• Non ci sono risultati.

C a v a l i e r i (Ferrara): Mi ero iscritto prima, non credendo che altri parlasse con tanta competenza. L'oratore che mi ha preceduto ha accennato agli inconvenienti a cui si andrebbe incontro accettando letteralmente la proposta di Milano. Ora noi che abbiamo la fortuna di aver a presiedere questo Congresso l'illustre Boselli, che fu Ministro dell'istruzione pubblica

P r e s i d e n t e : A questo posto non me ne ricordo. (Ilarità).

C a v a l i e r i (Ferrara) : Ella dice che non ricorda le tra-dizioni del suo Ministero, ma le ricordiamo noi pel bene che ella ha fatto quando era a capo di quel dicastero. (Bene).

Riprendo il mio discorso. In fatto di avocazione di scuole, la Commissione di Milano ha affermato che, per l'istruzione elementare, sarebbe esiziale il lasciarla allo Stato. Siamo in tema di decentramento; ma quando la Commissione di Milano vuole avocata l'istruzione alla Provincia, noi entriamo in un tema che non è decentramento, e mentre sono propenso ad aumentare la importanza della Provincia — perchè dopo la costituzione delle Giunte provinciali amministrative dobbiamo domandare se le Provincie hanno ancora ragione di esistere — ed ammetto quindi che essa debba avere maggior alimento, non vorrei si cadesse nel campo opposto.

•183 di istruzione, ed in questa materia vi sono città che vanno per la maggiore. Tutte le volte che si sono aperte Esposizioni, si è accertato che i Comuni, in questa materia, avevano pro-gredito, onde io trovo che, in fatto di istruzione è bene lasciare loro l'autonomia.

Abbiamo Comuni che dall'istruzione elementare vanno fino all'istruzione superiore. Per esempio, sarà cosa buona o cat-tiva, abbiamo Università libere, di cui non si occupano nè 10 Stato, nè la Provincia, ma solo il C o m u n e ; codesti Atenei si uniformano alle prescrizioni dello Stato e vivono di vita abbastanza prospera.

Quanto all'istruzione superiore io consento ed approvo che 11 Governo debba avere ingerenza negli esami così detti di stato, ma ritengo che, come in Germania, più le Università sono numerose e speciali, migliori sono 1 profitti. In generale le grandi Università che hanno tanti studenti, non dànno i risultati delle piccole Università. Stando al tema attuale, e valendomi anche di una considerazione del collega Rava, osservo che abbiamo la legge Casati che provvede convenientemente ai bisogni dell'istruzione. Perchè riformarne le disposizioni? Io credo che, allo stato attuale, sia meglio non proporre alcuna riforma che possa menomare l'autonomia dei Comuni. Le Provincie potrebbero avere l'istruzione secondaria, se non classica, tecnica o professionale. Quasi tutte le Provincie dove non esistono Istituti tecnici regi, si sono riservate questo ramo ; ma non andiamo ad affidar loro la scuola elementare, che ha bisogno di vigilanza locale diretta.

Si è parlato contro l'avocazione della scuola elementare allo Stato, ma io non ne sarei persuaso neppure per la Pro-vincia. È una scuola pressoché materna, v'è la istruzione po-polare che deve effettivamente essere sotto l'azione di una vigilanza diretta; del resto 1 risultati sono tali da incorag-giare a seguire nel sistema attuale.

Io prego quindi la Commissione di Milano di non insistere. La proposta fatta dalla Deputazione di Milano è coerente quando dichiara esiziale l'avocazione allo Stato dell'istruzione ele-mentare; ma viene a ledere il principio autonomista, quando vuole la tutela della Provincia sulla scuola elementare. Su questo concetto è basato l'ordine del giorno, perchè parla d'istruzione pubblica che comprende tutta l'istruzione. La pri-maria deve essere riservata ai Comuni.

•184

«•••esidente : Debbo osservare che nella Relazione di Milano si parla della istruzione secondaria.

F o s c l i i n i (Benevento): Sono dolente di non potere seguire il monito dell'on. Rava, che di fronte alle idee di Milano non venisse contrapposta della filosofia. È ardito che un giovane respinga il mònito di un anziano del sapere e voglia che si faccia invece un po' di filosofia e di divagazione, lo desidero e sento il dolere di ricordare — per quanto il collega Rava per rapporti famigliari insigni, avesse egli il dovere di ram-mentarla — una splendida figura, figura che rievoco per an-tico effetto di devozione e di omaggio, la figura di Alfredo fiaccarmi. Egli nel 1881 rivolgeva nel Parlamento questa frase memorabile: « Noi vogliamo che colla scuola di Stato si attui in Italia la scuola italiana ».

La scuola di Stato sia scuola italiana 1 Ecco il concetto di quell'illustre uomo, la cui memoria, in questo momento, ispira le mie modeste parole. Che cosa si vuole proporre al Parlamento italiano? Che sia avocata l'istruzione secondaria alla Provincia. Ma sapete voi a quali enormi inconvenienti si andrebbe incontro? Sarebbero i Consorzi provinciali che detterebbero i programmi nella scuola; e sapete quello che fatalmente po-trebbe accadere in certe Provincie? Che dareste al prete l'im-pero! A questo andrete incontro; voi non potete prescindere da questo enorme inconveniente. Chiamatele affermazioni acca-demiche, ma non potete obliare il concetto altamente puro, altamente etico, altamente nobile, il concetto d'Italia che si unifica per la scuola, nella scuola, colla scuola ! Voi che volete tutto accentrare in Milano, in quella vostra gloriosa capitale, voi che fate la salvezza dell'esercito e della marina, perchè non mettete anche l'esercito e la marina in quel capitolo 4° delle vostre proposte, giacché vi mettete l'istruzione pubblica?

L'istruzione pubhlica sia allo Stato; e poiché sono a fare dell'accademia, ricordo la tornata di un altro Congresso. Non era cogli onori che oggi ci sono resi dalla città di Torino e dal Piemonte, che si ragunava. Parlo del Congresso tenutosi a Napoli nel 1846, prodromo di una data famosa. Vi assisteva il piemontese Pes di Villamarina, e ad un illustre napoletano, il Settembrini, il Pes di Villamarina disse: « Oggi può dirsi che in Napoli si è fatta l'Italia ». E noi oggi diremo il con-trario di Pes di Villamarina? N o ! Non si può eliminare il ti-more dell'influenza elettorale nella scuola, sopratutto quando

•185 può subire il riflesso della sottana nera! Signori ! Sottragghiamo la scuola dall'influenza del prete, rafforziamo la scuola italiana!

P l g n p ì » (Palermo): Pochissime osservazioni avevo in mente di fare sopra questo punto, ma francamente, dopo quello che ha detto il collega Rava, io mi sono veduto il discorso rientrato, ed ho plaudito con tanti benissimo allo splendido suo discorso.

La frase relativa all'istruzione pubblica è cosa così enorme che mi spiego benissimo perchè il Presidente avesse all'ag-gettivo pubblica sostituito quello di secondaria. Non era il caso di discutere sulla istruzione pubblica, ma tutt'al più dell'istruzione secondaria, e che questa fosse l'idea della De-putazione di Milano appare anche dalla relazione. Lasciando dunque le Università, in ordine alle quali non è neppure da discutere, quanto all'istruzione elementare io appartengo alla classe di coloro che ritengono che anche debba essere riser-vata allo Stato. Ma si parla tanto di decentramento che non entro in questa idea e mi limito a trattare dell'istruzione se-condaria. Tutta quella parte che costituisce titolo per adire all'istruzione superiore, non potete darla alla Provincia. Vor-remmo che i titoli accademici si diano da persone dipendenti da noi? Si avrebbero dei bei risultati ! Porterò un esempio. Nel mio Comune si trattava di istituire un Liceo comunale ; i professori del Ginnasio hanno bocciato in una sola ma-teria tutti i figli dei Consiglieri comunali, perchè così essi speravano di ottenere che quei signori approvassero il

pro-getto. (Ilarità).

Dunque lasciamo stare le cose come si trovano. Per me, quando si tratta d'istruzione, mi pare di essere nello stesso tema, che quando si tratta della giustizia o dell'esercito. Tutti sono d'accordo che queste attribuzioni non possono essere trasferite nè alla Provincia, nè ai Comuni, ma debbono con-servarsi allo Stato. L'esercito è un tema forse di maggiore importanza che l'istruzione, ma ad essa si collega. In Ger-mania tutte le vittorie riportate dall'esercito sono dovute alla scuola; vi deve essere unità di intendimento in tutto ciò che è istruzione ; lasciamo stare le utopie che pur avendo la pomposa parvenza del decentramento sono un danno. Tutti i giornali riboccano dei fatti che succedono nei piccoli Co--muni, ove vi sono i signorotti che dispongono" dei maestri ed

•186

Si respira tanto, in quest'aula, il concetto del decentra-mento che-non ho il coraggio di dire che tutta quanta l'istru-zione sia avocata allo Stato. Limito la mia proposta a questo, che le parole istruzione pubblica scompaiano. Non potendo fare un voto, mi limito a questo, che di decentramento in questa materia ve ne sia il meno possibile.

C a s u a l i (Milano): Il Congresso non potrà pretendere che io possa rispondere con pari eleganza di quanto han fatto gli oratori che mi hanno preceduto; io mi limiterò ad accennare ai fatti ed alle ragioni per le quali la Commissione ha fatto le sue proposte.

lo devo tosto avvertire, perchè non succeda equivoco, che l'espressione così generica e veramente troppo lata (lo am-mettiamo) che fu introdotta nella proposta, è una espressione che non risponde a quanto sta nella relazione. Nella relazione si accennava, e mi pare abbastanza chiaramente, a questo con-cetto: che l'istruzione superiore debba rimanere allo Stato; tutto si riduceva quindi a trattare del modo di migliorare gli