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Capitolo 2. L’accademia di Pluvinel

I.2.4 Crispin de Passe il giovane

Discendente di una famiglia olandese e figlio dell’omonimo incisore attivo fino agli anni Trenta del Seicento tra i Paesi Bassi, la

261

Le citazioni sono tratte da un’edizione postuma del 1629: Idem, Les neuf premiers livres des

élémens d’Euclide: traduits & commentez par I. Errard de Bar-le-duc, ingenieur du tres-chrestien roy de France & de Navarre. Dediez à sa maiesté, Paris 1629, p. 3. La redazione di trattati di

matematica in volgare inizia in Francia già a metà Cinquecento: vedi O. Finé, La théorique des

cielz, Paris 1528; Idem, La sphère du monde, proprement dite cosmographie, Paris 1551; J.

Peletier du Mans, L’arithmétique de Jacques Peletier du Mans, Poitiers 1549; Idem, De l’usage de

la géométrie, Paris 1573.

262 J. Errard, La fortification reduicte en art et demonstrée, Paris 1600, p. 1: «[…] il tempo libero

che la pace presente concede non può essere più lodevolmente impiegato da coloro che sono il nervo vitale della guerra che ad acquisire una conoscenza certa e solida di ciò che bisognerà mettere in pratica al primo cambiamento, essendo la pratica cieca senza la teoria, tanto quanto la teoria è maldestra senza la pratica».

Germania e la Francia, Crispin de Passe il giovane, nato a Colonia intorno al 1593 e morto ad Amsterdam nel 1670, segue le tracce del padre, si forma all’accademia di Utrecht ed acquisisce una certa notorietà come ritrattista263. Pluvinel lo conosce in occasione di una delle sue missioni diplomatiche in Olanda presso lo stadhouder Maurizio di Nassau264 e gli affida la realizzazione delle illustrazioni, divenute in seguito celebri, del proprio manuale di equitazione; nonostante la morte dell’écuyer, avvenuta, come l’artista spiega nella dedica “au Roy”, prima che l’esecuzione delle tavole fosse ultimata, abbia profondamente scoraggiato Passe, tanto da fargli «presque tomber le burin de la main», quest’ultimo deciderà infine di terminare il lavoro e di far stampare il volume a proprie spese265.

La collaborazione tra i due non si limita tuttavia alla pubblicazione del Maneige royal: l’incisore si presta, su invito del governatore delle Province Unite, ad insegnare il disegno nell’académie voluta dall’amico. Nell’introduzione, rivolta «a gl’amatori del arte», del suo trattato quadrilingue dal titolo La luce del

dipingere e disegnare, Passe, lodate l’eccellenza e l’utilità dell’arte in

questione, indispensabile alle scienze meccaniche ed in grado di rappresentare «per vive & naturali immagini» tutto ciò che la poesia può esprimere per mezzo dei suoi versi, deplora l’incompetenza di buona parte di coloro che alla pittura si dedicano. Con toni che ricordano quelli di Jean Errard, l’autore rileva come, pur avendolo le letture compiute e la frequentazione giovanile dei più illustri maestri persuaso di quanto necessaria sia ad un buon disegnatore la conoscenza delle più complesse regole matematiche, le esigenze dei semplici «curiosi» possano e debbano essere soddisfatte attraverso un insegnamento rapido ed empirico: il metodo qui esposto, ispirato alla

Regola delli Cinque Ordini d’Architettura (1562) di Iacopo da

Vignola, è appunto semplice e fondato su un numero esiguo di nozioni. Ed è stata proprio l’esperienza che l’Olandese ha vissuto in quanto maestro nella scuola nobiliare della capitale francese ad averlo indotto a ricercare una via breve ed efficace per invogliare i rampolli

263 F. Hoefer, Nouvelle biographie générale depuis les temps les plus reculés jusqu’à 1850-1860

[…], Paris 1857-1866 (=Copenhagen 1963), tomo XXXIX, coll. 301-302; U. Thieme, F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler […], Leipzig 1932, tomo XXVI, p. 281; E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs […], Paris

1976, tomo VIII, p. 153.

264 G. Allard, Bibliothèque du Dauphiné, contenant l’histoire des habitants de cette province qui se

sont distingués […], Grenoble 1797 (=Genève 1970), pp. 268-269; Rochas, cit., tomo II, p. 255;

Terrebasse, cit., p. 29; Mennessier de La Lance, cit., tomo II, pp. 325-334.

265 Pluvinel, cit., “Au roy”, senza numero di pagina. Per uno studio approfondito sulle incisioni di

transalpini, riottosi ed impazienti, all’apprendimento della «desegnatura»:

«A’ ciò [all’elaborazione di un nuovo metodo] m’hanno molto incitato le persuasione del sig? [sic] Antonio de Pluvinel primo Cavallerizzo di S. M. Christianissima al quale l’illustriss. Principe Mauritio, mi ci mandò che teneva allora Accademia a Parigi, dove furono mandati molti Principi & sig? [sic] di qualita […], ma gli mancava la desegnatura, ch’il detto sig? [sic] Pluvinel, trovò bene che glie l’insegnassi ad alcuni d’esse […] dove ho trovato che gli giovini Gentelhuomini erano impatienti principalmente gli francesi, & ch’il nostro metodo ordinario gli pareva troppo longo é difficile, & fui costretto di ricercarne un’altra piu facile & meno neioso ciò che feci per le regole & le figure d’Andrea del Vignola sequendo donque cio ch egli ha insegnato in un libro di Cinque Colonne, & gli mostrai per sei ó sette figure della Matematica, un Chiarissimo & facilissimo mettodo per disegnare, tutto cio che si vede nel mondo […]266».

Le cinque parti in cui l’opera risulta divisa formano un corso d’iniziazione alla pratica pittorica: dalla raffigurazione di volti umani a partire da poche, semplici figure geometriche si passa all’illustrazione delle misure e delle proporzioni di corpi nudi, maschili e femminili, ed alle relative tecniche di riproduzione. Alla trattazione della rappresentazione degli abiti e dei panneggi fa seguito, nell’ultima sezione, l’esposizione dei metodi da applicare nel caso che il soggetto sia un animale, in particolare un cavallo; ed è qui che l’incisore, riferendosi forse al proprio lavoro di illustratore per il volume di Pluvinel, ricorda «[son] estude, en l’Academie du Roy de France267». Le pagine della Luce del dipingere sono dunque quelle di un manuale didattico, completo e progressivo, nel quale ogni tavola è corredata di testi esplicativi e di didascalie a fronte, scritti in italiano, francese, olandese e tedesco; ma fino a che punto i principî esposti nelle diverse parti costituiscono materia di studio per i nobiluomini del maneggio di Pluvinel? Se questi ha affidato all’Olandese i propri discepoli non è, in realtà, perché egli ne faccia degli artisti: come nel caso delle lezioni di matematica e geometria, anche quelle di disegno sono impartite a scopi pratici, «a fin ch’un giorno essend’impiegati al servitio di S. M. nella Carica delle sue armi [gli allievi] po[ssano] facilmente ordinare battaglioni fortificar piazze regolarmente268».

266 C. de Passe, La prima [-quinta] parte della luce del dipingere e disegnare, nelle quale [sic] si

vede una facillissima maniera di disegnare tutte le parti del corpo […] princeipalmente [sic] per la gioventu che si diletton, di questa nobilissim’a [sic] arte, Amsterdam 1643, senza numero di

pagina.

267 Ibidem, “Quinta parte”, p. 8.

L’istituto del Delfinate offre quindi, in effetti, un programma di studi nel quale insegnamenti intellettuali si affiancano a discipline puramente fisiche; ciò nonostante, l’insegnamento di base resta quello equestre e le materie teoriche, naturalmente adattate alle esigenze di un gentiluomo, sono rielaborate secondo criteri di massima semplicità e rapidità d’apprendimento. A descrivere l’académie come un centro essenzialmente volto all’allenamento del corpo ed alla pratica degli esercizi a cavallo sono del resto anche gli autori, ancora una volta protestanti politicamente moderati e fedeli alla monarchia, di due trattati che all’apertura della scuola fanno riferimento.

I.2.5 L’Academie de la noblesse di Alexandre de