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F o s e b i i i i {Benevento) : Dopo quanto si è detto rinuncio alla parola.

P n l u i i i b o (Napoli): Io credo che potremmo essere tutti d'accordo interpretando i sentimenti di Milano e del collega Daneo, che hanno posto innanzi la proposta di divisione dei Comuni in classi ; essi hanno fatto ciò, non per una restrizione dei principii di libertà, ma perchè hanno creduto che fosse di-verso amministrare dei grandi e dei piccoli Comuni. Se così stanno le cose, la proposta non implica nessuna restrizione di libertà a danno dei Comuni minori. Coerenti a questo concetto, i rappresentanti di Milano potrebbero acconsentire che venga eliminata la prima parte e conservata la seconda parte; si potrebbe poi modificare questa nel senso che gli attuali vincoli vengano diminuiti senz'altro.

Giacché ho la parola, propongo che si sopprima il N. 3.

P r e s i d e n t e : Questo verrà dopo.

C o l l o t t i (Palermo): Egregi collegi, devo confessare che convinto fautore del più grande decentramento amministra-tivo, ricevetti poco buone impressioni alla lettura di questo schema di deliberazioni e specialmente del N. 2. Ho doman-dato a me stesso per quale ragione, per arrivare a questo

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centramento, si cominci dal chiedere la divisione dei Comuni in due classi. Io domando se è proprio necessario che, per conseguire il decentramento, i Comuni siano divisi, in classi e se questa divisione possa accelerare il compimento di quello. Debbo dire che la parola del collega Daneo è venuta a con-fermarmi in questo concetto, quando egli accennò che l'ordi-namento dei Comuni, non deve confondersi con le funzioni. Quindi, in questa parte potrei essere d'accordo col collega Daneo. Però siccome lo scopo nostro è il decentramento, non comprendo che cosa c'entri a questo fine la divisione dei Comuni. Questa parte quindi non la voterei; il decentramento sì, la divisione dei Comuni no, tanto più che non é necessario per lo scopo. E tanto vero che voglio il decentramento e non la divisione che io consento che si diminuisca la tutela a tutti i Comuni, e che, come una prima applicazione del concetto del decentramento si allarghino gli attuali vincoli di tutela per tutti i Comuni. E parlo degli attuali vincoli di tutela, poiché, riferendomi alla proposta Palumbo, io credo che i vincoli di controllo devono essere conservati per tutti i Comuni, tali quali sono ora. Ma certamente, altro è il controllo ed altro la tutela; anche col più largo decentramento io credo che all'autorità governativa debba essere conservato il diritto dì controllo.

Per queste considerazioni faccio proposta formale perchè sia soppressa la divisione dei Comuni, sia conservata la parte che si riferisce alla diminuzione degli attuali vincoli di tutela e conservato il controllo come è ora.

C i p e l l l (Piacenza): Credo che questa distinzione dei Co-muni non trovi posto appropriato nella questione che stiamo agitando, lo studio del decentramento. Non ripeterò gli argo-menti già accennati dagli altri oratori, accennerò solo ad uno. che non è stato detto. Si tratta di scindere i Comuni in due classi, classe U : maggiori abitanti, maggiori intelligenze, mag-giori ricchezze ; classe 2a : meno fortunata, pochi abitanti, mi-nori intelligenze. Ma forsechè voi date a questi Comuni, che hanno un corpo elettorale, un valore diverso ? Il voto dell'elet-tore di un paese rurale vale meno del voto dell'eletdell'elet-tore di una grande città? Il voto per le elezioni politiche ha minor valore quando è dato in un piccolo centro di quando è dato in un grande centro? E noi stabiliremo questa distinzione ? In uno stesso Comune voi date un diverso valore ad un corpo, che noi consideriamo che abbia in sé gli elementi necessari di vita,

139 e noi dobbiamo riconoscere che tutti gli elettori sono uguali, e quindi ciò che sorge dal loro voto deve essere perfèttamente eguale. Tutti i Comuni hanno una vita che è il fondamento della vita della nazione. Siano grandi, siano piccoli, concor-rono tutti alla grandezza della nazione Questo argomento mi pare di tale efficacia, dal trattenere da dare il voto per la distin-zione ira i Comuni, perchè mi pare che questa distindistin-zione an-drebbe a ferire un immenso corpo elettorale. Accetterei quindi la proposta del collega Maggia perchè fosse soppresso il n. 2, è perchè fosse dato a tutti i Comuni una maggiore larghezza e minore tutela.

P a l u m b o (Napoli): Mi trovo d'accordo anche coll'ultimo oratore per la soppressione della prima parte, perchè la tutela si diminuisca, e il controllo stia nei limiti attuali. Io credo che in questo senso tutti possano aderire alla nostra proposta.

C a s t i g l i o n e (Milano): Comprenderanno tutti quanto dif-ficile sia il mio compito. Mi pare però dalla opposizione che si è manifestata, che la proposta, così come è ora formulata, ha potuto parere assai differente da quanto è nelle intenzioni nostre e della Deputazione di Milano.

Bisogna partire da un precedente. Si è discusso molto tempo fa, e certo con grande interesse, di tale questione, quando è stata presentata la relazione del progetto Budini. Allora era parso di già un grandissimo vantaggio che almeno per ì grandi Comuni si domandasse la soppressione di una quantità di vincoli che tutti ritenevano essere inutili, vincoli non solo di diritto, ma di fatto. Tutti dicono che, quando i grandi Comuni assumono responsabilità davanti all'opinione, pubblica, non è certo la Giunta provinciale amministrativa che possa infir-mare queste deliberazioni dei grandi corpi. E qui la grande differenza : io non voglio pesare il buon senso reale delle nostre campagne, nè compararlo con quello delle grandi città, ma certo posso supporre che molte volte l'opinione reale di un piccolo paese sia meno riflessa, nei Consigli comunali, che non nelle grandi città. Quindi, dinanzi a questa' manifestazione grande, è inutile una Giunta amministrativa che tenti di fare o non far passare una deliberazione ; e poiché queste ragioni sono evidenti per i grandi Comuni, si devono cercare di eli-minare. Per i piccoli Comuni, certo che i vincoli attuali non si debbono aggravare, ma si è ammesso che il legislatore non possa ora alleggerirli perchè pareva che, nel loro stesso

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teresse, ciò non fosse necessario. Forse questo succederà per l'avvenire; l'eleggibilità del Sindaco, stabilita prima per le grandi città, è stato il miglior modo per aprire la porta a questa riforma. La stessa cosa cerchiamo di fare adesso: la Deputazione di Milano ha detto : cominciamo dalle grandi città, cominciamo a levare questa tutela dalle grandi città; quindi si vedrà se anche per i Comuni minori converrà di fare lo stesso.

Ecco il perchè delle nostre proposte. È facile dire ai rap-presentanti di Milano di essere paurosi e di partire da un concetto di aristocrazia cittadina verso i piccoli Comuni, che invece sappiamo essere il più largo presidio del concetto di decentramento. Ma non è forse il fatto stesso che esige la distinzione proposta, ma non sono già.di fatto divisi i Comuni in grandi categorie, che per sè stesse portano a condizioni di-suguali ? Non è forse giusto ammettere che essi possano, dacché hanno funzioni così completamente differenti, foggiare ordina-menti che a queste funzioni corrispondano? Non l'ordinamento generale, che muta l'indole e la natura all'ente Comune ; ma gli ordinamenti che servono meglio e più praticamente ad esplicare le funzioni che ci siamo accorti sono differenti. 0 dunque, dacché è questione di fatto, non si può applicare l'idea di decentramento, se non si parte dal concetto che una forma sola non si adatta a tutti i Comuni, e se non si esa-minano le funzioni diverse di fatto e per le quali vi vogliono organi speciali.

In latto si ammette che i Comuni grossi hanno già fa-coltà di Stato; abbiamo Consigli di grandi città che si occu-pano di grandi questioni sociali seguendone il movimento, che solo le grandi città possono capire e tentano di seguire, mentre abbiamo Consigli di piccoli Comuni che sono come ammini-strazioni di famiglia. Perchè dunque non stabilire ordinamenti che rispondano più convenientemente a queste grandi diffe-renze ?

Non voglio fare dell'erudizione, ma è fàcile osservare che tutte, si può dire, le grandi nazioni hanno diversità d'istituti e di enti locali ; e nessuno, per esempio, ha mai accusato l'In-ghilterra di essere un paese retrivo ed illiberale, perchè la me-tropoli di Londra ha conformazione diversa dagli altri Comuni. Gli inglesi, maestri di libertà, che hanno fatto una costituzione molti secoli prima dell'Italia, hanno dimostrato che quello è il

141 migliore ordinamento. Perchè noi italiani che ci vantiamo così spesso di voler rivendicare le nostre tradizioni, non vogliamo ammettere questa differenza tra i grandi ed i piccoli Comuni che è già tradizione italiana, e per quegli Enti completi e grandi che sono le grandi città vogliamo applicare non so più per un criterio rettorico o metafisico — dico ciò col massimo rispetto delle opinioni avversarie ad ogni modo gli stessi ordinamenti che ai piccoli villaggi? Sarebbe un gigante vestito da pigmeo o viceversa. Non so se questa espressione renda il concetto, ma dà la spiegazione della nostra idea.

Signori, io sono perfettamente disposto a levare la parola

ordinamento, giacché ad essa si può dare l'interpretazione che con parola splendida, il collega Daneo vi ha attribuita e che non era nel nostro pensiero. Perciò, dico, onde togliere ogni equivoco, pur rispettando il concetto del comma, consento di levare questa parola. Se poi si vuole anche dire che ai piccoli Comuni sia allargata la tutela, lo si dica pure; noi abbiamo creduto fosse meglio cominciare dalle grandi città; ma se voi credete più pratico il concetto più largo, noi non vi dis-sentiamo. Però questo non muta la divisione in classi, perchè il criterio della diversità delle funzioni è un fatto. Se volete che i piccoli Comuni non abbiano tutela, voi farete un voto platonico, farete una definizione di un desiderio patriottico, ma non cosa pratica.

P a l u m b o (Napoli): Tutti convengono che ai Comuni sia accordata libertà, perciò non capisco la distinzione fra Comune e Comune. Le distinzioni di fatto si svolgono di per sé, e non c'è ragione nè vorrei che si parlasse di distinzione fra Comuni. Io vorrei quindi che fosse tolta la prima parte, o che mi si persuadesse della sua utilità.

C a n n a t i (Milano): La grande ragione per la quale la di-stinzione fu adottata, non solo dalla Deputazione di Milano, ma da parecchie altre rappresentanze che si riunirono per discutere la questione del decentramento, e che convennero nel concetto di distinguere i Comuni, sta nella enorme diffe-renza di costituzione sociale ed economica fra le grandi Città ed i piccoli Comuni. La differenza è tale, sia per le funzioni, sia per le necessità d'indole speciale e locale che esigono una classificazione in diversi organi, che in quasi tutti i paesi bene ordinati è stata adottata. Prima della rivoluzione fran-cese troviamo i Comuni differentemente costituiti dappertutto.

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Alcuno potrà dire: vedete che tornate indietro; ebbene io rispondo negli ordinamenti antichi c'è del buono, e tutti gli italiani vogliono rivendicare le antiche tradizioni.

Io non voglio insistere, ma osservo che questa assoluta eguaglianza forzata dei Comuni non data che dall'ordinamento francese. All'infuori della influenza francese, in molti casi dannosa, è facile trovare ordinamenti in cui quella rigorosa uniformità non è osservata. Il mio Collega ha parlato dell'In-ghilterra, ma voi potete dire che quel paese in molte cose è conservatore ed ancora arretrato; ebbene passiamo alla Prussia, che è più modernizzata, e troviamo una differenza di costituzione radicale tra Città e Comuni rurali. Ed altri esempi noi troviamo in America, negli Stati Uniti, affatto de-mocratici, ove i Comuni cittadini hanno una propria costi-tuzione speciale, diversa dai rurali.

Con questi esempi abbiamo voluto scagionarci dall'accusa di essere retrivi. E mentre non potrei decampare dal concetto.in sè, acconsento a non entrare nei dettagli circa la cifra degli abi-tanti. In quanto poi alla tutela, ammetto benissimo che possa essere diminuita di fronte a tutte le amministrazioni, ma non vorrei che si esagerasse abolendola. La tutela, concepita com'è ora in mano al Governo, va diminuita, ma è bene che in sua vece ne sia investita una rappresentanza elettiva. Intesa in tal modo ogni concetto asservimento e di autoritarismo sparisce e la tutela così esercitata non diminuisce l'autonomia dei Co-muni, ma ne è complemento e garanzia.

T i c c i (Siena) : Io rinuncio alla proposta di soppressione; io sono dell'opinione di quelli che non vogliono distinzioni fra Comuni, e mi associo quindi all'ordine del giorno in questo senso.