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Capitolo 4 Ignazio di Loyola e gli Esercizi spirituali

3 La Spagna

4.4 Gli anni di studio

Sarebbe in questa sede assolutamente superfluo seguire ogni passo della vita di Ignazio. Quanto detto sin qui era solo il necessario presupposto per una comprensione più piena e profonda degli Esercizi spirituali. Analogamente quanto, brevemente, seguirà.

Ormai non più giovanissimo, tornato dalla Terra Santa – dove si vide negato il permesso di rimanere – vivendo di elemosine, aiutando i malati e cercando di avvicinare quanti più possibile a Dio, Ignazio comprese che per poter progredire nella conoscenza, predicare con maggiore efficacia e cognizione di causa e, dunque, aiutare meglio le anime, era necessario dedicarsi agli studi. Diventare cavaliere di Dio significava in fondo imparare ad usare adeguatamente ogni tipo di arma spirituale e profittare dell’insegnamento di quanti prima di lui ne avevano fatto uso.

Recatosi a Barcellona studiò per due anni alla scuola del baccelliere in arti Jerónimo Ardevol nel carrer la Boria n. 3, che lo preparò ad un più serio studio delle Arti197. Da qui partì per la giovane e fervente università di Alcalá, l’Atene spagnola fondata da Cisneros, centro di rinnovamento scientifico e spirituale, ma ne trasse pochissimo frutto perché passava il proprio tempo o insegnando catechismo per le strade o predicando gli esercizi, cosa che gli causò continui problemi con l’Inquisizione che, già allarmata dall’incessante fiorire di eresie, l’accusò d’alumbradismo. Passò poi

197 Sempre Villoslada, fornisce una dettagliata composizione di luogo, tempo e, in questo caso, testi utilizzati nella scuola del baccelliere, socio e collega dell’umanista, grammatico e poeta latino Martin de Ibarra. Le ordinanze municipali del 1508 stabilivano per la grammatica l’utilizzo del più moderno testo a loro disposizione, quello dell’umanista Antonio de Nebrija; in alternativa il medievale Doctrinale puerorum di Alessandro de Villedieu. Prescrivevano l’Eneide di uno Pseudo-Catone che nel III-IV sec. scrisse un compendio di massime morali o consigli di etica naturale, senza motivazione cristiana, ed il Contemptus mundi, titolo frequente di operette medievali, è un poema latino del XII sec.

all’università di Salamanca, ma non andò meglio198. Fu alla luce di queste esperienze che Ignazio scrisse le Regole per gli studenti dei collegi gesuiti199.

Giunto a Parigi, finalmente trovò dentro di sé la convinzione, l’ordine interiore e la pace necessarie per dedicarsi agli studi. Passò qui sette anni imparando a leggere Aristotele con lo stesso dolce sapore con cui aveva letto l’Amadis: nel febbraio 1528 nel reazionario e nominalista Collegio di Montaigu, l’anno successivo in quello di Sainte- Barbe. Si laureò in filosofia con onore ed ancora prima di compiere l’atto pubblico del magistero filosofico cominciò gli studi di teologia, senza però poterli mai concludere. Rimase a Parigi fino al 1535. L’anno dopo si recò a Venezia dove provò a studiare privatamente teologia, ma sempre senza concludere.

Non sorprende che la lenta progressione degli Esercizi venga riportata, seppur accennata, anche nell’Autobiografia:

gli Essercitii non li havea fatti in una volta, senonché alcune cose che lui osservava nell’anima sua et trovava utili, gli pareva che potrebbero anche essere utili ad altri, et così le metteva in scritto, verbi gratia, dello examinar la conscientia… le electioni spetialmente mi disse che le haveva cavate da quella varietà di spirito et pensieri, che haveva quando era in Loyola, quando stava anchora malo della gamba.

A Manresa iniziò ad annotare i punti e gli esercizi della prima settimana; poi ad appuntare in modo semplice, poiché non era un erudito – seguendo solo la propria esperienza ed acume psicologico – le meditazioni della seconda e terza settimana sulla vita di Cristo.

198 Qui lesse probabilmente alcuni appunti presi, sotto dettatura, alla lettura pubblica della Logica minor di Domenico Soto. Per la Fisica aristotelica lesse le Quaestiones super octo libros Physicorum di Alberto di Sassonia. Il Sententiarum libro IV del Maestro delle Sentenze Pietro Lombardo, che serviva da testo di teologia in tutte le università.

199 “Devono considerare che gli studi presi sul serio […] esigono in un certo modo l’uomo intero. Devono anche comprendere che il dedicarsi agli studi con la pura intenzione del servizio divino, durante il tempo dovuto, non sarà meno gradito a Dio nostro Signore, anzi lo sarà di più delle mortificazioni, delle preghiere e delle meditazioni non necessarie”. Cfr. Ricardo Garcia Villoslada, Sant’Ignazio di Loyola, op. cit. p. 342.

Solo grazie agli studi e all’esperienza parigina Ignazio ebbe gli strumenti necessari per poter dare una definizione più compiuta al proprio processo di meditazione introspettiva, scrivere un perspicuo ed in sé conchiuso Principio e fondamento e la meditazione sulle Tre categorie di persone e le Tre forme di umiltà, la Contemplazione

per raggiungere l’amore, alcune Annotazioni e Addizioni, le Regole per sentire con la Chiesa. Con ogni probabilità durante l’anno passato a Venezia, ultimò gli Esercizi

scrivendo le ultime Regole per sentire la Chiesa, ma continuò a ritoccare gli Esercizi almeno fino al 1541.

Quando infine decise di pubblicarli, usò e consultò tutto l’apparato della teologia, affinché l’ispirazione divina fosse confermata da libri, teologi e Sacre Scritture. Gli

Esercizi risultano, ancora oggi, accurati dal punto di vista dottrinale, ma non stilistico e

formale, poiché conservano il carattere della provvisorietà tipico degli appunti. Anche la prima edizione del 1548, pubblicata ad uso interno con il permesso di papa Paolo III, continuò ad essere solo un insieme di linee guida, di supporto al direttore degli esercizi.