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Teoria psicoanalitica e meccanismi di difesa

Il termine di “difesa”, [...], è il più remoto rappresentante del punto di vista dinamico nella teoria psicoanalitica. Lo si incontra per la prima volta nel 1894, nello studio di Freud su Le psico-

nevrosi di difesa e in altri lavori successivi (Eziologia dell’isteria, Altre osservazioni sulle psiconevrosi di difesa) per descrivere la lot-

3 Freud A., L’io e i meccanismi di difesa, (1961), trad. it., Firenze, Martinelli, 1967, pp. 166-189.

ta dell’Io contro idee o affetti dolorosi e insopportabili. Più tardi questo termine è stato abbandonato e poi in seguito sostituito con quello di “rimozione”. Rimane tuttavia vago il rapporto fra i due concetti. In un’appendice al suo lavoro Inibizione, sintomo e ango-

scia (1926) Freud ritornò al vecchio concetto di difesa e affermò

che il rimetterlo in uso avrebbe certamente portato un vantaggio, “se si stabilisce bene a questo riguardo che esso deve essere la de- signazione generale per tutte le tecniche di cui l’Io si serve nei suoi confl itti sfocianti eventualmente nella nevrosi; mentre “rimozione” rimane il nome di quel particolare metodo di difesa che abbiamo conosciuto in un primo tempo meglio degli altri in conseguenza della direzione presa dalle nostre ricerche” (Ibidem) [...]. Viene così smentito il concetto che la “rimozione” sia il solo tra i processi psichici ad avere la funzione di “proteggere l’Io contro le richieste istintuali” essendo ammessi nella teoria psicoanalitica altri processi che servono allo stesso scopo. La rimozione viene ormai conside- rata solo “un particolare metodo di difesa”.

Questa nuova concezione del ruolo della rimozione ci spinge a indagare e a stabilire dei rapporti tra gli altri particolari metodi di difesa scoperti e descritti dagli studiosi di psicoanalisi. [...] Re- gressione e modifi cazione reattiva dell’Io [...], isolamento e annul- lamento retroattivo, vengono tutti citati quali tecniche difensive utilizzate nella nevrosi ossessiva.

Su questa traccia non è diffi cile completare l’enumerazione dei metodi difensivi dell’Io descritti da Freud in altri suoi lavori [...]: l’introiezione, l’identifi cazione e la proiezione [...] sono citati come metodi difensivi importanti utilizzati dall’Io in questo tipo di ma- lattie e sono defi niti come “meccanismi nevrotici”.

Nel suo lavoro sulla teoria degli istinti [...] egli descrive i pro- cessi di rivolgimento contro se stessi e la trasformazione nel con- trario e li chiama “vicissitudini degli istinti”. Dal punto di vista dell’Io questi due meccanismi fanno parte anche dei metodi di di- fesa, dato che ogni vicissitudine, alla quale sono esposti gli istinti, trova la sua origine in una attività dell’Io. Se non intervenisse l’Io o una qualche forza esterna che l’Io rappresenta, ogni istinto avrebbe un unico destino, quello della gratifi cazione. A questi nove metodi di difesa, ben noti in pratica e descritti in modo esauriente nella teoria psicoanalitica (regressione, rimozione, formazione reattiva, isolamento, annullamento retroattivo, proiezione, introiezione, ri- volgimento contro se stessi, trasformazione nel contrario) bisogna

aggiungerne un decimo, che appartiene piuttosto allo studio della normalità che a quello della nevrosi: la sublimazione o spostamen- to dello scopo istintuale.

Secondo le nostre conoscenze attuali l’Io ha a sua disposizione questi dieci metodi diversi per difendersi nel suo confl itto contro rappresentanti dell’istinto e affetti. È compito dell’analista scoprire fi no a che punto questi metodi sono effi caci nei processi di resi- stenza dell’Io e di formazione del sintomo che egli può osservare in ogni singolo caso. [...]

Suggerimenti per una classifi cazione cronologica – Pur avendo

accordato alla rimozione un posto particolare tra i metodi di dife- sa dell’Io, abbiamo l’impressione, per quanto si riferisce agli altri meccanismi di difesa, di aver raggruppato sotto uno stesso indice una quantità di fenomeni eterogenei. Infatti, accanto a mezzi di- fensivi quali l’isolamento e l’annullamento retroattivo, troviamo dei processi istintuali genuini quali la regressione, la trasformazio- ne nel contrario e il rivolgimento contro se stessi. Alcuni di que- sti controllano una grande quantità di istinti e di affetti, altri ne controllano solo una minima parte. Non si sa bene quali consi- derazioni determinano la scelta di un dato meccanismo da parte dell’Io. Forse, il compito della rimozione è, eminentemente, quello di lottare contro i desideri sessuali, mentre altri metodi vengono più facilmente impiegati contro forze istintuali di tipo diverso, in particolare contro gli impulsi aggressivi. [...].

Più esplicitamente si può dire che la rimozione consiste nell’e- scludere o nell’espellere dall’Io cosciente una rappresentazione o un affetto. Non ha senso parlare di rimozione quando l’Io non è ancora distinto dall’Es. Si può allo stesso modo presumere che la proiezione e l’introiezione siano metodi che dipendono dall’avve- nuta differenziazione dell’Io dal mondo esterno. Per l’Io può essere un sollievo allontanare idee e affetti da se stesso e relegarli nel mondo esterno, solo quando abbia imparato a fare una distinzione fra sé e il mondo. Anche l’introiezione del mondo esterno nell’Io non costituirebbe un arricchimento per quest’ultimo, se non fosse già ben chiara la distinzione tra quanto appartiene all’uno e quanto appartiene all’altro. [...] Nel caso della proiezione e dell’introiezio- ne che cosa avvenga alle origini è ancora più oscuro [...]. La subli- mazione, ossia lo spostamento degli scopi dell’istinto verso valori socialmente più alti, presuppone l’accettazione o perlomeno la co- noscenza di tali valori, l’esistenza cioè del Super-Io. Conseguente-

mente, i meccanismi difensivi della rimozione e della sublimazione possono essere usati solo in fase avanzata nel processo di sviluppo; mentre il momento nel quale si suppone appaiano la proiezione e l’introiezione dipende dalla posizione teorica che viene adottata dagli studiosi. Processi quali la regressione, la trasformazione nel contrario o il rivolgimento contro se stessi non dipendono proba- bilmente dallo stadio raggiunto dalla struttura psichica: essi comin- ciano ad esistere insieme agli istinti stessi o almeno dal momento in cui si instaura il confl itto tra pulsioni istintuali ed un qualsiasi ostacolo che si è opposto alla loro soddisfazione. Non saremmo sorpresi di scoprire che questi sono i primissimi meccanismi di di- fesa impiegati dall’Io.

[...] L’aspetto cronologico dei processi psichici è ancora uno dei campi più oscuri della teoria analitica.