• Non ci sono risultati.

4. Metodi della ricerca: questioni teoriche e scelte operative

4.2. Metodologie di analisi del contesto ceramico dell’Area 5

4.2.1. Analisi quantitative

4.2.1.2. Sistemi a confronto per il caso di studio

Ciascun metodo di quantificazione, come si è visto, presenta elementi di criticità ed un inevitabile grado di approssimazione. Alcuni tra questi permettono una visualizzazione esatta della realtà “storica”, soprattutto se utilizzati simultaneamente sull’insieme del materiale ceramico di un sito.

In un precedente lavoro di ricerca, che ha interessato un altro contesto ceramico del Cantiere delle Navi antiche di Pisa San Rossore e condotto da A. Ferrarese Lupi, sono state prese in considerazione le informazioni derivanti dal numero di vasi equivalenti (EVE) e numero di vasi stimati (EVREP) basato sul numero tipologico del Protocollo Beauvrey1576 . il primo approccio, come si è avuto

modo di dimostrare, ha avuto lo svantaggio di considerare solo i tipi ceramici che sono rappresentati da orli e fondi, tralasciando gli altri tipi rappresentati solo da frammenti non diagnostici, anche se probabilmente appartenenti a differenti individui1577. A. Ferrarese Lupi ha scelto, dunque, di associare

il metodo di quantificazione dell’EVE al NTI, ottenuto sulla base del NMI (scegliendo il valore maggiore delle parti morfologiche diverse, di solito orli e fondi, nell’ambito di ciascun tipo, dopo un’attenta ricostruzione del vaso per un’estensione maggiore possibile)1578. Nello specifico, la studiosa ha adottato

una stima del vaso rappresentato basata sul NTI, utile per successive rielaborazioni statistiche, aggiungendo, in una seconda fase di analisi, a ciascun record una stima della percentuale riscontrata e riferibile a ciascun vaso completo1579.

Del resto, come la stessa A. Ferrarese Lupi ha sottolineato, sia l’EVE sia il NMI presentano delle limitazioni, così come il NTI, che ha lo svantaggio di valutare come 1 non solo un vaso completo, ma anche un vaso rappresentato da una frazione; mentre l’EVE è una stima della percentuale del vaso completo, di solito calcolato sugli orli1580.

Considerata la limitazione dei vari metodi di quantificazione, lo studio del contesto ceramico dell’Area 5, nell’ambito di questa ricerca, si è rivelato come occasione significativa per procedere ad una verifica sperimentale di alcune procedure di analisi quantitativa. In tal senso, questa sperimentazione è stata utilizzata per valutare, a parità di materiali, i risultati raggiungibili e verificare in che misura diversi sistemi rispondano agli obiettivi di una quantificazione affidabile. Si è, dunque, utilizzato un nucleo ceramico di una singola Unità stratigrafica (US 282) per comprendere quale fosse il sistema ottimale e, al tempo stesso, le variabili associate a ciascuno dei metodi applicabili (Fig. 25).

Notevoli oscillazioni si possono osservare tra il metodo di quantificazione basato sul conteggio dei frammenti e quello basato sul NMI e l’EVE. Queste notevoli oscillazioni sono collegate all’indice di brokeness. Nel nostro caso si registra un’elevata attestazione di anfore, che presentano un elevato indice di rottura, poiché da questi contenitori può derivare un numero maggiore di frammenti.

Minori fluttuazioni si osservano confrontando i risultati derivanti dall’applicazione del sistema del Protocole Beauvrey e di quello anglosassone di Orton. Questo conferma una buona stabilità di questi sistemi. Del resto, l’essenziale è che il margine di errore supportato sia costante e chiaramente significativo1581.

1575 ORTON 2009.

1576 FERRARESE LUPI-LELLA 2013; ARCELIN-TUFFREAU LIBRE 1998, pp. I-XVII. 1577 FERRARESE LUPI-LELLA 2013.

1578 FERRARESE LUPI-LELLA 2013. Ad esempio, se un certo tipo ceramico è attestato da tre frammenti di labbro e quattro frammenti

di fondi, si assegna un valore di quattro a quel tipo. Si aggiunge al conteggio, come singolo individuo, ogni altro frammento che può essere collegato a un tipo specifico, anche se non è stato incluso nel conteggio delle parti diagnostiche.

1579 FERRARESE LUPI-LELLA 2013. Non è possibile sapere se la percentuale conservata per un labbro corrisponde effettivamente a

quella del vaso conservato.

1580 FERRARESE LUPI-LELLA 2013. 1581 RAUX 1998, p. 12.

CLASSE CERAMICA NR NMI EVE

CERAMICA COMUNE 23 4 3

CERAMICA DA CUCINA 48 16 1,6

CERAMICA DA CUCINA AFRICANA 29 13 1,1

SIGILLATA ITALICA 19 5 0,8

SIGILLATA AFRICANA 2 2 0,3

PARETI SOTTILI 9 5 0,8

LUCERNA 2 1 0

ANFORA 201 13 14

Figura 25. Analisi quantitativa dei manufatti ceramici dell'US 282.

La difficoltà di applicare il sistema dell’Estimated Vessel Equivalents a tutte le categorie ceramiche, dal momento che risulta decisivo soprattutto per le produzioni seriali, non ha orientato la scelta su questo. Del resto, il metodo di Orton-Tyers-Vince non tiene conto di quelle classi o forme non rappresentate da elementi morfologici significativi. L’utilizzo dell’EVE risulta efficace nel caso dello studio di un atelier di produzione. Del resto, il conteggio sulla stima del NMI comporta il calcolo da due a tre volte dello stesso vaso (in particolare se si tratta di una produzione di forme standardizzate), mentre la quantificazione in EVE annulla questa sovrarappresentazione1582. Per tale ragione, nel

campione analizzato, le classi fini (terra sigillata italica, sigillata africana, pareti sottili), caratterizzati da una serialità tipologica, sono sovrastimate come NMI.

L’adozione, nel nostro caso, del sistema del NMI è dovuta alla facilità di applicazione dello stesso, nonché alla stima dei dati che questo metodo consente; dal momento che è possibile considerare anche quelle classi ceramiche, di cui non si conservano elementi morfologici significativi (orli, fondi, anse); è questo è ben evidente per le lucerne nell’ambito del campione ceramico analizzato.

Inoltre, non è stato preso in considerazione il metodo di quantificazione di B. Bader, poiché comporta una sottoestimazione dei dati. Quest’ultimo metodo risulta applicabile solo in quei contesti ceramici dove non vi sono classi di materiali eterogenee. La studiosa stessa ha utilizzato il suo metodo di quantificazione sulla ceramica di impasto proveniente da una fossa votiva; le condizioni di applicazione (contesto chiuso e classe di materiale unitaria) ben si prestano all’utilizzo del sistema.

1582 RAUX 1998, p. 14.

0 50 100 150 200 250

CERAMICA COMUNE CERAMICA DA CUCINA CERAMICA DA CUCINA AFRICANA SIGILLATA ITALICA SIGILLATA AFRICANA PARETI SOTTILI LUCERNA ANFORA

US 282

EVE NMI NR

Per ragioni simili non è stato adottato il sistema sviluppato nell’ambito del Protocollo di Siviglia, perché, in primo luogo, non tiene conto degli esemplari interi, valutando l’indice di rottura delle singole classi1583. Inoltre, il procedimento elaborato tiene conto, anche in questo caso, soltanto degli orli,

pregiudicando, in questo modo, l’analisi quantitativa del complesso ceramico analizzato e producendo una sottoestimanzione dei dati, dal momento che non prende in considerazione le classi non rappresentate da orli, così come accade per il metodo dell’EVE.

Per quanto riguarda lo studio dei contesti ceramici dell’Area 5 si è preferito adottare il NMI o NME, non prediligendo il NTI, il cui risultato può pregiudicare non solo il numero dei vasi non attestati da orli e fondi, ma anche di altri frammenti che forniscono evidenze di differenti individui e tipi1584. Il

NMI si è rivelato il metodo più utile rispetto allo stato di conservazione dei reperti (in gran parte integri o quasi completamente ricostruibili), alle modalità di scavo (considerata l’estensione dell’area indagata) e alla quantità manufatti catalogati1585.