Capitolo 3. Progetto e realtà delle accademie tra Parigi e la provincia
I.3.5 La proposta di Jean de Saulx Tavannes
Al primo ventennio del Seicento risale anche la stesura dei
Mémoires dedicati alla vita di Gaspard de Saulx, seigneur di
Tavannes; autore dell’opera è il figlio Jean (1555 circa-1629), che inserisce, nelle pagine relative alla nascita del padre, un lungo
excursus consacrato all’educazione della nobiltà.
Il percorso formativo dovrà prendere le mosse dai principî basilari del catechismo e, in generale, dalle più elementari nozioni riguardanti la religione e le virtù morali. Dai sei ai sedici anni l’allievo sarà iniziato alla «netteté de conscience» ed alla pietà, al timore di Dio ed alle «bonnes mœurs»; ed allo scopo di preservarlo da ogni sorta di cattivi pensieri, da una parte si preferirà la lettura della storia sacra ai «vains discours» dei romanzi cavallereschi, della poesia, delle favole e delle «fictions lubriques», dall’altra si eviterà di svincolare troppo presto il rampollo dalla tutela parentale: è infatti proprio quando il giovane si mostra particolarmente recalcitrante al controllo dei superiori che egli rischia di cadere nel vizio e di perdersi per presunzione, imprudenza e dissolutezza, come in effetti avviene per almeno un terzo dei blasonati tra i sedici ed i diciannove anni465.
Quanto ai gentiluomini che desiderano frequentare le università, l’autore si limita ad evidenziare come inadatto sia ad un titolato lo studio della medicina; più approfondite ed articolate, nonché piuttosto confuse, sono invece le considerazioni concernenti le materie da insegnare ai nobili destinati al mestiere delle armi ed all’esercizio delle più importanti funzioni politiche e diplomatiche. Fondamento dell’istruzione letteraria è la conoscenza della successione dei vari imperi e delle diverse monarchie, cui è opportuno affiancare passi ed aneddoti tratti dalle opere di Erodoto, Senofonte e Plutarco; a tali nozioni si aggiungeranno brevi corsi di eloquenza e retorica, necessari per imparare a parlare con discrezione, a regolare la propria condotta nell’ambito della «conversation» mondana «et en peu de mots
464
Sorel, cit., pp. 132-135, 178-179; Yates, cit., p. 279.
465 J. de Saulx, vicomte de Tavannes, Mémoires de très noble et très illustre Gaspard de Saulx,
seigneur de Tavannes, in “Nouvelle collection des mémoires pour servir à l’histoire de France”, a
significatifs comprendre beaucoup»; i più interessanti eventi della vita cittadina o di palazzo forniranno all’allievo lo spunto per perfezionarsi nella composizione e declamazione di discorsi. Parte integrante dell’ideale piano di studi qui tracciato sarà altresì la cosmografia, che mostra l’attuale situazione «des empires, royaumes, provinces, mers, rivieres et villes», le distanze che li separano, la loro collocazione geografica e comprende l’insieme dei metodi cui far ricorso per la riduzione in scala e per la realizzazione di carte; le lezioni di scienze matematiche non affronteranno le più complesse questioni astrologiche, poiché soltanto la dottrina delle meteore è indispensabile ad un futuro condottiero; l’aritmetica risulterà utile per la costruzione delle fortificazioni.
Non mancano suggerimenti sulle attività fisiche, nelle quali Tavannes non richiede tuttavia di raggiungere un’assoluta perfezione a meno che non s’intenda professare il mestiere di scudiero o schermidore: degne di un uomo d’illustre casato e proficue per la salute del corpo sono l’equitazione, la scherma (che, considerata la frequenza dei duelli in Francia, può salvare l’onore e la vita), l’uso della picca e della pistola, il salto, il nuoto e la danza; del tutto superflua la conoscenza della musica e la pratica di uno strumento. I
seigneurs compiranno escursioni guidate che, lungi dall’essere
finalizzate alla caccia di uccelli e selvaggina, forniranno ai futuri soldati l’occasione di disegnare la pianta di una fortezza di campagna, di cimentarsi nell’organizzazione d’immaginari accampamenti in base all’assetto del territorio, ai vantaggi ed agli ostacoli naturali ed artificiali che esso di volta in volta presenta, di far fronte al sole, alle intemperie, alla polvere466.
Gli aspetti propriamente teorici dei compiti che spetteranno al bambino una volta raggiunta la maturità verranno da lui assimilati sotto forma di precetti dell’arte militare e della politica, attraverso l’esposizione dettagliata dei metodi da seguire per difendersi ed attaccare, dell’ordine da tenere sul campo di battaglia, durante gli assedi o in ritirata, così come la spiegazione delle cause e degli scopi delle azioni «politiques, de guerre et de justice». A tali problematiche il gentiluomo dovrebbe del resto essere introdotto sin dalla più tenera età: l’autore suggerisce di sostituire i giocattoli tradizionalmente utilizzati dai bambini con qualche migliaio di soldatini dell’altezza di un palmo, «de bois ou de terre», raffiguranti cavalieri, picchieri ed archibugieri e con riproduzioni di città e castelli. Sarà così possibile illustrare al fanciullo tutti i meccanismi che regolano lo svolgersi di
466 Ibidem, pp. 55-60.
uno scontro bellico, dallo schieramento delle truppe alla ritirata, ed i principî della tattica militare, in particolare l’analisi dell’assetto di un territorio. Il gioco diverrà insomma momento formativo, ed il discente potrà vantare già verso i dieci anni una familiarità al mestiere delle armi tanto più forte quanto più precocemente impressa «dans la premiere cire467».
All’autore preme infatti, in primo luogo, elaborare un percorso formativo adatto alle esigenze di un blasonato, rapido e completo al tempo stesso. In ogni «art» si sono d’altronde accumulati, nel corso dei secoli, artifici inutili, nati dalla «malice» dei «professeurs» che hanno voluto rendere le diverse discipline sempre più complesse, «à fin de leur donner reputation» e poter insegnare in un anno ciò che potrebbe essere trasmesso nel volgere di qualche mese. Jean de Saulx non esita ad elaborare e presentare uno speciale metodo didattico, fondato sulla consapevolezza dei limiti naturali della memoria umana: nonostante sia possibile estendere ed ampliare le capacità di questa per mezzo di «exercices» e «regimes», è auspicabile servirsene unicamente per ciò che risulta strettamente necessario, evitando di sovraccaricarla; è opportuno conferire ai contenuti delle varie discipline un ordine logico, che possa facilitarne l’apprendimento.
In primo luogo si rinuncerà pertanto ad uno sterile accumulo di libri di storia, optando per l’utilizzo di riassunti e cronologie, «ainsi qu’il y en a dés ceste heure plusieurs faites, qui suppleent à ceux qui n’aiment la lecture». Quanto alle restanti materie teoriche, ovvero la religione, l’etica, la politica e l’arte della guerra, il nobile potrà farle proprie sotto forma di brevi sentenze, luoghi comuni, massime e aforismi, da seguire come regole infallibili. Abbreviare l’iter educativo significa anche liberarlo dal peso dei lunghi anni tradizionalmente dedicati allo studio del latino: gli idiomi non sono scienze, non contribuiscono ad arricchire l’allievo di nuovi saperi. Il tempo e le energie di un giovane rampollo devono essere impiegati non per memorizzare «les rudimens, Despautere468, Terence», ma per acquisire le competenze che faranno di lui un abile uomo di Stato ed un valente condottiero469. Tale rifiuto non è comunque perentorio:
467 Ibidem, pp. 56-58, 61.
468 Si tratta della grammatica latina di Jean Van Pauteren (Despautère in francese, Despauterius in
latino); apparso all’inizio del Cinquecento, il manuale conoscerà numerose riedizioni e resterà in uso almeno fino alla metà del XVIII secolo. Con «rudimens» Tavannes indica probabilmente la prima sezione di tale prontuario, intitolata Rudimenta. Vedi J. Hébrard, L’évolution de l’espace
graphique d’un manuel scolaire. Le “Despautère” de 1512 à 1759, in “Langue française”, 59
(1983), pp. 68-87; M. Lavency, Le grammarien Despautère: legs du passé, promesse d’avenir, in “Ktema”, 13 (1988), pp. 213-219.
Tavannes non esclude l’ipotesi dell’assimilazione della lingua degli Antichi, in quanto codice orale, nei primi sei anni di vita del titolato, proprio come avviene per il volgare francese.
«Le latin n’est necessaire […]: les langues ne sont sciences; le temps qui se mettroit à les apprendre se doit employer à sçavoir les histoires, preceptes, stratagemes et conduitte de guerre, et ne se treuveroit la memoire surchargée de ce qui est inutile. S’il le falloit apprendre, il faudroit que les enfans de deux ans fussent sequestrez dans des maisons separées, et que les nourrices, pages et precepteurs ne leur parlassent que latin dez leur naissance, à ce qu’ils l’apprissent comme leur langue maternelle, et s’en servissent par usage, non par reigles, lesquelles contiennent tant de mots, que les enfans auroient plustost apris les bonnes mœurs et l’art de la guerre que la moitié d’iceux.
[…] Ils n’ont besoin de perdre le temps à apprendre le latin, si ce n’est avec leur nourrice, les sequestrans durant les six premiers ans de ceux qui parlent français: les langues ne sont sciences […]470».
In secondo luogo sarebbe opportuno adattare alle capacità del discente l’attività didattica, aumentandone sensibilmente l’efficacia. La rilevanza dell’insegnamento delle varie scienze ed il loro grado di specializzazione variano in rapporto alla vocazione dell’alunno ed alle qualità di cui egli fa prova: a poco servirebbe oberare la memoria di un futuro generale di «regles d’Estat», quando per lo svolgimento delle funzioni che egli è chiamato ad espletare occorrono soprattutto nozioni di filosofia morale, politica, disciplina militare. L’autore declina dunque il programma generale di studi in tre modelli, differenziati in rapporto al livello del gentiluomo: «l’excellent» sarà riservato a chi, partecipe di un animo «genereux», penetrante, ambizioso, sprezzante del pericolo ma prudente e pronto ad adattarsi al mutare delle circostanze, è predestinato ai più grandi onori, alle «entreprises des royaumes, conquestes et delivrances»; le cariche di generale, conestabile, maresciallo, governatore e ambasciatore del re saranno affidate ai blasonati di grado «moyen», che si saranno
470 Ibidem, pp. 56-57, 61: «Il latino non è necessario […]: le lingue non sono scienze; il tempo che
si metterebbe ad apprenderle dev’essere impiegato per imparare la storia, i precetti, gli stratagemmi e la condotta di una guerra, ed in tal modo non si sovraccaricherebbe la memoria di nozioni inutili. Se proprio fosse necessario impararlo, bisognerebbe che i bambini di due anni fossero isolati in case a parte e che le balie, i paggi ed i precettori si rivolgessero loro, a partire dalla nascita, solo in latino, affinché essi lo assimilassero in quanto lingua materna, e se ne servissero attraverso un uso immediato e non basato su regole, che contengono così tante parole, che i bambini avrebbero potuto apprendere più rapidamente l’etica e l’arte della guerra che la metà di esse. […] Non hanno bisogno di perdere tempo ad imparare il latino, se non con la loro balia, isolandoli nei primi sei anni di vita da coloro che parlano francese: le lingue non sono scienze […]».
segnalati per la loro saggezza, il loro coraggio, la loro onestà, la loro cultura e la loro risolutezza; il «troisiesme degré» definisce infine coloro che in virtù del proprio valore e della propria fedeltà meritano di servire il sovrano in veste di «mareschaux de camp, capitaines de gensdarmes, maistres de camp de gens de pied, et capitaines de places471».
La scelta del percorso di formazione più indicato per il singolo discepolo è affidata ad un governatore e ad un precettore, ai quali spetta il compito di individuare le attitudini innate del bambino: tutti i tentativi di forzare la natura, pretendendo di fare «d’un moyne un soldat, d’un soldat un legislateur», sono infatti votati al fallimento. Figure centrali nella proposta di Jean de Saulx, i due uomini, estranei ad ogni pedantismo e moralmente integerrimi, rappresenteranno esempi di virtù e qualità complementari: la loro collaborazione offrirà al titolato ciò che di meglio la conoscenza della storia e del mondo e la pratica della guerra possono insegnare. I due tutori sono responsabili dell’organizzazione dell’attività didattica, della selezione dei testi e degli aforismi da utilizzare, della redazione delle sintesi e dell’ordine da stabilire nell’esposizione delle diverse scienze; uno speciale governatore-capitano avrà in particolare cura di controllare la condotta del rampollo durante il suo soggiorno nelle file dell’esercito, di allontanare il titolato da ogni sorta di vizio, di aiutarlo nella messa in pratica dei precetti teorici precedentemente studiati, spiegandogli come la dimostrazione del proprio valore militare non debba tradursi in atti inconsulti. Di ritorno dalla guerra, l’apprendista soldato, sotto la guida dell’insegnante, scriverà un resoconto dell’esperienza appena vissuta, nel quale si valuterà il comportamento dei protagonisti della campagna e si analizzeranno gli eventi più significativi, illustrandone le cause e gli scopi e confrontandoli con gli stratagemmi tratti dai libri: si perverrà in tal modo ad «enseignements et resolutions veritables472».
Sede di questo percorso formativo, fondato sull’iniziativa e sulla collaborazione d’insegnanti privati, è, verosimilmente, l’ambito domestico; tuttavia Tavannes chiude la propria riflessione proponendo di istituire, sulla base di argomentazioni già trovate in altri testi, «colleges de noblesse» nei quali il monarca faccia educare, a proprie spese o ricorrendo ai benefici delle abbazie, qualche migliaio di gentiluomini transalpini: ispirate ancora una volta al modello delle scuole nobiliari fondate dagli imperatori ottomani, tali istituzioni
471 Ibidem, p. 57.
dispenserebbero i blasonati dall’obbligo di recarsi in Italia, esponendo la propria integrità morale a vizi di ogni sorta.
«Ils [sic] ne s’en faudroit fier aux peres, avoir des colleges de noblesse où peussent estre nourriz deux mille gentils-hommes aux despens du Roy ou des abbayes; que les maistres qui monstreroient fussent tous gentils- hommes, principalement pour les mœurs, aguerrimens et affaires d’Estat. C’est honte d’estre contraints d’envoyer les jeunes hommes en Italie, d’où ils reviennent plus chargez de vices que de vertus; encores plus grande, qu’il faille que les pauvres gentils-hommes donnent leurs enfans pour pages à ceux qui les font servir de valets et macquereaux. Les gentils- hommes sont necessités d’apprendre leurs enfans eux-mesmes: il y a peu d’apparence que les roys establissent des lieux publics pour les nourrir, y ayant plusieurs qui les conseillent obster l’aguerriment et souhaiter la noblesse encores plus ignorante qu’elle n’est […]473».
A marcare la differenza tra il testo di Jean de Saulx ed i progetti fino ad ora esaminati è la presenza di toni esplicitamente polemici. Le critiche verso l’operato della corona sono in realtà legate alla natura del documento in questione: lontani dal genere letterario del trattato ufficiale rivolto ai membri della famiglia reale o ad eminenti personalità della corte, quando non appositamente scritto per essi, i
Mémoires di Gaspard de Saulx sono redatti per i suoi figli, nipoti e
cugini ed a causa delle affermazioni troppo ardite cui l’autore si abbandona le prime due edizioni dell’opera saranno stampate clandestinamente e circoleranno sprovviste del privilège du roi. Voce isolata tra i gentiluomini di epée o di robe preoccupati, negli stessi anni, di ventilare la fondazione di scuole per l’educazione della nobiltà, Tavannes, che contrariamente al padre ed ai fratelli ha combattuto al fianco dei ligueurs nel corso degli scontri civili, intrattiene con i primi Borboni rapporti ambigui e sovente tesi; e se egli denuncia la necessità di arricchire i titolati di competenze nuove non è per il raggiungimento di una rinnovata concordia civile sotto l’egida del monarca, ma in nome degli interessi dell’antica nobiltà di spada, costantemente minacciata dall’ascesa della robe.
473 Ibidem, pp. 61-62: «Bisognerebbe non fidarsi dell’operato dei padri e avere dei collegi nobiliari
dove possano essere educati 2000 gentiluomini a spese del re o delle abbazie; che i maestri chiamati ad insegnarvi fossero tutti di famiglia nobile, soprattutto per la morale, la disciplina militare e gli affari di Stato. È motivo di vergogna essere costretti a mandare i giovani in Italia, dalla quale ritornano più carichi di vizi che di virtù; ed ancora più grave è che i gentiluomini poveri debbano inviare i propri figli come paggi presso persone che li fanno servire come domestici o mezzani. I gentiluomini sono obbligati ad istruire da soli i propri figli; ed è improbabile che i re istituiscano luoghi pubblici per educarli, poiché molti consigliano loro di trascurare la disciplina militare e desiderare una nobiltà ancora più ignorante di quanto non lo sia già […]».
L’excursus si apre infatti con l’identificazione tra «preud’homie» e nascita da antico casato; avvantaggiati saranno i bambini concepiti in primavera, in autunno o durante un plenilunio: la predisposizione dell’individuo alla «valeur» non dipende dall’influenza astrale, ma è ereditaria e legata alle condizioni psico- fisiche dei padri nel momento della procreazione. Mentre «les gens de bien, sages et vaillans» nascono dai loro simili, secondo una legge naturale di progressivo perfezionamento, il «melange» tra un gentiluomo ed una roturière genera «les monstres»; «le races» che, benedette da Dio, si sono rese illustri grazie alle azioni gloriose dei propri rappresentanti devono essere preferite alla ricchezza ed al prestigio sociale degli altri lignaggi. E se gli atti degli eredi delle grandi famiglie, spesso privi delle funzioni che i sovrani hanno assegnato ai padri, non eguagliano quelli dei loro antenati, è a causa della mancanza di un’adeguata «nourriture» e della conseguente ignoranza di cui i giovani titolati danno prova: non sono gli «ignobles», quanto le lacune e l’incompetenza dei gentiluomini ad aver allontanato questi ultimi dalle cariche giudiziarie, di per sé spettanti ai seigneurs474. È da tali considerazioni che l’idea dei
collèges nobiliari, concepiti qui più che altrove come vivai di nuove
leve per la riaffermazione della nobiltà d’insigne casato, trae origine; l’autore non manca del resto di precisare come persino gli insegnanti dei nuovi istituti debbano essere scelti sulla base dei loro titoli.
I.3.6 In provincia: le accademie nobiliari di Angers e di Aix-