Sono approvate.
Veniamo ora al punto: istruzione pubblica. Ha la parola istruzione pubblio», il collega Rava che si era riservato parlare su questo punto.
K a v a {Baverina): Fra i servizi che i nostri Colleghi di Mi-lano parMi-lano di trasferire dal Governo alle Amministrazioni locali vi è anche l'istruzione pubblica. Nella massima sono di accordo, ma io mi permetto di sottoporre qualche osservazione al Congresso, tanto più pigliando argomento della bella
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zione presentata dall'onor Daneo, così piena di buone idee. Il tema è grave e merita qualche esame, cosicché dalla discus-sione nasca il vero.
Il collega Castiglione l'altro ieri con eleganza e dottrina diceva : non facciamo erudizione, perchè si perde tempo. Sta bene; e non facciamo, aggiungo, della filosofia, perchè si andrebbe fuori di strada. I Colleghi di Milano scrivono nella loro Relazione: « Di certo teoricamente l'istruzione pub-' « blica non entra fra i compiti necessari e fondamentali dello
« Stato: senonchè lo stato di fatto ereditato dai vecchi re-ti gimi e vieppiù sviluppatosi in quasi quarant'anni, toglie « molta importanza a tali questioni fra noi ».
Su questo punto dissento. Dalle grandi riforme presentate alla fine del secolo scorso, ai tentativi d'oggi dell'Inghilterra, che tutti citano a modello, si vede una evoluzione inversa. L'Inghil-terra agita ora la questione di avocare allo Stato la istruzione elementare, togliendole quella autonomia che prima le era stata data. Su questa affermazione dunque facciamo le nostre ri-serve, perchè uscendo da questo Congresso il voto di dele-gare l'istruzione alla Provincia, non esca anche un concetto che andasse al di là dell'opinione di alcuni di noi.
Se veniamo dall'astratto al concreto, dissentendo da questa teoria, io direi: distinguiamo l'insegnamento secondario che avete tutto conglobato. La scuola tecnica e professionale do-vrebbe essere fine a sè stessa, e per questa comprendo un regolamento che consenta alla Provincia un completo diritto di tutela, affinchè sia sempre più ispirata all'esercizio di pro-fessioni pratiche e ad ottenere uno scopo che nella vita crei una occupazione? Vi sono poi le condizioni locali e l'esperienza di certe città grandi che vedono ogni giorno svolgere la vita moderna; la riforma quindi sarà utile anche nei rapporti sociali. Quando veniamo invece alla scuola classica, che è per alcuni chiamata una scuola di lusso, che non è fine a sè stessa, allora è riconosciuto allo Stato il diritto di intervenire, perchè o do-vete fermarvi, oppure portarvi fin nell'ambiente delle Univer-sità di Stato, e cosi rinunciare a quella autonomia a cui certi progetti recenti hanno pensato. Gli studi classici, che non sono fine a sè stessi, non potete abbandonarli alle Provincie.
(Bene).
Quanto alla scuola popolare, avete parole acute che dimo-strano quell'esperienza di cui abbiamo bisogno noi italiani,
•181 facili a cedere ad illusioni. Voi riconoscete il malessere del-l'istruzione elementare ed avete ragione; ma affermate che sarebbe errore la proposta che desse al Governo l'istruzione elementare. Ora, forsechè l'Inghilterra non tende precisamente a questo, che voi dite errore? I Consorzi locali dei Comuni sono insufficienti. Voi dite che: « in un paese libero si vuole a la piena indipendenza dallo Stato della religione e la piena « libertà di pensiero, da cui nasce l'esclusivo diritto delle fa-« miglie di indirizzare l'allevamento dei figli, all'infuori delle « idee politiche o religiose del partito che è al potere ».
Ora io dico: voi temete molto il partito che è al potere nel Governo, ma non temete abbastanza il partito che può essere al potere nel Comune ! Ora v'è già la scuola privata.
(Appro-vazioni). E per sfiducia dello Stato, cedete la scuola al Co-mune!
Queste approvazioni mi dimostrano che i miei concetti rap-presentano le idee vostre; non insisto su questo; voi inten-dete meglio di quanto io mi esprima. Perciò dissento dalla vostra formula, perchè non vorrei trovarmi al di là delle mie idee. Voi avete concepito questo Comitato locale che non è ancora la Provincia, ma che unisce alcuni Comuni della P r o -vincia. In certe Provincie abituate alla vita moderna, questo organismo subordinato potrà vegetare e progredire, ma in altre Provincie, in cui tarda ad arrivare la vita moderna, l'or-ganismo sarà debole e disadatto e si lascierà influenzare proprio da quelle forze che voi volete combattere.
Questi organismi locali ricordano la storiella delle pesche bacate; alcune cattive guastano anche le altre. Rappresen-teranno tali Comitati le idee che nel momento hanno la mag-gioranza, mentre dobbiamo impedire che queste scuole diven-tino organi di partito politico. Per queste ragioni io dissento da questo concetto, pure approvando l'idea che lo ha mosso. Devo poi osservare che, se è una cosa grave l'esame di stato che pone un elemento eterogeneo a sindacare i metodi della scuola, se è difficile l'esame di stato anche nelle Università, mi pare, che a fortiori, l'esame di stato, portato nei Licei, nelle Scuole secondarie, nelle Scuole normali e tecniche, in-somma in tutto l'insegnamento secondario sia un voto anti-cipato; infatti non vediamo ancora come funzioni nell'inse-gnamento superiore. Dobbiamo adunque aspettare; tutte le cose procedono passo per passo.
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Poiché sono su questo argomento e non ho in animo di continuare, io domando ai Colleghi di Milano, perchè essi vogliano tanto allontanarsi dallo stata quo? In tante cose si potrebbe tornare alla legge. La coltura in questi anni ha fatto in Italia grandi passi colla guida della legge Casati per la quale, se qualche cosa v'ha da rimpiangere, si è che troppi regolamenti l'abbiano distrutta. A voi stessi non deve spiacere il ritorno a questa legge, poiché ricorda un nome caro alla vostra patria. La legge Casati è una evoluzione di certe leggi che il Parlamento cisalpino aveva pensato sul miglior modo di regolare la scuola, dopo la Rivoluzione francese. Passò a Napoli, cessò colla reazione e, ripresa la via di Napoli, ritornò al Piemonte, diventò legge italiana e diede buoni frutti. Perchè dobbiamo abbandonarla? Seguiamola, correggiamola, ma, so permettete, non lasciamola completamente, perchè è legge nostra italiana e, quello che più monta, è una legge che ha dato dei risultati spendidi consacrati dall'esperienza di tanti