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sorzio per determinati servizi; non vi è pericolo che due Co-

Co-muni scendano per questo in lotta fra loro, come teme il Collega di Sassari. La necessità della coattività in questi casi l'ab-biamo vista nella costruzione delle strade comunali obbliga-torie. Quando vi fossero tre o quattro Comuni, che volessero costruire la strada, ed uno intermedio che si rifiutasse, si dovrebbe pure ricorrere a questo mezzo. Quindi io prego il Collega di Sassari di volere considerare che, avendo aggiunto la condizione che la coattività sia solo per determinati ser-vizi, egli può accettare la mia proposta, perchè così noi prov-vediamo meglio a tutti i Comuni, la cui eguaglianza e auto-nomia con tanta convinzione ho difeso ieri, mettendoli in con-dizione di unirsi in Consorzio per determinati servizi, quanto le grandi città e le Provincie.

S a n g u l n e t t l (Parma)'. Il tema della divisione dei Co-muni in classi agli effetti della tutela e dei Consorzi comunali facoltativi, è stato largamente esaminato anche dalla Commis-sione senatoria che ha riferito sul progetto di legge Rudinì. Mi duole che non assista neppur oggi il Senatore Mezzanotte

P r e s i d e n t e : Il senatore Mezzanotte, con grande dispia-cere nostro, non può intervenire, perchè è indisposto.

S a n g u l n e t t i (Parma): Mandiamogli il nostro saluto, ac-compagnato dalla speranza di vederlo ristabilito prima che i nostri lavori siano finiti. Il senatore Mezzanotte, relatore della Commissione, avrebbe ieri certamente, colla sua calda parola, sostenuto la divisione dei Comuni in classi. Ma cotesta è ormai

acqua passata e non parliamone più. È però da ricordare che della Commissione, la quale proponeva la divisione dei Comuni in tre classi facevano parte uomini eminenti nelle discipline amministrative, giuridiche e sociali come i Senatori : Saracco, Astengo, Calenda, Saredo, ed altri.

prò-153 porre i Consorzi coattivi e la Commissione senatoria, con un elevato studio anche su questa parte, ha essa pure ritenuto che, in fatto di Consorzi, non vi debba essere alcuna coattività. La Deputazione di Milano — alla quale non faccio altri elogi, perchè l'opera sua ne ha già avuti tanti e assai più autore-voli dei miei — mentre ha accettato il concetto ministeriale e senatorio in quanto alla classificazione dei Comuni, non ha totalmente ammesso quello della facoltatività dei Consorzi. Vi sarebbe forse una via di mezzo fra la proposta del collega Demurtas e quella del collega Calderini che potrebbe accon-tentare anche la Deputazione di Milano e i suoi Relatori. Si deve distinguere l'Amministrazione generale dai servizi spe-ciali. L'Amministrazione generale dovrebbe, secondo il concetto, se l'ho ben inteso, del Calderini, essere esclusa non solo da qualunque coattività, ma anche da qualunque facoltatività di Consorzio. Io remissivamente non sono di questo avviso.

È positivo che tanti piccoli Comuni, potendo riunirsi per con-formità di vedute, di intenti, di abitudini, di tradizioni, e rispar-miare nelle spese, provvedendo uniti all'amministrazione ge-nerale devono averne la facoltà, e noi ammettendolo, rendiamo il miglior omaggio alla loro libertà. Adunque, Consorzi pura-mente facoltativi per la generale Amministrazione.

Restano i servizi speciali. E per questi non posso seguire il collega Demurtas il quale non vuole Consorzi coattivi. In certe contingenze il Consorzio coattivo è una necessità: ci sono opere e servizi che non è possibile compiere senza l'imposi-zione di un Consorzio coattivo. Si lascino pure liberi i Comuni di provvedere, secondo che loro torna, in via facoltativa; ma quando un'opera, o un determinato servizio, lo reclami, deve non mancare il modo di provvedere coattivamente.

La parola Comuni minori è poi da eliminarsi, essendo sop-pressa la divisione dei Comuni in classi.

C a s t i g l i o n e (Milano) : Si deve perdonare al Relatore delle proposte di Milano, se queste, costrette ora in commi tele-grafici, hanno potuto diventare in qualche modo confuse. La relazione, che davvero è stata troppo lodata e colmata da tante dimostrazioni, che ritengo di cortesia, ha indicato che i Consorzi coattivi non possono essere se non per i servizi speciali. È evidente che, ammettendoli per l'Amministrazione generale del Comune, sarebbe andare contro l'autonomia comunale. Ci siamo trovati appunto in difficoltà quasi identiche nello stendere la

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Relazione, perchè era stato osservato, come ora si fa dal col-lega Calderini, che le parole : si riuniranno, pare che abbiano un carattere imperativo, ed io ho accettato la formola: si

potranno riunire. Però se si potranno, non si tratta più di

coat-tività. Noi abbiamo messo ora questo concetto in quei termini, per poter dire in una volta sola che i Comuni possono tanto facoltativamente, come coattivamente, radunarsi per servizi speciali, e facoltativamente anche per l'Amministrazione gene-rale. Se più Comuni intendono, per loro spontanea volontà, di radunarsi, per rendere più proficua la loro azione generale amministrativa,dacché è facoltativa, la cosa può essere ammessa. Ma osservando che, tanto nella coattività, come anche nella facoltativita, vi possono essere dei relativi dissensi, prima di tutti devono essere consultati gli Enti locali, le Provincie, e per esse il Consiglio provinciale, il quale deve costituire come un Tribunale d'appello per l'interesse di quei Comuni che non si volessero radunare. Dimodoché è parso alla Deputazione di Mi-lano di rispettare il concetto della libertà e della autonomia dei Comuni, e di avere dato ad essi il modo che esse siano real-mente conservate; perchè, questi piccoli Enti, lasciati come sono, per un criterio rispettabilissimo della loro autonomia, possono non essere in condizioni di funzionare come la legge obbliga. Le nobili parole del rappresentante di Sassari avrebbero valore quando la legge non avesse servizi obbligatori per i Co-muni; ma ciò non è, e quindi la nostra proposta è ben lungi dall'essere una diminutio capitis per l'autonomia di Enti così piccoli, a cui s'impongono servizi di Stato che, come quelli dei medici, dell'istruzione secondaria, delle strade, ecc., possono necessitare un complesso di condizioni a cui essi non sono in grado di sopperire da soli. In questi casi essi devono in qualche modo riunirsi.

Ma per i grandi Comuni si può forse domandare che si ammettano Consorzi coattivamente, anche per servizi speciali?

Voci : Sì, sì

C a s t i g l i o n e (Milano) : Ad ogni modo non insisto ed ac-cetto di sopprimere la parola minori. Così si uniranno i Co-muni tutti in Consorzi facoltativi ed anche coattivi per i sin-goli servizi, e si potranno riunire in Consorzi facoltativi anche per i servizi generali.

.igir^Si'1^0;1, ' " (Pisa): Le ultime parole del Relatore accorciano di T r o p o s i r L e c ' u S ) " ' g r a n l u n g a 11 m i° d i r e' I o Pe n s a T O che una garanzia per la

155 riunione in Consorzi tanto coattivi quanto facoltativi si possa sempre avere in un riconoscimento od approvazione che ve-nisse dal Consiglio provinciale. 11 Relatore di Milano ammette che deve conoscersi questo voto del Consiglio provinciale, -quando si tratta di riunione in Consorzio coattivo, poiché esso dovrebbe funzionare come una specie di Tribunale d'ap-pello, quando questi Comuni non ne volessero sapere. Se però dobbiamo garantirci veramente, permodochè questa garanzia debba essere completa, la si deve stabilire anche quando si tratta di Consorzi facoltativi, perchè gli inconvenienti si possono riscontrare tanto per Consorzi coattivi quanto per i fa-coltativi.

Specialmente per i Comuni piccoli, questa facoltà limitata potrebbe nascondere qualche cosa di non legittimo, mentre che, se si stabilisse come principio fisso ed assoluto che il Consiglio provinciale dovesse essere sempre sentito, allora la garanzia la si avrà completa. Un certo colore di odiosità potrebbe avere questa proposta, quando l'intervento venisse anziché da un Ente locale come il Consiglio provinciale, da un Ente misto come la Giunta provinciale amministra-tiva, ove vi è anche l'elemento governativo. Ma trattandosi del Consiglio provinciale che è elettivo, che riunisce tutti gli interessi dei Comuni, e che non a torto si chiama il Consorzio generale di tutti i Comuni, si avrà completa la garanzia, e non si ferisce i principii di libertà per la costi-tuzione dei Consorzi.

Faccio adunque proposta perchè, adottando in tutto e per tutto la proposta modificata nel senso del collega Calderini, sia aggiunto come principio generale che, tanto per il caso dei Consorzi coattivi, come per quello dei facoltativi, debba essere sempre sentito il Consiglio provinciale.

P r e s i d e n t e : Perchè la discussione proceda sollecita, prego i Colleghi di discutere sulla nuova forma già accettata dai Relatori di Milano ; ogni discorso relativo all'antica forma sarebbe superfluo.

D e m u r t a s

(Sassari):

Ho domandato la parola per dichia- Limitazione dei ò o n -, . -, r -, -, -, • • sorzi a tempo

determi-rare che accetterei la proposta nuova latta dalla commissione nato ed a servizi speciali,

di Milano con un'aggiunta, però, che significasse che questi Bmenda(sassta,-i?emurtas

Consorzi, tanto facoltativi che coattivi, non debbano avere durata perpetua. Diciamolo chiaro: per tempo determinato e

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s'intenda sciolto il Consorzio. E cosi, se costituito per la costru-zione di una strada consortile, una volta eseguita, sarà sciolto il Consorzio. Desidero che ciò sia specificatamente detto.

Cannati (Milano): È nel concetto della Commissione di accettare, perchè la facoltà di modificare e risolvere i Con-sorzi è nell'interesse della libertà che desideriamo di riven-dicare e stabilire. Anche nelle attuali condizioni di cose ab-biamo dei Consorzi coattivi e la giurisprudenza alcune volte impone Consorzi che sono perpetui contro l'interesse dei Co-muni. Noi quindi accettiamo nel senso che questa è una ga-ranzia per meglio rafforzare l'autonomia e non per imbaraz-zare, e vogliamo che i Consorzi siano temporanei e non per-petui.

U e i i i u i ' t a « (Sassari): Io accetto appunto in questo senso. CnEdea-igil (Novara): A me pare che la discussione si porta su un terreno non conveniente, e che invece di risolvere una questione di principio, discipliniamo il modo di costituire i Consorzi. Questo va discusso dopo. Per ora discutiamo solo la massima.

Ritornando alla formola proposta da me, prego di accettare le parole potranno riunirsi, che fu già accettata anche dai Re-latori. Ma assolutamente dove c'è un dissenso, ed è impossibile che ci mettiamo d'accordo coi Colleghi di Milano, è sul punto del Consorzio, anche solo facoltativo, per l'Amministrazione generale.

Se noi ammettessimo questo, noi avremmo un Ente così ibrido che non sapremmo specificare. Supponiamo: vi sono cinque Comuni che si riuniranno per l'Amministrazione ge-nerale; che cosa faranno quel Sindaco e quella Giunta che avranno lasciato tutte le loro funzioni in mano alla rappre-sentanza generale del Consorzio ? Chi sarà colui che disporrà di tutti i servizi? Abbiamo già gli art. 113, 114 che non po-trebbero essere fatti meglio quando si trattasse di unione volontaria o coattiva di due o più Comuni; nulla di meglio si può indicare, perchè, per la unione volontaria occorre la deliberazione di tutti ì Comuni e la non opposizione degli elettori e proprietari: per la coattiva vi sono anche altre cautele ; quale il voto del Consiglio provinciale e che si tratti di Comuni con popolazione inferiore ai 1500 abitanti mancanti di mezzi, ecc.; vi sono tante restrizioni che l'autonomia è tute-lata grandemente. Io quindi insisto perchè i Colleghi di Milano

157 rinuncino a volere anche il Consorzio coattivo per l'Ammini-strazione generale, perchè sarebbe un voler la depressione dei

Comuni.

D a n e o

(Torino):

A nome della Provincia di Torino mi Limitazione dei

Con-v ' . sorzi a tempo, e per

og-associo al collega Calderini. getti e servizi

determi-La questione era stata trattata largamente nelle prime pro- Emendamento Tlaneo

poste della Provincia di Torino, e precisamente si era venuti a proporre che Provincie e Comuni potessero riunirsi in Con-sorzio per determinati servizi. I Comuni inferiori a mille abitanti potevano per tale oggetto riunirsi in Consorzio anche coattivi. Lasciamo andare l'inferiore ai mille abitanti, rimane la possibilità legislativa di riunirsi anche per i Comuni più grandi. Per la generale Amministrazione il concetto va evidentemente tenuto iu relazione ad altre considerazioni, e non andare al di là del concetto stesso. E facile comprendere che per servizi speciali si possono riunire magari dieci Comuni; non è facile che possano, anche solo temporariamente, riunirsi dieci o più Comuni per tutto ciò che è Amministrazione generale e Sin-daco e Giunta. Lasciamo stare i Consigli, le loro deliberazioni sarebbero generali e potrebbero anche essere convocati, ma la parte amministrativa Sindaco e Giunta sparisce; sparisce ogni idealità, sparisce ogni ragione di mantenere quelle tra-dizioni, che conservano l'amore alla vita amministrativa. La-sciamo adunque che il Consorzio sia per determinati servizi, ma non lasciamolo per l'Amministrazione generale perchè al-trimenti tanto varrebbe — e sarebbe più facile assai — ricor-rere alla fusione.

Io pregherei quindi i Colleghi di Milano di restringere la formola al concetto di Torino: il Consorzio facoltativo o