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Angoscia istintuale durante la pubertà

Si è sempre attribuita grandissima importanza, per quanto con- cerne lo studio analitico dell’Es, a quelle fasi della vita umana in cui si verifi ca un aumento della libido. I desideri, le fantasie e i proces- si istintuali che abitualmente passano inosservati o sono confi nati nell’inconscio, […], affi orano alla coscienza sormontando, se ne- cessario gli ostacoli dovuti alla rimozione e diventando accessibili all’osservatore nel momento in cui trovano una via di uscita.

È altrettanto importante che noi concentriamo la nostra at- tenzione su questi periodi di aumentata libido quando vogliamo studiare l’Io. Come abbiamo visto, l’effetto indiretto dell’intensifi - carsi degli impulsi istintuali si manifesta negli sforzi raddoppiati del soggetto nell’intento di dominare gli istinti. Certe tendenze dell’Io, appena percettibili nei periodi di tranquillità della vita istintuale, si delineano allora più chiaramente ed i meccanismi dell’Io, già ben marcati nel periodo di latenza o nella vita adulta, possono ar- rivare ad un tale eccesso da produrre una deformazione morbosa del carattere. Fra i vari atteggiamenti che l’Io può adottare nei ri- guardi della vita istintuale ve ne sono due in particolare che, così accentuati come sono alla pubertà, colpiscono l’osservatore per la loro novella forza e spiegano alcune particolarità proprie di quel

periodo. Mi riferisco all’ascetismo e all’intellettualismo degli ado- lescenti.

Ascetismo della pubertà – Talvolta, nel periodo puberale, agli

eccessi istintuali ed alle irruzioni dell’Es e ad altri atteggiamenti ap- parentemente contraddittori, si alterna un antagonismo nei riguar- di degli istinti che sorpassa di gran lunga in intensità tutto ciò che abitualmente osserviamo in fatto di rimozione, in condizioni nor- mali o in casi di nevrosi più o meno gravi. Tale antagonismo, per il modo in cui si manifesta e per la sua estensione, assomiglia meno ai sintomi di una malattia nevrotica manifesta che all’ascetismo dei fanatici religiosi. Nelle nevrosi vediamo che esiste sempre un lega- me fra la rimozione di un istinto e la natura o la qualità dell’istinto rimosso. [...] Nella melancolia vengono rinnegate in particolare le tendenze orali, mentre i pazienti fobici rimuovono gli impulsi asso- ciati al complesso di castrazione. In nessuno di questi casi gli istin- ti vengono rinnegati indiscriminatamente e, analizzandoli, si può sempre trovare un legame ben defi nito tra la qualità dell’istinto e le ragioni che il soggetto ha per bandirlo dalla coscienza.

La situazione si presenta completamente diversa nell’analisi degli adolescenti quando analizziamo il loro rifi uto degli istinti. È pur vero che anche in questo caso il punto di partenza del pro- cesso risale a quei centri della vita istintuale che sono soggetti a particolari proibizioni […]. Ma da qui il processo si estende più o meno indiscriminatamente a tutta la vita. Gli adolescenti, come ho già sottolineato, non si preoccupano tanto della gratifi cazione o frustrazione di determinati desideri istintuali quanto della gra- tifi cazione o frustrazione istintuale di per se stessa. I giovani che passano attraverso questa particolare fase di ascetismo sembrano temere non tanto la quantità quanto la qualità dei loro istinti. Dif- fi dano del godimento in genere e pensano allora che la linea di condotta più sicura sia opporre ai desideri più urgenti delle proi- bizioni altrettanto rigorose. Ad ogni “Io voglio” dell’istinto l’Io ri- sponde con un “Non devi”, ad imitazione dei genitori severi che in tal modo vogliono impartire una educazione ai bambini nella primissima infanzia. Questa sfi ducia dell’adolescente nei confronti dell’istinto costituisce una tendenza pericolosa per il futuro; può partire dai desideri istintuali veri e propri ed estendersi poi ai bi- sogni fi sici più comuni. Non è raro incontrare dei giovani che han- no rinnegato completamente gli impulsi istintuali che hanno un sentore di sessualità e che evitano la compagnia dei loro coetanei,

rifi utano ogni impulso mondano e si impongono di ignorare gli spettacoli teatrali, i concerti e i trattenimenti danzanti. È evidente il legame tra la rinuncia all’abbigliamento elegante ed eccentrico e la proibizione della sessualità. Incominciamo tuttavia a preoccuparci quando la rinuncia viene estesa a certe cose necessarie e innocue, per esempio quando un adolescente rifi uta di proteggersi dal fred- do, coglie qualunque occasione per mortifi care la carne e, a scapito della salute, si espone a dei rischi inutili, quando non solo si priva di certi piaceri orali, ma “per principio” riduce al minimo l’ali- mentazione quotidiana, obbliga se stesso ad alzarsi molto presto al mattino pur desiderando di dormire più a lungo, evita di ridere o di sorridere. […].

Invece al rifi uto degli istinti da parte dell’adolescente, non se- gue alcuna soddisfazione sostitutiva: il meccanismo che entra in gioco appare diverso. Al posto delle formazioni di compromes- so (corrispondenti ai sintomi nevrotici) e degli usuali processi di spostamento, di regressione e di rivolgimento contro se stessi, troviamo quasi sempre uno slittamento dall’ascetismo ad un ec- cesso istintuale, per cui tutto a un tratto l’adolescente si concede tutto quello che prima aveva considerato proibito, non tenendo conto di alcuna restrizione proveniente dall’esterno. Questi eccessi dell’adolescente, proprio per il loro carattere antisociale, vengono accolti come manifestazioni indesiderate mentre, da un punto di vista analitico, rappresentano una guarigione transitoria spontanea della condizione di ascetismo. Nel caso in cui questa guarigione non abbia luogo e l’Io sia inesplicabilmente abbastanza forte da proseguire nel rifi uto dell’istinto senza deviare, si arriverà ad una paralisi delle attività vitali, ad una specie di stato catatonico, che non può essere considerato un fenomeno normale della pubertà bensì un disturbo di tipo psicotico. […]

[…] Per descrivere questo duplice atteggiamento dell’umani- tà nei riguardi della vita sessuale, la coesistenza di una avversione costituzionale e di un desiderio appassionato, Bleuler ha coniato il termine di ambivalenza. […].