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Capitolo 2. L’accademia di Pluvinel

I.2.2 Antoine de Pluvinel

I primi disegni per l’apertura di un’accademia nobiliare a Parigi, destinati per il momento a rimanere lettera morta, risalgono, probabilmente, agli anni Ottanta del Cinquecento: René de Menou, nell’ultima edizione della sua Pratique du cavalier, Nicolas Chorier, nell’Estat politique de la province de Dauphiné, e Louis Moreri, nel suo Grand dictionnaire historique, raccontano come Pluvinel abbia concepito il progetto di fondazione di una scuola già sotto il regno di Enrico III231. Promotore di queste proposte è Philippe Hurault: è

licenziosa; […] l’Italia esorta con veemenza i cristiani alla preghiera, ma laggiù vi è poca devozione e meno che altrove, ed i modi e maniere di dire e di fare dell’Italia sono più piacevoli da recitare che buoni da seguire ed imitare».

227 Ibidem, pp. 363 e sgg. 228 Ibidem, pp. 372-374.

229 Gli arrêts du conseil sono deliberazioni di esecuzione diretta: contrariamente a quanto avviene

per le lettere patenti, la loro entrata in vigore non necessita né dell’apposizione del sigillo reale né dell’enregistrement del Parlamento: vedi D. Richet, Lo spirito delle istituzioni. Esperienze

costituzionali nella Francia moderna, Roma-Bari 1998 (Paris 1973), pp. 24-25.

230 Vedi Dumolin, cit., pp. 331-332.

231 R. de Menou, seigneur de Charnizay, La pratique du cavalier, ou l’exercice de monter à cheval

quanto spiega il trattatista e poeta ugonotto Alexandre de Pontaymeri dedicando proprio al cancelliere la prima edizione de L’academie ou

institution de la noblesse françoise, apparsa nel 1595. Lo scrittore, già

autore di un sonetto rivolto a Salomon de La Broue e pubblicato nel terzo libro dei Préceptes232, elogia i meriti che Cheverny, animatore della neonata istituzione e realizzatore, malgrado le difficoltà inizialmente incontrate, dell’originario progetto di Pluvinel, può vantare di fronte alla nobiltà di Francia e d’Europa:

«[…] vous estes l’unique mouvement & la premiere ame de l’Academie que le Sieur de Pluvinel erige en faveur de la noblesse, laquelle vous en demeure d’autant plus redevable que vous avez surmonté les difficultez qui naissoyent parmy le berceau de ceste illustre & glorieuse entreprise mieux achevée par vostre moyen qu’elle ne fut commencée par ledict sieur de Pluvinel, en qui vous avez produit une seconde volonté dè [sic] continuer son premier dessein, & accreu l’obligation particuliere qu’il vous avoit, vous estant redevable de celle cy avec toute la France chez qui la posterité redira vos merites, les tirant de la langue, voire du cœur des plus nobles familles d’Europe233».

La fama dell’académie di Pluvinel supererà in effetti i confini del regno; e le abilità equestri faranno del maestro, nato nel 1552 a Crest, nel Delfinato, da una famiglia di commercianti, uno dei più illustri personaggi della corte di Enrico IV e di Luigi XIII. Assunto a servizio del duca d’Angiò, il futuro Enrico III, a soli 23 anni, Pluvinel fa parte del seguito che lo accompagna, nel 1574, nel breve soggiorno a Cracovia, dove il Valois è stato chiamato al trono di Polonia. Antoine resterà fedele alla corona fino al termine delle guerre civili e sarà investito del titolo nobiliare da Enrico IV; prenderà in moglie Marie Mansel de Saint-Ligier, dalla quale non avrà eredi maschi234. La

ou le melange curieux de l’histoire sacrée et profane […], Lyon 1681, tomo II, p. 930; l’autore

ricava la notizia in questione dall’Estat politique de la province de Dauphiné, Grenoble 1671, scritto da Nicolas Chorier.

232 La Broue, cit., libro III, p. 4.

233 A. de Pontaymeri, cit., f. 2 r: «[…] Voi siete l’unico impulso e l’ispiratore dell’accademia che

monsieur de Pluvinel erige a favore della nobiltà, la quale ve ne è tanto più debitrice che Voi avete superato le difficoltà che si presentavano all’origine di questa illustre e gloriosa impresa, portata grazie a Voi a termine meglio di quanto non sia stata cominciata dal suddetto monsieur de Pluvinel, nel quale avete prodotto una seconda volontà di potare avanti il suo primo progetto, ed accresciuto l’obbligo morale che questi aveva personalmente con Voi, essendovi debitore dell’accademia così come lo è l’intera Francia, dove i posteri parleranno dei vostri meriti, apprendendoli dalle parole, e persino dai sentimenti, delle più nobili famiglie d’Europa». Su questo punto vedi anche P. Richelet, Dictionnaire de la langue françoise, ancienne et moderne, de

Pierre Richelet; augmenté […] d’un nouvel abregé de la vie des auteurs citez dans tout l’ouvrage,

Lyon 1728, tomo I, p. XCVII: la fonte utilizzata dall’autore è Alexandre de Pontaymeri.

234 Per le notizie biografiche su Antoine de Pluvinel vedi A. Rochas, Biographie du Dauphiné,

carriera del cavallerizzo è piuttosto rapida: il sovrano, sceltolo per una delicata missione militare ad Aix nel 1593 nei mesi dei torbidi scoppiati in seguito alla sua abiura235, nel gennaio dell’anno seguente, da Mantes, pochi giorni prima dell’emanazione dell’arrêt del consiglio di Stato riguardante l’erezione della scuola nobiliare di Tours, assicura a «Mr de Pluvinel Lung des Escuyers de son Escuyrie» un significativo aumento di pensione236; undici anni più tardi quest’ultimo è definito, in una lettre d’acquisition, «chevallier de sordres [sic] du roy Gentilhomme ordinaire de la Chambre de sa Majesté Commandant en sa grand [sic] escurye et gouverneur de la personne de Monsieur de Vendosme237», il duca César, figlio del re e di Gabrielle d’Estrées. «Soubz gouverneur du Roy» in qualità di maestro d’equitazione del giovane Luigi XIII e di suo fratello Gaston tra il 1610 ed il 1619, il Delfinate muore l’anno seguente, dopo essere stato, a partire almeno dal 1613, «Conseiller des conseils du roy238» ed aver ricoperto la carica di ambasciatore di sua Maestà in Olanda.

Celebre resterà il balletto a cavallo ideato ed organizzato da Pluvinel nell’aprile 1612, in occasione delle celebrazioni indette per la pubblicazione del matrimonio incrociato tra gli eredi ai troni di Francia e di Spagna: secondo la testimonianza di Honoré Laugier de Porchères, che descrive accuratamente lo spettacolo, «leurs Maiestez» amarono talmente la coreografia da volerla ammirare una seconda volta tre giorni dopo, alla luce delle fiaccole nella corte del Louvre239.

biographie et d’histoire: errata et supplément pour tous les dictionnaires historiques […], Paris

1872 (=Genève 1970), p. 979; H. de Terrebasse, Antoine de Pluvinel, dauphinois (1552-1620), Lyon 1911; Platte, cit., p. 15; ABF I, 364-383.

235 Terrebasse, cit., p. 11.

236 Ms. B.n.F., pièces originales 2306, dossier “Pluvinel”, pièce 2. 237

Ms. Arch. nat., P 74², senza numero di folio. Si tratta di una lettera nella quale si attesta che Pluvinel, avendo reso omaggio al re per la terra e signoria di Femberolles, ha facoltà di esercitarvi pieno potere. Vedi anche ms. Arch. nat., E* 20ª, ff. 187 r, 354 r; ms. B.n.F., carrés de d’Hozier

499, f. 361 r; ms. B.n.F., manuscrits français 3540, f. 39 r.

238

Ms. B.n.F., pièces originales 2306, dossier “Pluvinel”, pièces 5, 6, 10; F. Hilarion de Coste, Les

éloges de nos rois, et des enfants de France, qui ont esté dauphins de Viennois, comtes de Valentinois et de Diois, Paris 1643, p. 181.

239 H. Laugier de Porchères, Le camp de la Place Royalle, ou relation de ce qui s’est passé les

cinquiesme, sixiesme, & septiesme iour d’avril, mil six cents douze, pour la publication des mariages du roy, & de madame, avec l’infante, & le prince d’Espagne […], Paris 1612, pp. 116-

124. Per la descrizione del balletto vedi, tra le testimonianze dell’epoca, anche F. Hilarion de Coste, cit., pp. 194-195; M. Vulson de la Colombière, Le vray theatre d’honneur et de chevalerie

ou le miroir heroique de la noblesse, Paris 1648, tomo I, pp. 361-438. Tra i principali lavori

storiografici dedicati a questo Carrousel vedi J. Vanuxem, Le Carrousel de 1612 sur la Place

Royale et ses devises, in “Les fêtes de la Renaissance”, vol. I. Journées internationales d’études,

Abbaye de Royaumont, 8-13 juillet 1955, a cura di J. Jacquot, Paris 1956, pp. 191-203; A. Stegmann, La fête parisienne à la Place Royale en avril 1612, in “Les fêtes de la Renaissance”, vol. III. Quinzième colloque international d’études humanistes, Tours, 10-22 juillet 1972, a cura di J. Jacquot, E. Konigson, Paris 1975, pp. 373-392; S. Mamone, Firenze e Parigi, due capitali dello

Ma se i contemporanei tessono le lodi dell’écuyer è soprattutto per la sua attività d’insegnamento dell’equitazione240: i documenti lo indicano unanimemente come iniziatore della tradizione transalpina dell’arte equestre, come mediatore del passaggio in Francia delle tecniche della più celebre scuola napoletana, quella diretta dal cavallerizzo Giovan Battista Pignatelli, istituto che, tra i diciassette ed i 22 anni, Pluvinel ha frequentato al pari di La Broue. Fondando l’académie parigina e dispensando così i gentiluomini del regno dall’obbligo di valicare le Alpi per poter praticare al meglio ogni sorta di exercices, il Delfinate ha quindi soddisfatto alle richieste di cui, come si è visto, taluni rappresentanti del secondo Stato si sono fatti già da tempo portatori241. Lo stesso maestro vanta i propri meriti nell’offrire al sovrano il suo trattato, pubblicato postumo nel 1623 ed intitolato Le maneige royal, nelle cui pagine sono fissati, sotto forma di dialoghi svoltisi tra quest’ultimo ed il giovane monarca, gli insegnamenti dispensati dall’écuyer al re così come ad illustri rappresentanti della nobiltà francese:

«Et si l’institution de la noblesse est un des premiers fondements de la seureté & reputation des Estats, I’oseray dire sans presomption qu’en mon mestier i’y ay contribué quelque chose, & asseure avec verité que ceux qui l’exercent en France avec reputation, & qui ont fait en cela par raison oublier les pais esloignés aux François attirant les estrangers au nostre doivent quelque chose a ma peine242».

I toni non cambiano in alcuni dei componimenti poetici posti, a celebrazione dell’autore e del suo libro, in apertura del volume: grazie a «Pluvinellus», «honos & decus Allobrogum», le città dei «Romani»

240 Sull’importanza dell’insegnamento equestre di Antoine de Pluvinel vedi in particolare M. C.

Mégret-Lacan, Naissance de l’art équestre, in “XVIIe siècle”, LI/204 (1999), pp. 523-548; S. Anglo, The martial arts of Renaissance Europe, New Haven-London 2000, pp. 266-268; S. Vaucelle, “Jouer à la veuë du Prince”. Pédagogie sportive et préparatifs corporels aux fêtes de la

cour dans la France classique (1550-1650), in “Ludica, annali di storia e civiltà del gioco”, 8

(2002), pp. 60-64; Idem, Le cheval, le chevalier, le cavalier. La mutation des jeux équestres de la

noblesse (XIIe-XVIIe siècle), in “Ludica, annali di storia e civiltà del gioco”, 9 (2003), pp. 161-

162.

241 Vedi, per esempio, Rochas, cit., tomo II, p. 255; Hilarion de Coste, cit., p. 181; H. de Bueil,

seigneur de Racan, Œuvres complètes, a cura di M. Tenant de Latour, Paris 1857, tomo I, p. 346; Limnaeus, cit., p. 396; Sauval, cit., tomo II, p. 498.

242 A. de Pluvinel, Maneige royal, ou l’on peut remarquer le defaut et la perfection du chevalier en

tous les exercices de cet art […], Paris 1623, “Au Roy”, senza numero di pagina: «E se

l’istituzione della nobiltà è uno dei primi fondamenti della sicurezza e reputazione degli Stati, oserei dire senza presunzione alcuna che nel mio mestiere io vi ho ben contribuito, ed affermo con verità che coloro che lo esercitano in Francia con reputazione, e che hanno fatto a ragione dimenticare ai Francesi, in questo, i Paesi lontani, attirando al contrario gli stranieri nel nostro, sono in qualcosa debitori al mio lavoro».

sono state espugnate non, come è avvenuto ai loro antenati troiani, da un cavallo di legno, ma da un destriero in carne ed ossa, guidato da un eccellente cavaliere; e le scuole italiane, un tempo celebri e frequentate dalla nobiltà di tutti i Paesi stranieri, restano adesso deserte243. I rampolli d’Oltralpe troveranno in Francia un «maneige» nel quale appendere «l’entiere cognoissance/De dompter un Cheval»; Napoli dovrà, per opera di colui che essa stessa ha iniziato ai segreti dell’arte equestre, rassegnarsi a divenire «petite escoliere» di Parigi244.

Scarse sono le informazioni relative alle ragioni della scelta di una denominazione quale quella di académie; Henri Sauval ipotizza che Pluvinel abbia voluto onorare di «ce beau nom» il proprio maneggio allo scopo di conferirgli maggior prestigio e «plus d’éclat245». L’ecuyer si è dunque limitato a trasmettere nel proprio Paese le conoscenze dei maestri italiani di equitazione o ha almeno in parte contribuito alla continuazione della tradizione dei cenacoli

243 Ibidem, senza numero di pagina, “De libro domini de Pluvinel carmen”: «Si quis adhuc artem

Gallus non novit equestrem/Quam vel Parthenope, vel dare Roma solet,/Nil opus est Alpes superare vel aequoris undas/Terrarum dominam lustret ut Italiam […]/Audijt Italia excusum fortasse libellum,/Et visa est querula talia voce loqui;/Ergo per innumeros olim quae floruit annos/Trita peregrinis ante palaestra iacet!/Et perit Italici nunc inclyta gloria Circi,/Nullus in antiquo pulvere sudat equus:/Abstulit invitae mihi Pluvinellus honorem,/ Pluvinellus honos & decus Allobrogum,/Romanosque facit Teucrorum à stirpe nepotes/ Cum Teucris eadem fata subire suis;/Illos fictus equus tantum expugnavit, at istos/Tam bene ductus equus, quam bene doctus Eques». “Poesia sul libro di monsieur de Pluvinel”: «Se ancora qualche Francese non conosce l’arte equestre/Che Napoli o Roma sono solite insegnare/Non vi è bisogno che valichi le Alpi o le onde del mare/Per percorrere l’Italia, padrona del mondo […]./L’Italia ebbe forse notizia del libro che è stato composto/E sembrò dire con voce lamentosa:/La scuola che fu un tempo, per anni ed anni, fiorente,/Frequentata in passato dagli stranieri, è dunque deserta!/È adesso finita l’illustre gloria dei maneggi italiani,/Nessun cavallo si affanna nelle antiche lizze:/Pluvinel, con mio grave rincrescimento, mi sottrasse l’onore./Lui, che è l’onore e la gloria dei Francesi,/Fece sì che gli Italiani, discendenti della stirpe dei Troiani,/Sopportassero le stesse calamità dei Troiani loro progenitori:/Questi furono vinti da un semplice cavallo finto, mentre i primi/Da un cavallo tanto ben guidato quanto ben istruito ne è il cavaliere». Il carmen è firmato M. A. Vincentius Canonicus regularis & Vicarius generalis Abbatiae & Ordinis S. Ruffi Valentinensis.

244 Ibidem, senza numero di pagina, “Sur le Maneige Royal de Monsieur de Pluvinel, P. Escuyer

du Roy”: «Vous qui voulez avoir l’entiere cognoissance/De dompter un Cheval/N’outrepassez les monts vous avez dans la France/un Maneige Royal./C’estoit bon autresfois quand la seule Italie/possedoit ce bel art/Ains que Pluvinel eust la methode accomplie/dont il nous a faict part./[…] Naples as tu point subject de faire ceste plainte/Avecque verité?/Las faut-il que celuy que dedans ta carriere/Autres fois tu nourris/Te rende maintenant petite escoliere/De Celle de Paris». “Sul Maneige royal di monsieur de Pluvinel, primo scudiero del re”: «Voi che volete acquisire la conoscenza completa/Dell’arte di addestrare un cavallo/Non valicate i monti: avete in Francia/Un Maneige royal./Era necessario farlo un tempo, quando la sola Italia/Possedeva questa bella arte,/Prima che Pluvinel padroneggiasse il metodo completo/Del quale ci ha reso partecipi./[…] Napoli, non hai motivo di lagnarti/A ragione?/Ahimè, colui che nella tua lizza/Un tempo nutristi/Ti deve ora rendere umile allieva/Di quella di Parigi». La poesia è firmata P. Petit Bourbon; essa si trova esclusivamente nell’esemplare conservato alla Réserve della B.n.F. (RES S- 151).

intellettuali transalpini, ispirati a quelli della Penisola? Quanto forti sono i legami, di cui F. A. Yates e N. Conrads246 sottolineano come si è visto la rilevanza, tra il nuovo istituto e le assemblee di dotti della Parigi dei decenni precedenti? In altre parole, in che misura la realtà dell’istituzione voluta dal Delfinate corrisponde alle scuole vagheggiate nei coevi progetti di académies per l’educazione dei giovani blasonati247?

Il quadro risulta piuttosto contraddittorio. Da una parte, è rimarchevole che, rispetto ai collegi dell’epoca, l’accademia dell’illustre cavallerizzo presenti, quattro anni prima della promulgazione dell’editto di Nantes e della fine delle guerre civili, un profilo apertamente transconfessionale. Negli anni immediatamente successivi alla fondazione, questi può annoverare, tra i propri discepoli, sia François Le Clerc, il futuro père Joseph, sia il giovane Richelieu, che assisterà ai corsi del maestro tra il 1598 ed il 1603248. Ma alle lezioni, che si svolgono dapprima al piano terra della grande galleria del Louvre, in seguito nella maison de la Corne de Cerf della rue Neuve-Saint-Honoré, partecipano altresì, come testimoniato da Alexandre de Pontaymeri, due dei più prestigiosi membri dell’aristocrazia ugonotta. Un’ode dedicata, nella prima edizione de

L’academie ou institution de la noblesse françoise, a «Messieurs de

Rohan», esorta questi «seigneurs», che con l’esempio incitano alla virtù tutti i nobili allievi dell’istituto parigino, a far rivivere, nel regno lacerato dagli scontri, «de tous les arts la cognoissance» e preannuncia la vittoria contro gli spagnoli ed i papisti, stranieri responsabili dei mali di cui la Francia è vittima249. Riformati, come si vedrà, sono d’altronde due dei maestri che più o meno direttamente partecipano all’attività della scuola.

Dall’altra, almeno a partire dal 1609, essa, ormai diretta dal successore di Pluvinel, Pierre de Hannicques, seigneur di Benjamin250, risulta controllata dalla Compagnia di Gesù, che invia all’académie, nei giorni festivi, uno dei suoi predicatori, incaricato di spronare i

246

Yates, cit., p. 278; Conrads, cit., p. 26.

247 Sull’accademia di Pluvinel vedi in particolare Terrebasse, cit.; Hoche, cit., pp. 884-908; Poëte,

cit., p. 238; Dumolin, cit., pp. 327-330; Conrads, cit., pp. 41-65; Schalk, From valor…, cit., pp.

181-188; Idem, Pluvinel, le renouvellement de la noblesse…, cit., pp. 169-175.

248 Ms. Bibliothèque du Couvent des Capucins, Paris, manuscrit 22, “La vie du R. Pere Joseph de

Paris, predicateur de lordre des peres Capucins”, p. 30; G. Fagniez, Le père Joseph et Richelieu

(1577-1638), Paris 1894, tomo I, pp. 44-45; Conrads, cit., p. 64; L. W. B. Brockliss, Richelieu, education and the State, in “Richelieu and his age”, a cura di J. Bergin e L. W. B. Brockliss,

Oxford 1992, pp. 241-242.

249 Pontaymeri, cit., f. 4 v. Si potrebbe trattare di Henri de Rohan, noto condottiero e uomo politico

ugonotto e di uno dei suoi fratelli: vedi Conrads, cit., p. 64.

discenti ai doveri degni di un cristiano251. I documenti non permettono di fornire una spiegazione sulla discordanza delle diverse testimonianze; è ad ogni modo verosimile che la partecipazione ai sermoni gesuitici non sia obbligatoria e che i discenti protestanti, francesi o stranieri, ne siano tacitamente dispensati.

Ancora più difficile è ricostruire il ruolo che le discipline di natura intellettuale giocano nel cursus educativo contemplato. Come è stato evidenziato da indagini piuttosto recenti condotte sul manuale di equitazione steso dall’écuyer, il percorso didattico previsto da Pluvinel presuppone lo sviluppo di capacità al contempo fisiche ed intellettuali: da un lato, è essenziale che il buon cavaliere, lungi dal limitarsi all’esecuzione meramente meccanica di figure ed acrobazie equestri, agisca secondo «jugement», metta a frutto, nel guidare la cavalcatura che gli viene affidata, la propria capacità di giudizio; dall’altro, l’esercizio stesso dell’arte equestre è utile allo spirito, poiché insegna a svolgere serie articolate di azioni in mezzo al rumore ed al pericolo. La scelta della forma dialogica prova del resto la premura dell’autore di avvicinare l’insegnamento dell’equitazione ai più alti livelli della cultura umanistica252.

Esistono dunque, nel famoso maneggio parigino, anche insegnamenti a carattere puramente teorico, che potrebbero avvicinarlo alle istanze enciclopediche delle proposte sopra analizzate?