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La proposta di Samson de Juvigny

Capitolo 3. Progetto e realtà delle accademie tra Parigi e la provincia

I.3.1 La proposta di Samson de Juvigny

Di un progetto relativo alla creazione di una rete di accademie per titolati si fa portatore, dopo François de La Noue ed una ventina di anni prima di Menou di Charnizay, Samson de Saint-Germain,

seigneur di Juvigny-le-Tertre, in Bretagna. Convinto sostenitore del

partito cattolico durante gli scontri civili, verso il 1587 fa della propria residenza una formidabile fortezza e si abbandona, con le sue guarnigioni, ad eccessi di brigantaggio ed a vessazioni di ogni sorta contro il popolo della contea di Mortain; esito sfavorevole per il nobile avrà un’indagine aperta nel 1593, in seguito ad una requête da lui stesso indirizzata al duca di Monpensier, gouverneur della provincia, al fine di poter ricostruire le proprie fortificazioni, rimaste nel frattempo distrutte durante gli scontri con un signorotto locale, suo rivale389; tre anni più tardi Saint-Germain, già «capitaine de chevaux legers390» negli eserciti di Enrico III, ormai diventato fedele al Borbone, è «Gentilhomme ordinaire de la Chambre du Roy391». Degli stretti legami che il bretone intratterrà con gli ambienti di corte è prova lo scandalo di cui egli sarà al centro: in una lettre a stampa, non datata ma indirizzata con tutta probabilità a Luigi XIII, Juvigny, dichiarando di aver scritto, al proposito, una requête e un mémoire presentati dapprima alla Chambre de Justice ed in seguito «dans [la]

389 H. Sauvage, Barenton, Isigny, Juvigny, estratto dalla “Revue historique et monumentale de

l’arrondissement de Mortain” (1881), Paris 1992, pp. 72-75; L. Hulmel (l’abbé), Quelques notes

supplémentaires sur la paroisse Notre-Dame-de-Juvigny, in “Revue de l’Avranchin et du Pays de

Granville”, 38 (1959), pp. 241-243.

390 S. de Saint-Germain, sieur de Juvigny, Section onziesme du II. livre des armes de l’Eglise,

dedié au roy. Par laquelle est monstré un moyen tres-asseuré pour destruire en peu de temps la religion pretenduë reformee, si elle est fausse, & que ce soit une pure heresie, ou bien pour l’establir & la maintenir entierement si elle est bonne & veritable, le tout en l’auctorisant & luy donnant encore plus de liberté qu’elle n’en a; afin de la ruiner par elle mesme. Fait par Sanson de S. Germain seigneur de Iuvigny, gentilhomme ordinaire de la chambre du roy, & cy devant capitaine de chevaux legers dans les armees des feus roys de tres-heureuse memoire Henry III & Henry le Grand IIII. du nom. A messieurs de la religion pretenduë reformee, Paris 1624.

391 Idem, Advis de l’establissement de quatre academies en la France, & des moyens propres pour

Cour, & par toutes les Provinces d[u] Royaume», si difende dalle accuse di malversazione che gli sono state rivolte e nega la paternità di un libello diffamatorio contro i principali ministri, finito nelle mani del sovrano392.

Offerto al monarca allo scopo di guidarlo e consigliarlo è il

Traité d’estat, contenant les points principaux pour la conservation des monarchies, apparso nel 1618: Saint-Germain, nel dispensare

suggerimenti sui criteri da seguire nella scelta dei propri collaboratori, rileva quanto pericolosa sia l’attribuzione di cariche di rilievo agli ugonotti. Affidare «le maniement general de la police de son Estat» o «le commandement de ses armées» ad un uomo di confessione diversa dalla propria significa non solo attirare su di sé il sospetto di desiderare la rovina della religione in cui si è cresciuti, «veu qu’il n’y a nulle autre consideration qui […] puisse convier d’establir telles personnes», ma anche, e soprattutto, sottomettersi al potere ed al volere di individui infidi: quella per la loro setta è una passione dalla quale essi non potranno mai liberarsi del tutto. E diffidenza ancora maggiore il regnante dovrà nutrire verso gli atei che al credo riformato aderiscono per semplice convenienza: se questi vengono meno ai più importanti doveri spirituali, essi trascureranno anche tutto ciò che attiene al servizio del Paese e, privi della guida della propria «conscience», finiranno facilmente preda dell’avidità, dell’ambizione, del desiderio di vendetta e di ogni altra passione malvagia393.

La ricerca di mezzi efficaci, ma al contempo non violenti, per liberare la Francia dal calvinismo impegnerà l’autore fino almeno alla metà degli anni Venti del Seicento. Nello scritto qui analizzato egli nota come il ricorso a presunte fratture confessionali per prolungare rivolte e sedizioni sia stato una costante della storia transalpina a partire dal regno di Carlo VI. E l’unico rimedio resta, in tali circostanze, la concessione della libertà di parola ai capi della «faction religionnaire»: ciò che costoro dichiareranno pubblicamente risulterà talmente ripugnante e contrario al senso comune da procurare loro la «haine publique» e condurre allo scioglimento del movimento dissidente. In questo modo si sarebbe dovuto procedere sin dalla

392 Idem, Lettre du sieur de Juvigny, gentil-homme ordinaire de la chambre du roy, escripte a sa

majesté, contre les calomnies qu’on a faussement proposées contre luy, tant a sadite majesté, qu’en la chambre de justice, s.l. s.d., p. 3.

393 Idem, Traité d’estat, contenant les points principaux pour la conservation des monarchies. Au

roy. Par le sieur de Iuvigny gentilhomme ordinaire de la chambre de sa majesté, Paris 1618, pp.

16-19. Nello stesso anno Saint-Germain dà alle stampe un mémoire, sempre rivolto al sovrano ed intitolato Quatre propositions faicte [sic] au roy pour le soulagement de son peuple, &

l’augmentation du fonds, de ses finances. Par le sieur de Iuvigny, gentilhomme ordinaire de la chambre de sa majesté, Paris 1618.

comparsa del protestantesimo: i massacri hanno creato dei martiri, favorendo l’aumento delle «heresies», mentre la predicazione pacifica dei credo settari ha determinato, in taluni casi, la loro scomparsa. Il ricorso a soluzioni di altro genere, non meglio specificate, non è certo escluso («il est meilleur & plus certain d’user du glaive de la parole publiquement, & des autres remedes secrettement»); ma non è un caso se, da quando si sono deposte le armi e si è cominciato a «instruire» coloro che si erano allontanati dal vero cristianesimo, tra i fedeli di Ginevra la grande maggioranza dei «gens de qualité», così come «les plus sçavans», hanno infine optato per il ritorno alla Chiesa di Roma394.

Juvigny stesso si consacra ad una proficua attività di conversione alla religione cattolica di «plusieurs personnes de bonne condition qui l’avoient trop legerement abandonnee» e si propone di rendere pubblico il metodo adottato: sono questi gli intenti programmatici esposti nella dedica, ancora una volta indirizzata «au Roy», della Section onziesme du II. livre des armes de l’Eglise, data alle stampe nel 1624 malgrado l’autore, sei anni prima, in conclusione del Traité395, ne abbia promesso l’uscita «dans peu de iours». Il volume è presentato come uno dei 100 capitoli destinati a formare un’opera in cinque libri, che i dottori della Sorbona stanno esaminando; e su suggerimento di «plusieurs personnages de consideration tant de la Religion Catholique Apostolique Romaine, que de la Pretenduë Reformee» Saint-Germain si è risolto a divulgarne in anticipo qualche pagina, dietro approvazione dei teologi e di numerosi protestanti, che hanno trovato nello scritto un prezioso strumento di verifica della giustezza della dottrina professata396. Discussi i principali punti di controversia, l’autore spiega infatti quali siano le misure da prendere allo scopo di convincere gli ugonotti della falsità del loro catechismo: sarebbe opportuno riconfermare, tramite un editto «perpetuel & irrevocabile», la piena libertà di predicazione, per la parola o per lo scritto, della «Pretenduë Religion», a condizione che i libri di controversia indichino con chiarezza il nome, la qualità e la residenza di chi li ha scritti e che essi siano fondati su autorità credibili ed onestamente citate, in modo che nessuno osi più raccontare menzogne e che i fedeli possano prendere coscienza dell’inganno di cui sono stati vittime. Il monarca dovrebbe, in seguito, da un lato inviare nelle città la «milice spirituelle» dei portaparola del

394

Idem, Traité d’estat…, cit., pp. 50-53.

395 Ibidem, p. 51.

396 Juvigny, Section onziesme du II. livre des armes de l’Eglise…, cit., “Au Roy” e

papa, assistita da «la corporelle», per promuovere la diffusione della vera fede, dall’altro chiamare presso di sé il maggior numero possibile di gentiluomini calvinisti, «afin de les attirer par son exemple à la vraye pieté». Non diversamente dovrebbe agire il re d’Inghilterra397. È nell’interesse di ogni governante cacciare ogni sorta di scisma e di eresia dal proprio territorio: da una parte, la convivenza di due confessioni all’interno di un’unica realtà politica è impossibile, in quanto l’amore non può sussistere laddove regna la diffidenza; e l’amicizia, che si fonda sulle «actions de la pieté», non può unire coloro che la religione «desunit». Dall’altra, «les subiects de differente religion, separent tousiours le service de Dieu d’avec celuy de leur Roy» e, convinti di servire Dio, agiscono in vista dell’ampliamento e del consolidamento della propria «secte & faction», a detrimento dell’autorità sovrana398. Contrario dunque all’idea di un’estirpazione brutale della comunità riformata, il trattatista è nondimeno lontano dal prospettare una soluzione simile a quella che i politiques hanno caldeggiato durante le guerre di religione: l’ipotesi della coesistenza confessionale è rifiutata persino come misura provvisoria, in nome del principio une foi, une loi, un

roi.

Agli sforzi per l’educazione o rieducazione dei sudditi ai principî del credo romano Luigi XIII è invitato, nel trattato del 1618, ad associare lo zelo per l’istruzione in senso lato dei giovani: mostrando di averla a cuore e di non badare per essa a spese egli guadagnerà l’affetto di tutti i sudditi, che vedranno in lui non solo un re, ma anche un «pere & vray bien-facteur, d’eux & de leur posterité», e si doterà di collaboratori formati alla virtù e pertanto riconoscenti e fedeli, avversi a quei disordini ed a quelle «seditions civiles» che potrebbero impedire loro di mettere a frutto «les belles vertus, sciences & perfections qu’ils ont aquises399».

Si tratta di un tema assai caro all’autore: al problema pedagogico Juvigny ha già dedicato, prima della pubblicazione dell’editto di Nantes, un progetto relativo alla fondazione di scuole nobiliari. E qui egli si mostra meno diffidente nei confronti degli ugonotti: nel suo Advis de l’establissement de quatre academies en la

France, & des moyens propres pour l’executer (1596) le nuove

istituzioni per la formazione dei gentiluomini sono ancora una volta

397 Ibidem, pp. 30-38, 73-76, 109. 398 Ibidem, pp. 116-119.

implicitamente pensate come aperte ai rampolli di entrambe le Chiese. Nella prefazione “Au lecteur” l’autore si preoccupa di specificare che, accanto all’amore per la patria, verso la quale egli sente di avere «la plus grande obligation» dopo quella dovuta a Dio ed alla religione, sono state le speranze in lui suscitate dal favore di tre grandi personaggi ad averlo indotto alla stesura dell’opuscolo: l’encomio tributato al re, «le plus vertueux & le plus valeureux […] qui ait iamais esté», è seguito dagli elogi per il già ricordato governatore di Bretagna Henri de Bourbon, duca di Monpensier, cui Saint-Germain asserisce di aver esposto il proprio progetto, e per Henri I de Damville, conte di Montmorency, principale esponente, negli anni Settanta, del partito politique e da poco nominato connétable, portato ad esempio di virtù e destrezza in «tous louables exercices400».

Più significativo è però l’omaggio reso al più illustre dei condottieri calvinisti da un seigneur che attesta, sin dalle prime righe della prefazione, di aver contribuito al bene della Francia combattendo, in passato, per la difesa del cattolicesimo, per il «maintien de la Religion de ses ancestres». Caso unico nel corpus di proposte esaminate, l’Advis fa infatti allusione ad un precedente disegno di fondazione di accademie, quello lasciato dall’ormai defunto François de La Noue, conterraneo di Juvigny: questi se ne dichiara quindi lettore, e racconta come l’idea della brochure abbia tratto origine proprio dall’esigenza di migliorare e rielaborare i contenuti del quinto dei Discours politiques et militaires.

«Le feu Sieur de la Nouë estoit de cet advis [favorevole all’apertura di accademie nobiliari], & l’avoit proposé en ses discours politiques & militaires, non toutesfois de sorte qu’il ne s’y puisse encor apporter des reglemens plus utiles & plus curieusement recherchez, que ceux qu’il met en avant. Mais quoy qu’il en soit, il conclud qu’il n’y a rien plus necessaire pour l’honneur du Roy, pour le bien de son Royaume, & pour la gloire de nostre nation401».

Simili a quelle esposte dal capitano ugonotto sono le considerazioni che hanno mosso Saint-Germain, dopo che la fine delle ostilità ed il conseguente clima di generale pacificazione hanno

400 Idem, Advis de l’establissement de quatre academies…, cit., “Au lecteur”, senza numero di

pagina.

401 Ibidem, p. 17: «Il fu monsieur de La Noue era di questo parere [favorevole all’apertura di

accademie nobiliari], e lo aveva proposto nei suoi Discours politiques et militaires, nondimeno si possono ancora aggiungere al suo progetto regole più utili e ricercate con maggiore cura di quelle che egli presenta. In ogni caso, conclude che non vi è niente di più necessario per l’onore del re, per il bene del suo regno, e per la gloria del nostro popolo».

sancito il venir meno dei suoi doveri di soldato, a cercare nella scrittura uno strumento alternativo di azione per il bene del regno. È stata la mancanza di un’adeguata «institution de la ieunesse» ad aver determinato il declino dell’antica gloria della nobiltà transalpina, in passato protagonista invitta di innumerevoli imprese; vergogna dei suoi stessi abitanti ed oggetto dello scherno degli stranieri, il Paese si è ridotto oggi ad un «sanglant eschaffaut, où Mars represente ses plus horribles cruautez». Molti sono, nella storia, i popoli ed i sovrani che si sono mostrati solleciti della formazione dei rampolli destinati alla carriera militare: non solo, in passato, i «Perses», gli antichi Romani e gli Spartani, ma anche, tra i contemporanei, il «grand Seigneur» turco, che ha fatto dei suoi «serrails» il luogo deputato all’educazione in tutte le scienze e negli esercizi bellici. I re francesi, un tempo, si davano cura di promuovere, da una parte, lo sviluppo delle università e dei collegi cui delegare l’istruzione nelle lettere e di far formare, dall’altra, i giovani blasonati alle discipline della guerra – in particolare all’uso delle armi ed all’equitazione – nelle proprie corti o in quelle dei principi o dei grands; gli allievi venivano infine introdotti, a diciannove o vent’anni, nelle truppe d’ordinanza, di cavalleria o di fanteria. Ma tale tradizione si è corrotta, trasformandosi in puro cerimoniale, mentre negli eserciti sono il disordine e l’indisciplina a regnare; gli aristocratici, per parte loro, fortemente impoveriti a causa dei torbidi, non possono più assicurare, nelle proprie residenze, lo svolgimento di corsi d’arte equestre e di scherma402.

Al monarca è pertanto affidata l’erezione di «quelque forme de discipline publicque en son Royaume» in favore della nobiltà. Questa rappresenta «la principale force de ceste Monarchie», «l’asseurance, & le fondement de [l’]Estat», ed è quindi indiscutibilmente vantaggioso, per il sovrano, adoperarsi affinché il secondo Stato sia invincibile e sempre più legato alla corona ed ai suoi interessi politici, «veu que de fresche memoire on a peu recognoistre combien elle [la nobiltà] luy a porté de fidelle affection, & combien elle a esté utile aux affaires de sa Majesté». Tali istituti pubblici dovrebbero essere almeno quattro, sorgere nelle più grandi e belle città del regno ed assumere la forma di scuole riservate ai blasonati e a tutti coloro che si consacrano all’attività bellica; ognuno di questi centri dovrà portare il nome di «Academie du Roy en telle province, ou bien, l’Academie Royale de telle province»; non sono fornite indicazioni più precise sulle «villes»

402 Ibidem, pp. 7-14.

che le ospiteranno, né spiegazioni riguardo alla scelta dell’appellativo403.

Ciascuna delle accademie in questione impiegherà otto «Maistres ou Officiers»; e malgrado l’insistenza dell’autore sull’importanza degli esercizi fisici nel cursus educativo di futuri soldati e uomini di mondo, Juvigny non dimentica di citare, tra i membri di questo ideale corpo insegnante, anche un docente dedito alla professione di materie puramente teoriche: la tante volte citata «vertu» deve anche qui essere assimilata attraverso un programma di studi completo. I corsi dispensati dal cavallerizzo, dallo spadaccino, dal ballerino, dallo specialista in volteggio equestre, dal liutista, dal matematico e dal pittore, volti alla formazione di perfetti cavallerizzi, soldati e uomini di mondo, sono minuziosamente descritti:

«En chacune [delle accademie] il faudroit qu’il y eust huit Maistres ou Officiers […]: Assavoir un Escuyer qui fust aussi Gentilhomme, un tireur d’Armes, un Balladin, un Voltigeur, un Ioüeur de Luth, un Mathematicien, un Peintre […].

Le tireur d’armes monstreroit à ceux de l’Academie à tirer d’espee & de poignard, d’espee seule, & d’espee & cappe, à combattre de la pique, de la hallebarde ou pertisane. Le Balladin monstreroit toutes sortes de dances usitees dans le Royaume, & sur tout la gaillarde, la courante, la volte, la pavane & les canaries: parce que ces especes de dance acquierent la disposition […], le Mathematicien seroit tenu de monstrer principalement l’Arithmetique, la Geometrie, la Geographie, l’Architecture, & la fortification404».

L’ottavo professore sarà però un precettore, residente, a differenza degli altri sette, nei locali dell’istituto stesso405, ed incaricato di impartire lezioni, private e collettive, sui precetti della politica, sulle vite dei più illustri personaggi e sulla storia, tanto antica

403 Ibidem, pp. 14, 16-18, 20.

404 Ibidem, pp. 20-21, 30-31: «In ognuna [delle accademie] dovrebbero esserci otto maestri o

ufficiali […]: ovvero uno scudiero che fosse anch’egli nobile, uno schermitore, un ballerino, un insegnante di volteggio, un liutista, un matematico, un pittore […].

Lo schermitore insegnerebbe agli allievi dell’accademia a combattere con la spada ed il pugnale, solo con la spada, e con la spada e la cappa, a battersi con la picca, l’alabarda o la partigiana. Il ballerino insegnerebbe tutti i generi di danza in uso nel regno, e soprattutto la gagliarda, la corrente, la volta, la pavana e la canaria, perché questi tipi di danza fanno acquisire delle belle movenze […]; il matematico sarebbe tenuto ad insegnare principalmente l’aritmetica, la geometria, la geografia, l’architettura e le fortificazioni». La partigiana («pertuisane») è un’arma costituita da una punta triangolare infissa in un’asta di legno. Il termine Balladin indica propriamente chi danza in un balletto a teatro; comincia ad assumere sfumature negative solo a partire dalla seconda metà del XVII secolo.

che moderna, e di guidare nel ripasso di tutte le discipline letterarie i gentiluomini che ad esse sono stati iniziati altrove:

«[all’accademia vi sarà anche] un Precepteur pour faire continuer la memoire des lettres à ceux qui en auroyent aprins. Et seroit bon que ce Precepteur deux fois la sepmaine leur fist des leçons particulieres & publiques, leur faisant sur tout lire les Livres Politiques, les vies des illustres personnages; & bref toutes Histoires tant anciennes que modernes406».

Portatori di competenze plurime e di abilità molteplici saranno d’altronde anche i quattro «vertueux» gentiluomini scelti come direttori delle nuove scuole, ai quali l’autore suggerisce di attribuire il titolo di «superintendant ou gouverneur»: bisognerà richiedere loro, oltre ad un’assoluta perizia in tutti gli esercizi ed in tutte le scienze che nelle scuole saranno insegnati, delle ottime capacità di espressione scritta ed orale, perché possano facilmente «dresser» i discenti attraverso il proprio esempio e le proprie parole, nonché controllare l’operato dei professori e mostrare loro, «avec la raison», quali errori abbiano commesso, obbligando in tal modo gli insegnanti a svolgere al meglio le loro funzioni. Questi ultimi, per parte loro, autorizzati, al di fuori dei turni stabiliti dal rettore, a tenere lezioni private,