Un ulteriore fattore di cambiamento, sul quale è importante riflettere per comprendere le trasformazioni avvenute nei servizi per la tutela dei minori, è quello relativo alle famiglie, aggravandone spesso il contesto che in alcuni casi può diventare multiproblematico necessitando quindi, da parte dei servizi con cui la famiglia entra in contatto, un buon grado di competenza e capacità di presa in carico globale e integrata tra più servizi, saperi professionali e tra più risorse, al
51 M. Ferracin, S. Valentini, La comunicazione complessa tra sistema giudiziario, servizi e famiglia del minore, in Servizio Sociale e Giustizia. Gli interventi nei confronti degli adulti e dei minori, atti dei Convegni Padova 27 ottobre e 14 dicembre 2006, a cura dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto, pag. 110.
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Ivi, pp. 113-116.
fine di realizzare interventi di tutela in grado di ricomporre le diverse parti del sistema famiglia e della comunità locale a cui i membri appartengono.
Richiamando il contributo di Pasquali54, si può affermare che oggi si assiste ad una modifica delle
composizioni familiari: famiglie di fatto, monogenitoriali, ricostituite, provenienti da altre culture, ecc. , con ricadute quindi sulla percezione del ruolo genitoriale, determinando una certa confusione dei ruoli che va a intaccare l’autorevolezza dell’adulto e il senso di solitudine e abbandono del minore, privo di riferimenti e contenimenti educativi ed affettivi.
La precarietà occupazionale delle famiglie e il conseguente impoverimento divengono elementi che possono favorire l’insorgenza di dinamiche conflittuali in cui vengono spesso coinvolti i figli, situazioni di disagio socio culturale collegate a nuclei familiari di immigrati.
I servizi si devono confrontare dunque con uno sgretolamento interno del sistema famiglia, sempre più povero di legami e reti amicali o parentali stabili e durature che forse un tempo permettevano alle persone di affrontare con maggiore resistenza anche i fattori di destabilizzazione a livello macro (es. crisi economica, processi di globalizzazione in atto).
Il contesto che oggi i servizi devono affrontare è quindi caratterizzato da un aumento della complessità dei bisogni delle famiglie, che diventano quindi multiproblematiche, oltre che da un’evoluzione qualitativa della domanda, sia essa spontanea che in contesto coatto, con problematiche nuove come il “disagio psicosociale in età evolutiva, spesso conseguenza di una disfunzionalità familiare collegata a problematiche della coppia genitoriale, nella quale il minore viene triangolato nella patologia relazionale”55, gravi disturbi del comportamento nei preadolescenti
e adolescenti,ecc.
Il dover affrontare queste problematiche pone la questione, per chi deve progettare l’organizzazione di un servizio per la tutela dei minori, del bilanciamento tra le esigenze di protezione e cura a favore dei minori in situazioni di rischio o pregiudizio e quelle di sostegno alla famiglia. Le scelte organizzative adottate e il grado di specializzazione assunto, rispetto alla gestione dei servizi tutela minori sono infatti di cruciale importanza, in quanto possono modificare il ruolo e la funzione degli operatori e la mission del servizio stesso.
Dalla “creatività” organizzativa, così come è stata definita da Fuda e Tomè56, messa in atto nei
diversi territori dagli amministratori locali e dai tecnici, in base alle esperienze precedenti e alle
54 M.L. Pasquali, Il servizio sociale tra la promozione dei diritti del minore e la centralità della famiglia, in Servizio Sociale e Giustizia. Gli interventi nei confronti degli adulti e dei minori, atti dei Convegni Padova 27 ottobre e 14 dicembre 2006, a cura dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto, pp. 131-137.
55 M. De Bassi, S. Tolio, L’avvio di un servizio tutela minori, in “Prospettive Sociali e Sanitarie” n°13/2007, pag. 15. 56 A. Fuda, M. Tomè, Una ricerca sulle forme e le modalità di gestione del servizio minori e famiglia nella provincia di Milano: principali risultati, in S. Galli, M. Tomè (a cura di), La Tutela del minore: dal diritto agli interventi, Franco Angeli, Milano, 2008, pp. 205-217.
biografie dei servizi stessi, Bertotti57 ha individuato essenzialmente due tipi di configurazioni
organizzative che ha definito: “servizi per la tutela minori in senso stretto” e “servizi per la tutela minori in senso ampio”.
1.3.1 Il modello operativo dei servizi tutela minori in senso stretto.
I territori che hanno scelto il modello operativo dei servizi tutela minori in “senso stretto” hanno sostanzialmente seguito l’esperienza derivante dai criteri organizzativi dei servizi gestiti dalle ASL nella seconda metà degli anni ’90, quindi con équipe multiprofessionali composte da psicologi e assistenti sociali gestite oggi da più Comuni.
Questo tipo di servizi viene attivato quasi esclusivamente su mandato dell’autorità giudiziaria attraverso interventi relativi alla valutazione del minore, delle capacità e recuperabilità genitoriale, protezione e cura del minore e presa in carico terapeutica della coppia genitoriale. Il modello operativo seguito da queste équipe permette di realizzare interventi all’interno di situazioni altamente complesse e che richiedono un elevato grado di specializzazione, oltre che mettere in atto azioni di sistema inerenti la valutazione dell’efficacia degli interventi e un approfondimento durante tutto il processo rispetto ai metodi utilizzati, contribuendo quindi ad una crescita dal punto di vista teorico-pratico.
Le criticità di questo assetto organizzativo, improntato più sugli aspetti sanitari che sociali, possono essere la iperspecializzazione e l’autoreferenzialità che comunque vengono un po’ mitigati dal fatto di essere servizi collocati ad un livello comunale. Inoltre sembrano essere esposti al rischio di interferenze politiche, almeno per quanto riguarda la possibile instabilità strutturale a seguito di un cambiamento di orientamento politico. Un altro aspetto critico è il fatto che essendo servizi i attivabili solo su incarico dell’autorità giudiziaria, potrebbero essere indotti a produrre segnalazioni, a volte improprie, per garantire, come afferma Bertotti58, la reale esigibilità dei diritti dei minori.
1.3.2 Il modello operativo dei servizi tutela minori in senso ampio.
La scelta di alcuni Enti Locali è andata invece verso un’altra direzione, ossia una progettazione di servizi la cui équipe si occupa sia di tutela minori che di supporto alla famiglia, inteso anche in termini di prevenzione all’interno della comunità locale e di valorizzazione delle risorse esistenti nel contesto, offrendo anche spazi di consulenza alle famiglie, non solo quindi su mandato
57 T. Bertotti, Servizi per la tutela dei minori: evoluzione e mutamenti, in “Autonomie Locali e servizi sociali”, il
Mulino n°2/2010, pp. 239-242.
dell’autorità giudiziaria. Le persone che si rivolge a questo tipo di servizi lo possono fare in modo volontario o su indicazione di altri soggetti del territorio (scuola, altri servizi dell’ASL, ecc) oppure su mandato del Tribunale per i Minorenni.
Lo stesso servizio pertanto potrà offrire una gamma di interventi che va dall’aiuto economico o socio-assistenziale, al sostegno psicosociale, interventi educativi domiciliari e qualsiasi altro intervento finalizzato sia al sostegno che alla protezione dei minori e delle loro famiglie.
I territori che hanno scelto questo modello operativo hanno dovuto confrontarsi anche con il dilemma relativo alla strutturazione del servizio sociale professionale in termini “trasversali” oppure “di area”, il che significa, per chi ha sperimentato la prima ipotesi, prevedere che l’assistente sociale si occupi di tutte le problematiche di un ambito territoriale, al fine di valorizzare le potenzialità del contesto familiare e professionale. La sperimentazione di un servizio sociale professionale “di area” deriva invece dalla percezione del rischio, per l’assistente sociale, di deprofessionalizzazione degli interventi a seguito di una gestione “trasversale” di tutti i problemi, preferendo quindi una maggiore attenzione allo sviluppo di competenze specifiche, secondo le problematiche. Questo dilemma sembra essersi risolto in molti casi con una via intermedia, dove, nella fase di accesso al servizio, c’è un’impostazione trasversale, mentre nelle fasi successive dell’intervento l’organizzazione prevede una suddivisione per aree.
In questa “architettura”59 del servizio, le équipe sono composte da assistenti sociali del Comune
coadiuvate da uno psicologo, incaricato direttamente dal Comune con contratti di consulenza o afferente all’ASL, con la quale sono stati definiti protocolli d’intesa o altri tipi di accordi, oppure tramite convenzione con cooperative sociali.
Nei servizi tutela “in senso ampio” si rileva, come criticità, una certa ambiguità derivante dal duplice ruolo svolto dal servizio nel momento in cui si renda necessario effettuare una segnalazione presso il Tribunale per i Minorenni: in questo modo si passa da una relazione di aiuto ad una di controllo. Tuttavia Bertotti sottolinea come questo apparente vincolo possa trasformarsi in risorsa in quanto essendo servizi aperti, in grado di intercettare nel territorio un’ampia gamma di bisogni e di segnali di disagio, possano creare uno spazio intermedio in cui bilanciare il ruolo di controllo e protezione con quello di sostegno alla famiglia attraverso la messa in rete di più risorse che solo la conoscenza del territorio e della comunità locale può garantire.
Un rischio possibile per questa tipologia di servizi è quello di non riuscire a fronteggiare l’aumento delle problematiche attraverso progetti di presa in carico globale delle situazioni, ma semplicemente con l’attivazione di interventi di tipo assistenziale. Un altro rischio previsto riguarda l’ingerenza, all’interno di queste équipe, del potere politico rispetto alla scelta degli interventi professionali
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P. Bergami, La tutela dei minori come bene comune, anzi, di più comuni: l’ambito di Rozzano, in S. Galli, M. Tomè (a cura di), La Tutela del minore: dal diritto agli interventi, Franco Angeli, Milano, 2008, pp.190-198.
messi in atto, oltre che una certa difficoltà nell’affrontare le situazioni che presentano caratteristiche di forte complessità e di bisogno di interventi più specializzati.