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ordinamenti dell'istruzione secondaria ed inferiore. Intanto io

prendo atto che il collega Rava abbia accettato che l'istruzione professionale passi alle Provincie, perchè questa corrisponde infatti ai bisogni diversi che si verificano nei diversi paesi d'Italia; è questo adunque terreno conquistato. La scuola in-feriore deve rimanere ai Comuni e noi non abbiamo mai do-mandato che il Comune perda questa istruzione. Ma l'espres-sione generica da noi usata, vuol dire che quella parte che lo Stato ha nella istruzione secondaria e primaria, passi piuttosto alle Provincie, perchè meglio adatte a provvedere ai bisogni del luogo.

Io non discuto certo, e non ne ho la competenza, sui me-riti grandi della legge Casati, che è una delle buone leggi che, nel 1859, il Governo dei pieni poteri ha dato all'Italia. È certo però che, quando si pensò a migliorare gli ordinamenti dell'istruzione, anche gli elementi più assolutamente conserva-tori, ma italiani e moderni, trovarono che tutto doveva essere discentrato. Il Minghetti aboliva a dirittura (mi perdoni l'ex ministro dell'istruzione pubblica) la legge Casati; dava auto-nomia alle Università, affidava l'istruzione secondaria alle Provincie, lasciando ai Comuni l'istruzione primaria ed era questa una distinzione logica e razionale. La nuova legge del 1865 cominciava appunto a stabilire che l'istruzione secondaria

•187 passasse alle Provincie. Si dirà che quella legge non si attuò ; però quell'articolo è passato attraverso il crivello delle varie legislazioni succedute e sta ancora il principio teorico.

In quanto poi alla sorveglianza sulla istruzione primaria è evidente che meglio si troverebbe nelle Provincie che non in mano ad autorità lontane che non conoscono i bisogni locali. Si resta scossi alla parola eloquente del collega Foschini che aspira alla costituzione della scuola italiana, ma sono trenta o quarant'anni che si parla di scuola italiana che deve for-mare gli italiani e deve essere scuola di Stato, e mi pare che queste sono belle frasi che non corrispondono alla verità dei fatti, perchè una scuola popolare non può essere plasmata se-condo un ideale aprioristico che si applichi a tutti. Pensiamo alle differenze fra la Sardegna ed il Piemonte, quantunque uniti da due secoli, alla differenza fra il Veneto e le Calabrie; è egli possibile che un unico tipo di scuola vi abbia a trion-fare? Noi crediamo che lo sviluppo intellettuale ed il progresso non possono derivare da spinte che vengono dall'alto ; cre-diamo che in ogni popolo vi siano elementi per alimentarli; non crediamo che 1 popoli possano essere spinti per quelle tali vie da coloro che stanno al di sopra. 11 progresso non nasce altrimenti che così e se l'iniziativa non viene dal paese,

non può venire efficacemente da una autorità superiore. Quindi la libertà e la varietà negli ordinamenti scolastici e piuttosto un bene che un male e conviene lasciare alle Autorità locali una maggiore parte. Non vogliamo dire che lo Stato sia eli-minato ed è bene che una legge generale vi sia quale ga-ranzia, che la misura degli studi, dovunque impartiti, sia suf-ficiente; ma questo non implica che non vi possano essere variazioni di ordinamenti che si adattino meglio ai vani luoghi.

In linea di fatto, anche guardando fuori del nostro paese, quali sono le nazioni che ci dànno esempio di maggior pro-gresso nell'istruzione popolare? Teoricamente parlando si do-vrebbe credere che la forma democratica ado-vrebbe dovuto otte-nere uno sviluppo superiore a tutte le altre; invece, la Francia che ha assunto forma democratica da tempo lontano, non è riu-scita a progredire tanto, in questa parte, come altri paesi. Il che vuol dire che questo progresso è indipendente affatto da qualunque forma di politica. Invece in Germania si ha un'istru-zione elementare, secondaria ed anche universitaria, eminen-temente progredite, senza bisogno che un'autorità centrale si

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sia imposta da Stettino fino a Baden. Che la Germania abbia fatto enormi progressi, con questo sistema, lo si scorge, se ben si guarda al resto. 0 che forse Brema ed Amburgo sono andate a cercare il regolamento del sistema d'istruzione pub-blica e Berlino od a Vienna? No, esse hanno fatto di per sè.

Io potrei citare la Svizzera che da molto tempo è assai più avanzata di noi nell'istruzione popolare e media, e forsechè ogni Cantone andava ad imparare a Berna? Ogni Cantone ha progredito da sè, secondo quanto era più adatto ai propri bisogni.

Se permettete passo l'Atlantico e cito gli Stati Uniti; là tro-viamo una maggior larghezza e varietà di ordini di mezzi, una responsabilità fiera lasciata alle varie popolazioni di provve-dere a questi bisogni intellettuali e un modo tutto speciale di associare tutte le forze locali a raggiungere questo scopo.

(Approvazioni).

Riguardo ad alcuni particolari sull'istruzione elementare, noi abbiamo detto ch'essa debba rimanere ai Comuni ; si potrebbe, tuttavia, per quei piccoli Comuni che non vi possano corri-spondere, formare quei tali Consorzi coattivi — di cui si è par-lato — per l'istruzione pubblica. Qui cito un'autorità molto alta, il Bonghi, che aveva ideato un sistema che corrisponde al si-stema inglese. Egli costituiva dei Consorzi o Comunità sco-lastiche più ampie che non i piccoli Comuni rurali, cosicché le rispettive rappresentanze, più elevate ed imparziali, provve-derebbero meglio alle scuole della campagna all'infuori delle piccole tirannie e cattive interferenze locali. Abbiamo accen-nato molto vagamente al sistema inglese, e non credo che l'In-ghilterra abbia intenzione di avocare allo Stato l'istruzione elementare. L'organizzazione inglese non conosce l'istruzione secondaria; le Università sono enti autonomi; il Governo non si occupa che dell'istruzione inferiore. Ma l'istruzione inferiore presa sotto la tutela e la iniziativa dello Stato, non ha avuto il significato di schiacciare l'autonomia dei Comuni; lo Stato non ha avocato a sè le scuole elementari, ma è stata una buona occasione per riferirsi a quel self-gouvernement di cui si vorrebbero avere molti esempi da imitare presso di noi, ed ha costituito il Comune scolastico. Così in Svizzera, dove il Comune scolastico è diverso dal Comune politico, come anche dal Comune religioso. Il Comune scolastico ha un'autonomia, ha proprie elezioni ed il proprio Comitato esecutivo; vi sono

•189 però gli Ispettori che esercitano il controllo, ma questo con-trollo nulla viene a togliere all'autonomia. Questi Consorzi vennero sussidiati dallo Stato inglese; da noi questi sussidi potrebbero essere dati benissimo dalle Provincie.

Credo di aver detto con pochissimo ordine e con poca lo-gica i pensieri principali che .ci hanno guidati, se sussistono altri dubbi li sentiremo ed il mio amico Castiglione parlerà

meglio di me. (Bene, bravo).

M a g g i » (Novara): lo mi permetto di fare qualche osserva-zione, non eloquente, ma pratica.

Il problema dell'istruzione è uno dei più importanti e ove se ne imprenda la discussione, non si esaurisce brevemente. A me pare che se fosse possibile, come diceva il collega Rava, di ritornare alla legge Casati, avremmo fatto tale un passo che renderebbe inutili molti altri cambiamenti. Pur troppo in Italia è accaduto, per l'istruzione pubblica, quello è accaduto in generale per le leggi amministrative, le quali, cioè, invece di andare avanti, sono andate indietro. Si diceva di voler ac-cordare libertà ed autonomie, e si sono invece sempre più ri-stretti i freni, anche dove non era necessario. Tutti sanno quale sequela continua, e che non accenna a cessare, di con-testazioni, di lotte abbia fatto sorgere la disposizione che pur non. togliendo l'istruzione elementare ai Comuni, li poneva, rispetto ai maestri, in condizione inferiore e fuori del diritto comune. Ho accennato a questo perchè nella relazione appunto vi si accenna. Ora, l'avocare, come vorrebbe qualcuno, la istru-zione elementare alla Provincia, è nato dal voler vedere se si potevano togliere gli impacci della legge attuale; ma se la legge tornasse a quello che era, allora questo scopo non avrebbe più ragione di sussistere, perchè sarebbe già raggiunto.

Io credo però che si possa demandare alla Provincia quella certa sorveglianza sulle scuole elementari che ora è esercitata dall'Autorità centrale. Mi pare che anche il collega Rava con-senta nell'avocazione alla Provincia dell'istruzione così detta professionale; tutto quello che prepara i giovani all'esercizio delle arti e delle industrie, deve andare alla Provincia. Per ora, pur non escludendo che le si possano attribuire altre funzioni, vorrei arrestarmi lì, perchè credo che faremmo, così, cosa pra-tica, e fin lì sappiamo che cosa possiamo fare; andando più in là, non vediamo dove ci potremo arrestare. Circoscritta la proposta a questo modo, mi pare che si possa accettare.

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b®rÌtt°iondeeldaeiP8S: 11 C o l l eg a Pisapìa ha presentato il seguente

vizi a trasferirsi alle Pro- Ordine del giorno :

vincie.

Ordine dei giorno 11 Congresso, affermando che tutto quanto si riferisce a

Pisapia Salerno1. u r . , 7 .,. ' ^