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L’emergere di una psicologia del Sé

Durante gli ultimi anni l’investigazione psicoanalitica di un certo tipo di pazienti che si incontra di frequente ha condotto al riconoscimento di una sindrome ben defi nita, che all’inizio sem- brava in relazione con le psiconevrosi e coi disturbi narcisistici del carattere. Fu subito chiaro che questi pazienti sono caratterizzati da una specifi ca vulnerabilità: la loro autostima è insolitamente la- bile e, in particolare, essi sono estremamente sensibili a fallimenti, delusioni e offese. Tuttavia non fu l’esame accurato della sintoma- tologia a illuminare la natura del disturbo di questi pazienti, ma il processo di trattamento. L’analisi dei loro confl itti psichici non produsse l’atteso alleviamento della sofferenza né la sperata cessa- zione del comportamento indesiderabile; tuttavia la scoperta che essi riattivavano nella situazione psicoanalitica alcuni bisogni nar- cisistici, vale a dire che stabilivano “traslazioni narcisistiche”, rese possibile un trattamento psicoanalitico effi cace. La sindrome psico- patologica di cui questi pazienti soffrivano venne designata come

disturbo narcisistico della personalità. Le traslazioni narcisistiche

patognomiche di questa sindrome vennero divise in due tipi: a) la

mente o erroneamente accolto, di una fonte di “rispecchiamento” e di accettazione-conferma è rivissuto nella situazione clinica; b) la traslazione idealizzante, nella quale è rivissuto il bisogno di fu- sione con una sorgente di forza e di calma “idealizzate”. Appena fu possibile una migliore intelligenza della sintomatologia, del nu- cleo psicopatologico e del trattamento dei disturbi narcisistici della personalità, divenne chiaro che la natura del disturbo di cui questi pazienti soffrivano non poteva essere adeguatamente spiegata man- tenendo il riferimento alla classica pulsione-difesa. Tenendo conto del fatto che al centro del disturbo si trova un Sé indebolito o di- fettoso, le spiegazioni centrate sui confl itti concernenti le pulsioni libidiche o aggressive di questi pazienti non potevano illuminare né la psicopatologia né il processo del trattamento. Qualche progresso fu fatto estendendo la teoria classica della libido e rivedendo la teoria classica dell’aggressività. In particolare, la debolezza del Sé venne concettualizzata come insuffi cienza di investimento libidi- co – come un defi cit di investimento, per parlare nei termini della metapsicologia freudiana – e l’intesa aggressività che si incontra nei disturbi narcisistici della personalità venne riconosciuta come la risposta di un Sé vulnerabile a una varietà di traumi. I decisivi passi in avanti nell’intelligenza di questi disturbi, tuttavia, vennero fatti attraverso l’introduzione del concetto di oggetto-Sé e la crescente comprensione del Sé nei termini della psicologia del profondo. Gli

oggetti-Sé sono oggetti da noi esperiti come parte del nostro Sé;

il controllo che ci attendiamo di esercitare su di essi è quindi più vicino al concetto del controllo che un adulto si aspetta di avere sugli altri. Vi sono due tipi di oggetti-Sé: quelli che esprimono e confermano il senso innato di vigore, grandezza e perfezione del bambino; e quelli che il bambino può ammirare, confondendovisi, come immagini di calma, infallibilità e onnipotenza. Il primo tipo è defi nito oggetto-Sé speculare, il secondo imago parentale idea- lizzata.

Come nucleo centrale della nostra personalità, il Sé è formato da elementi costitutivi diversifi cati, che acquisiamo nell’interazione con le persone esperite come oggetti-Sé durante la primissima in- fanzia. Un Sé solido, risultato di relazioni ottimali tra il bambino e i suoi oggetti-Sé, consta essenzialmente di tre costituenti: a) un polo da cui emanano le tendenze fondamentali al potere e al successo;

b) un altro polo che ospita i fondamentali obiettivi idealizzati; c)

un’area intermedia di talenti e di abilità che sono attivati dall’arco di tensione che si stabilisce tra le ambizioni e gli ideali.

Interazioni difettose tra il bambino e i suoi oggetti-Sé si tradu- cono in un Sé danneggiato; il danno può essere diffuso oppure può colpire seriamente l’uno o l’altro degli elementi costitutivi del Sé. Qualora un paziente il cui Sé è danneggiato affronti un trattamento psicoanalitico, egli riattiva i bisogni specifi ci rimasti inevasi nell’im- perfetta interazione specifi ca tra il Sé nascente e gli oggetti-Sé della prima infanzia: viene a stabilirsi una traslazione verso l’oggetto-Sé.

A seconda della qualità delle interazioni tra il Sé e i suoi ogget- ti-Sé nell’infanzia, il Sé emergerà come una struttura solida e sana oppure più o meno gravemente danneggiata. Il Sé adulto può, così, esistere con vari gradi di consistenza, dalla coesione alla frammen- tazione; con vari gradi di vitalità, dal vigore alla debolezza; con vari gradi di armonia funzionale, dall’ordine al caos. Importanti fallimenti nel tentativo di raggiungere coesione, vigore, armonia, oppure una perdita signifi cativa di queste qualità dopo che esse si erano provvisoriamente consolidate, costituiscono ciò che si può chiamare un disturbo del Sé. […].

Una volta che il Sé si è cristallizzato nell’azione reciproca di fattori ereditari e ambientali, esso si volge alla realizzazione del suo particolare programma di azione, un progetto determinato dalla specifi ca struttura intrinseca costituita da ambizioni, scopi, capacità e talenti e dalle tensioni che sorgono tra questi elementi. Le struttu- re di ambizioni, capacità e talenti e le tensioni relative, il progetto di azione che ne deriva, le attività che tendono alla realizzazione del programma: ciò è esperito come in continuità nello spazio e nel tempo e forma il Sé, come centro indipendente di iniziativa, come ricettività indipendente di impressioni.