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Il dibattito politico francese sul Trattato di Maastricht in seno all’Assemblea Nazionale e all’interno dell’RPR

1.2 La nascita del neogollismo: i rapporti tra Chirac e Giscard 1976-

1.2.3 Il dibattito politico francese sul Trattato di Maastricht in seno all’Assemblea Nazionale e all’interno dell’RPR

Il dibattito sul Trattato di Maastricht in seno all’Assemblea nazionale iniziò con la decisione del “Conseil Costitutionnel” n. 92-308 DC del 9 aprile 1992, la “Maastricht 1”.110

Il “Conseil”, adito ex art. 54 della Costituzione francese dal Presidente della Repubblica, Mitterrand, ha riconosciuto che “il rispetto della sovranità nazionale” non era “compatibile con la conclusione di accordi internazionali relativi alla creazione o allo sviluppo di un’organizzazione internazionale implicante “le transfert de compétence”, ma ha sottolineato “ la necessità di una revisione costituzionale qualora gli accordi internazionali contengano “clausole contrarie alla Costituzione”o “portent atteinte aux conditions essentielles d’exercice de la souveraineté nationale”.111

In particolare, il “Conseil” ha ritenuto “contrarie alla Costituzione francese alcune norme del Trattato di Maastricht”, inerenti “l’elettorato attivo e passivo per le elezioni comunali”, “i cittadini degli Stati membri residenti in Francia”, “l’Unione economica e monetaria” e “l’entrata e la circolazione delle persone sul territorio nazionale”.112

110 Cfr. V. L. Favoreu , P. Gaïa, “Les décisions du Conseil constitutionnel relatives au Traité sur l’Union européenne”, in Rev. fr. dr. const., n.11, 1992, pp. 389-408

111 Cfr. L. Favoreu, “Le contrôle de constitutionnalité du Traité de Maastricht et le développement du Droit constitutionnel international”, in Rev. générale dr. intern. pub., 1993, p.39

112 Cfr. J. C. Escarras, “Il Trattato di Maastricht e la Costituzione francese”, in Quaderni cost., 1993,p. 345 ss. Cfr. C. Grewe, “La révision constitutionnelle en vue de la ratification du traité de Maastricht”, in Rev. fr. dr. const., 1992,pp. 420-427

Il procedimento di revisione costituzionale è stato rapido, poiché, una volta scelta la via parlamentare, il progetto di “révision – adjonction” , predisposto dal Governo, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 aprile 1992 e trasmesso all’Assemblea Nazionale .113

Tale progetto prevedeva l’aggiunta di un nuovo titolo alla Costituzione francese, il XIV, denominato “De l’ Union européenne” e l’inserimento di due articoli, artt. 88-1 e 88-II, finalizzati a “purger” i motivi d’incosti- tuzionalità indicati dal “Conseil Costitutionnel”, riguardanti la questione della sovranità nazionale,114 trattando, “anche se in maniera ambigua,

l’appartenenza della Francia all’Unione economica e monetaria e, per le elezioni municipali, i diritti elettorali dei cittadini europei residenti nello Stato”.115

Il 13 maggio 1992 l’Assemblea ha approvato il progetto, anche se con degli emendamenti: per quanto concerne l’Unione Europea, un primo emendamento integrava la denominazione del Titolo XIV, “facendo precedere la denominazione “De l’Union européenne” da “Des Communautés et”; un secondo conduceva ad un nuovo articolo 88-1 che ribadiva la partecipazione della Francia all’UE, contemplando la scelta da parte degli Stati membri di esercitare in comune “certaines de leurs compétences”, pur prendendo le distanze da una deriva federale;116 un terzo

concerneva le condizioni di esercizio del diritto di voto attivo e passivo , per le elezioni municipali, dei cittadini dell’Unione residenti in Francia, che sarebbero state disciplinate con legge organica.117

113 Cfr. Fernanda Bruno, “Stati membri e Unione europea. Il difficile cammino dell’integrazione” , Giappichelli, 2012, p.99

114 Cfr. P. Costanzo, “La Giurisprudenza del Conseil Constitutionnel nel biennio 1991-1992”, in Giur. cost. 1993, p. 4191 ss

115 Cfr. F. Luchaire, “L’Union européenne et la Constitution”, in Rev. dr. pub., 1992, p. 589 ss 116 Cfr. V. A. Lamassoure, “Débats”, A.N., séance du 6 mai 1992,927, in C. Grewe, op. cit., p. 431 117 Cfr. Fernanda Bruni, op. cit., p. 100

Infine, altro emendamento, oggetto di discussione, è stato quello volto a rafforzare il ruolo del Parlamento francese , indebolito dalle giurisdizioni francesi che facevano prevalere il diritto comunitario sulle leggi votate dalle Camere, anteriori o posteriori agli atti europei. Di conseguenza, è stato inserito l’art. 88-3, divenuto poi 88-4, che impegnava le Assemblee rappresentative ad esaminare i progetti di atti comunitari.118

Dopo il dibattito parlamentare, il progetto di legge costituzionale,che avrebbe permesso alla Francia di ratificare poi il Trattato di Maastricht, è approvato dal Senato con 388 voti a favore e 43 voti contrari; poi il “Congrès du Parlement, composto dai membri dell’Assemblea Nazionale e del Senato, convocato da Mitterrand, ha accolto il progetto di legge con 592 voti a favore.

La legge di revisione costituzionale n. 92-554 è promulgata dal Presidente della Repubblica francese il 25 giugno e pubblicata il 26 giugno 1992. Successivamente, il Presidente francese, prima di procedere alla ratifica del Trattato , ha deciso di ricorrere all’art.11 della Costituzione per sottoporre a referendum il progetto di revisione costituzionale.

Il referendum, svoltosi il 20 settembre 1992 in Francia, “è preceduto e seguito da due decisioni del “Conseil Costitutionnel”: la Decisione n. 92- 312 del 2 settembre 1992 sulla conformità del Trattato alla Carta Costituzionale dopo la legge di revisione costituzionale del 25 giugno 1992, che ha confermato la Decisione n. 92-308; la Decisione n.92-313 DC del 23 settembre 1992 che ha ribadito , come accaduto nel 1962, l’incompetenza del “Conseil” sulle leggi referendarie”.119

La legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato di Maastricht n.92-1017

118 Ivi.

119 Per ulteriori informazioni, cfr. P. Collas, “Consultation populaire et dernier référendum”, in Rev. pol. et parl., 1992, p.29, e C. Goybet, “Le oui à Maastricht…et après?”, in Rev. Marché Commun et de l’Union européenne,1992, p. 681

del 24 settembre 1992 è pubblicata il 25 settembre.120

Dal 27 novembre 1991, all’interno dell’RPR di Chirac si è sviluppato un dibattito riguardo al Trattato di Maastricht.

Tra gli oppositori, emerse Philippe Séguin che pubblicò su “Le Figaro” un articolo, intitolato “France, réveille-toi!”, nel quale evidenziò l’urgenza di tenere un dibattito sull’Europa e di dare importanza al mantenimento della sovranità nazionale da parte dello Stato francese: “Dans le processùs délétère qu’est devenue la construction européenne, Maastricht est supposé constituer un saut qualitatif. En réalité, c’est un saut dans l’inconnu. Sous couvert d’Europe, ce sont véritables abandons de souveraineté qui se prépa- rent ».121

Qualche giorno dopo, Séguin e Marie-France Garaud scrissero “De l’Europe en général et de la France en particulier”, in cui confermarono la loro posizione, contraria al trasferimento della sovranità nazionale alla nascente Unione europea: “faire l’Europe sans défaire la France”.122

Séguin e Pasqua crearono in questa circostanza il “Rassemblement pour le non au référendum”, RPNR, al fine di impedire la convocazione del referendum finalizzato all’approvazione del futuro trattato, previsto per il 20 settembre 1992.123

Nella conduzione della campagna referendaria del 1992 le critiche al Trattato di Maastricht, provenienti da alcuni neogollisti guidati da Séguin e Pasqua, riguardarono: la nascita dell’ Unione Economica e Monetaria, la logica del Trattato, la convinzione che la sua entrata in vigore potesse rispondere al conflitto dell’ex–Jugoslavia, contribuendo alla stabilizzazione

120 Cfr. Fernanda Bruno, op. cit., p.103

121 Cfr. Jérôme Pozzi, « Le RPR face au traité de Maastricht : divisions, recompositions et réminiscences autour de la dialectique souverainiste », in Revue d’Histoire politique 2014/3 n. 24, Presses de Science Po, 2014, p. 2

122 Ivi.

dell’Europa. Infine, l’opposizione al Trattato avrebbe significato “rigettare” la Presidenza Mitterrand.

Per quanto concerne l’UEM, Marie France-Garaud sottolineò: “ L’UEM correspondra au royaume du Mark…le traité oblige les États à remettre quasi totalement leur pouvoir monétaire-et de ce fait, largement budgétaire et économique à une nouvelle institution la BCE ».124

Philippe Séguin, nel discorso del 5 maggio 1992, si pronunciò contro la lo- gica del Trattato di Maastricht : “La logique de l’engrenage , économique et politique est celle d’un fédéralisme au rabais, fondamentalement antidé- mocratique, faussement libéral, résolument technocratique ».125

Inoltre, Séguin si oppose alla linea di Balladur e ai neogolllisti favorevoli a Maastricht, per il ruolo positivo del trattato di fronte al conflitto della ex- Jugoslavia: “Ceux qui pensent que l’Europe de Maastricht permettrait d’intervenir dans l’ex- Jugoslavie commettent un contresens de politique étrangère, car on prête à l’Europe communautaire une ambition qu’elle ne peut pas assumer et que la majorité de ses membres ne veulent pas assu- mer ».126

1.3 Il primo mandato presidenziale di Chirac 1995-

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