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L’accelerazione dell’integrazione europea e le divisioni interne del neogollismo 1989-

1.2 La nascita del neogollismo: i rapporti tra Chirac e Giscard 1976-

1.2.2 L’accelerazione dell’integrazione europea e le divisioni interne del neogollismo 1989-

A causa del nuovo contesto europeo della fine degli anni ‘80 e dell’accelerazione dell’integrazione europea, il neogollismo si trovò ancora più diviso.

Nel dicembre 1989, davanti all’Assemblea Nazionale, Chirac fece un discorso sull’Europa ribadendo che la Presidenza francese non dava dei nuovi impulsi alla costruzione europea e che non stava preparando la Comunità alle sfide del momento: “la présidence française n’a pas donné de nouvelles impulsions à la construction européenne… n’a pas préparé la Communauté à la phase historique que connaît l’Europe aujourd’hui”91.

Nonostante questa critica a Mitterrand,Chirac sperava che l’UEM fosse accelerata, che un’Europa sociale fosse pensata e che l’alleanza franco- tedesca continuasse ad essere il motore dell’ integrazione europea.

Chirac si avvicinava da un lato, alla visione di Mitterrand, ma se ne distaccava dall’altro, poiché il primo faceva appello alla solidarietà, ai movimenti di riforma nell’Europa dell’Est con la speranza di abbattere i totalitarismi, mentre il secondo dava priorità al potenziamento della Comunità attraverso la messa in opera dell’Europa economica e monetaria e dell’Europa sociale.92

Questa differenza viene spiegata da Maricot con questi termini: “Chirac

90 Per ulteriori approfondimenti sull’integrazione europea in Francia, cfr. Védrine Hubert, “ Les mondes de François Mitterrand. À l’Élysée, 1981-1995”, Paris, Fayard, 1996. Cfr. Pierre Gerbet, “La cons- truction de l’Europe”, Armand Colin, 2007. Su Chirac, cfr. Jacques Chirac, “Mon combat pour la paix”, Éditions Odile Jacob, 2007

91 Maricot, op. cit., p. 198. Per ulteriori informazioni su Mitterrand, cfr. Serge Berstein, Pierre Milza, Jean-Louis Bianco, « François Mitterrand, les années du changement , 1981-1984 », Paris, Perrin, 2001

rejoint l’analyse de François Mitterand. Mais, si ce dernier appelle à la so- lidarité avec les mouvements de réforme en Europe de l’Est, afin d’accélérer le déclin des totalitarismes, il souhaite avant tout un renforce- ment de la Communauté par la mise en œuvre d’une Europe économique et monétaire et une Europe sociale ».93

Il contesto si mostrava sempre più critico anche per il processo di riunificazione della Germania. In effetti, Mitterrand credeva che la Repubblica federale tedesca andasse verso la Germania dell’est e non verso l’Europa.

Per questo motivo voleva mantenere ben salda l’alleanza franco-tedesca, motore della costruzione europea, inquadrando il Paese nel processo attraverso l’unificazione economica e monetaria europea.

Mitterrand, in sostanza, era preoccupato delle ripercussioni della riunificazione tedesca sugli equilibri europei e sulla Francia, della quale temeva un ridimensionamento rispetto al rinato Stato tedesco.

Il Ministro degli Esteri italiano, Gianni De Michelis, partecipando ad una cena informale dell’Eliseo, il 18 novembre 1989, ha descritto il discorso del Presidente francese, rivolto ai partner della Comunità europea: “Dopo cena, ci raduniamo intorno al caminetto per un caffè… Io seduto alle spalle di Andreotti e Kohl. Mitterrand parla e, fa subito capire che per lui la questione dell’unità tedesca è un’eventualità storica, da esaminarsi in un futuro abbastanza imprecisato. Sullo stesso tono, gli interventi degli altri, da González alla Thatcher. Kohl diventa sempre più rosso di rabbia e quando tocca a lui sembra quasi che stia per piangere. Il succo del suo intervento è questo: “voi non potete farmi tornare a Bonn senza un messaggio chiaro d’appoggio dell’Europa alla riunificazione tedesca.” È

93 Maricot, op. cit., p. 198. Per approfondimenti, cfr. Pierre Favier, Michel Martin - Roland, “La décen- nie Mitterrand 1981-1995”, 4 tomes, Seuil, coll. “l’ épreuve des faits” 1990-1998, réédition Points, 1995-2001

emozionatissimo perché capisce che sta rischiando di tornare a mani vuote”.94

Si deduce, dal discorso, che il Cancelliere tedesco Kohl dava più importanza alla questione tedesca in sé, cioè riunificare lo Stato che doveva essere forte ed indipendente, da realizzarsi con l’appoggio dell’Europa. Mitterrand, però, costrinse il Cancelliere ad accettare l’indizione di una CIG sull’UEM prima della fine del 1990.

Ciò avvenne nel vertice di Strasburgo dell’8 e 9 dicembre 1989, durante il quale il Presidente francese ribadì che, prima di affrontare il processo di unificazione tedesca, occorreva procedere con il rafforzamento delle strutture della Comunità europea.

Di conseguenza, Kohl comprese che, l’unico modo per ottenere una Germania unita, era quello di partecipare pienamente all’integrazione europea.95

Nel Consiglio europeo di Dublino dell’aprile 1990 la Francia e la Germania suggerirono la convocazione di una Conferenza Intergovernativa sull’Unione Politica, in parallelo ad un’altra sull’Unione Monetaria.

L’approvazione della proposta fu rinviata al successivo Consiglio europeo di Dublino del giugno 1990, in cui si manifestò il bisogno di ricorrere alla maggioranza a causa dell’ostilità inglese verso qualunque posizione federalista.

Al termine del Consiglio di Dublino fu elaborato un documento nel quale i leader europei decisero di sostenere l’unificazione tedesca, avvenuta poi il 3 ottobre 1990.96

Jacques Chirac, in questo contesto di tensione, propose un piano di azione

94 G. De Michelis, “La vera storia di Maastricht”, in “Limes”, 3, 1995, p. 137 95 Mammarella, Cacace, op. cit., p. 223

costituito da sette finalità indispensabili per rafforzare la Comunità europea: compimento dell’UEM e nascita dell’Europa sociale ed il mantenimento dell’alleanza franco-tedesca, per dimostrare che la Germania non tendesse verso l’Est, come credeva Mitterrand.

Secondo il leader neogollista occorreva associare i movimenti di riforma dei Paesi dell’Est alla Comunità Europea e continuare sulla via dell’Unione Politica.

In conclusione, Chirac definì tre orientamenti che la Francia doveva impegnarsi a seguire. Tra i principali, proseguire il processo di integrazione europea tramite l’allargamento e l’approfondimento, preservare il ruolo dell’Alleanza Atlantica per la sicurezza europea e, da ultimo, supportare i Paesi dell’Est nel processo di democratizzazione.97

Le divisioni all’interno dell’RPR continuarono ad emergere anche agli inizi degli anni ’90. In particolare, Chirac e Balladur dovevano scontrarsi con le prese di posizione di Charles Pasqua e Philippe Séguin.

Questi scontri avvennero nell’ambito del Consiglio Nazionale dell’RPR del dicembre 1990, che fu un’occasione per lanciare le due Conferenze Intergovernative sull’organizzazione dell’Europa economica e politica che si stavano aprendo a Roma.98

Chirac, nel suo discorso, rievocava l’importanza della creazione dell’Unione Economica e Monetaria e l’idea di una difesa europea99.

Il leader neogollista ricordò che la Francia aveva bisogno di un’Europa forte ed, in quest’occasione, individuò alcuni principi che muovevano la convinzione europea dell’RPR: “faire l’union des États de l’Europe dans

97 Maricot, op. cit., p. 199.

98 Cfr. Maricot, op. cit., p. 205. Cfr. Éric Bussière, Michel Dumoulin, Sylvain Schirmann, “ Milieux économiques et intégration européenne au XX° siècle. La relance des années quatre-vingt 1979- 1992 », Paris, CHEF, 2007. Sulle due Conferenze intergovernative, cfr. Antonio Converti, “Istituzioni di diritto dell’Unione europea”, Halley Editrice, 2005, p.102

laquelle l’Europe traiterait des problèmes communautaires et les États de ce qui est national”;

“transférer l’exercice de certains éléments de souveraineté. mais qui exclue le droit de décider de la paix et de la guerre”.100

Durante il Consiglio Nazionale Charles Pasqua si contrappose a Chirac ri- badendo che l’Europa dovesse essere una confederazione: “l’Europe se conçoive de l’Atlantique à l’Oural... dans le cadre d’une confédération de l’Europe tout entière”101.

Pasqua non condivideva la concezione federale dell’Europa, il suo processo

d’approfondimento ela creazione dell’UEM.

In altri termini, denunciava: “une Europe à deux vitesses, qui privilégie l’approfondissement avant l’élargissement et l’économie sur le poli- tique”102.

Un altro esponente dell’RPR che si oppose alla linea di Chirac fu Philippe Séguin, che non accettava il trasferimento della sovranità nazionale verso le istituzioni comunitarie.

Il suo discorso era concentrato sul concetto di difesa nazionale e sul fatto che lo Stato francese dovesse mantenere la propria sovranità in materia economica, monetaria e politica.

Così, Séguin, come Pasqua, rifiutava la visione federale dell’Europa103.

Per terminare questo periodo storico bisogna analizzare l’atteggiamento di Chirac e del suo partito verso il Trattato di Maastricht.

La ratifica di questo trattato incontrò dei problemi in Francia, a causa delle

100 Cfr. Maricot, op. cit., p.206. Per approfondimenti su Chirac, cfr. Jacques Chirac, « Chaque pas doit être un but », Paris, NIL, 2009

101 Charles Pasqua, Interventions devant le Conseil National du RPR, édité par l’Association de la Lettre pour un Nouveau Rassemblement, Paris, 5 décembre 1990, pages. 5-15.

102 Maricot, op. cit., p. 206.

103 Philippe Séguin, Interventions devant le Conseil National du RPR, édité par l’Association de la Lettre pour un Nouveau Rassemblement, Pairs, 5 décembre 1990, pages 17-34. .

divisioni interne all’RPR e tra le stesse fazioni politiche.

Il Trattato sull’Unione Europea fu firmato a Maastricht il 7 febbraio del 1992 e rappresentò la volontà di avviare il processo di integrazione politica dell’Europa e di instaurare un’Unione Economica e Monetaria.

Vi furono dei fattori interni ed esogeni che contribuirono alla nascita del trattato: i desideri degli Stati Membri di estendere con delle riforme i progressi dell’Atto Unico Europeo, il crollo del comunismo nell’Est dell’Europa ed il processo di unificazione tedesca.104

Le tappe che portarono alla firma del Trattato di Maastricht furono il Consiglio europeo di Hannover del 27 e 28 giugno 1988, in cui venne costituita una commissione di esperti presieduta da Delors, il quale ricevette il compito di preparare una relazione sull’UEM.

Contemporaneamente alla volontà di istituire l’UEM, gli Stati Membri volevano accelerare la costruzione politica dell’Europa, ispirandosi ad un promemoria belga sul rilancio istituzionale e ad un’iniziativa franco- tedesca.

Quindi, si giunse al Consiglio europeo di Dublino del 28 aprile 1990, nel quale si prese in considerazione la possibilità di apportare delle modifiche al Trattato CEE. Nell’ambito del Consiglio europeo di Roma del 14 e 15 dicembre 1990 si aprivano i lavori delle due CIG, che si chiusero nel vertice di Maastricht del 9 e del 10 dicembre 1991.105

104 Mauro Maggiorani, “ La sfida dell’Unione : una introduzione alla storia, alla società e alle istituzioni dell’Europa unita 1945-2007”, CLUEB, 2008,p.53.Antonio Varsori, “La Cenerentola d’Europa?: L’Italia e l’integrazione europea dal 1947 a oggi”, Rubbettino, 2010, p.362-363

105 I negoziati sull’Unione politica diedero risultati deludenti in sede di Conferenza intergovernativa. Il premier lussemburghese Santer presentò un progetto per uscire dall’impasse, che anticipava i tre “pilastri” di Maastricht, ma fu bocciato dalla Commissione di Bruxelles perché giudicato troppo modesto. L’Olanda, nel secondo semestre 1991, presentò un piano che prevedeva l’accorpamento di tutte le competenze comunitarie; e per l’Unione monetaria creava le premesse di un’ ”Europa a due velocità”. Il “no” fu unanime. Per l’Italia lo espresse il Ministro del Tesoro, Carli: “Se accogliessimo le proposte enunciate dal documento olandese, accetteremo di inserire nella nostra Comunità il principio della sovranità limitata”. Cfr. G. Carli, “Cinquant’anni di vita italiana”, Roma –Bari 1993,p. 409

Il Trattato prefissava cinque obiettivi molto importanti, ossia il rafforzamento della legittimità democratica delle istituzioni, lo snellimento delle procedure decisionali, l’instaurazione dell’Unione Economica e Monetaria, lo sviluppo sociale della Comunità Europea e la nascita di una politica estera e di sicurezza comune.106

Sorse la struttura a tre pilastri dell’Unione Europea: il primo riguardava le Comunità Europee e gli Stati Membri esercitavano la sovranità attraverso le istituzioni comunitarie.

Era caratterizzato dalla logica comunitaria, poiché il diritto di iniziativa spettava alla Commissione europea, l’adozione degli atti al Consiglio e al Parlamento europeo ed il controllo del loro rispetto alla Corte di Giustizia. Il secondo pilastro introduceva la PESC, cioè la Politica Estera e di Sicurezza Comune, nel quale gli Stati Membri potevano avviare delle azioni comuni.107

In tale ambito il processo decisionale era intergovernativo, in cui era frequente il ricorso all’unanimità.

Da ultimo, il terzo pilastro era fondato sulla cooperazione nei settori della Giustizia ed Affari Interni e funzionava in base ad un processo decisionale intergovernativo.

Così, l’Unione Europea doveva fornire ai cittadini un elevato livello di protezione in uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia.

Il Trattato di Maastricht rinnovò le istituzioni, che videro aumentare le proprie funzioni. Infatti il Parlamento europeo poteva esercitare la procedura di cooperazione e di parere conforme su numerosi ambiti e la

106 Per il testo del Trattato di Maastricht, cfr. Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Documentazione sul Trattato di Maastricht”, 2 voll., Roma, 1992. Sugli aspetti istituzionali, cfr. D. Sidjanski, “L’avvenire federalista dell’Europa”, Milano 1995, pp.235-72. Cfr. A. Tizzano, “Appunti sul Trattato di Maastricht: struttura e natura dell’Unione europea”, in “Foro Italiano”, IV, 1995, pp. 210 sgg

107 Sulla PESC, cfr. G. Jannuzzi, “La politica estera dell’Europa comunitaria”, Padova 1988. Cfr. L . Brittan, “L’Europa di cui abbiamo bisogno”, Milano 1994, pp.188-214

procedura di codecisione con il Consiglio nell’adozione degli atti.

Inoltre, il trattato aumentava il mandato della Commissione europea da quattro a cinque anni, associava il Parlamento europeo alla procedura d’investitura della Commissione ed estendeva il ricorso alla maggioranza qualificata nel processo decisionale in sede di Consiglio.108

Per quanto concerne la materia economica, sancì la nascita dell’ UEM perché si affermò espressamente che il Mercato interno dovesse essere completato da quest’ultima.

Si programmava, allo stesso tempo, il passaggio verso la moneta unica articolato nelle tre fasi seguenti:

la libera circolazione dei capitali per il primo luglio 1990,

la convergenza delle politiche economiche degli Stati Membri per il primo gennaio 1994,

infine, si arrivava all’introduzione della moneta unica e della Banca Centrale Europea.109

Nei fatti, il Trattato sull’Unione Europea rifletteva le aspirazioni di una parte del partito neogollista guidata da Chirac e da Balladur, ma non quelle di alcuni neogollisti e delle altre forze politiche.

Questo aspetto emerse con chiarezza durante il referendum per la ratifica del progetto il 20 settembre 1992, in Francia.

In quell’occasione si osservò che i socialisti di Mitterrand, una parte dei neogollisti guidati da Chirac e da Balladur ed i centristi come Giscard e Raymond Barre si pronunciarono a favore dell’entrata in vigore del trattato. Al contrario, alcuni neogollisti guidati da Charles Pasqua e da Philippe Séguin, il Partito Comunista, alcuni socialisti rappresentati da

108 Sulle istituzioni europee, J. Weiler, “Il sistema comunitario europeo”, Bologna 1985; Y. Doutriaux, “Le Traité sur l’Union Européenne”, Paris 1992; T. Padoa - Schioppa, “L’Europa di domani: una nuova dimensione istituzionale”, in “Mulino/Europa”, 1, XLV, 1996, pp. 5 sgg

109 Sull’UEM, cfr. Quadrio Curzio, “Noi, l’economia e l’Europa”, Bologna 1996. Cfr. Mammarella, Cacace, “Storia e politica dell’Unione europea”, Laterza, 2008, pp. 234-245

Chevènement ed, i verdi optarono per la bocciatura del trattato.

Malgrado queste opposizioni il testo venne approvato con il 50, 1% dei voti ed entrò definitivamente in vigore il primo novembre 1993.

1.2.3 Il dibattito politico francese sul Trattato di Maastricht in seno

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