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4. La letteratura empirica sul razionamento del credito

4.1 Le analisi cross section

L’analisi cross-section rappresenta la prima tipologia di analisi dal punto di vista cronologico che è stata impiegata in letteratura. Questa metodologia d’indagine risale agli anni 60’, ed è stata generalmente utilizzata per un’analisi delle funzioni di offerta delle banche sulla base di dati cross-section, allo scopo di mettere in risalto il diverso comportamento delle banche rispetto a determinati segmenti di clientela nelle fasi espansive e in quelle restrittive del ciclo. Tale tipo di analisi fornisce indicazioni circa l’intensità con

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cui il razionamento si manifesta tra le diverse componenti della clientela. Nelle analisi cross- section, però, così come nel metodo dei questionari, non è possibile distinguere tra razionamento dinamico e razionamento di equilibrio, poiché questo tipo di indagine è uniperiodale. Non si considera, di conseguenza, il diverso impatto che forme di razionamento hanno sull’efficacia della politica monetaria e sull’allocazione delle risorse. Tale limite rappresenta una delle cause per cui questa tipologia di indagine è stata abbandonata negli anni Settanta, soprattutto a fronte allo sviluppo della modellistica di disequilibrio. Nel corso degli anni Ottanta, tuttavia, si assiste un graduale recupero nell’utilizzo di questa metodologia. Ciò è imputabile al fatto che, alla luce del diffondersi della teoria delle asimmetrie informative e della sua conseguente applicazione alla teoria del razionamento del credito, l’attenzione della ricerca empirica si è spostata sulla valutazione riguardo la possibilità di squilibri permanenti nel mercato del credito, ed in particolare, sul fatto che un operatore bancario potesse trarre beneficio a non erogare credito, o a erogarne comunque un ammontare più ridotto di quello desiderato dalla clientela. Il conseguente recupero di questa metodologia empirica di indagine ha permesso di approfondire le caratteristiche microeconomiche degli eccessi di domanda: dal lato dell’offerta, infatti, è diventato possibile individuare quale tipo di banche raziona la clientela, e dal lato della domanda, quale componente di clientela subisce il razionamento. Grazie a ciò, inoltre, si sono tratte indicazioni specifiche circa le modalità di trasmissione della politica monetaria e gli effetti di quest’ultima sul il tasso di crescita dell’economia. L’applicazione del metodo della analisi cross-section al fine di isolare il razionamento di equilibrio non è tuttavia esente di difetti, in quanto questo approccio, essendo riferito ad un fenomeno economico di per sé statico, non prende in considerazione i ritardi di aggiustamento dei tassi al valore di equilibrio, e, di conseguenza, può portare a risultati distorti. Un modo per risolvere questo tipo di problematica risiede ricorso all’analisi di tipo pooling, nelle quali i processi di razionamento dinamico e quelli di razionamento di equilibrio possano essere considerati in maniera congiunta.

Alcuni tra i molti esempi di contributi che hanno seguito questo approccio empirico sono il lavoro di Bach-Huizenga (1957) e quello di Hester (1962). Il primo contributo può essere considerato un precursore dei tempi in questa tipo di metodologia di indagine. Gli autori si prefigurarono come obiettivo era quello di verificare e se le banche degli Stati Uniti d’America razionassero il credito nelle fasi restrittive del ciclo economico. A questo fine, gli studiosi cercarono di verificare se si potessero osservare delle differenze nel comportamento verso le piccole imprese su un campione ampio di banche, suddivise sulla base del loro grado

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di liquidità nel periodo compreso tra l’ottobre del 1955 e l’ottobre del 1957. Sulla base dei risultati trovati, Bach-Huizenga asserirono che nel periodo preso in analisi si era registrata una crescita del credito alle piccole imprese specialmente presso le banche più illiquide, nonostante comunque a livello aggregato i prestiti alle grandi imprese risultassero aumentati in misura molto più accentuata dei prestiti alle piccole imprese. Con questa constatazione, gli autori conclusero di poter rigettare l’ipotesi che nelle fasi restrittive le banche americane discriminassero i clienti più piccoli. Le tesi di Bach-Huizenga erano però fortemente influenzate da alcune ipotesi di base, come il presupposto secondo cui la domanda di prestiti fosse identica per le diverse categorie di banche. Il criterio di classificazione usato poi implicava che le banche, nella fissazione del tasso ottimale, considerassero esclusivamente li livello di liquidità e non prendessero in considerazione l’influenza che altri tipi di variabili, come ad esempio la struttura del mercato dei prestiti o la dimensione delle banche, potessero esercitare sui tassi praticati. Da queste osservazioni emerge come il limite di fondo del metodo di analisi proposto da Bach-Huizenga sia il fatto di non avere considerato la funzione della domanda di credito.

Collegato al contributo di Bach e Huizenga per via del medesimo periodo di analisi, di cui però rappresenta un passo avanti in ragione del maggior realismo raggiunto nell’analisi, è il lavoro di Hester (1962). L’autore, in questo contributo, si era posto come fine quello di accertare le modalità tramite quali una manovra monetaria restrittiva si potesse ripercuotere, non solo sulla quantità di credito erogato, ma anche su altre condizioni dei contratti di prestito, come la scadenza del credito e le garanzie collaterali. A questo scopo, Hester realizzò una verifica econometrica da cui concluse che tassi d’interesse più alti si riflettevamo esclusivamente sui tassi applicati ai prestiti, mentre non influenzavano le altre condizioni contrattuali. Sulla base di questi risultati trovati, egli ritenne di potere escludere che le banche ricorressero al razionamento nelle fasi restrittive. L’approccio utilizzato da Hester, anche in questo caso, presentava dei limiti comuni con l’approccio di Bach- Huizenga. Egli infatti, nel suo lavoro, ha trascurato il problema della struttura del mercato dei prestiti, assumendo con scarsa aderenza alla realtà che si trattasse di un mercato perfettamente concorrenziale. Tale ipotesi può essere non veritiera, in quanto vi sono infatti diversi fattori che tendono ad attenuare il grado di concorrenzialità nei mercati bancari come ad esempio l’assenza di perfetta libertà di entrata e di uscita dal mercato o l’esistenza di economie di scala nell’industria bancaria . A questo si aggiunge il fatto che la funzione di offerta adottata da Hester, nonostante più articolata rispetto a quella impiegata da Bach- Huizenga, non permette di pervenire alla distinzione tra il comportamento ottimale per le

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banche nella fissazione dei tassi da quello effettivamente adottato. In ragione di ciò, di conseguenza, non si può evidenziare l’eventuale ricorso a forme di azionamento dinamico. La considerazione di questo limite dimostra in maniera tangibile come, nelle prime fasi dello studio empirico del razionamento del credito, gli autori non avvertivano l’esigenza di dover distinguere tra razionamento dinamico e razionamento di equilibrio in quanto nel focus di analisi non vi era la misurazione dell’impatto diverso che le varie forme di razionamento hanno sull’efficacia della politica monetaria e sul processo di allocazione delle risorse.