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Analisi al contorno del punto di equilibrio

Nel documento Impianti Industriali (pagine 137-142)

Capitolo 3. ELEMENTI SULLA CONTABILITA’ GENERALE E SULLA CONTABILITA’ INDUSTRIALE SULLA CONTABILITA’ INDUSTRIALE

3) La nota integrativa. Lo strumento operativo per mettere a fuoco la fotografia e far comprendere la storia

3.4. L’ANALISI COSTO-VOLUME-PROFITTO

3.4.5. Analisi al contorno del punto di equilibrio

L'analisi CVP è molto spesso denominata Analisi del Punto di Equilibrio, ovvero Analisi

del BEP. Come si e' detto, il punto di equilibrio è quel punto PE del piano cartesiano

Ricavi/Costi/Volume, in cui la retta dei “costi totali CT”, intercetta la “retta dei ricavi”, ossia:

RU x V = CF + V x CVU

La posizione del BEP nel piano cartesiano in questione è un'informazione di grande utilità per l'azienda:

 il raggiungimento del punto di equilibrio entro una prefissata frazione dell'esercizio annuale, può essere considerato uno degli obiettivi stabili in sede di programmazione delle attività produttive all'inizio dell'anno. Ovviamente il raggiungimento di tale obiettivo in un periodo di tempo inferiore a quello stabilito, lascia intravedere la possibilità di conseguire utili in misura anche superiore a quella fissata nel budget preventivo di esercizio;

 fornisce anche utili indicazioni circa la sensibilità del sistema produttivo ad eventuali variazioni che intervengono a modificare fattori economici della produzione:

 un'azienda caratterizzata da un basso valore del BEP, risulterà ovviamente più stabile nel caso in cui si manifestino impreviste riduzioni dei volumi dì vendita.  Per contro un'azienda caratterizzata da un alto valore del BEP è più “sensibile” ad

eventuali riduzioni dei volumi produttivi. Infatti un'azienda di questo tipo dovrà necessariamente conseguire elevati valori di ricavi per vendite al fine di pareggiare almeno l'ammontare dei costi totali.

La conoscenza della condizione di pareggio fra costi e ricavi è evidentemente di grande importanza per chi si trova a gestire una realtà produttiva in condizioni dinamiche, come

pure per chi stia facendo delle ipotesi di avvio, in sede pre-progettuale o di fattibilità, di un generico investimento industriale. La conoscenza del punto di pareggio, in effetti, oltre a fornire una condizione minima per la economicità dell'iniziativa economica, mette anche in luce un fenomeno semplice da capire ma estremamente pericoloso qualora esso venga sottovalutato, e cioè lo spostamento del punto di pareggio verso livelli produttivi molto elevati al limite irraggiungibili, sia perché l'investimento per realizzare tale volume di produzione sarebbe ingente, sia perché non è detto che un tale volume di prodotto sia poi assorbito dal mercato. Non è da trascurare al riguardo l'altra ipotesi che è stata implicitamente fatta circa il volume di produzione e che è ora il caso di specificare meglio, e cioè la coincidenza fra il volume di produzione dell'azienda ed il volume di prodotto venduto. Tale supposizione, seppur necessaria per applicare l'analisi CVP, non è per nulla detto che trovi riscontro nella realtà operativa: in sostanza si tratta di effettuare, in parallelo all'analisi CVP, anche una adeguata ricerca di mercato che consenta di fissare i limiti di variabilità del volume di produzione entro un intervallo realistico rispetto alle ipotesi di vendita.

La differenza tra il “volume di produzione VP” pianificato in sede di budget annuale ed il “volume di produzione VE” corrispondente al Break-Even-Point è denominato “Margine

di Sicurezza”:

MS=VP-VE

L'incremento di tale margine, ovviamente sempre desiderato, tuttavia non è sempre realisticamente realizzabile. Basterà al riguardo osservare che il valore VP delle “vendite programmate” non dipende solo dalla capacità produttiva e dall’efficienza operativa dell’azienda, ma anche da “fattori esterni” quali ad esempio la “ricettività di mercato” nei confronti del bene o del servizio offerti.

Portiamo come esempi due possibili casi di aziende caratterizzate da diversi parametri di analisi.

Nella fig. 4a è indicato il grafico CVP per un'azienda A caratterizzata da un basso valore del BEP.

Per contro nella fig. 4b, è riportato il grafico CVP di un'azienda B caratterizzata da un elevato valore del BEP.

- fig. 4a – - fig. 4b –

Si nota ad esempio che:

 L’azienda B, una volta che il suo volume di produzione V(B) avrà superato il valore VE(B) corrispondente al Break Even Point, conseguirà un utile per unità venduta superiore a quello conseguito dall'azienda A per volumi di produzione V(A) > VE(A).  In corrispondenza dello stesso valore V = 800 di unità vendute le due aziende

conseguono lo stesso ricavo R = 1600, ma con un utile UT(A) < UT(B).

Un alto valore di MAC cui faccia corrispondenza un elevato valore dei costi fissi CF fa sì che il sistema produttivo risulti molto sensibile a variazioni negative che intervengano nei ricavi R; in siffatte evenienze infatti il “margine di sicurezza MS” dell’azienda risulterà molto ristretto.

Sistemi produttivi caratterizzati da un elevato valore di investimenti fissi (per esempio le aziende automobilistiche o siderurgiche) si trovano generalmente ad operare in condizioni

di limitatissimo margine di sicurezza, anche se gli utili possono crescere rapidamente qualora il mercato consente un aumento delle vendite.

Le condizioni ideali in cui un'azienda può trovarsi ad operare, sono evidentemente quelle che corrispondono ad una struttura di costi caratterizzata da “costi fissi” contenuti ed elevati valori del “margine di contribuzione MAC”.

Ovviamente tali condizioni sono pressoché puramente ipotetiche. Basterà al riguardo osservare che:

 se le condizioni si presentano così favorevoli, un numero crescente di aziende sarà attratto da un'area produttiva tanto interessante.

 Il crescere della concorrenza potrà indurre ad una riduzione dei prezzi unitari di vendita dei prodotti fabbricati e contemporaneamente ad un incremento dei costi, sia fissi, sia variabili.

 I costi variabili potrebbero ad esempio aumentare giacché per mantenere lo stesso volume di vendite, occorrerà aumentare l'aliquota percentuale di ricavi destinata a finanziare campagne pubblicitarie.

 I costi fissi potrebbero aumentare perchè, ad esempio, in presenza di una concorrenza più numerosa ed aggressiva, si renderanno indispensabili massicci investimenti in nuovi macchinari o altre risorse produttive.

 Tutto ciò determina l'aumento dei costi fissi CF e la diminuzione del parametro MAC.  Tendono così via via a scomparire le condizioni estremamente favorevoli in cui

l'azienda si potrebbe essere idealmente trovata ad operare all'inizio della sua attività.

È opportuno ricordare le principali ipotesi sulle quali si fonda l'analisi CVP:

1. La struttura dei costi aziendali rimane invariata nell'orizzonte di tempo preso in considerazione; sicché l'andamento dei costi fissi, variabili e semivariabili risulta inalterato nello stesso periodo di tempo. Affinché tale ipotesi possa essere ritenuta valida, è necessario che si verifichino talune condizioni, quali ad esempio che rimanga immutata la struttura organizzativa aziendale e che non vengano apportate variazioni significative nel ciclo produttivo e nelle politiche commerciali di vendita.

2. Il prezzo unitario di vendita di ogni prodotto rimane costante sia nell'intervallo di tempo preso in considerazione, sia al variare del volume di vendite.

3. Il costo unitario di acquisizione di ciascuna risorsa produttiva (materie prime, manodopera, energia, ecc.) rimane inalterato nell'intervallo di tempo.

4. Il mixing produttivo dell'azienda è sempre lo stesso durante tutto l'intervallo di tempo cui si riferisce.

5. Le giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti non variano notevolmente durante l'intervallo di tempo allo studio; sicché l'ammontare delle giacenze iniziali risulta pressoché uguale a quello delle giacenze finali dei tre differenti magazzini.

Ipotesi così restrittive potrebbero indurre a giudicare l'impiego dell'analisi CVP scarsamente proficuo. Invece il ricorso all'analisi in questione appare molto vantaggioso:  Basterà all'uopo osservare che l'analisi CVP può essere condotta non solo sui dati

storici dei costi e dei ricavi, bensì, con maggior profitto, anche sui valori previsionali di questi. In tal senso l’analisi è in grado di fornire non solo una cronistoria economica dell’azienda, ma anche una importantissima mappa delle possibili diverse situazioni economiche in cui l’azienda potrà ritrovarsi a seconda delle differenti combinazioni di eventi che possono intervenire a modificare i parametri di interesse del problema. In altri termini, l’analisi C-V-P può fornire utilissime informazioni in sede di valutazione e di scelta per ogni possibile combinazione di costi e di ricavi. Infatti stabilita una certa configurazione di costi e di ricavi, essa consente di calcolare immediatamente il “margine di contribuzione MAC” corrispondente. Al variare di quest’ultima in maniera stabilita, la ripetizione dell’analisi C-V-P consente di calcolare il nuovo valore di MAC nonché la variazione di tale parametro dal valore in precedenza assunto.

 L’analisi C-V-P si rivela inoltre particolarmente utile per la determinazione del “Valore Atteso” (Expected Value) degli UT in corrispondenza di differenti volumi ipotizzati di vendite V.

 L’analisi in questione può essere vantaggiosamente utilizzata anche per esaminare la correlazione esistente tra l’indice UT ed i singoli parametri economici (prezzi unitari di vendita, costi fissi, costi variabili, ecc.); in tal senso, la si può impiegare come “Analisi di Sensibilità” (“Analisi Parametrica”) dell’utile aziendale al variare di ciascuna delle altre variabili chiamate in causa dal modello economico in studio.

 L'analisi CVP, in conseguenza, rappresenta anche uno strumento importante per la valutazione della redditività di un investimento industriale, tanto più efficace per la sua estrema sinteticità nel presentare i risultati.

Nel documento Impianti Industriali (pagine 137-142)