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Sezione 2, Le società di gestione collettiva e il loro funzionamento

2.4 Analisi giuseconomica del sistema collettivo

Le collecting si trovano dunque spesso in una situazione monopolistica. Questa forma di mercato può però essere nel caso della gestione del diritto d’autore di due tipologie.

La prima è quella del monopolio perfetto, posizione sempre più rara in nel mercato del diritto d’autore e dei diritti connessi dopo l’entrata in vigore della Direttiva Barnier, che costituisce uno dei due estremi del processo competitivo. Tale caso si ottiene quando un soggetto controlla il 100% del mercato e non può avere concorrenti, eroganti servizi simili, grazie ad un intervento statale che vieta la concorrenza indiretta.

Nel caso invece, più frequente a livello europeo, del monopolio naturale la legge non esclude la concorrenza. Essa però è complessa da realizzarsi poiché sono presenti nel settore del diritto d’autore economie di scala e alti costi fissi per chi volesse affacciarsi a tale mercato. A fronte della presenza di due tipi di monopolio vanno prese in considerazione due specificità della materia in analisi: la vocazione trans-frontaliera, e la possibilità sia per i titolari dei diritti che per gli utilizzatori di trarre beneficio dalla concorrenza. Con l’agognata liberalizzazione della gestione collettiva le società, che di fatto offrono servizi simili tra loro, potrebbero presentarsi effettivamente come concorrenti legali negli altri stati senza dover affrontare i costi fissi iniziali che società del tutto nuove dovrebbero sostenere. A favore dei titolari dei diritti, con la concorrenza i costi delle quote associative si abbassano e anche i servizi collaterali offerti subiscono un ribasso dei prezzi. Per gli utilizzatori che richiedono le licenze di utilizzo di opere protette dalle collecting i vantaggi del libero mercato consistono in un abbassamento dei costi e in una diversificazione del mercato che consente una successiva differenziazione dei pacchetti di licenze. 258

RICCIO, Copyright collecting societies e regole di concorrenza… cit., p. 52.

257

Ivi, pp. 56-59.

Come già detto, senza le società di gestione collettiva sarebbe arduo per gli autori e gli altri aventi diritto riuscire a gestire e intermediare in modo autonomo i propri diritti e anche per gli utilizzatori sarebbe difficile ottenere licenze singole per non violare il copyright di opere protette. I costi transattivi supererebbero i benefici economici. Le società di gestione collettiva permettono dunque, agendo come soggetti di mediazione tra le parti, rapporti contrattuali specifici. Inoltre fungono da organi di controllo che impediscono illeciti utilizzi di opere tutelate.

La compresenza di diverse tipologie di diritti, patrimoniali e morali, amministrati con delle differenze dalle legislazione nazionali nonostante la presenza delle convenzioni internazionali e comunitarie, rappresenta un’ulteriore difficoltà. È dunque in parte giustificata la tendenza monopolistica che nel ’900 si era affermata nella maggioranza degli Stati.

Le collecting detengono repertori molto vasti, che diventano mondiali tramiate accordi di reciproca rappresentanza stipulati con altre società. Creano perciò delle economie di scala nell’amministrazione del copyright riuscendo ad ammortizzare gli alti costi transattivi che risulterebbero antieconomici nella gestione individuale. I vantaggi sono così sia per gli utenti delle collecting che per gli utilizzatori.

Un altro motivo che ha inciso sulla creazione dei monopoli naturali, è dato dai costi di gestione. Essi sono inversamente proporzionali rispetto al numero di aventi diritto iscritti e delle opere tutelate. Se cresce il numero di iscritti decrescono i costi di gestione.

Alcune società di gestione collettiva, perlopiù pubbliche e senza scopo di lucro, sono caratterizzate dal perseguimento di funzioni “mutualistiche” nei confronti di determinate categorie di aventi diritto che le portano ad attuare anche scelte antieconomiche, generando diseconomie di scala. La gestione di diritti che generano minor valore ha infatti un costo maggiore rispetto ai ricavi. Questo è però a protezione della diversità culturale e degli artisti con attitudini artistiche meno commerciali.

L’efficienza di una collecting passa anche dal suo grado di presenza a livello territoriale come capacità di copertura capillare dello Stato in cui agiscono. Essendo dunque affermate e ben ramificate le collecting “storiche”, anche se non beneficiano di un monopolio legale, difficilmente subiranno forme di concorrenza. Nuove società, come precedentemente specificato, dovrebbero affrontare costi transattivi molto elevati per potersi affacciare in un

mercato già ben strutturato, preferendo quindi inserirsi e specializzarsi su differenti tipologie di tutela dei diritti.

Un aspetto a sfavore dei titolari dei diritti d’autore e connessi è la profonda disinformazione e scarsa conoscenza dei diritti di cui sono titolari. Ciò genera delle asimmetrie informative che li pone in una situazione di svantaggio rispetto agli altri soggetti coinvolti nell’industria culturale. Compito delle collecting è dunque anche quello di riequilibrare tale asimmetria informativa giocando il ruolo di intermediario tra le parti e incentivando la conoscenza del diritto d’autore. 259

I vantaggi della gestione collettiva sono quindi evidenti sia per i titolari dei diritti che per gli utilizzatori. Gli aventi diritto in assenza di gestione collettiva si troverebbero a dover far fronte a due tipologie di asimmetria informativa. Sono solitamente ignari delle dinamiche di mercato e della relativa elasticità di domanda in esso presente (variazione della domanda di un prodotto in caso di variazione percentuale del prezzo dello stesso prodotto). Autori, editori, artisti interpreti o esecutori e produttori non sarebbero sufficientemente preparati nella gestione dei rapporti con le controparti, in special modo nel confronto con enti affermati e consolidati nel mercato come radio, televisione, case discografiche e piattaforme di distribuzione online. Inoltre incontrerebbero la difficoltà di monitorare in modo efficiente l’utilizzo delle loro opere e delle violazioni subite. La singola negoziazione andrebbe a svantaggio anche degli utilizzatori poiché gli autori tendono a sovrastimare il valore delle proprie opere per scarsa conoscenza delle leggi di mercato. Oltretutto gli utilizzatori che si rapportano alle società di gestione collettiva non trovano difficoltà nell’individuare correttamente e con sicurezza i titolari dei diritti. 260

La formula che indica il valore complessivo dei proventi raccolti dallo sfruttamento del repertorio nel catalogo di una collecting society è riassumibile in R = P - C - F . La R è dunque il valore complessivo dei proventi, la P rappresenta le somme complessive dei ricavi redistribuiti agli aventi diritto, la C indica i costi sostenuti dalla società per la gestione e la F consiste in eventuali somme usate dalla collecting per attività sociali e culturali correlate.

Per approfondire il punto di vista degli aventi diritto si veda il capitolo 3 sezione 4.2.

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Ivi, pp. 65-74.

Questa schematizzazione è d’interesse per l’esamina teorica dei modelli di gestione collettiva più diffusi che operano in regimi di monopolio legale o naturale.

Alla formula sopra indicata bisogna aggiungere altri due aspetti: il numero degli iscritti alla società analizzata, variabile che può incidere sia positivamente o negativamente su R (il valore complessivo dei proventi) e che ha effetti anche su C (i costi sostenuti dalla collecting); il numero di dipendenti della collecting in questione. I costi di gestione amministrativa (C) sono più alti nelle società di grandi dimensioni e con un vasto numero iscritti. Nelle società più ridotte sono invece più bassi, poiché un maggior coinvolgimento diretto degli associati permette un contenimento dei costi. Analogamente una collecting che ha in catalogo opere di autori con un forte potere di mercato attua soluzioni più efficienti economicamente, riuscendo a contenere il numero di competenze richieste.

Nella pratica l’analisi delle collecting deve però tenere conto dei singoli casi viste le differenze giuridiche interne e la specificità delle varie situazioni nazionali, la natura pubblica o privata, il tipo di mercato in cui operano (monopolista o libero; generale o specifico, in base alle tipologie di diritti gestiti). 261

Tutti i passaggi contrattuali che un brano musicale può subire all’interno dell’industria discografica, e in un più ampio circuito artistico, non consentono ad autori originari, arrangiatori, esecutori e produttore del fonogramma di mantenere il controllo delle varie fasi. Ecco dunque la rilevanza che assumono le società di gestione collettiva dei diritti. Esse fungono da intermediari per conto degli aventi diritto in tutti i passaggi a cui l’opera è soggetta, rispondendo quindi non solo all’interesse degli aventi diritto ma anche a quello degli utilizzatori. Permettono di abbattere i costi di transazione tenendo in contatto i vari soggetti, generando opportune licenze e concessioni di utilizzo.

Oggi in Italia sono di fatto attive numerose società di gestione collettiva del diritto d’autore e dei diritti connessi. Ogni situazione di associato o mandante dev’essere univoca, non è ad esempio possibile che un autore sia contemporaneamente iscritto a due società di gestione collettiva.

Ivi, pp. 81-82.

Sezione 3, SIAE: analisi dell’organizzazione

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