Capitolo 3 Esercitarsi a tradire Il passaggio della filosofia come modo d
3 La diffusione e penetrazione del pensiero greco
Il caso di Filone alessandrino rende chiara la profonda penetrazione del pensiero greco in ambiti culturalmente distanti tra loro – e dalla grecità stessa – gettando, inoltre, una certa luce anche sull’idea moderna avanzata da alcuni teologi protestanti secondo i
152 Filone fu il primo nella storia della mistica ad usare quest’ossimoro.
153 La creazione diventa il racconto dell’anima disordinata che ha dimenticato la sua vera natura di immagine del Logos, mentre i patriarchi rappresentano come le anime siano riuscite a riacquistare la loro vera natura.
quali la storia della mistica o della filosofia cristiana possa essere ridotta all’intrusione dell’elemento religioso greco, fondamentalmente differente ed estraneo, nella fede cristiana. Per quanto discussa e discutibile sia quest’ipotesi, essa rende comunque ragione del fatto che la mistica filosofica greca ha avuto un ruolo nello sviluppo della filosofia e della mistica occidentale cristiana; ciò, nonostante la differenza tra la spiritualità ascetica dei primi cristiani e la spiritualità filosofica della contemplazione mistica greca.
Tale penetrazione diventa infine ancora più chiara se si pensa che lo stesso apostolo Paolo era nato a Tarso, cittadina della Cilicia, da genitori giudei che avevano cittadinanza romana, ove oltre all’ebraico e all’aramaico aveva studiato il greco ed aveva fatto conoscenza della cultura ellenista e della tarda filosofia stoica del suo tempo. Da At
19, 9 si evince, inoltre, che ad Efeso, alla scuola di Tiranno, Paolo insegnò addirittura in
un’aula filosofica per due anni. Ulteriore indizio di questa penetrazione greca è il discorso che tenne all’Areopago, ove, per annunciare il Vangelo, dovette servirsi di concetti squisitamente filosofici154.
Oltre all’esempio paolino, e più in generale, è possibile dire che tutti gli apostoli – ovunque andassero e laddove fondarono comunità, Gerusalemme, Atene, Corinto, Antiochia, Efeso, Filippi ed infine Roma – dovettero fare i conti con la cultura greca tardo antica e con il suo portato. Nell’entrare in contatto con nuove culture, dovettero perciò imparare ad esprimere la loro predicazione – e la loro autocomprensione – in una nuova veste linguistica; ciò fece sì che la pietà cristiana subisse essa stessa cambiamenti e sviluppi, molti dei quali ebbero a che fare con l’assunzione di importanti nozioni religioso-misteriche provenienti dal mondo in cui vivevano ed operavano, contenuti non
154 “Il voler penetrare ed interpretare la rivelazione con i mezzi della ragione costituisce il problema della teologia scientifica in genere, il problema dell’ambiente culturale greco, il problema dei rapporti tra fede e ragione. È il problema che sempre si pone quando la verità rivelata si accosta agli uomini spiritualmente autonomi. La ragione abituata a determinate categorie cercherà, per intima necessità, di porre le nuove verità in rapporto con il suo pensiero naturale e, in certo qual modo, di conciliarle”. Lortz Joseph, Storia della Chiesa in prospettiva di storia delle idee, Vol. I, Edizioni Paoline, Milano, 1992, p. 119.
solo non presenti nei testi biblici, ma anche extra-cristiani155. Nel II secondo secolo, con il progressivo estendersi del Cristianesimo nel mondo della civiltà ellenistica, questo problema si acuì e diversificò.
Poiché il cammino del Cristianesimo procedette da Oriente verso Occidente, da Est a Ovest, nei secoli successivi furono per primi – e soprattutto – i greci ad occuparsi della dogmatizzazione delle verità di fede. I concili della Chiesa antica ebbero luogo tutti in terra greca, con una partecipazione di vescovi e di teologi a prevalenza greca. Solo più tardi questa eredità passò a Roma.
Inizialmente, i primi ricettori e divulgatori del Vangelo furono però persone semplici, soldati, commercianti e predicatori che passavano di città in città seguendo le consuete vie della comunicazione; solo molto più tardi le persone colte ed i filosofi iniziarono a convertirsi in gran numero. Dapprima molti filosofi – tra cui Celso, il già citato Porfirio, l’imperatore Marco Aurelio e Giuliano – videro nel cristianesimo principalmente una nuova filosofia da avversare. Ed è per questa ragione che i primi scrittori cristiani furono prevalentemente apologisti156.
I primi apologeti fautori di una risposta pienamente cristiana si formarono e mossero intellettualmente ad Alessandria, città in cui la cultura greca si era formata e mantenuta più intensamente. Qui diverse realtà culturali da secoli convivevano fianco a fianco: numerose scuole filosofiche, la più importante e fiorente delle quali fu quella di Ammonio Sacca; le antiche scuole catechetiche, tra le quali la fondazione della più antica, il Didaskaleion, è attribuita a S. Marco; la famosa scuola di Filone alessandrino. In questo clima così ricco si fece sentire in maniera assai urgente il bisogno d’instaurare un’unità fra l’antica cultura spirituale e la religione cristiana rivelata.
155 Ivi, p. 92.
156 Apologisti con chiare conoscenze platoniche, neoplatoniche e stoiche furono Giustino, Tertulliano, Clemente alessandrino ed Origene.
Interi gruppi di membri della Chiesa desideravano un’istruzione religiosa che corrispondesse alle esigenze di una cultura superiore.
Nel II secolo il Didaskaleion ebbe un notevole sviluppo grazie all’insegnamento ivi impartito dal siciliano Panteno, che prima della conversione al cristianesimo era stato un filosofo stoico. Suo successore fu prima Clemente d’Alessandria, che a sua volta aveva ricevuto un’educazione classica, e dopo Origene, il quale – nato da famiglia cristiana157, era stato educato sia alla paideia greca che alle Scritture – udì le lezioni del neoplatonico Ammonio Sacca. A sua volta Origene aprì a Cesarea una scuola catechetica privata – tra i cui discepoli ci fu Gregorio il Taumaturgo – dando vita ad una filosofia nuova, originalmente e sostanzialmente cristiana – il cui l’elemento filosofico greco prese però spesso un eccessivo rilievo – che divenne il modello di riferimento della successiva filosofia e mistica cristiana. Egli stesso incarnava sia il filosofo classico che l’asceta cristiano e – combinando i ruoli di esegeta, teologo e mistico – preannunciava la svolta monastica nel Cristianesimo primitivo.
Nel III secolo sorse ad Antiochia – città anch’essa famosa per sue istituzioni scolastiche pagane – un’altra scuola teologico-cristiana che presto venne a trovarsi in opposizione scientifico-metodica con la scuola alessandrina, di cui ne divenne la principale concorrente: nell’esegesi della Sacra Scrittura la scuola di Alessandria prediligeva il metodo mistico allegorico, mentre quella di Antiochia era più sobria e lavorava più con metodo storico-critico e logico-letterale.