La Haye 1720, tomo II, pp. 172-174.

226 Ibidem, p. 173: «[…] constatiamo oggigiorno che sono pochi coloro che non ritornano

Quanto alle discipline cui l’autore suggerisce di dedicarsi, particolare attenzione è portata allo studio della storia, magistra vitae e momento di trasmissione di «honnesteté» e di «vertu227», così come agli «exercices de la maison» da praticare in tempo di pace, utili sia per la salute del corpo sia per l’attività bellica: l’equitazione, la corsa all’anello, la scherma, la caccia, il volteggio, il salto, la danza, i giochi della pallacorda e del pallamaglio228.

Ma l’istituto nobiliare di Tours, così vicino, nei progetti, alle scuole concepite da François de La Noue e che, considerata anche la natura giuridica dell’arrêt, decreto di applicazione immediata229, potrebbe rappresentare la più antica académie francese, non ha lasciato traccia in altre fonti. Maggior successo, seppur non immediato, incontreranno gli sforzi di Hurault per la fondazione, a Parigi, della scuola nobiliare che sarà diretta da Antoine de Pluvinel e che resterà, per almeno dieci anni, l’unica istituzione di questo genere nella capitale230.