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Gli impulsi monetari e l’emersione del razionamento del credito

3. Gli sviluppi della teoria del razionamento del credito

3.3 Gli impulsi monetari e l’emersione del razionamento del credito

riguardanti il tasso o la quantità di moneta abbiano effetti incerti nell’ammontare del credito, si assuma12 che i mercati siano perfettamente concorrenziali e che le banche offrano depositi ad un tasso 𝑟𝐷 e prestiti ad un tasso 𝑟𝐿 fissato mediante un meccanismo di mark-up sul tasso passivo, al fune di coprire il rischio di insolvenza. In equilibrio, il rendimento atteso dal prestito, 𝜌, è uguale al tasso sui depositi. Dal momento che, come si è già sottolineato descrivendo il lavoro di Stiglitz-Weiss, aumenti del tasso di interesse producono mutamenti nel mix della clientela a favore di quella più rischiosa ed inducono i clienti ad intraprendere i progetti più rischiosi, il rendimento atteso dei prestiti risulta una funzione non monotonica in 𝑟𝐿. Di conseguenza, esiste un tasso critico sui prestiti, 𝑟̂𝐿, oltre il quale il rendimento atteso dalle banche risulta decrescente: se la domanda di prestiti, a questo tasso, si colloca ad un livello più alto dell’offerta al medesimo tasso, allora si ha razionamento.

Con questi presupposti, gli effetti riconducibili ad una manovra monetaria possono essere messi in rilievo immaginando che, a scopo esemplificativo, le banche detengano, a fronte di depositi per un ammontare 𝐷, solo prestiti per un ammontare 𝐿 e riserve per un ammontare 𝑅. Queste ultime si assumano in proporzione fissa 𝜏 rispetto ai depositi.

Se le riserve vengono remunerate ad un tasso di interesse 𝑟𝑅, il costo marginale dei depositi

sarà 𝑟𝐷(1 − 𝜏)−1, il quale sarà compensato in parte dal rendimento delle riserve,

𝑟𝑅𝜏(1 − 𝜏)−1. In equilibrio si ha che: 𝜌(𝑟

𝐿) = 𝑟𝑁=

𝑟𝐷−τ𝑟𝑅

(1−𝜏) , dove 𝑟𝑁 è il costo netto dei

depositi.

Nella figura 32 è mostrato il legame esistente tra il tasso soglia sui prestiti 𝑟̂𝐿 e il tasso massimo sui depositi 𝑟̂𝐷: da essa, ed in particolare dai quadranti I e II risulta che la condizione

di equilibri vale solamente se 𝑟𝐷 < 𝑟̂𝐷. Le relazioni tra domanda di depositi del settore non bancario, 𝐷(𝑟𝐷), domanda di riserve (𝑅 = 𝜏𝐷) ed offerta delle banche, 𝐿𝑠 = (1 − 𝜏)𝐷 sono evidenziate nel III quadrante. La combinazione di queste funzioni e l’introduzione di curve di domanda di credito, 𝐿𝑑(𝑟

𝐿), consentono di determinare la posizione di equilibrio del

mercato. Qualora in corrispondenza di 𝑟̂𝐿 si ha un eccesso di domanda di credito, si ha un equilibrio con razionamento: questa situazione è illustrata nel quadrante IV dal fatto che la curva 𝐿𝑑2 st al di sopra della curva 𝐿𝑠1.

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Figura 32 (fonte: Pittaluga Giovanni B., 1991 p. 162)

Gli effetti della politica monetaria nell’ambito del modello evidenziato possono essere illustrati considerando alcuni tipi di intervento sulla liquidità delle banche e sui tassi del mercato monetario.

Si può considerare dapprima una riduzione dell’aliquota di riserva 𝜏. Questa riduzione comporta una riduzione del costo netto dei depositi ed una più elevata offerta di credito: nella figura 32, ciò è rappresentato da uno spostamento verso sinistra delle curve 𝑟𝑁 e 𝐿𝑠 nel

II e III quadrante. Dal momento che la relazione tra 𝑟𝐿e 𝜌 rimane inalterata, come anche la soglia critica di 𝑟𝐿, mentre la funzione di offerta 𝐿𝑠 nel IV quadrante si sposta verso l’alto, il tasso sui prestiti tende a ridursi, cioè l’ammontare di razionamento si contrae.

Effetti equivalenti sull’offerta di credito si avrebbero se aumentasse la remunerazione della riserva obbligatoria, che determinerebbe uno spostamento verso sinistra della curva del quadrante II, o se riducessero i tassi su attività alternative ai depositi, come i titoli pubblici, che implicherebbe uno spostamento in senso verso destra delle curve 𝐷(𝑟𝐷) e 𝐿𝑠 nel IV quadrante.

Il modello illustrato mette evidenzia come diverse forme di interventi espansivi o shocks esogeni della domanda possano riflettersi sull’offerta di credito senza che ciò possa causare uno spostamento del livello dei tassi tale da garantire l’equilibrio di mercato. Nel caso in cui le banche ricorrano al razionamento, la politica monetaria risulta influenzata almeno in due aspetti. Il primo riguarda il fatto che gli impulsi monetari possono riflettersi in misura pronunciata sul livello dell’attività produttiva anche in corrispondenza di piccole variazioni

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dei tassi di interesse. Da ciò deriva che variabili quali i tassi di interesse o la quantità di moneta, spesso prese come riferimento di obiettivi intermedi dalle autorità monetarie, possono essere non direttamente collegate agli obiettivi finali. Facendo sempre riferimento al modello appena descritto ed ipotizzando che 𝜏 = 0, l’equilibrio nel mercato dei depositi può essere descritto tramite la figura 33, nella quale la curva di domanda 𝐷 è inclinata positivamente, mentre la curva di offerta 𝑆 è inclinata negativamente ed in corrispondenza di 𝑟𝐷 = 𝑟̂𝐷 diventa parallela all’asse delle ascisse.

Ciò significa che se la banca vuole massimizzare i profitti attesi, non può remunerare i depositi oltre 𝑟̂𝐷.

Da questa figura emerge che un aumento dei tassi di mercato, ad esempio dei tassi sui titoli pubblici, causerebbe uno spostamento della curva di domanda 𝐷 verso sinistra, da 𝐷 a 𝐷′. Se 𝐷′interseca la curva di offerta di depositi nel tratto orizzontale, il tasso sui cresce, passando da 𝑟𝐷 a 𝑟̂𝐷. La diminuzione dei depositi (𝐷1) risulta pertanto più accentuata di quanto sarebbe stata nel caso in cui la curva di offerta sarebbe stata quella tratteggiata (𝐷2).

Nello schema descritto, pertanto, la quantità di moneta esistente nel sistema, a parità dei tassi sui titoli pubblici, sarò relativamente più contenuta nel caso in cui le banche ricorrano a razionamento.

Il secondo aspetto riguarda il fatto che la politica monetaria ha riflessi diversi sui differenti settori economici. Difatti, poiché riduzioni dell’ammontare di credito disponibile possono essere più accentuate per alcuni settori che per altri, si può pensare che manovre restrittive o espansive si riflettano prevalentemente su alcune componenti piuttosto che su altre. Ciò ha influenza, oltre che sul processo di allocazione delle risorse, anche sulle modalità di trasmissione degli impulsi monetari e sull’efficacia di questi impulsi.

Figura 33 (fonte: Pittaluga Giovanni B., 1991 p. 162)

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L’esistenza di forme di razionamento di equilibrio deve essere tenuta in considerazione anche quando si cerca di effettuare una valutazione delle conseguenze dei processi di razionamento dinamico sulla trasmissione della politica monetaria. Infatti, solo dopo che si è determinato il tasso di interesse ottimo sui prestiti, si può cercare di stabilire lo scostamento temporaneo (imputabile ai ritardi di aggiustamento) tra tale tasso e quello effettivamente praticato.