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2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore

2.7. Il sistema portuale pisano

2.7.1. Approdo di S Rossore

Il rinvenimento dell’approdo di San Rossore ha fornito cospicui dati sulla navigazione nelle acque interne1211. Seppure siano state rinvenute strutture di sistemazione della riva fluviale ed alcune

di possibile attracco, non ci sono evidenze che consentano di interpretare il contesto come porto1212.

La distanza dall’abitato, l’inquadramento nella maglia centuriale, l’assenza di infrastrutture e apprestamenti portuali evidenti1213 non consentono tale ipotesi1214.

I portolani e gli itineraria distinguono tra portus, statio o positio navium e refugium1215: il caso

di San Rossore, secondo una prima analisi, è stato attribuito alla positio navium, un porticciolo d’ormeggio o ancoraggio, che è ben adatto ad un piccolo scalo, un punto doganale, per lo sbarco e l‘imbarco di merci1216. L’ipotesi, seppure suggestiva, non è in alcun modo suffragabile. La presenza della

maglia centuriale, di cui si è parlato in precedenza, esclude la supposta presenza di un’area lacustre1217:

questa ipotesi poggiava sul rinvenimento negli anni Sessanta, presso Via Vecchia Barbaricina (a circa 300 m dalle mura medioevali)1218, di una struttura rettilinea in grossi blocchi di pietra squadrati1219,

1205 DUCCI ET ALII 2011. 1206 DUCCI ET ALII 2011.

1207BALDASSARRI 2011; CAMILLI 2005, p. 2; CAMILLI-GAMBOGI 2005; CAMILLI 2004B, p. 73; CAMILLI 2004A, pp. 56-57; PASQUINUCCI 2003;

BRUNI 2002, p. 17.

1208 CAMILLI-GAMBOGI 2005. Per un esame piuttosto indulgente della testimonianza del Roncioni, e sulla bibliografia relativa, cfr.

BRUNI 2003, p. 63, BRUNI 2002, pp. 16-20; BRUNI 2000, p. 30; BRUNI 1999, pp. 12-13.

1209CAMILLI 2004a, p. 57; CAMILLI 2004b, p. 73; PASQUINUCCI, 2003; Mentre BRUNI 2003, p. 64; BRUNI 2002, pp. 16-20; BRUNI 2000,

p. 30; BRUNI 1999, pp. 12-13.

1210 BRUNI 2003, pp. 64-65; BRUNI 2002, p. 19; BRUNI 2000, p. 28; BRUNI 1999, p. 13 esamina la testimonianza di Roncioni in

BONAINI 1846, p. 17 «torcendo a destra, formava un piccolo laghetto vicino al mare». Si menziona anche che la distanza tra

questo porto e Pisa era di due miglia a misura.» L’Autore posiziona il porto alla foce dell’Auser (tra la Sterpaia e le Cascine Vecchie di San Rossore).

1211 PASQUINUCCI-MENCHELLI 2010.

1212 REMOTTI 2012, p. 13; CAMILLI 2004b, pp. 79-80. Cfr. Digesto, l,16, 59 «portus appellatus est conclusus locus, quo importantur

merces et inde exportantur».

1213 CAMILLI-SETARI 2005, p. 26; CAMILLI ET ALII 2005A; CAMILLI 2005, p. 3; CAMILLI 2004A,p. 68; CAMILLI 2004B, p. 81; lo scavo nel

Cantiere delle Navi non ha finora messo in luce tracce di strutture portuali, ma solo evidenze materiali pertinenti a strutture collegate con l’abitato e la sistemazione della riva fluviale di età etrusca, attrezzature utilizzate per la vita di bordo o strutture di rinforzo dei canali centuriali.

1214 REMOTTI 2012, p. 13; CAMILLI-GAMBOGI 2005;CAMILLI 2004B, p. 75;CAMILLI 2004A, p. 60; Si rimanda al paragrafo precedente

per tutta la discussione in merito al sistema portuale pisano.

1215 BRUNI 2002, p. 21.

1216 CAMILLI 2004B, 68; BRUNI 2002, p. 21. 1217 CAMILLI 2004B, p. 73; CAMILLI 2004A, p. 59.

1218 BRUNI 2000, p. 32. L’ Autore lamenta la perdita di gran parte della documentazione grafica e fotografica della struttura di

cui parla.

1219 BRUNI 2002, p 22; BRUNI 2000, p. 32 definisce, al contrario, questo approdo il porto urbano di Pisa, che già allo scorcio del V

sec. a.C. in significativa coincidenza con un momento particolarmente vivace nella vita della città, sarebbe stato dotato di apprestamenti in muratura per l’attracco dei navigli. Secondo S. Bruni, l’esistenza di uno scalo urbano gravitante sull’Auser e

datata al III sec. a.C. ed interpretata come apprestamento portuale dello scalo dell’Auser1220. L’assenza

di un’ampia distesa navigabile, inoltre, non suffraga però questa ipotesi interpretativa1221.

In sintesi, l’area archeologica di San Rossore sembra leggersi come alveo fluviale caratterizzato da intenso traffico commerciale, episodicamente interrotto da queste alluvioni che hanno contribuito alla formazione del deposito1222. L’aspetto della piana pisana non doveva essere dissimile da quella del

delta padano; sui canali e sui corsi d’acqua transitavano numerose imbarcazioni; ma non sono state trovate evidenze strutturali portuali localizzabili intorno alla città; anche quelle originariamente identificate come tali nell’area del cantiere si sono rivelate strutture collegate con l’abitato e la sistemazione della riva fluviale di età etrusca, attrezzattura mobile di bordo, o strutture di rinforzo dei canali centuriali1223. In tal senso, A. Camilli ipotizza che le merci giungessero a Pisa per essere, qui,

trasbordate dalle navi da carico alle imbarcazioni minori e per venire consegnate e distribuite capillarmente1224.

Le alluvioni hanno colpito una serie di imbarcazioni, che non erano state dismesse poiché conservano in parte il loro carico1225. Questo consente di escludere l’ipotesi di un utilizzo del porto come

area ’cimiteriale‘, come ipotizzato per il caso del porto di Claudio a Fiumicino1226. Le imbarcazioni,

secondo S. Bruni, sarebbero affondate per diversi motivi, connessi sia ad errori di manovra, che a cattive condizioni atmosferiche o a difficoltà provocate dalle piene del fiume o alla concomitanza di questi o altri motivi similari1227.

Uno strano fenomeno è apparso il mancato recupero dei materiali dei carichi, anche in considerazione della limitata profondità dei fondali che, con poca difficoltà, avrebbe consentito a degli ‘urinatores’ di calarsi per riportare a terra anfore o altri oggetti affondati, come nel caso del relitto di La Mandrague de Giens negli anni intorno alla metà del I sec. a.C.1228

Un’altra problematica connessa all’alveo di Pisa San Rossore è quello dell’esistenza del cantiere navale. All’epoca della colonia romana alcune iscrizioni parlano di fabri tignarii e fabri navales1229,

ricordati pure da Claudiano1230, ma sfugge la loro localizzazione. Il rinvenimento di un pezzo di chiglia

con un punzone circolare che registra il nome del proprietario nel settore del sottopasso pedonale di attraversamento dei binari, ha lasciato ipotizzare che in quest’area si debba localizzare un complesso cantieristico o un bacino di carenaggio1231.

non sull’Arno è adombrata dalle stesse descrizioni di Pisa offerte da STRABO., V. 2.5, che ricorda come l’Arno fosse difficile da

risalire.

1220 BRUNI 2002, p 18.

1221CAMILLI 2005, p. 2; CAMILLI 2004B, p. 12; CAMILLI 2004A, p. 59. 1222 CAMILLI 2005, p. 2; CAMILLI 2004B, p. 12; CAMILLI 2004A, p. 59. 1223 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 15. 1224 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 15. 1225 BRUNI 2002, p. 36; BRUNI 2000, p. 41. 1226 BRUNI 2002, p. 36; BRUNI 2000, p. 41. 1227 BRUNI 2002, p. 36; BRUNI 2000, p. 41. 1228 BRUNI 2002, p. 36, pp. 41-42.

1229 CIL XI, I, 1436 =ILS 7258; cfr. CAMILLI 2004A, p. 56; BRUNI 2002, p. 50. 1230 BRUNI 2002, p. 50.