• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. L’accademia di Pluvinel

I.2.3 Jean Errard di Bar-le-Duc

È probabile che i giovani titolati dell’académie ricevano insegnamenti nelle più classiche delle scienze cavalleresche: la matematica e le fortificazioni. Destinato ad essere utilizzato dagli allievi di Pluvinel è forse un breve ed elementare trattato di logica, scritto in lingua volgare, intitolato Le premier livre de l’académie

françoise […], contenant la logique ou l’avant-propos de toute l’académie, e pubblicato a Parigi proprio nel 1594; l’autore, che si

definisce «Mathematicien du Roy» e si accontenta di apporre all’opera

251 Annuae litterae Societatis Iesu, Dilingae 1609, p. 115.

252 H. Nelson, Antoine de Pluvinel, classical horseman and humanist, in “The French Review”, 58

le proprie iniziali, «A. M.», esaltata, nell’introduzione, l’evidenza delle verità desunte attraverso un corretto uso della ragione, passa in rassegna le diverse tipologie di sillogismo, corredandole di distici che possano facilitarne l’assimilazione da parte del lettore253. A dimostrare l’importanza dei corsi di geometria nel quadro del manège della capitale è tuttavia la testimonianza di un altro matematico legato alla corte, Jean Errard di Bar-le-Duc, verosimilmente uno dei maestri che affiancano l’illustre écuyer nell’attività didattica.

Nato nel 1554, originario della Lorena e discendente di una famiglia di notai di nobiltà alquanto recente – il nonno riceve i titoli nel 1470 da René, duca di Bar – egli, dopo i contatti giovanili con gli ingegneri italiani impiegati come consiglieri militari dei duchi, completa probabilmente la propria formazione nella Penisola ed in Germania: è forse qui, durante il suo soggiorno ad Heidelberg, che Errard abbraccia la riforma. Rientrato in Lorena e dato alle stampe il primo dei suoi trattati di scienze matematiche applicate254, dopo l’adesione del duca Carlo III alla Lega nel 1584, si reca a Sedan, a servizio dei Bouillon, per poi spostarsi a Parigi, dove Enrico IV, nominatolo dapprima suo ingénieur ordinaire, lo farà in seguito

écuyer, inserendolo nella cerchia dei suoi più stretti collaboratori255. Raccontando di aver appreso, nel luglio del 1610, la notizia del decesso del geometra, avvenuto a Sedan, Pierre de L’Estoile spiega come, almeno secondo le voci corse all’epoca nella capitale, il lorenese sia morto di dolore per l’assassinio del sovrano256.

Al Borbone, nel 1594, Errard dedica, oltre ad un trattato volto alla confutazione di alcune tesi di Giuseppe Giusto Scaligero sulla quadratura del cerchio257, un prontuario di geometria dal titolo La

géometrie et practique généralle d’icelle: il monarca, tramite

l’apertura dell’accademia che egli ha ordinato di far erigere nella

253

Le premier livre de l’académie françoise. D’A. M. mathematicien du roy, contenant la logique

ou l’avant-propos de toute l’academie, Paris 1594.

254 J. Errard, Le premier livre des instruments mathematiques de I. Errard de Bar-le-Duc, a tres

illustre prince monseigneur, le duc de Calabre, Lorraine, Bar, Gueldres, &c, Nancy 1584

(=Nancy 1979).

255 Ibidem, “Introduction”, pp. IX-XII; ms. B.n.F., pièces originales 1054, dossier “Errard”, pièce

4; ABF I, 376, 1-3. Ad uso dei più illustri personaggi della corte Errard stende un manuale di fortificazioni, rimasto manoscritto e non datato: ms. B.n.F., manuscrits français 663, “Traicté de fortiffications manuscrit contenant quantité de figures avec les advis et explications sur chacune fait et composé par le sieur Herar fameux ingenieur du Roy Henry 4eme et lequel luy ayant esté presenté par Maximilian de Bethune duc de Sully pair de France premier ministre dudit Roy Sa maiesté en fit present audit duc quy le donna depuis a Monsieur le comte de Bethune son frere”.

256

l’Estoile, cit., tomo X, p. 345.

257 J. Errard, Refutation de quelques propositions du livre de monsieur de L’escale, de la

quadrature du cercle par luy intitulé, cyclometrica elementa duo. Au roy. Par I. Errard de Barle- duc [sic], ingenieur de sa maiesté, Paris 1594.

capitale, ha infatti destato nell’autore la speranza di veder finalmente rifiorire nel regno le scienze che i gentiluomini francesi, destinatari dello scritto, sono stati finora costretti ad apprendere in terra straniera.

«Sire, puis que vostre Maiesté nous faict esperer, par l’academie qu’elle a ordonné estre dressee en ceste ville de Paris, de veoir resusciter & revivre les sciences, de long temps mortes en ce Royaume, & que les Gentils- hommes françois ont esté contraincts cercher [sic] & aller mandier és pays estranges: I’ay pensé que ce ne seroit mal à propos luy dedier maintenant cest œuvre, combien que petit, comprenant neantmoins ce qui est de plus beau & plus rare en la Geometrie: Esperant, que soubz la protection & faveur de vostre Maiesté, il sera veu & receu du public, & (Dieu aydant) incitera par sa facilité & briefveté, la Noblesse à recercher [sic] les Mathematiques, vrayes & seules sciences, qui ne proffitent pas seullement durant la paix, mais produisent leurs plus beaux effects en temps de Guerre […]. A Paris au moys de May, 1594. I. Errard258».

Il libro, assai snello, non pretende di esaurire nel dettaglio la totalità delle parti della disciplina in questione: si tratta al contrario, come l’autore tiene a precisare, di una semplice anticipazione «de quelques autres parties», che egli si augura di pervenire a trattare «avec la mesme facilité & methode259». Errard non viene meno alle sue promesse: quattro anni più tardi egli pubblicherà una versione in lingua francese, ampliata nel 1605, dei primi libri degli Elementa di Euclide260. Nella dedica ad Enrico IV l’ingegnere specifica che è ancora una volta pensando alle esigenze dei giovani rampolli transalpini che egli si è risolto a mettere mano all’opera; quanto alla scelta di presentare alla nobiltà soltanto una parte dei testi del matematico greco, come il traduttore, scusandosi per l’uso di qualche latinismo, precisa nell’«advertissement» di una più tarda edizione, essa è dovuta alla consapevolezza che «la plus part des estudians en

258 Idem, La géométrie et practique généralle d’icelle […], Paris 1594, senza numero di pagina:

«Sire, poiché vostra Maestà ci fa sperare, grazie all’accademia che essa ha ordinato di fondare in questa città di Parigi, di veder resuscitare e rivivere le scienze, da tempo morte in questo regno, e che i gentiluomini francesi sono stati costretti a cercare ed andare ad elemosinare nei Paesi stranieri; ho pensato che non sarebbe stato fuori luogo dedicarLe adesso quest’opera, che, seppur piccola, racchiude nondimeno ciò che di più bello e prezioso è nella geometria: nella speranza che, sotto la protezione ed il favore di vostra Maestà, essa sia vista ed accolta dal pubblico, e (con l’aiuto di Dio) induca, grazie alla sua semplicità e brevità, la nobiltà a ricercare la matematica, vera ed unica scienza, che non solo è utile durante la pace, ma produce i suoi più begli effetti in tempo di guerra […]. A Parigi nel mese di maggio 1594. J. Errard». Della Géométrie usciranno altre due edizioni: a quella del 1602 seguirà, nel 1619, una versione corretta ed ampliata da un anonimo curatore.

259 Idem, La géométrie…, cit., senza numero di pagina.

260 Idem, Les six premiers livres des élémens d’Euclide, Paris 1598; Idem, Les neuf premiers livres

ceste science se tiennent assez sçavans quand ils ont appris les neuf premiers [libri]», in quanto il resto non è necessario che agli studiosi «qui en desirent faire entiere profession261». Non è infatti l’apprendimento dei più complessi elementi e teoremi geometrici a confarsi ad un gentiluomo: se i membri del secondo Stato sono invitati ad applicarsi allo studio di tale disciplina, è unicamente perché essa può trovare applicazione immediata sul campo di battaglia; i

bellatores devono approfittare dei momenti di pace per consacrarsi

all’acquisizione delle conoscenze teoriche che potrebbero rivelarsi utili nell’eventualità di una guerra. Errard lo spiega nella “Preface à la noblesse françoise” de La fortification reduicte en art et demonstrée, l’ultimo dei manuali stesi ad uso dei rampolli francesi, apparso nel 1600 e scritto, a detta dell’autore, su ordine del re in persona:

«[…] ce loysir de la Paix presente, ne peut estre plus loüablement employé par ceux qui sont les nerfs de la guerre, qu’à acquerir une certaine et solide cognoissance de ce qu’il faudra mettre en practique au premier changement; la Practique estant aussi aveugle sans la Theorique, que la Theorique est manchotte sans la Practique262».

Ma nulla ci assicura, in effetti, che Errard, autore di prontuari per gli allievi dell’accademia parigina, abbia direttamente partecipato come insegnante all’attività didattica dell’istituto. È il nome di un altro professore della scuola di Pluvinel che i documenti ci rivelano con certezza.