• Non ci sono risultati.

I: Analizzando sia la scheda per la progettazione individualizzata che le linee guida sembra emergere una nuova idea di integrazione, non tanto basata su una suddivisione

LE LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEL SERVIZIO TUTELA MINORI INTERESSATI DA PROVVEDIMENTI DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

R: Di fondo l’obiettivo principale è il progetto sull’utente: c’è un nucleo familiare, ci sono de

20. I: Analizzando sia la scheda per la progettazione individualizzata che le linee guida sembra emergere una nuova idea di integrazione, non tanto basata su una suddivisione

statica di competenze, ma che si fonda sulla ricerca comune di un “pensiero progettuale” sul caso, dove dai problemi si individuano e si esplicitano le strategie, gli obiettivi, le azioni, ecc. Cosa ne pensa?

A2: Sicuramente è un pensiero di logica comune, nell’ottica di integrarsi e di condividere un

pensiero, non come somma di prestazioni che deve fare l’assistente sociale e lo psicologo ma una prospettiva comune.

Allegato n. 7: “Intervista a n. 3 Psicologi del Nucleo Tutela Minori dell’ASL di Brescia”.

1. I: A seguito del passaggio di competenze relative alla tutela dei minori con provvedimento della magistratura, avvenuto nel 2003, dall’ASL al Comune di Brescia, come si è strutturata l’organizzazione del servizio Tutela Minori all’interno dell’Ente, quali metodologie operative sono state costruite negli anni per garantire un’integrazione sociosanitaria nella presa in carico dei casi?

P1: E’ rimasta uguale la presa in carico, nel senso che prevedeva due figure professionali, psicologo

e assistente sociale, però appartenenti a due enti diversi, ASL e Comune quindi questo è stato un grosso cambiamento. Questa cosa però è stata facilitata perché alle assistenti sociali dell’ASL è stato chiesto se desideravano il comando al comune e poi sono state assunte, quindi di fatto poi sostanzialmente molte colleghe, nella fase iniziale, sono rimaste le stesse, quindi questo un po’ ha facilitato.

P2: Questo almeno per un paio d’anni perché poi c’è stato un tourn over molto alto e per noi questo

ha facilitato, anche se questo passaggio è stato gestito in una maniera un po’ confusa… nel senso che questa organizzazione è avvenuta nel giro di poco tempo, quindi questo passaggio, non è stato molto preparato, organizzato. Tuttavia trovandoci a lavorare con le stesse colleghe, le metodologie di lavoro erano già consolidate, condivise.

P3: Erano assistenti sociali formate in asl insieme a noi e quindi passando in comune hanno

trasferito la loro esperienza professionale e formativa, che era piuttosto ampia, infatti le due referenti centrali per la tutela minori ora in comune, prima erano in asl. Con questo passaggio si è cercato di costruire i primi protocolli d’intesa.

2. I: Prendendo come riferimento l’arco temporale degli ultimi tre anni (2009-2011), quali sono, secondo lei, i bisogni e le problematiche emergenti delle famiglie dei minori di cui vi occupate nell’ambito della Tutela Minori?

P2: Maltrattamento, trascuratezza, abuso sessuale, quindi noi lavoriamo su una genitorialità fragile,

e anche molto spesso su un rapporto di coppia pesantemente conflittuale, con un aumento delle separazioni conflittuali, sia a livello di Tribunale Minorenni che di Tribunale Ordinario. Noi lavoriamo più sulle problematiche che sui bisogni, perché quando arrivano qua è già molto visibile la problematica in quanto c’è già un mandato del Tribunale. Poi all’intero della problematica si possono vedere anche che bisogni ci sono nella famiglia. Il nostro approccio però è più psicologico, quindi lavoriamo di più su una riduzione del problema e una attivazione delle risorse.

P3: La problematica più emergente è quella delle famiglie straniere, in aumento come numero.

LEGENDA: I = intervistatore P1 = psicologo n. 1 P2 = psicologo n. 2 P3 = psicologo n. 3

3. I: In riferimento ai cambiamenti sociali intervenuti e alla complessità delle situazioni che si presentano al servizio, la capacità progettuale dell’equipe integrata (assistente sociale-psicologo) come si è evoluta nel tempo e quali caratteristiche ha assunto? P1: Secondo il mio punto di vista, rispetto a come si è evoluta nel tempo la capacità progettuale,

sento che la distinzione tra i due enti è diventata molto più marcata, nel senso che appartenere a due enti diversi a creato quasi una separazione, nel senso che è vero che con certi colleghi lavoriamo meglio e con altri un po’ meno, però in linea di massima dal punto di vista personale e professionale, la progettualità è andata avanti un po’ di pari passo, mentre rispetto a quello che è l’appartenenza al proprio ente penso che si sia marcata ancora di più questa distinzione: si sono create anche delle situazioni molto pratiche, ad esempio due relazioni differenziate da mandare al tribunale, equipe fatte tra noi psicologi e che loro assistenti sociali hanno fatto tra di loro e con i rispettivi responsabili, cioè un momento di incontro tra psicologi ASL e assistenti sociali del Comune c’è stato ben poco, quasi nullo.

P2: La capacità progettuale a mio avviso viaggia più sulla relazione personale e, lavorando da anni

in questo ambito siamo tutti molto esperti, quindi lavoriamo su una capacità di linguaggio e di progettazione che è quasi “innata”. E’ da talmente tanto tempo che lavoriamo insieme e che ci siamo integrati naturalmente, più che in un percorso definito. E’ anche vero che negli ultimi anni ci sono stati molti cambiamenti sia a livello di cornice che di contesto, per cui l’ASL si definisce in un modo e il Comune in un altro e quindi forse è nata più l’esigenza di definire meglio anche il progetto a livello istituzionale, per cui l’idea di arrivare al progetto individualizzato è proprio cosa recente. La capacità progettuale si è sempre costruita parlandosi e vedendosi, poi c’erano dei passaggi stabiliti anche dai protocolli e quando arrivava il primo decreto ci si incontrava con l’assistente sociale e già sapevamo da cosa dovevamo partire. Sul chi fa che cosa siamo sempre andati sempre in automatico. Nel tempo la differenza tra i due enti si è marcata sempre di più e c’è stata questa differenza tra la parte più progettuale e quella più operativa. Per cui a volte capita che la parte progettuale dell’ASL si deve incontrare con quella del Comune, per cui ci vogliono dei tempi anche burocratici abbastanza lunghi per arrivare ad una vera integrazione, ce la dobbiamo un po’ costruire...Nel tempo è diventata più complessa questa integrazione.

P3: Prima di questo incontro di formazione non ci sono stati momenti di formazione comuni, quindi

era da parecchio tempo che noi psicologi e gli assistenti sociali non ci trovavamo a confrontarci sulle stesse cose.

4. I: Quali strumenti utilizza solitamente nella progettazione e valutazione dei casi?

Outline

Documenti correlati