• Non ci sono risultati.

3. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore: Area 5

3.3. Inquadramento geomorfologico e paleoambientale

3.3.1. Analisi geoarcheologica della sequenza stratigrafica

I dati provenienti dagli scavi e dalle altre prospezioni hanno permesso la ricostruzione della sequenza stratigrafica dei primi 10 metri dei depositi, che interessano l’area complessiva di scavo1324. In

particolare, le analisi geologiche, come si è già evidenziato, hanno consentito l’analisi di due metri di livelli sabbio-limosi, inclinati verso Nord, definiti unità b), entro i quali sono stati rinvenuti i relitti e gli altri reperti archeologici1325. Questi depositi tendono a diminuire di spessore e granulometria

spostandosi verso Nord1326, quindi, in corrispondenza dell’Area 5. Tali depositi, come si è già scritto in

precedenza, sono stati attribuiti ad esondazioni causate da piene eccezionali del fiume Arno, che hanno depositato corpi sabbiosi lenticolari nell’area golenale di San Rossore1327. Il rimanente spessore è

costituito da depositi limosi-argillosi, generati dalle normali esondazioni fluviali, e da terreni di riporto, accumulati in tempi storici1328. Le indagini sedimentologiche di dettaglio dei depositi sabbiosi dell’unità

b), contenenti i reperti archeologici, hanno mostrato la presenza di una successione di eventi sedimentari, che hanno prodotto quattro corpi lenticolari sabbiosi (lobi 1-4), che inglobano le navi e altri resti archeologici di età via via più crescente dal lobo 1 al 4 1329. Questi corpi lenticolari o ventagli di

sedimentazione presentano direzione Nord-Nord Ovest, pressoché trasversali ai canali, e si sono accumulati in una depressione incisa in un substrato sabbioso-argilloso costituito da depositi più antichi (post glaciali e dell’unità a)1330. Le ricorrenti esondazioni del fiume Arno hanno causato l’erosione della

piana alluvionale e la concentrazione dei flussi all’interno dei canali avulsivi, riempiti dai lobi sedimentari delle unità 1-4.1331 In particolare, l’Area 5 sembra inserirsi nel lobo di sedimentazione definito Unità 4,

che rappresenta il corpo lenticolare più recente e più vicino al limite settentrionale del Cantiere e del bacino (Fig. 16).

1322 Lo strato è caratterizzato dalla presenza di due anfore Dressel 1, una delle quali integra (Z841), affiancate e con

orientamento Sud Est-Nord Ovest.

1323 Sono state recuperate, oltre alle citate anfore Dressel 1, anche alcuni frammenti di ceramica a vernice nera, ascrivibili ad

una produzione mediocre, un frammento di terracotta architettonica (Z796) decorata con una palmetta e parte di una tegola (Z799) bollata VOLUS. La presenza in US 8060 di anfore Dressel 1 e della tegola bollata VOLUS permette di datare questo strato al I sec a.C. 1324 BRUNI 2003, p. 105; BRUNI 2000, p. 89. 1325 BRUNI 2003, p. 105; BRUNI 2000, p. 89. 1326 BRUNI 2003, p. 105; BRUNI 2000, p. 89. 1327 BRUNI 2000, p. 89. 1328 BRUNI 2000, p. 89.

1329 BENVENUTI ET ALII 2006; CAMILLI ET ALII 2005A, pp. 74-75 ; CAMILLI 2004A, p. 76; BRUNI 2003, p. 106. 1330 CAMILLI ET ALII 2005A, pp. 74-75; BRUNI 2003, p. 106.

Figura 16. Pianta e sezione del sito derivante dalle analisi geoarcheologiche e posizionamento del lobo di sedimentazione Unità 4.

Nell’ambito di suddette macro-unità, le indagini geoarcheologiche sui depositi hanno consentito il riconoscimento di 4 depositi di lithofacies, di cui si è discusso nel capitolo precedente1332.

In generale, il lavoro di ricerca ha inteso affrontare una correlazione tra le analisi sedimentologiche elaborate per il Cantiere e le indagini stratigrafiche archeologiche per la specifica Area 5. In tal senso, è emerso, innanzitutto, l’assenza della prima tipologia di depositi, denominata come lithofacies (a), caratterizzata da argilla e sabbia fine e relativa alla frequentazione del bacino in epoca preromana. Questi depositi sono stati osservati, infatti, solo nella porzione meridionale del Cantiere1333 e sono

caratterizzati da letti orizzontali argillosi e limo-sabbiosi1334.

Sono documentati, in gran parte della sequenza stratigrafica dell’Area 5, i depositi della lithofacies (b), costituiti da sedimenti che inglobano materiali archeologici e che consistono in sabbie a grana medio-grossolana, con letti trasversali costituiti da strati sottili argillosi e sabbiosi-limosi1335.

Questi strati mostrano un accrescimento verso Nord-Ovest1336. Nell’ambito di questi depositi sono state

riconosciute lenti sabbiose con ciottoli associate a strati argillosi, caratterizzati da sottili laminazioni che si accrescono verso Sud-Est1337, riconosciute nei livelli superiori della sequenza stratigrafica, in

corrispondenza dei relitti D e I. I depositi sabbiosi sono, inoltre, tagliati da alte superfici erosionali1338,

più volte testimoniate nel diagramma stratigrafico dell’Area 5. I depositi sabbiosi sono stati interpretati come flussi alluvionali diretti verso Nord-Ovest1339. Le lenti occasionali di ciottoli con accrescimento

verso Sud-Est rivelano correnti bipolari a questo schema e sono relativi a flussi di ritorno1340 . Questi

ultimi depositi possono essere stati causati da ostacoli sul fondo, come navi, anfore, grossi reperti lignei, che localmente hanno disturbato il flusso principale, generando vortici1341. Altrettanto presenti sono i

depositi correlati alla lithofacies (c), caratterizzata da depositi sabbiosi a grana medio grossolana con

1332 BENVENUTI ET ALII 2006. 1333 BENVENUTI ET ALII 2006. 1334 BENVENUTI ET ALII 2006. 1335 BENVENUTI ET ALII 2006. 1336 BENVENUTI ET ALII 2006. 1337 BENVENUTI ET ALII 2006. 1338 BENVENUTI ET ALII 2006. 1339 BENVENUTI ET ALII 2006. 1340 BENVENUTI ET ALII 2006. 1341 BENVENUTI ET ALII 2006.

ciottoli sparsi, contraddistinti da meno abbondante materiale archeologico e resti organici1342. Questi

depositi sono caratterizzati da un complesso di letti trasversali che indicano una paleocorrente dominante verso Ovest1343. Allo stesso modo della lithofacies b, sono documentati sottili letti argillosi

intervallati da materiali a grana grossolana1344. In generale, i tagli, associati alla lithofacies (c), incidono

le macroforme che accrescono verso Nord-Ovest, e risultano essere riempiti da sabbie e ciottoli verso Ovest1345. In riferimento all’Area 5 questi depositi sono particolarmente evidenti in corrispondenza dei

due natanti (Nave D e I) e, ancora una volta, la moltitudine di oggetti presenti nell’approdo ha disturbato il flusso principale, provocando lo sviluppo di piccoli canali, riempiti da flussi convergenti che hanno trasportato riempimenti sabbiosi e con ciottoli1346. É stato riconosciuto nella sequenza stratigrafica

dell’Area 5, inoltre, l’ultimo deposito sedimentario, individuato dai geologi, noto come lithofacies (d), costituito da depositi di sabbie a grana fine, limi e argille, che coprono sia le macroforme delle lithofacies (b) e (c)1347. Gli strati, pertinenti a questa facies sedimentaria, possono essere caratterizzati da struttura

massiva, nei casi di bioturbazioni provocate da radici e invertebrati terrestri e di acqua dolce, o finemente laminata. In particolare, i letti limosi ricchi di detriti vegetali, soprattutto composti da foglie di alberi decidui sono piuttosto comuni1348. Questi depositi sarebbero stati generati da correnti fluviali

a basso volume, che si sono alternate a flussi alluvionali maggiori1349. Questi depositi sono ben

documentati, nell’ambito dell’Area 5, nella porzione superiore della sequenza stratigrafica, corrispondente ai livelli di obliterazione della nave D.

3.3.2. Ricostruzione del contesto geomorfologico dell’Area 5: il limite settentrionale del bacino

Questione ancora aperta è la definizione dei limiti di questo canale e dei suoi sviluppi nel corso del tempo. È stato possibile individuare, attraverso la lettura stratigrafica dei sondaggi, i limiti del bacino, che seguiva une direzione Est Nord-Est Ovest Sud-Ovest1350. La presenza di una palificata, lungo il limite

Est dell’Ampliamento Sud, sembra indicare la delimitazione orientale del bacino, che doveva essere pressoché parallela al limite Ovest1351. Il limite occidentale del bacino è stato individuato nella fascia di

terreno ad Ovest dell’area di scavo, come sembra confermare la presenza, a poche centinaia di metri ad Ovest dello scavo, di un livello antropizzato riferibile all’età del Ferro1352, posto ad una quota di circa

2 m inferiore all’attuale piano di campagna1353. Questo limite risulta essere contiguo al confine dell’Area

5, poco più all’esterno di questo settore di scavo.

L’Area 5 costituisce il settore nord occidentale del Cantiere e dell’alveo. I dati stratigrafici, infatti, suffragati dalle informazioni fornite da alcuni carotaggi geopedologici eseguiti all’esterno dell’Area 5, ma all’interno del palancolato indicano che questo settore si colloca nelle immediate vicinanze di una sponda del canale1354. Le indagini archeologiche, inoltre, hanno rivelato che, relativamente all’Area 5, il

bacino risulta essere caratterizzato da un piano di fondale costituito da bruschi e profondi dislivelli, che seguono la stessa direzione della linea di costa1355.

Secondo A. Camilli le esondazioni disastrose dell’Arno, oltre a travolgere quello che hanno incontrato nel loro cammino, per depositarlo nell’ansa dell’Auser, hanno spostato il corso di questo

1342 BENVENUTI ET ALII 2006. 1343 BENVENUTI ET ALII 2006. 1344 BENVENUTI ET ALII 2006.

1345 BENVENUTI ET ALII 2006. La transizione improvvisa di sabbia e ciottoli in sezioni ortogonali al paleoflusso sono piuttosto simili

a quelli riportati nei depositi di fiumi con multicanali.

1346 BENVENUTI ET ALII 2006. 1347 BENVENUTI ET ALII 2006. 1348 BENVENUTI ET ALII 2006. 1349 BENVENUTI ET ALII 2006.

1350 CAMILLI-SETARI 2005, pp. 74-75; gli strati, associati agli eventi alluvionali, presentano tutti la stessa direzione verso Ovest-

Sud Ovest, rendendo plausibile l’attribuzione di queste piene ad un unico corso fluviale.

1351 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20; CAMILLI ET ALII 2006C,p. 20. 1352 BRUNI 2003, p. 106.

1353 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20; CAMILLI ET ALII 2006C,p. 20. 1354 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20; CAMILLI ET ALII 2006C,p. 20. 1355 BRUNI 2002, p. 47 ; BRUNI 2000, pp. 48-49.

fiume sempre più a Nord, fino alla sua separazione dall’Arno, al suo definitivo sbocco a mare e alla riduzione della funzione commerciale dovuta alla riduzione della sua portata, come la trasformazione onomastica Auser-Auserculus-Serchio potrebbero testimoniare1356. Questa ipotesi sembrerebbe

confermata dall’individuazione sul lato meridionale dell’ansa di una serie di sponde, non riconoscibili sul versante settentrionale perché erose dallo stesso spostamento del fiume1357. Quest’ultimo, nello

specifico, sarebbe testimoniato da un deposito di limi ed argille, privi di materiale archeologico1358.

Un’altra ipotesi interpretativa, sviluppata sulla base delle analisi geologiche, ha consentito di ipotizzare la presenza di periodiche alluvioni ad alta magnitudine provenienti da un corso fluviale (con ogni probabilità l’Arno) e che avrebbero provocato un progressivo spostamento dell’area a causa dell’accumulo di macroforme sedimentarie e avrebbero causato, infine, la definitiva obliterazione del canale1359.

3.3.3. Ricostruzione paleoambientale dell’Area 5

In generale, la ricostruzione paleo-ambientale dell’approdo di San Rossore in epoca storica è basata sull’analisi dei livelli dell’unità b), da cui è stato possibile evidenziare una prevalenza di granuli pollinici delle piante erbacee rispetto a quelli delle piante arboree e arbustive1360. Le analisi

palinologiche hanno consentito il riconoscimento di specie di ambiente umido1361, la cui presenza

confermebbe la vicinanza di corsi di acqua dolce1362. I granuli pollinici attribuibili a piante arboree,

inoltre, indicano lo sviluppo di un tipico bosco mesofilo planziale, del quale facevano parte querce caducifoglie accompagnate da arboree igrofile1363(tra queste ben rappresentato è l’ontano1364).

In generale, i campioni raccolti dall’Area 5 indicano, relativamente al periodo romano, una ricca paleovegetazione. Innanzitutto, dalle analisi palinologiche emerge una certa incidenza antropica sullo sviluppo ambientale della piana, così come risulta dalla coltivazione della vite1365. Gli alberi decidui,

come la quercia, sembrano essere presenti, ma in percentuali ridotte rispetto a quelli rintracciati in altre aree campionate1366. Nel campione analizzato, l’evidenza relativa a specie di ambiente umido è ridotta,

suggerendo lo sviluppo di specie prative1367. Dalle analisi è evidente che la riforestazione della piana

alluvionale sembra essere in accordo con una diminuzione della frequenza alluvionale, che raggiunge il suo minimo nel corso del V sec. d.C., così come sembrano confermare le analisi palinologiche dell’Unità 4, che registrano un ambiente prativo ben drenato1368.

Dalle analisi palinologiche inedite e più recenti risultano essere discretamente rappresentate alcune specie vegetali comuni in ambienti boschivi umidi, come l’ontano, il salice, la quercia, l’orniello, il leccio, la betulla, il pungitopo. Scarse risultano le specie arbustive, mentre la presenza dell’eliofilo Juniperus, Rosa, Crataegus, Sorbus ed Erica assieme altre essenze vegetali prative (come Ranunculus, Trifolium, Centaurea) ha consentito la ricostruzione di ambienti diradati e soleggiati. Le analisi polliniche definiscono anche l’apporto antropico relativamente all’area contermine alla sponda fluviale; in tal senso la presenza dell’infestante Papaver rhoeas e dell’Anethum, Anagallis, Apiu, Pastinaca, Vicia/Lathyrus potrebbero suggerire l’esistenza di colture in atto nell’area. Il ritrovamento del parassita intestinale Trichuris potrebbe collegarsi alla frequentazione locale di cinghiali, come in altri campioni

1356 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 12 ; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 12.

1357 REMOTTI 2012, p. 1 «Il senso dello scorrimento sembra inoltre confermato anche dalla disposizione delle imbarcazioni

rinvenute, che si devono essere accatastate nel sito per la compresenza di un’ansa fluviale e dello sbocco di un canale artificiale».

1358 REMOTTI 2012, p. 18; CAMILLI ET ALII 2005A.Livelli di sabbie, limi e argille si depositano sia all’interno sia all’esterno del relitto,

che si presentava privo di chiglia e capovolto, plasmandosi sul suo profilo e colmandone progressivamente lo scheletro.

1359 BENVENUTI ET ALII 2006. 1360 BRUNI 2003, p. 106. 1361 BRUNI 2003, p. 106. 1362 BRUNI 2003, p. 106. 1363 BRUNI 2003, p. 106. 1364 BRUNI 2003, p. 106. 1365 MARIOTTI LIPPI ET ALII 2007. 1366 MARIOTTI LIPPI ET ALII 2007. 1367 MARIOTTI LIPPI ET ALII 2007. 1368 MARIOTTI LIPPI ET ALII 2007.

sembra suggerire un incremento delle cichorioidee, riferite all’incidenza del pascolo sul paesaggio locale. Sono, inoltre, presenti colture cerealicole come Avena-Triticum, Hordeum, Secale1369.