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La proposta di Jacques Bourgoing: un tentativo di riforma?

Capitolo 2. L’accademia di Pluvinel

I.2.8 La proposta di Jacques Bourgoing: un tentativo di riforma?

Jacques Bourgoing de Belleperche nasce nel marzo 1543, ultimogenito di una famiglia di robins originari della regione di Nevers ed investiti del titolo di seigneurs di Poissons intorno alla metà del Quattrocento; il padre Guillaume, dal 1522 al 1551, ed il fratello maggiore Nicolas, a decorrere dagli anni Sessanta del XVI secolo, risultano conseillers al Parlamento348. Sposato con Marie des Friches (o Le Febvre), dalla quale avrà due figli, anche Jacques ricopre, a partire almeno dal 1579, importanti cariche giudiziarie: dapprima «advocat en la Cour de Parlement», egli diverrà consigliere generale della cour des aides. Muore prima della fine del secolo349, dopo aver dato alle stampe, nel 1583, il primo ed unico tomo di un dizionario etimologico delle lingue nate dal latino, dal titolo De origine usu et

ratione vulgarium vocum linguae gallicae, italicae, & hispanicae.

Alla voce «Academie» l’autore, pochi anni dopo la definitiva chiusura del circolo animato da Baïf350, auspica la nascita di nuove istituzioni enciclopediche, chiamate a coltivare ogni sorta di disciplina che implichi l’uso dell’intelligenza e dell’intelletto («ingegnosa quaeque»), al fine di lasciare alla posterità «pulcherrima […] opera»: non solo la grammatica, la poetica e la retorica, ma anche la matematica, la teologia e la medicina, nonché la scrittura contabile, la musica, la ginnastica; nella rosa delle materie figura infine anche la

348 Ms. B.n.F., dossiers bleus 124, dossier “Bourgoing”, pièces 2, 14-17; ms. B.n.F., cabinet de

d’Hozier 60, dossier “Le Bourgoing”, ff. 13 r, 28 v-29 v; G. de Soultrait, Notice historique et généalogique sur la famille de Bourgoing en Nivernois et à Paris, Lyon 1855, p. 14; ABF I, 142,

223.

349 Ms. B.n.F., dossiers bleus 124, dossier “Bourgoing”, pièces 2, 16; ms. B.n.F., pièces originales

469, dossier “Bourgoing à Paris”, pièces 17, 18, 19, 48; ms. B.n.F., carrés de d’Hozier 124, ff. 25

r, 32 r; ms. B.n.F., cabinet de d’Hozier 60, dossier “Le Bourgoing”, ff. 8 r-14 v, 29 r; Soultrait,

cit., p. 14; ABF I, 142, 223-224. Per le notizie biografiche su di lui vedi anche ms. B.n.F., nouveau d’Hozier 62, dossier “Bourgoing”, ff. 15 r-18 v; l’Estoile, cit., tomo XI, p. 82. Ai Bourgoing in

questione si riferisce forse anche il Factum, pour Louys de Fonlebon chevalier sieur du Buisson,

appellant demandeur et deffendeur. Contre Iacques & François Bourgoing, intimez deffendeurs & demandeurs, s.l. s.d.

350 L’accademia di Baïf è attiva fino al 1574; sua erede sarà l’Académie du Palais, che scomparirà

giurisprudenza351, del cui insegnamento Belleperche ha avuto esperienza diretta.

All’attività svolta all’università di Moulins in veste di «antecesseur», ovvero di professore di diritto romano e francese, Bourgoing allude nelle prime pagine de L’academie du roy, breve opuscolo apparso nel 1598. Il testo è presentato come la trascrizione di un panegirico offerto ad Enrico IV il 13 dicembre 1597, «iour & feste de saincte Luce», in occasione del suo quarantaquattresimo compleanno, e pronunciato dal seigneur di Poissons il 5 febbraio 1598 al palazzo Petit Bourbon: l’autore asserisce di essersi ispirato al costume degli oratori latini, che erano soliti celebrare gli imperatori «aux iours de leurs nativitez ou d’entrées de l’an» ed in tutti gli avvenimenti di particolare rilevanza. Scopo di questo «brief discours demy-Pythagoricque» sono la ricerca e l’analisi delle ricorrenze e dei significati del numero quattro: le argomentazioni addotte a dimostrazione della grandezza del «nombre Quaternaire», legato al nome ed all’età del re ed inferiore soltanto al tre, simbolo della Trinità, permettono di provare la «prochaineté & conformité divine & fatale du Roy Henry Quatriesme»; sedici coppie in rapporto con tale cifra, tratte da ciò che appartiene al cielo ed alla terra affiancano cosi un’eguale quantità di binomi relativi al monarca ed al suo regno.

Da una parte, «quatre» sono, non a caso, le ragioni che l’autore presenta a giustificazione dell’arringa nella captatio benevolentiae ed altrettante le considerazioni che lo spingono, all’inizio dell’allocuzione, ad invocare il nome di Dio, a sua volta tetragramma in otto lingue: ebraico, greco, latino, francese, italiano, spagnolo, tedesco ed inglese352. Il numero in esame contraddistingue, per esempio, gli «Elements» ed i libri del diritto giustinianeo, così come gli umori o fluidi organici ed i gradi di consanguineità che impediscono il matrimonio; le stagioni, i cicli lunari e le parti dell’antica Gallia, della Spagna o le grandi monarchie dell’Antichità; ai quattro evangelisti corrispondono le quattro «Cours» di Francia. Dall’altra Belleperche, sottolineata, a più riprese, l’importanza della

351 J. Bourgoing, De origine usu et ratione vulgarium vocum linguae gallicae, italicae, &

hispanicae, libri primi sive A, centuria una. Ad Henricum tertium chistianiss. Galliae & Poloniae regem. Auctore I. B. (Iacobo Bourgoing) parisiensi consiliario regio, Parisiis 1583, pp. 15-16.

352 Idem, L’academie du roy, pour l’instruction de la ieunesse. Harengue panegyrique desdiee à la

magesté du roy Henry quatriesme. Recitee à l’ouverture de son academie. L’Argument et subget, tendant principalement au nombre de quatre admirable, apparoistra l’autre part […], Paris (?)

s.d., senza numero di pagina. Bourgoing cita, accanto al tetragramma ebraico composto dalle quattro consonanti jhwh, «Qeo¯»» in greco, «Deus» in latino, «Dieu» in francese, «Idio» in italiano, «Dios» in spagnolo, «Gott» in tedesco, «Wot» in inglese e scozzese.

nascita di Enrico, la quarta di cui gioire dopo quelle di Cristo, della Vergine Maria e del «Precurseur» San Giovanni Battista, ricorda come il sovrano sia, per altro, il sessantaquattresimo re di Francia, il quarto monarca di Francia e Navarra, il quarto rappresentante del casato di Borbone ad essere stato investito di una corona regia; quattro sono i titoli che Enrico ha portato ed altrettanti i principali nomi onorifici attribuitigli: «Tres-Chrestien de France & Tres-Catholique de Navarre, Tresclement Auguste, Dieu-donné».

Orazioni simili, precisa Belleperche, avranno d’ora in poi luogo ogni anno: quello qui declamato è infatti soltanto il discorso inaugurale di una nuova accademia che del Petit Bourbon ha fatto la propria sede e nella quale la «ieunesse» potrà consacrarsi ad innumerevoli «serieux ieu[x]» filosofici. Nata grazie all’approvazione del sovrano in seguito al «Placet» ed alla «Requeste treshumble» che Bourgoing gli ha rivolto, scaturita, quale Minerva da Giove, dal «cerveau» del re, ovvero dalle menti dei suoi più stretti collaboratori (il cancelliere, il «grand Ausmonier», i segretari, i consiglieri di Stato e delle varie corti), la nuova scuola è diretta erede di quelle sorte per volontà di Carlomagno e di Francesco I. Essa troverà il suo animatore proprio nel panegirista, che, «à present Orateur, cy apres Agent & adiuteur», espone agli uditori gli intenti programmatici della neonata accademia: è al fine di contribuire all’interesse generale che, come l’autore stesso asserisce di aver già spiegato nel testo di quattro manifesti esposti a Parigi ed inviati da una città all’altra353, Bourgoing ha operato in vista della fondazione di un istituto pubblico.

Questa «université» dovrà dunque, in primo luogo, essere «universelle»: chiunque sia desideroso di avvicinarsi al sapere potrà infatti partecipare alle riunioni accademiche, per essere iniziato, seppur in maniera sommaria, ad ogni scienza, ad esclusione della teologia354; la scuola voluta dal seigneur di Poissons accoglierà persino uomini dediti al commercio o ai diversi «arts & mestiers». I principali destinatari dell’iniziativa in questione, finalizzata alla formazione di un’élite degna di servire la corona, restano in ogni caso i titolati, chiamati ad entrare nel seguito del re e nelle file dei suoi eserciti, così come ad espletare funzioni amministrative nella cancelleria o nelle finanze; la nuova istituzione, tanto necessaria ai

353 Di tali affiches sembra non essere rimasta traccia.

354 L’insegnamento della teologia a Parigi, almeno per quanto concerne quella cattolica, è del resto

robins quanto utile ai gentiluomini di spada, assicurerà la coesione tra

i giovani della «robbe courte» e quelli della «robe longue».

A differenza di quanto avviene nei collegi «latins» o nelle università, sedi privilegiate della formazione della nobiltà parlamentare, nell’istituto voluto da Bourgoing la lingua volgare, «nostre, naturelle, fonciere, en laquelle la mere nous a eslevé [sic], la nourrice allaicté», sarà uno dei mezzi di trasmissione delle conoscenze. Da un lato, il francese, tanto amato dai popoli stranieri, si segnala per la sua bellezza: si tratta di un idioma dolce ed armonioso, lontano dall’ambiguità del greco e dall’instabilità del latino, meno aspirato del toscano ma non pesante quanto lo spagnolo. Le civiltà antiche hanno difeso le rispettive lingue, prodigandosi per la loro diffusione e conferendo loro il monopolio della didattica: perché non agire secondo i medesimi criteri? E per quale ragione rifiutare l’uso del francese nella spiegazione orale delle «sciences», quando da tempo esso è accettato nell’ambito della produzione scritta e delle traduzioni? Dall’altro, rinunciare agli idiomi dell’Antichità e rimuovere le difficoltà e le lungaggini legate al loro apprendimento significherà facilitare l’accesso dei blasonati alla cultura e pertanto «chasser & mettre en fuitte la Barbarie & ignorance» che incombono minacciose sulla Francia; e Belleperche, da sempre impegnato in un’opera di divulgazione delle scienze, è convinto di poter rendere «sçavants» i potenziali allievi della propria scuola, già naturalmente dotati d’intelligenza e di «inspiration d’esprit», nel volgere di un solo anno. Tale rivalutazione del volgare in quanto strumento d’insegnamento, dovuta all’esigenza di suggerire alla nobiltà percorsi educativi realmente rispondenti alle esigenze di un membro del secondo Stato, non si risolve, beninteso, in un netto rifiuto del greco, del latino o dell’ebraico, «à contregarder», al contrario, «en leur splendeur & reserver en sainct depost d’antiquité & profondité de sciences»: Belleperche non mira in realtà che ad attestare quanto l’idioma materno sia degno di aggiungersi agli altri tre, come una figlia alle proprie madri. Come promette, insomma, l’iscrizione posta nella sede della scuola, «Quarta tribus priscis subdatur Gallica linguis».

È tuttavia in quanto attiene alla scelta delle discipline che l’iniziativa dell’uomo di legge manifesta caratteri di particolare novità. Materia di studio saranno tanto le armi quanto le lettere, «les deux de mesme raison, instructi[ve]s de la ieunesse, […] soustenemens de la Republique» e pertanto necessarie le une e le altre,

«les armes par contraincte, les sciences par utilité»; se le prime conferiscono la nobiltà, è d’altronde innegabile che attraverso le seconde si possa pervenire ad una «quasi noblesse». L’oratore si preoccupa di definire con precisione entrambi i campi del sapere: da un lato ogni atto virtuoso, insieme agli esercizi fisici che ne permettono il compimento, quali la scherma, il volteggio, il salto, la lotta, il nuoto, la caccia, la corsa all’anello ed il combattimento alla

barrière; dall’altro la matematica, la storia, la poesia, la filosofia nelle

sue varie branche, la tattica militare, l’economia, la medicina ed il diritto francese; alla lista si aggiungono alcune scienze annesse, come la scrittura, il canto e la musica strumentale, la pittura.

«Par les armes nous entendons le noble faict de Chevallerie & tout digne vertueux & convenable acte, propre à la suitte du Roy nostre Empereur & Monarque, pour son service en paix & en guerre: & à tout exercice du corps à tirer desdictes armes, voltiger, saulter, lucter, noüer, chasser, courir à la bague, combattre à la barriere: brief ce qui depend & est annexe au faict desdictes armes. Comme aussi les dependances & annexes des sciences & apres les arts liberaux compris les Mathematiques, l’Histoire choisie & l’excellente Poësie, les parties de Philosophie compris celle de bien vivre: La Politicque en l’art militaire, l’œconomicque & mesnage de maison: La Medecine de nostre temps: le Droict François nostre Profession. Lesdictes annexes, dis-ie, sont en exercices d’esprit compagnes des lettres & sciences, l’Escriture avec orthographe, la Musicque de voix & en instrumens convenables, la peinture […]355».

Esempio di perfetta sintesi di forza e dottrina è, ancora una volta, il Borbone, cui inneggiano due dei motti che la dotta compagine ha già composto in suo onore: il seigneur de Poissons li recita, invitando il sovrano a realizzare il sogno di una scuola ispirata alla «double-droictiere Pallas», la Pallax ambidestra, «aux armes & sciences, à l’espee & au livre». Ciò facendo Enrico seguirebbe l’esempio degli imperatori latini, degli antichi Persiani e dei Turchi; e

355 Ibidem, senza numero di pagina: «Per armi intendiamo il nobile fatto cavalleresco ed ogni atto

degno, virtuoso ed onorevole, conveniente ad un uomo del seguito del re, nostro imperatore e monarca, chiamato a servirlo in pace ed in guerra, e relativo ad ogni sorta di esercizio fisico, come saper schermire con le suddette armi, fare del volteggio, del salto, della lotta, nuotare, cacciare, correre all’anello, combattere alla barrière; insomma, ciò che dipende ed è relativo al fatto d’armi. La medesima cosa per le discipline dipendenti ed annesse delle scienze ed in seguito delle arti liberali, che comprendono la matematica, la storia scelta e la migliore poesia, le parti della filosofia come la morale, la politica per quanto riguarda l’arte bellica, quella concernente l’economia e la gestione dell’ambito domestico, la medicina moderna, il diritto francese, che abbiamo scelto come mestiere. Le già ricordate discipline annesse, voglio dire, sono, in quanto esercizi intellettuali, compagne delle lettere e delle scienze: la scrittura secondo le regole ortografiche, la musica cantata o suonata su strumenti che si addicano a persone dabbene, la pittura […]».

porterebbe a compimento i progetti degli ultimi due Valois, che hanno ventilato l’erezione di un’istituzione simile «au lieu ample du Temple en ceste grande ville», tanto quanto i disegni di Francesco I di destinare ad un centro di educazione di tal fatta i locali del suo ormai demolito «hostel des Tournelles pres son fort & Chasteau de la Bastille». Che si tratti del ventilato «collège» nobiliare di cui Pierre d’Origny si è occupato una ventina di anni prima?

I programmi della nuova accademia, fondata per «l’instruction entiere & accomplie de la ieunesse, aux armes & en toutes sciences & langues», sono brevemente illustrati in chiusura del documento: dopo due giorni di prova, le lezioni, tenute da Bourgoing e da altri, prenderanno il proprio corso regolare, «le Lundy & autres iours consecutifs: […] tant pour les sciences que le faict des armes». Chi affiancherà il giurista nell’attività didattica, occupandosi in particolare dell’insegnamento degli esercizi ginnici ed equestri?

L’opuscolo non fornisce, a tal riguardo, risposte esplicite; ma se l’istituto in esso presentato risulta completo, è perché esso viene ad integrare l’attività di una preesistente scuola di equitazione, «qu’on a depuis eslevé du nom tres propre academie», meritevole, secondo l’autore, di aver ridotto in principî e precetti chiari, e pertanto trasmissibili sulla base di un metodo preciso, un insieme di materie tradizionalmente apprese in maniera empirica e disorganica: come far avanzare, far indietreggiare o girare un cavallo, in che modo maneggiare le armi bianche o eseguire volteggi, come regolare le proprie movenze nella danza. Ed il manège in questione, sorto nel 1594 a Parigi, dev’essere senza dubbio identificato, malgrado l’assenza, nell’arringa, di riferimenti diretti all’écuyer delfinate, con quello di Antoine de Pluvinel. Ricordando l’atto di erezione di tale accademia, così vicino nei toni al già rammentato arrêt relativo all’istituto nobiliare di Tours, Belleperche parla del circolo intellettuale appena eretto e della scuola equestre già attiva a Parigi come se le due istituzioni rappresentassero un tutt’uno. Lo ha del resto già fatto qualche pagina prima, nell’invocare l’aiuto della capitale e della Francia tutta per il felice esito dell’impresa appena cominciata:

«[…] nous implorions & implorons par humble requeste l’ayde & confort à cest œuvre & bien publicq de Nosseigneurs & Superieurs, Magistrats tant des Cours & souverains, que de ceste ville de Paris au Chatelet, Maison de Ville, & Université: Vouloir donner cest ayde, & telle continuer qu’ils ont faict depuis Quatre ans, à ceste Academie […]: Requeste aussi

& priere à messieurs nos cohabitans de France, concitoyens de Paris, compagnons d’estat profession & estude, proches & amis […].

[…] En ce lieu n’est à passer soubs silence la digne & Royale consideration en l’arrest du Conseil de sa Magesté de l’an 1594. fondamental de ceste Academie: Pour retenir le bien & honneur en France & empescher la ieunesse de sa Noblesse de n’estre contraincte se transporter és pays estrangers: Comme l’Italie souloit nous prester à noz grands frais, & devancer d’honneur en ces enseignemens & academies356».

La scuola di Bourgoing, che scompare, con tutta probabilità, prima della fine del 1598357, non ha laciato altre tracce: i programmi da lui delineati resteranno lettera morta. Ma il progetto qui analizzato, per quanto infruttuoso, prova come, quattro anni dopo la comparsa della prima accademia nobiliare francese, sia ancora possibile prospettarne un tentativo di riforma radicale, tanto nel reclutamento (i gentiluomini di toga accanto a quelli di antico lignaggio) quanto nella didattica: le lettere e le scienze, che trovano per altro nel volgare francese un inedito veicolo di trasmissione, sono unite alle armi in un binomio inscindibile. Ben più moderata e meno diretta sarà la proposta di rinnovamento del celebre istituto parigino elaborata ed avanzata, nella prima metà del secolo successivo, da un nobile ex- allievo di Pluvinel: il già ricordato René de Menou, seigneur di Charnizay.