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I rapporti tra la Francia di Sarkozy e l’Alleanza Atlantica: le questioni affrontate nel vertice di Bucarest aprile

UNA ROTTURA NELLO SCENARIO EUROPEO E DEL MEDITERRANEO?

2.5 Sarkozy “il difensore” di una PESD autonoma L’attivismo di Nicolas Sarkozy emerse, anche, nell’ambito della difesa per

2.5.1 I rapporti tra la Francia di Sarkozy e l’Alleanza Atlantica: le questioni affrontate nel vertice di Bucarest aprile

All’inizio dell’aprile 2008, i capi di Stato e di governo della NATO si riunirono nel vertice di Bucarest per affrontare alcune questioni legate alle problematiche dell’Alleanza Atlantica.372

Il tema dominante fu lo svolgimento della missione NATO in Afghanistan, NATO Response Force, attiva sul territorio dall’agosto del 2003.

370 Per ulteriori informazioni, cfr. A. De La Grange, « La France amorce un mouvement vers l’Otan », in « Le Figaro », 14 ottobre 2007. Cfr. Groupe « Surcouf », « Livre blanc sur la défense : une espé- rance déçue », in « Le Figaro », 18 giugno 2008

371 Per maggiori informazioni, cfr. Servizio Affari internazionali , “Prospettive della politica europea di sicurezza e difesa e implicazioni per la cooperazione transatlantica. Le missioni e l’Agenzia europea per la difesa”, ottobre 2004. Cfr. Servizio Affari internazionali, “L’industria della difesa nel rapporto transatlantico”, agosto-settembre 2004. Sul progetto in senso stretto di Sarkozy, cfr. A. Mattiello, Servizio studi del Senato, “Libro bianco sulla difesa e sicurezza della Francia”, Ufficio ricerche nel settore della politica estera e della difesa, luglio 2008, n.28,p.21. Sulla questione degli investimenti stranieri nel nascente mercato europeo della difesa e sicurezza, cfr. Michele Nones, Giovanni Gasparini, Istituto Affari internazionali, Rapporto finale della ricerca CeMiSS “Il controllo degli investimenti stranieri nel nascente mercato europeo della difesa e sicurezza”, 30 novembre 2008 372 Cfr. Alessandro Marrone,Servizio Affari internazionali, “La NATO verso il vertice di Bucarest”,

L’Alleanza Atlantica operava su mandato dell’ONU, impiegando una forza di 41.700 soldati con lo scopo di creare un ambiente sicuro per la ricostruzione materiale ed istituzionale del Paese e di contribuire alla formazione delle forze militari afgane, importanti per il mantenimento della sicurezza nazionale.

La NATO esercitava un’azione di controllo del territorio in coordinamento con le autorità di Kabul, di contenimento dei ribelli talebani con operazioni di combattimento, di addestramento ed equipaggiamento dell’esercito afgano.

L’opera di ricostruzione era gestita dai singoli Stati membri dell’Alleanza Atlantica attraverso le Squadre provinciali di ricostruzione, formate da personale afgano e alleato sia civile che militare.373

La formazione delle strutture giudiziarie, amministrative e di polizia rientrava nelle competenze della missione “EUPOL Afghanistan”, inviata nel 2007 dall’Unione Europea.

In questo contesto il Regno Unito era responsabile della lotta al narcotraffico.374

L’azione di antiterrorismo rientrava nell’alveo delle funzioni dell’operazione americana “Enduring Freedom” e non di quelle della forza ISAF.

Questo aspetto iniziò a rendere estremamente complicata la cooperazione tra le due missioni, a causa della diversità del mandato, delle regole di ingaggio e struttura di comando.375

373 Cfr. P. Gallis, “NATO in Afghanistan: a Test of the Atlantic Alliance”, CRS, 23 ottobre 2007,p.4 374 Negli anni successivi al 2001 la produzione di oppio in Afghanistan è aumentata al punto che nel

2007 ha coperto il 93% del consumo mondiale. Gli Stati Uniti vorrebbero distruggere i campi di oppio con una campagna di sradicamento aerea. La quasi totalità dei Paesi europei è contraria a questa soluzione perché, a causa dell’alto potenziale distruttivo delle tecniche di sradicamento aeree, si metterebbe ulteriormente a rischio il sostegno della popolazione afgana alle forze NATO. Cfr. D. Korsky, “Afghanistan: Europe’s Forgotten War”, ECFR, 21 gennaio 2008,p.8

375 Per ulteriori informazioni, cfr. K. H. Kamp, “The NATO Summit in Bucharest: the Alliance at a Crossroads”, NATO Defense College, novembre 2007,p.3

Nel vertice di Bucarest si misero in luce le difficoltà che la missione ISAF stava incontrando in Afghanistan, dichiarando che occorreva un’ equilibrata ripartizione dell’onere militare e un maggiore coordinamento delle operazioni. Infatti, Stati Uniti, Gran Bretagna e altri Paesi, impegnati in azioni di combattimento contro i talebani, stavano esercitando delle pressioni sui Paesi dell’Europa continentale affinché aumentassero i contingenti in Afghanistan e riducessero le limitazioni al loro utilizzo.376

I Paesi europei, tra cui la Francia, evidenziarono le problematiche inerenti alle risorse da mettere a disposizione per la gestione della missione ISAF. Di conseguenza, “la piena capacità della forza, operativa in Afghanistan, fu raggiunta solo grazie ad un supplemento di truppe fornito dagli Stati Uniti”.377

Altra questione, oggetto di discussione del vertice di Bucarest, fu l’annuncio da parte del Presidente Sarkozy, per la prima volta partecipe, che la Francia stava valutando di rientrare nel comando militare integrato della NATO, al fine di rendere la PESD più autonoma dalle politiche americane sulle questioni di sicurezza internazionale e di assicurarsi che l’Alleanza fosse espressione di una partnership atlantica e non un semplice strumento che garantisse il primato degli Stati Uniti.

In particolare, bisogna puntualizzare che Parigi partecipava attivamente a molte missioni NATO, allo sviluppo delle capacità dell’Alleanza, ma l’assenza dal comando militare integrato la escludeva dalla pianificazione delle operazioni.378

Sarkozy chiese “alla controparte americana di accettare che l’UE si dotasse

376 Per approfondimenti, cfr. C. Molling, “NATO and EU rapid response: contradictory or complementary?”, CSS Analyses, ottobre 2007,p.2

377 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio Affari internazionali, op. cit.,p.5

378 Al momento nel Supreme Headquarter Allied Power in Europe (Shape) di Mons, sui circa 1.100 componenti dello Stato maggiore della NATO i francesi sono solo una quindicina, ed il numero complessivo degli ufficiali della Francia è un decimo di quello dei tedeschi o dei britannici. Cfr. A. De La Grange, “La France amorce un mouvement vers l’Otan”, le Figaro, 14 ottobre 2007

di capacità militari autonome in cambio del reintegro della Francia nel comando militare integrato della NATO”.379

Si deduce chiaramente che l’Alleanza Atlantica aveva bisogno di una PESD efficiente, il cui ruolo era cresciuto negli ultimi anni grazie allo sviluppo della componente civile ,comprendente attività di assistenza amministrativa e giudiziaria alle autorità locali e d’addestramento delle forze di polizia, utile nei teatri di crisi, incluso quello afgano. Ciò costituiva il presupposto per realizzare un approccio congiunto civile - militare ,e quindi, di una maggiore cooperazione.380

Il vertice di Bucarest affrontò, successivamente, il tema dell’allargamento della NATO verso altri Paesi.

Per quanto concerne l’adesione, dal 1999 era stato introdotto “il Membership Action Plan (MAP), programma di assistenza aggiornato annualmente per paese, al processo di riforma delle forze armate e delle istituzioni politiche ed economiche, con l’obiettivo di fare in modo che lo Stato candidato rispettasse i requisiti dell’Alleanza, permettendo così agli alleati di valutare i suoi progressi”.381 La partecipazione al MAP non

implicava l’adesione immediata, anche se cercava di facilitarla”.382

L’Albania, la Croazia e la Macedonia già partecipavano al Membership Action Plan, condizione essenziale per l’adesione alla NATO.

Nel vertice di Bucarest si valutò la situazione dei tre Paesi senza ottenere una posizione unanime: alcune Nazioni, tra cui gli Stati Uniti, sostenevano l’ingresso dei tre Stati nella NATO, al fine di consolidare la stabilità regionale, riducendo lo scoppio di possibili guerre in Europa. Alcuni Paesi

379 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio Affari Internazionali, op. cit., p.8

380 Cfr. T. Valasek, “Europe’s defence and its new security strategy”, CER, gennaio 2008 381 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio affari internazionali, op.cit.,p.11

382 Per approfondimenti, cfr. Osservatorio di politica internazionale, “La riunione dei ministri degli Esteri della NATO del 2-3.12.2008”, n.4,17 dicembre 2008,pp.1-4

europei, invece, desideravano limitare l’adesione alla Croazia, perché l’Albania e la Macedonia dovevano consolidare il loro sistema politico e le loro capacità militari. Sullo Stato macedone pesava il veto della Grecia, la quale non riconosceva ufficialmente la “Repubblica di Macedonia”, sorta nel 1991.383

Il dibattito contrapponeva coloro che concepivano l’allargamento della NATO come strumento finalizzato all’incremento della stabilità e della sicurezza in Europa, a chi lo considerava negativamente.

Una problematica spinosa in materia d’allargamento riguardava l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO.

L’Alleanza Atlantica ha stabilito con l’Ucraina uno specifico partenariato nel 1997, che prevedeva la cooperazione in svariati ambiti.

Successivamente, si ebbe nel 2002 il “Piano di azione NATO-Ucraina mirante ad approfondire la cooperazione e a incoraggiare le riforme politiche, istituzionali ed economiche per avvicinare Kiev all’area euro- atlantica”.384

“Il rapporto tra NATO-Ucraina fu sviluppato dall’ ”Intensified Dialogue” del 2005, volto a preparare Kiev ad eventuale candidatura”.385

Diversi Paesi europei, la Francia, la Germania, l’Italia e la Spagna, sostenevano che l’Ucraina non era pronta ad entrare nell’Alleanza, mentre gli Stati Uniti, insieme ai baltici e ad alcuni Paesi dell’Europa orientale, la Lituania, la Polonia, la Romania, ritenevano che le condizioni del Paese erano le medesime di Slovacchia, Albania o Bulgaria, nel momento in cui era stato attivato il MAP.386

383 Cfr. Alessandro Marrone,Servizio Affari internazionali, op. cit., p.11

384 Cfr. Ivi. Per approfondimenti, cfr. S. Pifer, “It’s time for Ucraine to get started”, International Herald Tribune, 25 gennaio 2008.

385 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio Affari internazionali, op. cit., p.11

386 Cfr. Osservatorio di politica internazionale, “ La riunione dei ministri degli Esteri della NATO del 2-3.12.08”, n.4, 17 dicembre 2008

Il partenariato con la Georgia era stato attivato nel 2004, a cui seguì un “Intensified Dialogue” concentrato sulla riforma delle forze armate.

Il fatto che lo Stato georgiano fosse collocato sul Mar Nero tra Russia e Turchia, spinse gli Stati Uniti a chiedere l’avvio del MAP con Tiblisi nel vertice di Bucarest.

La Georgia era considerata dagli americani, dai Paesi baltici e da alcuni Stati dell’Europa orientale, Lituania, Polonia, Romania, una zona di transito vitale per le forniture energetiche dal Caspio verso l’Europa.

Al contrario, alcuni Paesi europei come la Francia,la Germania, l’Italia e la Spagna non accettavano l’adesione georgiana alla NATO, poiché desideravano valutare prima il suo stato di avanzamento nel processo di stabilizzazione e di riforma , poi, perché non volevano contrastare la posizione russa.387

Questi Stati europei temevano, inoltre, che l’entrata della Georgia nella NATO coinvolgesse l’Alleanza nei conflitti irrisolti tra lo Stato in questione e le province separatiste e filo-russe di Abkhazia e Ossezia del Sud. Allo stesso modo erano preoccupati sull’adesione dell’Ucraina, confinante con la Transnistria, regione filo-russa separatista della Moldavia. Come è stato notato, “La NATO aveva chiesto più volte alla Russia di ritirare le proprie truppe dalle suddette regioni, formalmente in qualità di peacekeepers”. 388

Il vertice di Bucarest dovette discutere, quindi, le problematiche legate alla Russia.

La prima riguardava, come accennato sopra, l’allargamento dell’Alleanza

387 Per un ‘esplorazione più dettagliata delle questioni che oppongono la Russia agli Stati Uniti e all’UE, cfr. Riccardo Alcaro, Valerio Fabbri, Ettore Greco, “Le relazioni della Russia con Europa e Stati Uniti”, Contributi di Istituti di ricerca specializzati, Senato della Repubblica, n.76, settembre 2007

388 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio Affari internazionali, op. cit., p.12. Si veda anche “Riga Summit Declaration”, novembre 2006, link www.nato.int

Atlantica verso gli ex membri del Patto di Varsavia e verso le tre Repubbliche baltiche. Tale processo era visto negativamente da Mosca, in quanto tentativo degli Stati Uniti di esercitare il loro primato in questi territori.

Di conseguenza, si oppose all’adesione della Georgia e dell’Ucraina al vertice di Bucarest.

La seconda questione era concentrata sulla sicurezza energetica che rendeva difficili i rapporti tra la NATO e la Russia.389

La dichiarazione finale del vertice di Riga del novembre 2006 aveva incluso, a suo tempo, “l’impegno della NATO a partecipare agli sforzi finalizzati a garantire la sicurezza delle infrastrutture energetiche, essenziali per i propri membri”.390

Così, nel vertice si continuò a dibattere sull’eventuale ruolo della NATO in tale ambito: molti non condividevano il fatto che “la sicurezza energetica rientrasse nell’alveo delle competenze dell’Alleanza militare, perché ciò poteva avere delle ripercussioni negative sulle relazioni con Mosca”.391

Il terzo tema concerneva la costruzione del sistema di difesa anti-missile che gli Stati Uniti volevano estendere alla Polonia e alla Repubblica Ceca. Secondo gli americani, serviva a proteggere Praga e Varsavia da minacce come l’Iran o la Corea del Nord.392

Per reagire contro lo scudo antimissile, Mosca ha sospeso l’attuazione del Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa, Conventional Forces in

389 Cfr. Riccardo Alcaro, Valerio Briani, Servizio Affari internazionali, “Le relazioni della Russia con la NATO e l’Unione europea”,Contributi di Istituti di ricerca specializzati, n. 103,ottobre 2008 390 Cfr. Alessandro Marrone, Servizio Affari Internazionali, op. cit., p.13. Si veda anche “ Riga

Summit Declaration”, novembre 2006, link www.nato.int

391 Cfr. Alessandro Marrone, op. cit., p.13. Per approfondimenti ulteriori, cfr. Ettore Greco, Riccardo Alcaro,Valerio Fabbri, Servizio Affari internazionali, “Le relazioni della Russia con Europa e Stati Uniti. Sviluppi recenti e scenari futuri”, n.76, settembre 2007

Europe, CFE.393

La moratoria dello Stato russo sul tradizionale Trattato era legata ad altre questioni aperte: la ratifica da parte dei Paesi Nato della versione aggiornata del CFE; l’adesione al Trattato di tutti i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, incluse le Repubbliche baltiche e la Slovenia, che non ne facevano parte; e la rimozione di alcuni vincoli agli spostamenti di truppe russe lungo le frontiere, con riferimento alla zona del Caucaso settentrionale.394

I paesi membri della NATO non ratificarono il nuovo Trattato sulle forze convenzionali in Europa, perché la Russia non ritirava le proprie truppe da Transnistria, Abhazia e Ossezia del Sud, teatri di guerra.

Il vertice di Bucarest riaffrontò questi antecedenti storici che mettevano in discussione le relazioni tra la Russia e l’Alleanza Atlantica, sottolineando la necessità di definire un piano complessivo della NATO nel settore di difesa anti-missile.395

2.6 Gli albori della crisi russo-georgiana dell’agosto

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