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LO STUDIO DI FATTIBILITA’ DEGLI INVESTIMENTI INDUSTRIALI INDUSTRIALI

Nel documento Impianti Industriali (pagine 155-166)

Capitolo 4. L’ANALISI DI FATTIBILITA’ DEI PROGETTI DI INVESTIMENTO INDUSTRIALE INVESTIMENTO INDUSTRIALE

3. Infine alla componente aleatoria vengono attribuiti tutti gli scostamenti della

4.2. LO STUDIO DI FATTIBILITA’ DEGLI INVESTIMENTI INDUSTRIALI INDUSTRIALI

4.2.1. Introduzione

Lo “studio di fattibilità” di un investimento è un attività intellettuale con contenuti tecnici, economici e finanziari, finalizzata a verificare la convenienza ad effettuare un assegnato investimento, intendendosi per esso l’insieme delle azioni indirizzate a conseguire risorse materiali nel tempo (generalmente economiche) a fronte di altre risorse (in generale economiche, ma non solo) impegnate.

Gli “investimenti effettuati in campo industriale”, in particolare, sono essenzialmente riconducibili ai cosiddetti “investimenti a produttività diretta”, intendendo con ciò distinguere questa tipologia di investimenti da quelli effettuati con finalità più o meno di “tipo sociale” (“investimenti a produttività sociale” e a “produttività differita”), che pure hanno in genere una ricaduta sulla vita di un sistema produttivo, e da quelli che esulano dal settore industriale, quali gli “investimenti immobiliari”, “mobiliari”, ecc..

Gli “investimenti a produttività diretta”, a loro volta, possono essere ricondotti a diversi momenti ed esigenze della vita di un sistema produttivo, cioè sono caratterizzati da finalità specifiche differenti; ad esempio:

 investimenti di ampliamento o di espansione (orientati ad incrementare la produzione);  investimenti di ammodernamento (orientati all'ammodernamento delle risorse

produttive);

 investimenti di innovazione (orientati alla realizzazione di nuovi beni);

 investimenti strategici (orientati a consolidare la posizione aziendale nel contesto competitivo in cui essa opera);

 investimenti di miglioramento ambientale (particolarmente attuali, in un momento in cui, non solamente per l'accresciuta sensibilità collettiva, e dei clienti in primo luogo, si attribuisce a chi progetta e realizza i sistemi industriali una responsabilità particolare anche per le competenze specifiche che dovrebbero consentire lo sviluppo di sistemi, per quanto possibile, ambientalmente sostenibili).

Nel seguito si farà riferimento al tipo di investimento che, per caratteristiche di ampiezza, complessità ed articolazione, sembra essere quello più rappresentativo ai fini della trattazione dei contenuti caratterizzanti uno “studio di fattibilità” e delle sue finalità, cioè

l'investimento per la realizzazione di un impianto industriale destinato alla produzione di

beni e/o all'erogazione di servizi.

Pur trattandosi di un’attività di tipo intellettuale e progettuale, lo “studio di fattibilità” rappresenta un momento logicamente e temporalmente antecedente alla progettazione dell’impianto industriale; anzi si può affermare che esso rappresenta un momento pre-progettuale, nel senso che, tenuto conto della sua finalità principale di esplorazione della fattibilità tecnica ed economica dell’attività industriale, non può e non deve spingersi in approfondimenti di tipo progettuali che da una parte limiterebbero l’ampiezza di vedute che questa fase di puro concepimento dell'iniziativa richiede, dall'altra impegnerebbero un quantitativo significativo di risorse senza un sufficiente grado di certezza che proprio l’investimento in oggetto venga poi attuato.

Un altro aspetto che merita di essere messo in luce è quello del carattere peculiare dello studio di fattibilità quale elaborato conseguente ad un’indagine per comprendere le caratteristiche salienti dell'investimento, la sua collocazione nel contesto competitivo e, soprattutto, il livello di convenienza corrispondente. In sostanza, si ritiene che nel momento in cui si decide di avviare le attività per la predisposizione dello studio di fattibilità, sia già stato effettuata una selezione di merito fra gli investimenti possibili. Solamente dopo questa fase preliminare, infatti, appare giustificato intraprendere la via dello studio di fattibilità, prevalentemente orientato, come già detto, ad aiutare ad esprimere un giudizio di convenienza.

La domanda a cui, in sostanza, lo studio di fattibilità consente di dare una risposta con un certo grado di certezza è la seguente: “Ho un certo quantitativo di risorse; come posso investirle? E quale è il ritorno che posso aspettarmi da questo impegno di risorse?”. In realtà l'output di uno studio di fattibilità è più articolato, soprattutto quando ci si riferisca, come si fa nel seguito, allo studio di fattibilità di un nuovo impianto industriale.

I contenuti principali caratterizzanti lo “studio di fattibilità” di un impianto industriale possono essere ricondotti ai seguenti principali (si veda in merito anche lo schema di fig. 4 seguente):

 Studio del prodotto;  Studio del mercato;  Studio ubicazionale;

 Studio del processo produttivo;  Studio del layout;

 Studio dell'investimento;  Studio della redditività.

fig. 4 – Schema di studio di Fattibilità di un Intervento Industriale

L’elenco di argomenti proposto è in realtà puramente indicativo e non vincolante, anche se in esso sono individuabili alcuni elementi che difficilmente possono mancare in un elaborato di questo genere, in generale destinato a chi, a diverso titolo, voglia promuovere un’iniziativa industriale e quindi abbia la necessità di avere un’idea sufficientemente chiara di: cosa produrre, come produrre, dove produrre, quanto produrre, che investimento

è richiesto, quanto si pensa possa essere il ritorno e con quale livello di incertezza.

Si vuole riportare in quest’ambito specifico di “studio di fattibilità” di un investimento industriale una breve trattazione degli argomenti ora menzionati, che, in maniera approfondita e specifica, sono già stati trattati in parte, e parte verranno trattati nel proseguo del presente lavoro. Con ciò si coglie l’occasione per sottolineare ancora una volta quale sia la complessità intellettuale e materiale che si presenta nella “Progettazione e Gestione di un processo produttivo”, oggetto del nostro lavoro; in altri termini, si fa menzione del fatto che tra le problematiche citate, lo “studio del prodotto” è ad esempio un argomento di fondamentale importanza nel presente caso di “studio di fattibilità” di un investimento industriale, ma lo è anche nell’approccio delle problematiche di “marketing”,

o ancora, “nell’analisi di settore”, che sono appunto argomenti di cui si è parlato a suo tempo; così sarà per le trattazioni riguardanti ad esempio lo “studio ubicazionale” o lo “studio del layout”, di cui come detto, daremo un accenno ora in questo approccio allo “studio di fattibilità” di un investimento, ma di cui dovremo riparlare più approfonditamente in seguito. Si sottolinea quindi come la complessità della “Progettazione e Gestione di un processo produttivo” deriva da uno stretto connubio tra problemi e sotto-problemi che si intersecano, si scambiano di ruoli, si integrano a vicenda andando a dipingere prospettive sempre diverse, ma sempre funzionali tra loro, andando a fornire gli strumenti di analisi su più fronti, atti a dare una chiave di lettura razionale e cristallina del problema principale.

4.2.2. Lo studio del prodotto

Lo studio del prodotto risponde ad esigenze diverse:

1. serve ad introdurre il destinatario dello studio di fattibilità, peraltro non necessariamente un tecnico e, in generale, certamente non uno specialista dello specifico prodotto, al bene che si intenderebbe produrre;

2. la conoscenza del prodotto che si intende realizzare, considerando anche i prodotti simili già presenti sul mercato, serve quale base per la definizione di come il prodotto dell'investitore dovrebbe essere realizzato.

Tale decisione, comunque, segue inevitabilmente alle considerazioni discendenti dallo “studio del mercato” e, quindi, alla “definizione della strategia aziendale”:

 uno stesso tipo di prodotto, infatti, può essere considerato in modo anche molto differente a seconda dell’ambito di mercato a cui ci si intende riferire, e cioè “mercato ampio o ristretto”,

 e del vantaggio competitivo che si intende cercare di avere e quindi “l’analisi prezzo/aspetti qualitativi”.

Un rischio che occorre cercare di evitare nel predisporre lo studio di prodotto, pena la scarsa utilità/leggibilità dell'elaborato, è quello dell'eccessiva mole di informazioni che si potrebbe essere propensi a fornire, finendo con l’affrontare l’argomento in modo “enciclopedico”, dunque non ben finalizzato agli scopi effettivi dello studio.

Il “ciclo di vita” di un prodotto

È uno dei tanti aspetti che caratterizzano “il prodotto”, ed è uno dei più importanti nell’approccio dello “studio di fattibilità di un investimento industriale”. Il “ciclo di vita” di un prodotto viene misurato attraverso l’evoluzione delle vendite nel tempo. Esso comprende normalmente quattro stadi:

 Introduzione: la storia commerciale di molti prodotti presenta una crescita iniziale delle vendite piuttosto lenta mentre il mercato viene sensibilizzato;

 Crescita: quando il prodotto raggiunge il gradimento del mercato aumentano le vendite e gli utili;

 Maturità: mano a mano che il mercato diventa saturo il ritmo di crescita gradualmente diminuisce; si stabilizza il fatturato e l’utile unitario comincia a diminuire.

 Declino: per molti prodotti sopraggiunge la caduta della domanda quando scompare la necessità del prodotto stesso o il prodotto è rimpiazzato da nuovi prodotti dello stesso genere ma più appetibili.

La durata del ciclo di vita, l’estensione temporale di ogni stadio e la forma della curva (vendite/tempo) varia fortemente da un prodotto all’altro.

Da un punto di vista commerciale, la divisione del ciclo di vita in quattro stadi distinti permette di studiare le caratteristiche del mercato in ogni stadio e di adottare le strategie più appropriate.

L’andamento del ciclo dell’utile di un prodotto è nettamente diverso da quello del fatturato (si veda il diagramma riportato in fig. 5).

fig. 5 – Il Ciclo di Vita di un Prodotto

Durante l’introduzione sul mercato, non si hanno profitti a causa degli elevati costi iniziali di investimento. Durante la fase di crescita, il flusso di cassa per unità di prodotto raggiunge il suo valore massimo e quindi incomincia a calare, benché l’utile totale possa continuare a crescere in conseguenza dell’aumento del volume delle vendite. Durante l’ultima parte del periodo di crescita e la prima parte del periodo di maturità, la concorrenza crescente incide sempre più profondamente sui margini di profitto. Alla fine nel periodo di declino, la diminuzione del volume delle vendite e l’incremento dei costi di produzione riduce a zero l’utile totale e l’utile unitario.

4.2.3. Lo studio del mercato

Lo studio del mercato ha la finalità di identificare il mercato di riferimento prendendo in considerazione tutti gli elementi che contribuiscono ad individuarlo: la domanda e l’offerta, con riferimento all’ambito nazionale e/o internazionale a seconda delle esigenze (è sempre più evidente che l'ambito di riferimento di un’azienda industriale non è in generale locale, bensì nazionale e, frequentemente, internazionale).

Tempo Tempo Fatturato Flusso di Cassa Unitario Introd.

L’analisi della domanda, in particolare, serve ad avere un’idea quantitativa dei potenziali clienti e può essere effettuata secondo diverse modalità:

 Interviste;

 Correlazione con indicatori economici;

 Estrapolazione da serie storiche, da cui si traggono le seguenti informazioni principali sulle componenti caratterizzanti al domanda:  Componenti sistematiche;  Componenti Variabili;  Componenti Stagionali;  Componenti Periodiche;  Componenti Casuali.

L’analisi di mercato, unitamente al precedente studio del prodotto, serve anche ad individuare che tipo specifico di prodotto realizzare (lo strumento delle interviste, ad esempio, è spesso utilizzato con questa finalità), e quindi aiuta anche a definire la strategia aziendale di supporto a questa scelta.

All’individuazione della domanda, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, deve fare seguito l’analisi dell’offerta presente sul mercato del prodotto considerato, che dovrà essere orientata ad individuare i fornitori esistenti, la loro dimensione produttiva, il loro ambito di riferimento, nonché altre informazioni che si possano ritenere utili, soprattutto ai fini della definizione di una corretta strategia aziendale.

Sia la domanda, sia l'offerta, come anticipato, dovranno essere analizzati nel corretto ambito cui presumibilmente ci si intende riferire (ambito locale, nazionale e/o internazionale). Lo studio, unitamente alla definizione della strategia cui ci si intende riferire, deve mettere in condizione l'investitore di capire quanto produrre e a quale prezzo (anche in considerazione del tipo di mercato: concorrenziale, oligopolistico o monopolistico).

4.2.4. Studio ubicazionale

Lo studio ubicazionale conduce a fare considerazioni innanzi tutto di tipo geografico (ubicazione geografica) e successivamente di tipo locativo (ubicazione topografica).

Sulla ubicazione geografica hanno influenza fattori diversi, alcuni legati al tipo di prodotto che si intende realizzare e al mercato cui ci si riferisce, altri indipendenti e dovuti, invece, a scelte legate alle istituzioni nazionali di politica economica.

Sulla localizzazione topografica dello stabilimento produttivo, invece, hanno influenza numerosi fattori che non è il caso ora di trattare dettagliatamente:

 disponibilità di manodopera;  disponibilità di servizi;  disponibilità di infrastrutture;  costo della manodopera;  posizione relativa dei fornitori;

 posizione relativa dei distributori/clienti.

Criteri quantitativi frequentemente adottati nel posizionamento di uno stabilimento industriale sono i seguenti:

 elenco di alternative e attribuzione a ciascuna di un voto come conseguenza di una serie di voti attribuiti a differenti aspetti caratterizzanti il sito con pesi diversi;

 minimizzazione dei costi di trasporto;

 minimizzazione delle distanze (coincide con il precedente se, come generalmente accade, i costi di trasporto sono proporzionali alle distanza percorse).

4.2.5. Studio del processo produttivo

La scelta del processo produttivo e la sua definizione richiede di effettuare scelte relative a due “tipologie di impianti presenti nell’azienda industriale”:

1. gli “impianti di processo propriamente detti”; 2. gli “impianti di servizio”.

Queste diverse tipologie di impianto, che nel loro insieme contribuiscono a costituire l'impianto industriale, possono assumere una maggiore o minore importanza a seconda del tipo di prodotto offerto e della tipologia di processo prescelto (questo aspetto assumerà particolare rilievo nella fase di progettazione del lay-out). Le due tipologie di impianti, di processo e di servizio, sono inoltre abbastanza dissimili, sia per le finalità e le caratteristiche tecniche, sia per il tipo di azioni richieste per la loro selezione/progettazione. La scelta del processo produttivo ricade essenzialmente su figure con competenze nel campo della tecnologia meccanica, che si devono impegnare nel progettare il processo e selezionare i relativi impianti avuto riguardo al tipo di prodotto che l'azienda intende

realizzare e alla strategia cui l'azienda intende riferirsi. In funzione del processo produttivo prescelto, saranno selezionati gli impianti produttivi necessari, nonché gli impianti preposti all'erogazione dei servizi occorrenti alle risorse produttive ed umane presenti nello stabilimento. La selezione degli impianti di servizio appare, peraltro, abbastanza meno difficoltosa rispetto alla progettazione/selezione degli impianti di processo. In effetti, le macchine destinate all’erogazione dei servizi sono sufficientemente standardizzate da consentire una loro selezione basata sulla conoscenza di taluni parametri funzionali che acquistano il valore di cifre indice, rappresentative di assegnati processi produttivi.

È qui sufficiente rammentare che i processi produttivi ospitati in un più ampio sistema produttivo/industriale (a sua volta da considerarsi inserito in un più ampio contesto, quello di un’azienda industriale) possono essere variamente classificati in base a differenti considerazioni:

 in base alla determinatezza della sequenza di operazioni cui deve essere assoggettato il materiale per l'ottenimento del prodotto finito (processo a ciclo obbligato/a ciclo non obbligato);

 in base al modo di rispondere alla domanda (produzione su commessa/su programma);  in base al modo di produzione (produzione unitaria/intermittente/continua);

 in base modo di realizzazione dei prodotti (per parti-assemblaggio/fabbricazione);  in base alla dimensione;

 in base al rapporto fra capitale e lavoro (espressione del grado di automazione dell'azienda).

Osservazioni: ulteriori modi di classificare i sistemi produttivi possono essere proposti ma, in sostanza, rientrano in quelli principali già indicati sommariamente. Il tipo di processo, evidentemente, è funzione del tipo specifico di prodotto che si intende realizzare e della strategia aziendale che si vuol attuare. Esso, inoltre, influenza le fasi successive di progettazione dello stabilimento industriale, a partire dalle scelte di layout. La fase di studio del processo si completa con il dettaglio delle risorse produttive e di servizio individuate, per ciascuna delle quali, o almeno le più importanti e/o particolari, sarà opportuno allegare materiale tecnico illustrativo ed individuare i fornitori nonché i prezzi di listino.

4.2.6. Studio del Lay-Out

La selezione del processo produttivo in tutte le sue componenti rende possibile l’attuazione della fase successiva dello “studio di fattibilità”, consistente nell'individuazione delle “soluzioni di layout”:

 a livello macro (planimetria generale dello stabilimento produttivo);  a livello intermedio (planimetria dei reparti di produzione);

 a livello micro (layout di macchina).

Le scelte di layout sono fortemente caratterizzate dal tipo di “processo produttivo” che si è precedentemente individuato, in particolare interessa conoscere se si tratta di un processo a ciclo obbligato o meno e, più in particolare, se si tratta di un processo di tipo intermittente, al limite destinato alla produzione unitaria, o di tipo continuo.

Le tipologie principali di layout generalmente individuate in letteratura sono le seguenti:  layout per prodotto;

 layout per processo;  layout a postazione fissa.

4.2.7. Studio dell’Investimento e della Redditività

L’analisi dell'investimento consiste nella valutazione quantitativa ed analitica di tutti i costi che occorre sostenere per avviare la produzione. Essi sono i costi dovuti principalmente a:  terreno;

 fabbricati;  macchinari;  servizi;

 progettazione, direzione lavori e coordinamento della sicurezza;

che nel loro insieme vanno a comporre il cosiddetto capitale fisso. Per ciascuna delle voci indicate occorre prestare attenzione a considerare tutti i costi direttamente o indirettamente correlati (ad esempio nel caso del terreno, occorre considerare anche i costi per lo sbancamento e la preparazione del terreno, e così via).

Il capitale fisso rappresenta la spesa da sostenere per realizzare lo stabilimento produttivo. Per poter avviare la produzione, però, occorre anche considerare una quota parte di capitale necessario a tenere conto del tempo che intercorre dal momento in cui si “accende” lo stabilimento e il momento in cui si introitano le prime risorse economiche conseguenti alla vendita dei beni prodotti. Tale quota di capitale, comunemente detta capitale d'esercizio,

può essere variamente stimata. Ad esempio, “come una frazione del fatturato annuo”, oppure, in modo dettagliato, considerando:

a) il capitale impegnato in materie prime, lavori in corso e prodotti finiti; b) il saldo di esposizione verso terzi e di terzi;

c) la cassa per le spese correnti.

La somma del capitale fisso e del capitale d’esercizio restituisce l’importo stimato

dell’investimento, per coprire il quale occorrerà ricercare diverse “fonti di finanziamento”,

oltre ad una consistente (almeno il 50 %) quota di “capitale proprio” (“capitale di rischio”). All’analisi dell'investimento, fa seguito l’analisi della sua redditività. Questa si effettua considerando “l’utile netto rapportato al capitale necessario ad attuare l’investimento”. L’utile netto, a sua volta, discende dalla considerazione del fatturato previsto (prezzo composto per il volume di produzione stimato), cui va sottratto il costo totale di produzione, la somma delle quote d'ammortamento (onde ottenere il reddito imponibile) e le imposte previste (stimabili in circa il 50 % del reddito imponibile).

L'indice di redditività che si ottiene dalla presente analisi è un valore percentuale rappresentativo della frazione di investimento che si presume possa rientrare nell'ipotetico esercizio finanziario considerato. Esso è un valore che va considerato criticamente, dato che si tratta di un valore stimato al netto delle tasse (gli indici di redditività di molti altri investimenti con cui si potrebbe pensare di effettuare un confronto sono stimati al lordo di alti costi e/o delle tasse) e senza prendere nella dovuta considerazione l'indice di rischio che pure risulterà non piccolo in un investimento industriale (all'incirca, fra il 3% e l'8%). In sostanza ogni confronto con la redditività di altri investimenti dovrà essere effettuato prestando la massima attenzione a confrontare indici omogenei, ovverosia considerando tutte le voci che effettivamente possono influenzare l'andamento dell'investimento stesso. Occorre aggiungere che i modi per valutare la redditività di un investimento sono vari (esistono al riguardo diversi criteri e metodi, come pure è possibile fare riferimento a uno o più esercizi finanziari). Ciò nonostante la metodologia qui proposta appare particolarmente indicata nel caso in cui l'investimento sia finalizzato alla realizzazione di un nuovo stabilimento produttivo.

4.2.8. Conclusioni

Lo studio di fattibilità, con i suoi allegati, si conclude con un giudizio critico (preferibilmente severo) sulla bontà dell'investimento proposto tenuto conto di tutte

posizioni fatte nelle varie sezioni dell'elaborato. Nel suo complesso, dunque, il documento predisposto si propone come un elaborato tecnico-economico-finanziario (usualmente si correda infatti di “elementi tecnico-preprogettuali”, di un “piano economico” e di un “piano finanziario”) finalizzato a supportare le decisioni di investimento: se ho un certo capitale da impegnare, a quali forme di investimento posso rivolgermi, con quali difficoltà e con quali attese, tenuto conto dell'incertezza che sempre caratterizza una previsione di questo tipo? Queste sono le domande a cui uno studio di fattibilità può dare risposte adeguate per le esigenze di un generico investitore.

4.3. CRITERI E METODI PER L’ANALISI DEGLI

Nel documento Impianti Industriali (pagine 155-166)