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¡ P r e s i d e n t e : Vi è anche il n. 3 in discussione, se vuol parlarne ora.

ainueo (Torino)-. Mi pare che sia meglio mantenerli di-stinti Non pregiudichiamo; si discuterà poi l'altra parte.

B&tclaard (Torino)-. Vorrei proporre una misura più radi-cale, cioè di sopprimere, invece che una parte sola, tutto intero il comma. Nella discussione sollevata, si è visto che, anche con mezze tìnte e smorzature, non si è arrivati ad eliminare la più grave difficoltà, che consiste nella disuguaglianza che si stabilisce fra Comuni maggiori e minori, ed una elegan-tissima parola ha fatto risaltare che questo fatto sarebbe talmente grave da impressionare tutti e domandarsi se, invece di andare avanti, non si andrebbe indietro. Lo sappiamo tutti che nella legge si è tentato di fare questa distinzione fra Comune e Comune, e tutti ricordiamo che una delle prin-cipali funzioni dei Consiglieri comunali, quella dell'elezione del Sindaco, dopo esser stata concessa ai Comuni maggiori, perchè si riteneva che essi soli avessero la competenza per

133 scegliere il loro Capo, venne in seguito, per forza'delle cose, allargata; e si è venuto a stabilire anche per i Comuni minori, non capoluoghi di Circondario, o aventi oltre dieci mila abi-tanti, il diritto di proclamare il loro capo. E come potete venir oggi a proporre di fare una distinzione che è molto più capitale di quella per l'elezione del Sindaco? Comuni di prima categoria: fate pur tutto quel che volete, perchè voi siete abbastanza intelligenti; e voi, piccoli Comunelli, voi no, non avete intelligenza!

In questo mondo tutto è relativo, e se nelle grandi capitali avete oratori principi, intelligenze grandi, avete anche i mi-lioni da amministrare: nei piccoli avrete mansioni minori, ma, per tutti, la base unica e necessaria è l'onestà che non si misura nè coi milioni nè coll'intelligenza delle popolazioni. Non un passo adunque indietro; tutti i Comuni sono uguali innanzi alla legge amministrativa, come tutte le persone sono uguali davanti alla legge.

Un'altra osservazione. Per me, invertirei queste classi, se fosse possibile: lascierei, cioè, la tutela ai grandi Comuni e la restringerei od anche sopprimerei pei Comunelli. Io che vengo da popolazioni di montagna, che vedo l'esplicazione di questa Autorità tutoria e vedo cose che l'Autorità tutoria sancisce ed approva per cattivarsi la maggioranza, affermo che è male che il Governo venga a premere sopra questi Co-munelli.

A nome della libertà proclamata, non si tocchi, adunque, all'eguaglianza di tutti i Comuni, perchè anche i piccoli Comuni, davanti alla legge devono essere eguali alle grandi città.

Ticci (Siena): Si è parlato di distinzione fra ordinamenti e funzioni, come se le funzioni non si connettessero cogli ordinamenti. Le funzioni sono determinate dagli ordinamenti e ne sono lo effetto. Il collega Daneo ha detto cose che non rispondono alla verità...

P r e s i d e n t e : 0 per meglio dire, a quello che pare a lei la verità...

T i c c i (Siena):... Ha detto, cioè, che nei Comuni rurali manca il sindacato delle grandi città, cioè l'opinione pubblica. Ora io sto in campagna e vivo in mezzo ai Comuni rurali e se devo dire il vero l'unica preoccupazione di tutti è il Comune; di politica poco o niente, ma per il Comune c'è il caffè e la

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farmacia, e gli amministratori sono sotto l'incubo d'un con-trollo continuo. Quanto alla stampa ora ci sono i corrispon-denti di giornali anche dai piccoli Comuni... (Interruzioni).

P r e s i d e n t e : Prosegua pure... ciò c'interessa molto; ad ogni modo, malgrado la seduzione della lingua sienese che si ascolta sempre con piacere, procuri di restringersi.

T i c c i (Siena): Si parla di mancanza di controllo per la tu-tela dei Comuni minori ed io credo di rispondere che non è affatto vero che non vi sia il sindacato, v'è anzi sindacato più acuto e più diretto che nei Comuni maggiori, vi è il contatto immediato fra amministratori ed amministrati; e ciò non è nei grandi Comuni. Se si vuole domandare che cessi la tutela dei Comuni maggiori, essa deve venir meno anche pei Co-muni minori.

Non ho poi capito che si argomenti delle funzioni minori per indurre la necessità della tutela. È un argomento anzi in contrario; poiché si hanno minori funzioni, vuol dire che occorre una minore tutela; la logica porta a questo; e se 1 Comuni maggiori provvedono a maggiori funzioni, hanno anche necessità maggiore di sorveglianza.

I j e c c ! (Pisa): Oramai la discussione si è svolta così ampia-mente che mi limiterò a poche considerazioni. In una parte sono completamente d'accordo col collega Daneo, ed in una parte col collega Ticci.

Il n. 2 della proposta di Milano si può riassumere in tre punti: funzioni, ordinamento e tutela.

Per una distinzione, per ciò che concerne le funzioni, in due classi, io^ sono concorde con ciò che propone la Deputazione di Milano, inqu'antochè possono 1 Comuni pìccoli avere una limitazione in certe funzioni che non si comprenderebbe in-vece per i grandi. Per tutto ciò che concerne l'ordinamento e la tutela non riesco a comprendere una distinzione davanti alla legge, mentre i Comuni devono essere completamente eguali di fronte ad essa. Non contrasto per nulla che l'egua-glianza possa trovarsi nella disugual'egua-glianza delle funzioni. Un Comune, a qualunque classe appartenga, può in un modo o nell'altro adempiere ad una somma maggiore o minore di funzioni, sia esso ordinato in guisa eguale, o guisa diversa del Comune maggiore.

Associandomi quindi per la distinzione dei Comuni, in quanto concerne le funzioni, propongo invece che non si faccia

distin-135 zione fra i Comuni italiani per ciò che riguarda l'ordinamento ed i vincoli di controllo e di tutela.

P r e s i d e n t e : Siccome si voterà per divisione non è il caso di proposte.

Maggia (Novara)-. La questione è molto importante, quindi chiedo al Congresso di spendere qualche parola. Sarò bre-' vissimo.

La Deputazione di Novara si è occupata di questa que-stione, ed ha inoltrato al Senato del Regno una relazione contro il progetto Rudinì, della quale posso offrire ai Colleghi pochissime copie che ancora tengo (alleg. n. 3, pag. 431).

lo ero e sono recisamente contrario alla proposta di Mi-lano. L'emendamento proposto dal collega Daneo ha messo molta acqua nel vino, e, togliendo una parola sola, la ha com-pletamente trasformata.

La proposta di Milano tende realmente ad assegnare ai Comuni d'Italia ordinamenti diversi. Ora ciò è talmente enorme che davvero non capivo come una proposta simile po-tesse venire fatta, ed avevo tutta la fiducia che il Congresso delle Provincie italiane l'avrebbe respinta e non andrebbe in-dietro di 50 anni ; neppure prima della legge del 1848, l'or-dinamento dei Comuni e delle Provincie era retrivo tanto quanto si propone ora.

Ma ritornando alla distinzione delle funzioni, vediamo se essa regge ad un esame critico. Certo nessuno negherà che varie sono le funzioni dei varii Comuni, e nessuno vorrà dire che un Comunello vicino a Torino abbia funzioni come Torino. Ma è forse la legge che deve distinguere ciò? È il fatto che è così, e la legge non deve entrare in queste distinzioni di fatto. Si crede forse che la diversità dei servizi dipenda dal numero degli abitanti? No di certo. Abbiamo in Italia Comuni molto popolosi in cui i servizi sono necessariamente limitati, mentre abbiamo piccoli centri in cui 'i servizi sono numerosi. Per il passato questa necessità di distinzione a priori non fu riconosciuta mai ; esistono queste differenze di fatto per gl'in-dividui e così esistono per i Comuni. Ma tutti gl'ingl'in-dividui sono eguali davanti alla legge; ogni individuo ha il suo io speciale, e siccome si tratta di modificare la legge, domando se, davanti alla legge, la disparità dei Comuni può essere affermata. Se di fatto la differenza c'è, non è la legge che deve affermarlo, perchè farebbe cosa non solo inutile, ma dannosa.

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Quando sia affermata la distinzione anche solo per le loro funzioni, se si vuole concludere a qualche cosa, si concluderà ad una diversità di tutela, perchè del resto non comprenderei che scopo avrebbe questa dichiarazione che sarebbe platonica quando non si convertisse in una specie di sanzione di diver-sità di tutela. Ora, di tutela pochissimi Comuni avrebbero bi-sogno, se in Italia la legge elettorale fosse diversa, o se, non essendo diversa, fosse rettamente, rigorosamente applicata, per modo che gli eletti fossero nominati col voto libero degli elet-tori. Non è mestieri ch'io dica di più; tutto il mondo è persuaso e sa che le elezioni difficilmente riescono schiette. La tutela sparirebbe, quando vi si sostituisse un'equa responsabilità del-l'amministratore, la quale è ora quasi parola vana. Ma sia che si riformi la legge elettorale, oppure che si applichi più rigo-rosamente, sia che si aumenti o si disciplini meglio la respon-sabilità degli amministratori, non mi pare che possa variare la tutela da Comune a Comune.

I Comuni minori hanno minori funzioni perchè così porta il loro servizio, essi le adempiono completamente; hanno mi-nori spese, perchè non hanno scuole secondarie, hanno minore illuminazione, ecc. Ma in questi piccoli Comuni le ammini-strazioni hanno per questi servizi tanti capitoli come quelli grandi. Io ricordo, ed altri come me ricorderanno d'aver visto decisioni antiche dei nostri Comuni, di 200 anni fa, in cui erano liberi ; vi era meno tutela di quella che vi sia ora e procede-vano meglio d'ora; nei verbali di quelle sedute voi vi trovate tanto buon senso quanto non sempre si trova nelle delibera-zioni attuali. Anche i contadini sanno tutelare da sè i bisogni propri, i bisogni delle loro amministrazioni.

Quindi io vorrei che si abbandonasse completamente l'af-fermazione della distinzione in classi, perchè, in quanto essa risieda nella diversità dei Comuni, è inutile dichiararla, essendo questione di fatto, mentre in diritto non vi è Comune che possa essere diverso da un altro. Un esempio potrà provare in quale stato singolare si cadrebbe con questa distinzione. Sebbene l'on. Daneo abbia quasi respinto il concetto della popo-lazione, non si saprebbe abbandonarlo ma se si stabilisse che il Comune che ha 10,000 abitanti appartiene alla Ia classe e quello che ne ha 9999 appartiene all'altra, si verrebbe alla strana conseguenza che il fatto della nascita di 2 oppure 3 in-dividui può fare cambiare le funzioni di tutela del Comune ! Una

137 simile enormità neppure si concepisce; sarebbe un vero e proprio regresso. Io vorrei quindi che si abbandonasse com-pletamente questo comma, sostituendovi questo concetto: che la tutela venga diminuita e che la vigilanza ed il controllo funzionassero meglio ; giacche vorrei sottrarre alla tutela il più possibile le amministrazioni, in quanto essa diminuisce la re-sponsabilità degli amministratori.

A ciascuno il suo: agli enti locali autonomia nei limiti giusti ed onesti, e non distinzioni che invece di portarci verso l'av-venire, ci fanno volgere indietro.