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Analisi di un’apertura rettangolare

Nel documento Antenne e Propagazione (pagine 37-42)

1.5 Caratteristiche fondamentali delle antenne

2.1.2 Analisi di un’apertura rettangolare

E apparsa una dipendenza dal campo elettrico; noi conosciamo anche questo, dal momento che possiamo utilizzare l’espressione relativa al campo di far field! Possiamo scrivere che:

|E | = Z0 2λR Z A 2EtdS

il “2” `e il solito che deriva dall’applicazione della forma “sole correnti magnetiche” del teorema di equivalenza, dunque Et `e il campo elettrico tra-sverso. Si deve usare questa formulazione precisa al fine di far apparire sia al numeratore sia al denominatore il campo elettrico trasverso, sotto segno di integrale. Si ha dunque, sostituendo tutto:

Dmax= 4πR 2 1 Z0 1 4λ2R2 R A2EAdS 2 1 Z0 R A|EA|2dS = = λ2 R AEAdS 2 1 Z0 R A|EA|2dS

Questa formula deve essere legata alla direttivit`a, dunque totalmente do-vrebbe essere adimensionata; vediamo che tuttavia si ha dipendenza da λ−2, dunque sembrerebbe di avere a che fare con qualcosa che va come l’inverso di un’area, dimensionalmente. In realt`a, al numeratore si ha l’integrale al modulo quadro, dunque, recuperando il fatto che l’integrale ha il significato geometrico di “area sottesa dalla curva integranda”, si pu`o pensare di ave-re a numeratoave-re un’aave-rea al quadrato, al denominatoave-re un’aave-rea, e dunque la formula risulta essere definitivamente adimensionata. Ricordando che vale la formula:

G = λ2Aeq

risulta evidente che la frazione degli integrali sia collegata al concetto di area equivalente precedentemente introdotto.

2.1.2 Analisi di un’apertura rettangolare

Analizziamo a questo punto uno dei casi pratici che ci verr`a incontro nel sem-plificarci i calcoli, al momento di parlare di antenne vere e proprie: l’apertura rettangolare.

L’ipotesi fondamentale `e quella secondo cui il campo sia non nullo esclu-sivamente all’interno di un rettangolo: l’apertura rettangolare.

L’approccio che verr`a utilizzato `e basato sulla seguente idea: prima di tutto si determina un’espressione generale per la determinazione del campo all’apertura data una certa “illuminazione”, ossia una certa funzione del cam-po trasversale che “illumina” l’antenna, quindi si prova a risolvere il problema per alcuni casi particolari di illuminazione. L’integrale sar`a:

fx,y = Z +a2 −a 2 Z +2b −b 2 Ex,yejkxx+jkyydxdy

Molto comunemente, si ha a che fare con aperture in cui la distribuzione di campo di illuminazione `e a variabili separabili; d’altra parte questa cosa `

e nota anche dalla teoria delle guide d’onda rettangolari: anche in questo caso si pu`o pensare alle funzioni di campo come a variabili separabili. Si pu`o dunque dire che:

E(x, y) =X

n

En,1(x)En,2(y)

fare la trasformata doppia di Fourier di una funzione data dal prodotto di due funzioni in due variabili diverse coincide con il prodotto delle due tra-sformate di Fourier nei domini reciproci relativi a ciascuna variabile; questo significa che, se la funzione di illuminazione `e a variabili separabili, `e possibile scomporre un singolo problema complicato bidimensionale in due problemi pi`u semplici monodimensionali.

Consideriamo a questo punto, fatta questa osservazione, alcuni casi par-ticolari di illuminazione, utilizzati frequentemente nell’ambito delle aperture rettangolari.

Illuminazione uniforme

Il primo caso analizzato, nonch`e quello probabilmente pi`u semplice, `e quello di una funzione di illuminazione uniforme, ossia tale per cui

E(x)

E(0) = costante, |x| < a 2

Applicando dunque le propriet`a della trasformata di Fourier, si pu`o rica-vare (ricordando quanto valgono kx e ky):

F (ϑ, ϕ) = ab "

sin πaλ sin ϑ cos ϕ

πa

λ sin ϑ cos ϕ # "

sin πbλ sin ϑ sin ϕ

πb

λ sin ϑ sin ϕ #

Questa `e infatti la trasformata di Fourier di una “porta”, che d`a noto-riamente luogo a un seno cardinale. Consideriamo a questo punto per la

rappresentazione di ogni grafico il piano (u, v) precedentemente introdotto; ci`o ci permette di riscrivere, semplicemente, la funzione come

F (u, v) = absin ua 2  ua 2 sin vb2 vb 2

u e v sono funzioni dell’angolo ϑ e dell’angolo ϕ. Questo significa che la funzione che rappresenta il momento elettrico generalizzato, dunque le caratteristiche di irradiazione vettoriali sull’apertura nella direzione in cui la funzione `e costante, `e un seno cardinale funzione di u e v. Questa sin(u)/u `e una funzione oscillante con un massimo sulla discontinuit`a eliminabile u = 0; gli zeri di questa funzione sono gli zeri della funzione seno, dunque sono noti. Risolvendo l’equazione trascendente sin(u)/u uguale a un qualche termine, `e possibile determinare le caratteristiche di questa funzione:

si pu`o vedere che:

ϑ3dB ∼ 50λ/a

questo si pu`o trovare risolvendo l’equazione trascendente sin x

x =

2 l’angolo del primo zero `e:

ϑ0 = 57λ/a

dove 57 `e semplicemente un radiante, in gradi; si pu`o vedere che i lobi secondari sono a -13 dB e a -17 dB.

Non `e indispensabile, come gi`a detto, conoscere il diagramma di irradia-zione in tutti i suoi dettagli; `e sufficiente conoscere questi numeri. Questi numeri riassumono ci`o che si ha quando si ha un’illuminazione uniforme dell’apertura.

Illuminazione non uniforme

Si tratta di un caso pi`u comune: quello in cui l’apertura `e illuminata mediante un campo non costante; di solito in realt`a si han funzioni non costanti ma anche poco oscillanti, come potrebbe essere un coseno (ossia l’autofunzione relativa al modo TE10 in una guida rettangolare). Si potrebbe dunque avere qualcosa di questo genere:

E(x) E(0) = cos  πx a  , |x| < π a

in questo caso si avr`a, come trasformata di Fourier, qualcosa di un poco pi`u complicato: f (u) = a cos(ua) u2π 2a 2

Si osservi che in questo caso la posizione del primo zero `e spostata pi`u avanti (circa a u = 5), dunque si ha un allargamento del lobo principale, ma il livello dei lobi secondari sar`a pi`u basso. Questa cosa, spiegata in un contesto particolare, in realt`a `e vera sempre: si pu`o vedere che quando la funzione trasformanda non `e costante, `e “rastremata”, ossia tende a zero agli estremi in modo graduale, la trasformata ha i livelli dei lobi secondari pi`u bassi. D’altra parte, purtroppo, abbassando i lobi secondari allarghiamo il lobo principale, abbassando il guadagno massimo.

Considerando questo specifico caso, si ha:

ϑ3dB = 69λ/a

ossia, si ha un lobo principale pi`u largo, come scritto precedentemente;

ϑ0 ∼ 86λ/a

ampiezza del primo lobo secondario circa pari a -23 dB, ν ∼ 0, 81; rispetto a prima, l’efficienza d’apertura `e pi`u bassa; con un’illuminazione uniforme, infatti prima essa era unitaria. Questo significa sostanzialmente che se inten-diamo avere lobi secondari bassi, perderemo guadagno e perderemo efficienza di apertura, ossia per avere lo stesso guadagno dovremo avere aperture pi`u grandi, a parit`a di funzione di illuminazione.

Concetto di tapering

Consideriamo a questo punto il concetto di “tapering”, ossia di“rastremazione”, applicato alle aperture rettangolari; in realt`a questo concetto sar`a poi appli-cabile anche ad aperture di altri tipi, come si vedr`a in seguito.

Per una generica antenna si pu`o definire un numero, detto tapering, t, come il rapporto tra il campo illuminante presente al centro e ai bordi:

t = E a2

E(0)

Dunque, avere un tapering elevato significa che il rapporto dei campi `e circa unitario, dunque che il campo `e circa costante. Se t → 1, si ha che i lobi secondari sono pi`u alti, ma il fascio direzionale pi`u stretto, ν pi`u elevata, il guadagno pi`u elevato. Cosa duale se t si riduce.

Questa definizione potrebbe essere ricondotta a una formula vista in precedenza; per quanto riguarda il guadagno, si ha che:

Dmax = λ2 R AEAdS 2 1 Z0 R A|EA|2dS

Nel caso ES `e una funzione costante, al numeratore si ha A2, al denomi-natore A, (dove A `e l’area, ovviamente), dunque si ha la semplice formula dell’area geometrica.

Si vuol far notare un fatto: il criterio generale del tapering non assoluto, dal momento che esistono casistiche in cui il fatto che si abbia t bassi non implica per forza una diminuzione dei lobi: dipende sostanzialmente dal fatto che si arrivi a zero agli estremi, ma anche come ci si arrivi, con che tangente. Consideriamo ora, al fine di parlare di tapering, due fondamentali esempi di funzioni di illuminazione.

• coseno sul piedistallo: si tratta di una funzione coseno al quale si aggiunge un “piedistallo”, ossia una costante:

f = t + (1 − t) cosπ ax



questa funzione pu`o avere il coseno al quadrato o al cubo invece che il coseno, si possono trovare valori ancora pi`u piccoli.

• distribuzione di Hamming: si tratta di una funzione particolare, un particolare compromesso:

f (x) = t + (1 − t) cos2π ax



se si calcolasse la trasformata di Fourier di questa funzione per deter-minati valori di t, si troverebbe qualcosa del tipo:

F (u) = tsin u

u + (1 − t)

sin u u

1 − uπ2

provando a plottare questa funzione per diversi valori di t, si potrebbe vedere che il valore che permette di ridurre al minimo i lobi `e qualcosa di simile a t = 0, 14: abbassando t sotto questo valore, si ha una crescita dei lobi; per quel valore, si ha tutto a circa - 43 dB, e ν abbastanza alta. Non solo: guardando vari valori di t, si pu`o vedere che per certi il primo lobo secondario pu`o essere pi`u basso del secondo o del terzo: si ha un comportamento abbastanza particolare.

Ottenere esattamente il valore ottimo di tapering `e nella pratica difficile, per`o sappiamo che tottimo `e diverso da 0.

Nel documento Antenne e Propagazione (pagine 37-42)