qualche cosa di più; in quanto che essa, mentre in apparenza ripudia l'idea della regione, parlando di certi consorzi tipici che dovrebbero essere per legge creati, prepara in questi
consorzi il germe delle future regioni. Anche su questo terreno non possiamo seguire, nè le considerazioni, nè le conclusioni della Deputazione di Milano.
Concludendo queste nostre osservazioni d'ordine generale, noi intendiamo che si rimanga nel campo che venne accennato in tutti gli splendidi discorsi di stamane: decentramento
ammi-nistrativo; ma non si usurpi ciò che è funzione di Stato; e si mantenga integra la compagine del Regno.
T i e c i (Siena): Prendendo la parola nella discussione gene-rale, io divido in parte le opinioni che sono state manifestate dal preopinante. Esprimerò alcune idee intorno a quest'ar-gomento, proposto dal Comitato lombardo, dell'ordinamento delle amministrazioni locali.
Esaminando questa relazione, troviamo che in essa si pro-pone di conservare quello che dovrebbe essere abolito, e di abolire quello che dovrebbe essere invece conservato.
Bisogna che io dica francamente che non sarei dell'opinione di conservare e di mantenere dei Comuni i quali mancano delle condizioni indispensabili per adempiere alle funzioni loro attribuite dalla legge.
lo credo che l'istituzione delle personalità giuridiche la si giustifichi con lo scopo solo a cui deve servire quell'ente al quale questa personalità giuridica si attribuisce. Quando avete Comuni che, per le loro condizioni e per popolazione, non sono in grado di adempiere alle loro funzioni se non costi-tuendo consorzi, che fanno una ripartizione che ricorda la legge delle dodici tavole parteis secanto e cioè un quarto od un quinto di segretario comunale, un terzo di maestro ele-mentare, — allora io dico (ciò dipenderà anche dalle tradizioni della mia regione, ove il Comune ha una forte compagine) :
53 per questi piccoli Comuni, che non bastano a sè, non vi ha ragione che si debba conservare un'autonomia la quale non risponde agli scopi per cui è stata creata.
Non dividerei neppure la opinione dei proponenti per ciò che riflette — è un concetto solo adombrato — le piccole Pro-vincie; e ne dirò la ragione.
Abbiamo piccole Provincie; ma la loro esistenza non è una creazione artificiale; bensì dipende da condizioni peculiari. Avete la topografia: superficie vastissima e popolazioni scarse che determinano l'esistenza di alcune: vi sono ragioni storiche, benché in un tempo così positivo possano sembrare poco po-sitive; ma la verità è che, per quanto facciamo di tutto per cancellare il passato, abbiamo certe tradizioni gloriose che non si possono cancellare; non si può con un pennello dar di frego a ciò che rappresenta il patrimonio morale e glorioso della nazione.
Quindi non sono d'accordo nemmeno nella soppressione delle piccole Provincie. Non dico che sia manifèsto questo concetto nella relazione, esso è ridotto ad una questione di finium
regun-dorum, di rettificazione e correzione di confini; ma si capisce che l'aggruppamento delle Provincie vorrebbe addurci alla sop-pressione delle piccole Provincie. Ed io, per le stesse ragioni che non accetterei conclusioni che tendono a mantenere in vita enti i quali non hanno le condizioni per vivere, per le stesse ragioni non sono favorevole alla soppressione delle pic-cole Provincie, perchè, anche coi concetti del decentramento, abbiamo delle Provincie che, sebbene piccole, hanno — come l'esperienza dimostra — tutte le condizioni per adempiere a quelle mansioni, funzioni e attribuzioni che la legge loro affida e che noi ora invochiamo.
Io farei un'altra osservazione ; ma mi riservo di parlare quando si tratteranno i varii capi di proposte che sono for-mulate nella relazione del Comitato Lombardo. Mi piace tuttavia ripetere che il concetto della soppressione delle pic-cole Provincie non è formulato, ma da certe dichiarazioni preliminari, nonché dal modo con cui è trattato l'argomento, è breve il passo all'idea di toglierle di mezzo.
F o s c l i i n l (Benevento): Nell'associarmi ai voti espressi dal rappresentante della Provincia di Novara, tengo a comu-nicare, piuttosto che proposte tipiche, le mie impressioni su quanto è scritto nella relazione della Deputazione di Milano,
54
lavoro splendido, accurato. E però presento una mozione d'or-dine. Se noi veniamo a stabilire, con un nostro voto, le at-tribuzioni del potere economico ed esecutivo da assegnarsi alle Provincie, quali saranno le difficoltà in cui ci troveremo nel passare alla discussione degli altri argomenti, se in tutti i que-siti si è parlato delle Provincie così come sono nella compagine dello Stato, così come sono nell'ingranaggio del potere pub-blico, mentre noi avremo determinato che debbano essere ordinate, in altro modo, strette in una compagine consorziale, con lo spauracchio della regione?
E naturale che, con questi consorzi, verrebbero a sparire le piccole Provincie; queste Provincie dovrebbero offrirsi in olo-causto; e saremo noi che, in quest'aula, ove si compiè l'unità d'Italia, avremo il coraggio di fare un voto che tenda a che le Provincie debbano cessare dalle funzioni attuali?
Se alcune Provincie devono fare quest'olocausto, è necessario di dare fondo al problema che è tempo sia affrontato: la
re-gione. È necessario che sia studiato in quest'assemblea il fun-zionamento regionale ; questo argomento, che ha fatto paura alla Deputazione di Milano, noi dobbiamo affrontarlo per es-sere coerenti.
Ma il tendere ad un consorzio, che ucciderebbe le piccole Provincie, non condurrebbe a nessun effetto, mentre in Italia è fatale che non si abolisca nulla; e tutti ricordano che cosa successe quando si trattò delle abolizioni di poche Preture nel Parlamento italiano.
Un'ultima osservazione. Questa parte della relazione di Milano bisogna, per lo meno, che si discuta separatamente ; se no, ci troveremo a non poter discutere gli altri problemi; ci troveremo nella contraddicente condizione di domandare, da una parte, che si allarghino le attribuzioni delle Provincie attuali, e, dall'altra, di esaminare diritti ed oneri lasciandole come sono. Prego perciò il signor Presidente di interpellare l'assemblea se questa parte si debba discutere ora o dopo.
C a s t i g l i o n e (Milano)'. Io mi rivolgo al Presidente perchè non si anteponga la questione delle Provincie a quella dei Comuni ; dacché fu indicato che così deve essere discusso e votato, io credo sia prudente discutere la prima parte riflet-tente i Comuni, poi passare all'altra. Se si vuol dividere, io farò qualche osservazione su quanto dissero gli oratori intorno alla prima parte, riservandomi poi di riprendere la parola sulla seconda.
55
P r e s i d e n t e : Suppongo che anche il rappresentante della Provincia di Benevento accetterà la proposta di discussione dei rappresentanti di Milano. Si rimane, dunque, intesi che ora si discute la prima parte delle proposte di Milano che riguarda i Comuni, e si sospende quella che riflette le Pro-vincie.
C e r n i t i (Venezia): Io faccio una mozione d'ordine gene- ^ Z l f o l V c c L