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Come defi nire la famiglia

Per studiare scientifi camente l’“oggetto famiglia” dobbiamo identifi carne gli assi portanti che permangono nelle differenti for- me che la famiglia ha assunto e va assumendo. Si tratta cioè di defi nire l’identità della famiglia nei suoi referenti strutturali e sim- bolici.

Possiamo partire dalla classica defi nizione di Lévy-Strauss […] secondo il quale la famiglia è “l’unione durevole, socialmente ap- provata, di un uomo e di una donna e dei loro fi gli”. Secondo que- sta prospettiva la famiglia è una forma sociale primaria. È primaria perché all’origine della stessa civilizzazione in quanto luogo che garantisce il processo generativo da un punto di vista biologico, psicologico, sociale e culturale. Dalla sua tenuta dipende in larga misura la salute della società. Quando infatti la famiglia non fun- ziona su larga scala la società si trova di fronte a problemi sociali irrisolvibili (criminalità diffusa, malattia psichica, droga, ecc.).

Essa è poi una forma sociale primaria perché assolve ad alcune funzioni fondamentali senza le quali la società stessa non potrebbe vivere. […] Tali funzioni sono fondamentalmente quella sessuale, riproduttiva, educativa ed economica.

Anche vari autori nel settore sociologico e psicologico, che in particolare fanno capo all’approccio strutturalfunzionalista […], hanno sottolineato il fatto che la famiglia è un sistema sociale vi- vente che svolge funzioni essenziali. In particolare essi hanno sot- tolineato le funzioni di socializzazione primaria dei fi gli e di stabi- lizzazione della vita degli adulti.

[…] individuano le funzioni principali della famiglia nell’alle- vamento dei fi gli e nel soddisfacimento dei bisogni di intimità e supporto degli adulti. […].

La famiglia in quanto forma sociale primaria di rapporto tra sessi e tra generazioni (legami di fi liazione e legami intergenera- zionali) svolge un’altra funzione culturale e sociale originaria: essa incarna ed esprime infatti una struttura relazionale (simbolica) che consente agli individui di rappresentare e affrontare l’esterno, il nuovo, l’estraneo (il non famigliare). Familiare e non familiare co- stituiscono una fondamentale categoria mentale.

Il famigliare ha i caratteri di un universo culturale […]; è cioè l’aspetto invariante che accomuna le varie forme familiari presenti nelle diverse società e culture. Il sociale, in questo senso, è prodot- to per distinzione dal famigliare e non viceversa.

Il rapporto familiare-estraneo è inoltre essenziale per lo svi- luppo della società; la capacità di sviluppo di ogni società consiste, infatti, nel saper tradurre il non familiare in familiare […].

La specifi cità della famiglia consiste nel fatto che essa è un’or-

ganizzazione di relazioni primarie fondata sulla differenza di gen- der e sulla differenza fra generazioni […] e che ha come obiettivo e

progetto intrinseco la generatività.

In particolare la famiglia moderna della società occidentale si confi gura come un’organizzazione delle relazioni di parentela che privilegia i rapporti fra i coniugi, confi gurati pariteticamente, tra questi e i loro fi gli su base affettiva e che intrattiene signifi cative relazioni con le famiglie di origine su base elettiva. Solo poche ge- nerazioni fa tale famiglia si basava sull’ineguaglianza dei sessi, sullo stretto legame tra sessualità-coniugalità-fecondità e sulla soggezio- ne dei fi gli al potere paterno poiché i bambini erano considerati come degli “adulti mancanti e imperfetti”. […]

Il termine “organizzazione” […] è preferibile a quello “grup- po” o di “sistema” poiché la capacità organizzativa, […], è propria dei sistemi socioculturali. La famiglia è un sistema organizzato con

una struttura e una gerarchia interna e che interagisce in maniera non casuale con il contesto nel quale è inserita. […]

[…] La famiglia organizza relazioni. Non però relazioni gene- riche, ma relazioni primarie che connettono e legano le differenze cruciali della natura umana, la differenza di genere e la differenza di generazione […]. Esse danno luogo ad un bene relazionale (le nuove generazioni e la loro educazione) essenziali per la comunità umana.

È importante specifi care in che senso la relazione familiare è

primaria. Nella famiglia infatti i soggetti sono legati tra loro in

quanto persone, nella totalità e unicità del loro esistere, al di là dei ruoli e dei compiti che devono svolgere.

Due sono gli assi relazionali interni alla famiglia: quello coniu- gale e quello parentale-fi liale.

La relazione coniugale si basa sulla differenza di gender. Il ter- mine “gender” si riferisce alla identità socioculturale del sesso ma- schile e femminile. Ogni cultura infatti traduce il sesso come fatto biologico in un’identità femminile e maschile, con ruoli e funzioni, caratteristiche sociali e culturali. Nella specie umana, a differenza di quella animale, vi è una grande variabilità nelle caratteristiche che differenziano i generi fra loro. Nella famiglia i due generi si legano sulla base della loro differenza ed è perciò a livello del fami- gliare che la specifi cità di ciascun genere trova il fondamento della sua identità come distinzione correlata.

La relazione parentale-fi liale implica la differenza di generazio-

ne e la conseguente responsabilità di quella che precede su quella

che segue. Il termine “parentale” comprende sia i genitori sia la rete di parentela costituita dai rapporti con le famiglie d’origine dei coniugi. Comprende, insomma, sia la differenza tra genitori e fi gli sia la differenza tra famiglie-stirpi, che si perde nel tempo.

Anche le relazioni genitori-fi gli e parentela-fi gli si connotano oggi, più sul versante affettivo che su quello normativo. Per quanto riguarda questo secondo aspetto non dobbiamo però dimenticare che rimane fermo il divieto di incesto come norma fondativa del- le relazioni intergenerazionali. Tale norma fondamentale rimanda all’imperativo della differenza tra le generazioni senza il rispetto della quale vi è collasso dell’identità personale e il precipitare dello scambio generazionale nella confusione tragica.

Inoltre la responsabilità dei genitori verso i fi gli prevede che questi ultimi siano riconosciuti dalla coppia che li genera e si in-

stauri così un chiaro e specifi co rapporto di ascendenza-discenden- za. Il riconoscimento può avvenire anche per fi gli non propri, come è il caso dell’adozione che ripara, ma anche trascende, un’aspetta- tiva violata […].

[…] La relazione tra generi e generazioni si snoda dunque su piani diversi: nel primo caso la differenza non dà luogo a una ge- rarchia ed è cruciale il riconoscimento. Se il fi glio non è riconosciu- to come tale, tutto verso di lui è possibile, dalla cinica indifferenza all’abuso all’incesto. Sappiamo che la famiglia odierna ruota emo- tivamente intorno ai fi gli e che la differenza gerarchica tra fi gli e genitori viene messa in ombra. Non è però questo che travolge le relazioni familiari. Piuttosto crea nuovi problemi sull’asse interge- nerazionale perché rischia di rimuovere e negare il legame dei fi gli con le generazioni precedenti. Non va infatti dimenticato che tra i compiti fondamentali del famigliare vi è quello di riattualizzare

(cioè rendere di nuovo vivo) il rapporto tra i vivi e i morti. Questo

può essere fatto attraverso i fi gli e implica che i fi gli siano vissuti dai genitori come nuove generazioni – e con ciò collegati alle ge- nerazioni precedenti, anche scomparse – e non solo percepiti come “nuovi nati” […].

[…] Le relazioni familiari, […], trattano una triplice differenza e hanno come fulcro la procreazione, che assume il carattere di

fatto generativo. Nell’essere umano la riproduzione si confi gura in-

fatti come generatività […], cioè come evento non solo biologico, ma anche simbolico-culturale. Esso è teso non solo alla continua- zione della specie, ma soprattutto alla continuazione della storia familiare e sociale. Attraverso i nuovi nati infatti la storia familiare prosegue il suo cammino con un nuovo progetto che è insieme familiare e sociale.

Il carattere simbolico-culturale della generatività umana, il suo intrinseco eccedere la dimensione riproduttiva di continuazione della specie fa emergere l’aspetto cruciale di legame fra le genera- zioni.

[…] Negli esseri umani […] la relazione parentale-fi liale è una relazione intergenerazionale lunga poiché il progetto e la cura della nuova generazione si inserisce e si alimenta di un patrimonio cultu- rale specifi co che collega i genitori agli antenati. […].

La generatività è il core della famiglia: essa lega indissolubil- mente insieme i due generi […] che non potranno più “uscire” dalla relazione parentale (non si può diventare ex genitori o ex

nonni) e attraverso di loro lega le famiglie di origine producendo una differenza di generazione e un legame tra le stirpi che si perde nel tempo.

Il legame generativo è dunque da intendersi nella duplice valen- za del generare e dell’essere generati. È per questa ragione che chi vuole cogliere l’oggetto famiglia è spinto a superare la prospettiva duale che si limita a esaminare l’interazione genitore-fi glio, o più facilmente l’interazione madre-bambino […], e deve prendere in considerazione più generazioni.

[…] La dimensione generativa che, […], nella specie umana diventa senso delle generazioni […] ci fa considerare i membri che costituiscono la coppia coniugale come contemporaneamente geni- tori e fi gli oltre che come partner. […]

L’occuparsi di generazioni ha dunque un fondamento epistemi- co e ciò comporta una ricerca di coerenza sul piano metodologico […].

Il paradigma relazionale: legami di stirpe, di coppia,