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Pisa dal periodo tardo-repubblicano al tardo antico: un inquadramento storico-archeologico

2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore

2.2. Contesto storico-archeologico

2.2.1. Pisa dal periodo tardo-repubblicano al tardo antico: un inquadramento storico-archeologico

Il ritrovamento del Cantiere delle Navi ha permesso di colmare un vuoto di conoscenze sulla topografia antica di Pisa, che inizia gradualmente a superare quel carattere di «città antica senza antichità»630, conferitole dall’apparente mancanza di testimonianze archeologiche.

Non poche sono le difficoltà nel ricostruire le vicende storico-archeologiche della Pisa pre- medievale; questa problematica risulta essere legata alla continuità di vita del centro urbano, che ha provocato l’obliterazione delle evidenze archeologiche dei periodi più antichi. In tal senso, la scoperta dell’antico approdo di San Rossore ha consentito, parzialmente, di colmare alcune lacune conoscitive relative al periodo tardo repubblicano fino a quello tardo antico.

Sebbene la ricerca archeologica ha evidenziato la precoce vocazione marittima dell’insediamento alla foce dell’Arno, sin dalle origini631; in tal senso, si spiega la scelta del sito, che ha

ospitato il primo agglomerato protourbano, sin dal periodo eneolitico632. In questa sede, si è preferito

omettere un’analisi dettagliata delle evidenze storico-archeologiche relative alla fase protostorica, arcaica e classica, evidenziando, invece, le testimonianze dal periodo tardo repubblicano a quello tardo antico, per sottolineare lo sviluppo del contesto urbano di Pisa rispetto alla sequenza stratigrafica rinvenuta a San Rossore.

Fin dalla metà del III sec. a.C. Pisa è entrata nell’orbita politica di Roma quando, come città foederata633, ha fornito le basi logistiche per l’espansione romana nell’Alto Tirreno e nel territorio

ligure634. Del resto, Roma ha contribuito nello stesso periodo al potenziamento delle strutture portuali

e del sistema viario lungo la costa dell’Etruria settentrionale, dapprima con la realizzazione dell’Aurelia vetus e poi con il suo prolungamento, l’Aurelia nova, almeno fino al Portus Lunae alla foce del Magra635.

La sicurezza dei porti e approdi lungo la costa pisana e del sistema stradale ha garantito la vitalità economica della città durante il periodo di coinvolgimento nelle guerre636.

Al pari delle altre città dell’Etruria Settentrionale, anche per Pisa, il II sec. a.C. è caratterizzato da un rinnovato fervore edilizio, indiziato da numerosi interventi urbanistici (seppure in forme piuttosto ipotetiche)637.

In funzione anti-ligure Pisa incoraggia la fondazione coloniale di Lucca nel 180 a.C., ma subisce la nascita di un’altra colonia a Luni nel 177 a.C., perdendo il controllo del territorio a Nord dell’Arno e il primato come centro marittimo dell’estrema Etruria settentrionale638.

Durante o poco dopo la guerra sociale (80-90 a.C.) Pisa diviene municipium e, ottenendo la cittadinanza romana, è ascritta alla tribù Galeria639.

630 BRUNI 2003, p. 16.

631 CAMILLI-SETARI 2005, p. 19; BRUNI 2003, p. 48. 632 TANGHERONI 2003, pp. 45-55.

633 Pisa ottiene la protezione da parte di Roma nello scontro contro i Liguri Apuani, che arrivarono ad assediare la città nel 193

a.C. (Liv., 34.56.1-2; 35.3.1-6). La città viene menzionata come ‘provincia’ in più di un’occasione, evidenziando la sfera di competenza di magistrati, consoli e pretori incaricati delle operazioni militari in quella parte del territorio. CAMILLI 2004A, pp.

55-56; note 13-21; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 12, nota 10. L’alleanza di Pisa a Roma sembra essere indicata dalla sua assenza

nell’elenco delle città etrusche, che, in occasione della seconda guerra punica, parteciparono all’allestimento della flotta navale contro Scipione.

634 ANICHINI ET ALII 2013, p. 162; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; BRUNI 1998, pp. 228-232. 635 ANICHINI ET ALII 2013, p. 162; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 71.

636 ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 71; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23. 637 TANGHERONI 2003, p. 54.

638 ANICHINI ET ALII 2013, p. 162; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 71; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; TANGHERONI 2003, p. 54. 639 ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 71; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; PASQUINUCCI 1995.

Il paesaggio pisano ha subito radicali trasformazioni con la deduzione della colonia Opsequens Iulia Pisana, avvenuta tra il 33 a.C e la battaglia di Azio640. La centuriazione641 nel settore occidentale

della città si colloca in un momento compreso tra il 41 e il 27 a.C. 642. La colonizzazione ha comportato

la realizzazione di un reticolo centuriale di 710 m (corrispondenti a 20 actus) di lato643, all’interno del

quale sono stati irreggimentati, in canali e percorsi viari, i numerosi corsi di acqua caratterizzanti la piana, ad opera degli stessi coloni644. In tal modo, la creazione della maglia centuriale, come evidenziato

dalle ricerche archeologiche condotte in diversi punti della città645 e dalla lettura delle foto aeree646, ha

provocato la bonifica delle aree paludose e una intensa opera di disboscamento647. Quest’ultima attività

trova conferme sia dalle informazioni derivanti dalla lettura del passo straboniano sul primato pisano delle esportazioni di legname sia dalle analisi polliniche, che rivelano una riduzione delle specie arboree e un incremento di quelle erbacee di tipo palustre648. Le centurie della campagna pisana presentano

decumani con orientamento Nord-Ovest Sud-Est con inclinazione di circa 33° circa649. Lievi divergenze

sono attribuibili ad adattamenti alla superficie topografica antica o al sovrapporsi di forme catastali risalenti a momenti diversi, ripetute nel tempo in aree caratterizzate da difficile equilibrio idrogeologico650. Particolarmente interessanti (anche per la vicinanza all’area di studio) sono le tracce

riconosciute nei pressi dell’area cd. Ex Scheibler, dove oltre ai limiti centuriali (poi rivelatisi canali di drenaggio) si segnala la presenza di un’anomalia nella vegetazione (con andamento Nord-Est Sud-Ovest) presumibilmente interpretato come cardo, mentre un’altra traccia, ortogonale alla precedente, risulta più problematica, poiché la posizione non coincide con la griglia teorica della maglia centuriale e gli interventi di scavo non ne hanno accertato la presenza651.

È stato ipotizzato che il terreno centuriato sia rimasto ager publicus652, caratterizzato da

impianti agricoli (villae) che si sono sostituiti o sovrapposti alle strutture rurali preesistenti653. È stato

supposto che alla colonizzazione romana sia legata una ristrutturazione sociale, caratterizzata dallo sviluppo di un’aristocrazia locale, formata da élites indigene e coloni di rango elevato654.

Tra la tarda età repubblicana e quella imperiale, il motore dell’economia locale è rappresentato da numerose attività agricole e manifatturiere, legate allo sfruttamento delle risorse naturali del territorio pisano e alla possibilità di un’agevole commercializzazione dei prodotti, sia lungo le principali rotte del Mediterraneo occidentale, sia verso l’interno della penisola655. Fra queste sono ampiamente

attestate dalle fonti la cantieristica navale e quella edile (alimentate dal legname che giungeva in città per fluitazione sui corsi d’acqua656), le attività estrattive di calcare dal Monte Pisano, le manifatture

ceramiche nel suburbio e nelle campagne e le produzioni agricole, tra cui erano particolarmente

640 TANGHERONI 2003, p. 54; PASQUINUCCI 1995.

641 Un preliminare studio sulla centuriazione romana dell’agro pisano si trova in FRACCARO 1939. 642 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 71.

643 MENCHELLI 1984.

644 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 12; CAMILLI 2004B, pp. 73-74.

645 Per una sintesi si veda LEUCCI ET ALII 2014; ANICHINI ET ALII 2013, p. 182 hanno evidenziato tracce della centuriazione nell’area

ex Scheibler, utilizzando diversi metodi di prospezione geofisica; PASQUINUCCI 1995 riferisce di altre tracce di segmenti

ortogonali, riconducibili a due sistemi centuriali sovrapposti, a Nord di Pisa e nell’area di Pontedera; BONAMICI 1989 pubblica i

risultati delle campagne archeologiche condotte nel settore occidentale della città nel 1983. I sondaggi hanno messo in evidenza la maglia centuriale della Colonia Iulia Opsequens Pisana; si tratta di una maglia articolata in ampi rettangoli (60m x 23-27m) e risulta essere in connessione con un’opera di sistemazione idraulica; MENCHELLI 1984 menziona alcuni rinvenimenti

in località Coltano e Stagno.

646 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182.

647 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182; PASQUINUCCI 1995. 648 STRABONE, V.2.5 discusso in CAMILLI 2005. 649 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182.

650 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182.

651 ANICHINI ET ALII 2013, p. 182. Si veda, in particolare, LEUCCI ET ALII 2014 per quanto riguarda i risultati delle prospezioni

geofisiche, che hanno interessato l’area ex Scheibler, dove sono state individuate le tracce del cardo e decumano.

652 MENCHELLI 1984.

653 ANICHINI ET ALII 2013, p. 163; PASQUINUCCI 1995. 654 PASQUINUCCI 1995.

655 ANICHINI ET ALII 2013, p. 163

rinomate quelle del grano e del vino657; quest’ultimo risulta essere commercializzato attraverso le

anfore prodotte in loco658.

L’utilizzo combinato delle analisi spaziali e di un modello matematico, elaborato nell’ambito del progetto MAPPA, mostra che in età romana Pisa ha continuato a svilupparsi secondo le direttrici già delineate in precedenza, distribuendosi lungo il corso dell’Auser659. Difficile è definire l’estensione

dell’abitato660, ma viene fatta coincidere con quella della massima espansione della città tra I e II sec.

d.C., inserendosi nello spazio determinato dalla confluenza tra Auser e Arno661.

L’impianto della colonia ha comportato modifiche anche in città con la realizzazione delle terme presso Porta a Lucca (nel settore Nord-Est della città medievale)662 e del teatro/anfiteatro nell’area di

San Zeno663. La presenza di altri edifici pubblici è nota attraverso documenti epigrafici conservati nel

Camposanto Monumentale, noti come Decreta pisana664. Questi documenti fanno riferimento

all’Augusteum, situato nel foro dove si riunivano i decurioni per deliberare, e altri edifici, quali: templi, bagni pubblici, botteghe e luoghi di spettacolo, nonché un arco commemorativo delle imprese militari di Lucio e Gaio665. Al momento sfugge la localizzazione del foro urbano; anche se significativo è il

ritrovamento in piazza del Duomo, a Est del Camposanto Monumentale, di due basi destinate presumibilmente all’alloggiamento di statue onorarie666.

Altri dati derivano dall’interpretazioni di fotografie aeree e immagini satellitari. Questi dati evidenziano la presenza di un ippodromo sia nel settore ad Ovest della stazione di Pisa San Rossore sia in località Gagno667.

Le ricerche archeologiche, che hanno coinvolto il centro urbano di Pisa e il suo suburbio hanno evidenziato, tra l’epoca tardo repubblica e quella imperiale, frequenti realizzazioni e modifiche degli edifici privati668.

La Piazza del Duomo è stata caratterizzata per tutta l’età romana da una vocazione residenziale669, come conferma il rinvenimento di frammenti di pavimenti in mosaico datati al I sec. d.C.

e altre strutture pertinenti ad interventi edilizi di età medio e tardo repubblicana e di età augustea, adiacenti a una strada, datata al II-I sec. a.C., della quale un primo impianto si data in età augustea e una leggera modifica di tracciato nella tarda età flavia670.

657 ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 72; PASQUINUCCI 1995. 658 PASQUINUCCI 1995.

659 ANICHINI ET ALII 2013, p. 169.

660 ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 72; TANGHERONI 2003, p. 82. Il tessuto abitativo è noto attraverso i rinvenimenti in settori diversi

della città, più frequenti negli ultimi trent’anni.

661 ANICHINI ET ALII 2013, p. 170.

662 ANICHINI ET ALII 2013, p. 174; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 75; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; TANGHERONI 2003, p. 82, BRUNI 2000, p. 34,

gli edifici termali sono attribuiti ad epoca neroniana sulla base di studi antiquari del XVI sec., ma in realtà sono stati ampliati e ristrutturati nel corso del II sec. d.C. da L. Venuleius Apronianus Octavius.

663 Per un più ampio dibattitto si veda ANICHINI ET ALII 2013, p. 178; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 73; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23;

TANGHERONI 2003, p. 82; BRUNI 2000, p. 34, si fa riferimento al toponimo Parlascio (distante 300 m in linea d’aria rispetto alle

strutture rinvenute in Via San Zeno), forse riferibile a un anfiteatro, o ‘grotte e petricio’ (attestati presso la chiesa di San Zeno), riferibile a strutture (teatro o anfiteatro) utilizzate come cave di pietra.

664 ANICHINI ET ALII 2013, pp. 179-171; ALBERTI-PARIBENI 2011, pp. 64-75; CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; TANGHERONI 2003, p. 82;

PASQUINUCCI 1995. I Decreta Pisana sono disposizioni della colonia emanate negli anni 2 e 4 d.C. in occasione della morte di

Lucio e Gaio Cesare.

665 ANICHINI ET ALII 2013, p. 171; ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 75, CAMILLI-SETARI 2005, p. 23; TANGHERONI 2003, p. 82. 666 ANICHINI ET ALII 2013, p. 173.

667 BINI ET ALII 2012.

668 Si rimanda a ALBERTI-PARIBENI 2011 per una sintesi delle recenti ricerche nell’area di Piazza dei Miracoli. CAMILLI-SETARI 2005,

p. 2; ALBERTI-PARIBENI 2005; BRUNI 2002, p. 22; BRUNI 2000, p. 34; L’Autore riferisce decorazioni architettoniche e anche una

piccola statua marmorea, rinvenuta nell’area del Cantiere, possano essere attribuiti alla demolizione di alcuni edifici della città in età imperiale, individuati in piazza dei Miracoli.

669 ANICHINI ET ALII 2013, p. 173; PASQUINUCCI 1995. 670 TANGHERONI 2003, p. 82.

Nel giardino dell’Arcivescovado è stata scavata una domus databile dall’età augustea al II sec. d.C.671; dall’area provengono reperti di più ampio ambito cronologico (età arcaica-Medioevo)672.

Nell’area centrale di Piazza Dante sono state messe in luce le fondazioni di un muro pertinente a una domus di età augustea673.

Nella Piazza Cavalieri e nelle sue adiacenze le indagini archeologiche hanno restituito una continuità di frequentazione dal I sec. d.C. fino al Medioevo, ma non sono state individuate strutture674.

Nel suburbio, scandito dalla trama centuriale in cui è stato organizzato il territorio in occasione della deduzione coloniale di età triumvirale e augustea, si dislocava una vasta gamma di tipologie insediative, rivolte alla produzione alimentare per il vasto mercato urbano675. In tal senso, riconoscibili

appaiono le villae, che alla funzione residenziale univano quella produttiva, come nel caso degli edifici a Nord dell’Auser (nella zona dell’Arena Garibaldi), databili tra età repubblicana e tardo antica, e in via San Zeno (presso l’Istituto di Biomedicina), inquadrabili tra II sec. a.C. e II sec. d.C., nonché resti di una villa suburbana nei pressi di via Garofani, a Sud dell’Arno676.

Nell’area perirubana a Nord di Pisa sono state rinvenute fornaci per la produzione di terra sigillata, che è stata esportata in tutto il mondo romanizzato e oltre, come confermano l’area di diffusione di bolli dei vasai pisani (in particolare quelli del gruppo Cn. Ateius)677. Tale quartiere era adatto

alle attività manifatturiere, poiché attraversato da un corso d’acqua (un ramo dell’Auser), che rendeva l’area ricca d’argilla e di acque e rifornibile di legname fluitato; non a caso le due fornaci di sigillata al momento individuate in città, quella di via San Zeno e di via Santo Stefano (presso l’Arena Garibaldi), erano ubicate rispettivamente presso la riva sinistra e destra del fiume678.

La documentazione archeologica relativa ai livelli tardo-antichi e altomedievali di Pisa non risulta particolarmente esaustiva per due motivi: la fase costruttiva romanica ha comportato la distruzione di buona parte della stratificazione precedente il X sec.; le caratteristiche idrogeologiche impediscono la raccolta di dati riferibili a piani d’uso sotto i livelli di falda679.

I dati archeologici, al momento disponibili per una parte del territorio di Pisa, consentono di ipotizzare nella seconda metà del V sec. una flessione economica e del popolamento, che deve avere avuto un riflesso nell’organizzazione del sistema portuale della città, in particolar modo nella riduzione del volume degli scambi680.

Gli scavi hanno confermato un assetto morfologico della città costituito da una certa irregolarità altimetrica, dovuta alla presenza a Sud dell’Arno e a Nord dell’Auser, per cui la riorganizzazione urbanistica medievale ha sfruttato i punti più alti per sviluppare i poli abitativi principali681. Il deposito

archeologico è meglio conservato nell’area dell’attuale Piazza dei Miracoli; qui l’assenza di un’attività edilizia diffusa, relativa solo ai cantieri del complesso episcopale, ha permesso una maggiore conservazione della stratificazione682. Gli interventi archeologici, in quest’area, hanno consentito di

individuare il V e il VI sec. come periodi di destrutturazione dei modelli abitativi683. Le fasi di abbandono

sono registrate nel corso del IV sec., mentre durante il IV e V sec. la rioccupazione del sito è caratterizzata da edilizia prevalentemente in legno, testimoniata da buche per l’alloggiamento di pali di legno e da battuti di terra684. A partire dal IV-V sec. d.C. l’area urbana di Piazza dei Miracoli, via Santo

671 ANICHINI ET ALII 2013, p. 173. 672 TANGHERONI 2003, p. 82.

673 TANGHERONI 2003, p. 82; PASQUINUCCI 1995; BRUNI 1993. 674 TANGHERONI 2003, p. 82; PASQUINUCCI 1995.

675 ANICHINI ET ALII 2013, p. 180.

676 ANICHINI ET ALII 2013, p. 180; PASQUINUCCI 1995.

677 CAMILLI ET ALII 2006B, pp. 41-43; CAMILLI ET ALII 2006C, pp. 38-40; TANGHERONI 2003, p. 82. 678 ANICHINI ET ALII 2013, p. 179; TANGHERONI 2003, p. 82.

679 ALBERTI-PARIBENI 2011, p. 23; ALBERTI ET ALII 2006. 680 DUCCI ET ALII 2011.

681 ALBERTI ET ALII 2006.

682 Da ultimo per un’analisi dettagliata della fase tardoantico e alto medievale della sequenza stratigrafica individuata in Piazza

dei Miracoli si veda ALBERTI-PARIBENI 2011, pp. 163-193.

683 ALBERTI ET ALII 2006; ALBERTI-PARIBENI 2005. 684 ALBERTI ET ALII 2006.

Stefano e via Galluppi, interessata in epoca imperiale da strutture abitative e produttive, risulta essere rioccupata da sepolcreti685; mentre in Via Marche, presso Porta a Lucca, una vasta necropoli,

frequentata già nel corso dell’età villanoviana (VIII-inizio VII sec. a.C.) e abbandonata alla fine del VI secolo a.C., risulta essere rioccupata come tale nel III sec. d.C.686

L’abbandono dell’assetto agricolo dell’area centuriale, con la caduta in disuso della rete di canali, è da collocare ad un periodo posteriore agli inizi del VI sec. d.C.687

L’arrivo dei Longobardi, documentato dalla metà del VII sec., è testimoniato dalla presenza di tombe con corredo, dall’occupazione di uno spazio con funzione cultuale, come conferma la fondazione di una protocattedrale forse già nel VI sec.688. I pochi contesti contemporanei sono stati individuati in

Piazza Dante, con un sepolcreto datato tra VIII e X sec. e in Piazza dei Cavalieri, dove è stata individuata una fornace per metalli in uso tra VII e X sec.689.

2.2.2. San Rossore

Le campagne di scavo, condotte dal 1998 al 2014, hanno messo in luce una complessa e articolata sequenza stratigrafica, che testimonia la storia di un approdo ‘urbano’ per circa 1200 anni di storia dal VI sec. a.C. al VII sec. d.C. (Figg. 2-3)690.

Si riassumono, di seguito, le fasi discusse recentemente, premettendo che l’analisi dei materiali recuperati porta a continui aggiornamenti della sequenza degli eventi691.

L’analisi complessiva della documentazione stratigrafica ha permesso di ricostruire la sequenza degli avvenimenti riconosciuti nel cantiere, raggruppati in fasi692. Queste ultime indicano range

cronologici a cadenza variabile dai 15 anni a un secolo, corrispondenti ad eventi o gruppi di accadimenti, principalmente alluvioni, che, interessando la piana e il canale, hanno creato il deposito indagato693.

Nei capitoli finali, è stata proposta, inoltre, una periodizzazione specifica dell’Area 5, inserita nella macrosequenza qui discussa.

685 ANICHINI ET ALII 2013, p. 181; ALBERTI ET ALII 2006. Il sepolcreto è caratterizzato da sepolture terragne, alcune volte con

delimitazione in pietre o copertura con tegole, sopra i livelli di abbandono delle domus romane, che per un certo periodo pare aver convissuto con una larga maglia insediativa costituita da edifici prevalentemente in legno.

686 ANICHINI ET ALII 2013, p. 180; DUCCI ET ALII 2011. Le anfore tipo Keay XXXV e XXVII indicano l’estremo periodo di vita della

necropoli, che deve essere collocato entro il V sec. d.C. L’abbandono è probabilmente dovuto allo sviluppo dell’area cimiteriale collocata in piazza del Duomo.

687 CAMILLI 2004B, p. 74.

688 ALBERTI ET ALII 2006; CAMILLI-SETARI 2005, p. 24. 689 ALBERTI ET ALII 2006.

690 Si veda da ultimo REMOTTI 2012, pp. 14-18.

691 REMOTTI 2012, pp. 14-18. Lo studio dei materiali dell’Area 5 ha contribuito ad una revisione delle fasi qui discusse. 692 da ultimo REMOTTI 2012, pp. 14-18.

Figura 2. Sequenza e fasi dal VI sec. a.C. al II sec. d.C. (da REMOTTI 2012, pp. 16-17, figg. 2-3). Fasi e periodi Cronologia Avvenimenti rilevanti e stratigrafia Relitti e contesti

XIII VII sec. Calma fluviale Depositi da scorrimento lento Tronchi semilavorati intrappolati dalla corrente XII VI secolo alluvione Nave D

Xl V secolo alluvione Nave esterna all'area (O) (Spathia)? X inizi V Stasi fluviale? Strutture (molo?, fondazione?) in area 1 IX b Fine IV-inizi V (?) alluvione Barca frammentaria (Q)

a Nave esterna all' area (L)

Nave I VIII b

Seconda metà IV

Impaludamento, riflusso acque salmastre, depositi sottili

Canali di scorrimento

Tronchi semilavorati intrappolati dalla corrente sabbiosi

Sistemazione della linea di riva. Tronchi infissi

Banchina e capanno sulla riva

a Fine lII- metà IV

c Ca. 250-280 d.C. Alluvione? (tracce)

b Stasi fluviale

a

Sottili strati sabbiosi

alluvione Nave A

VI adrianea alluvione

avanzamento linea di riva Barca H Barca F

Nave con carico identificato da scavare (N) V I-II sec. d.C. livelli agricoli

banchina sul canale fornace nelle vicinanze

Barcone P (affondamento non violento?) IV 0-15 d.C. alluvione augustea

avanzamento linea di riva Nave E Barcca G Nave B

Nave C "Alkedo" lII I metà I sec. a.C. Avanzamento

linea di riva terreno drenato

pollini di graminacee ed erbacee prevalenti (disboscamenti)

Canali centuriati

Carico nave (con dalia) esterna ali' area (M

II Ca. 200-175 a.C. alluvione "ellenistica"

avanzamento linea di riva Nave "ellenistica" passerella I VI-V sec. a.C. Prima linea di riva

Pollini relativi ad alberi di alto fusto prevalenti Fondazione di capanne Palificata banchina

Figura 3. Tabella riassuntiva delle fasi/eventi caratterizzanti il deposito delle Navi Antiche di Pisa San Rossore (da REMOTTI

FASE I: VI-V sec. a.C.

Al VI sec. a.C. si riferiscono due capanne absidate694, che sembrano inserirsi in quel modello

insediativo sparso, che caratterizza il territorio pisano di età etrusca; il rinvenimento di vasellame figurato di un certo pregio sembra evocare una certa floridezza, generata dal profondo inserimento di Pisa nella rete dei traffici commerciali arcaici, seguendo la vocazione storicamente marinara riferita per quel periodo anche da Strabone695.

La riva del canale risulta rinforzata da una palizzata696, che si situa nell’angolo Sud-Est del

cantiere (cd. Ampliamento Sud) ed è composta da trentuno pali lignei (leccio, quercia, frassino, olmo)697,

con punta acuminata, infissi verticalmente in depositi costituiti da sabbie fini e argille limose, in strati orizzontali alternati (Fig. 4)698.

Figura 4. L'area della palificata di fondazione vista dall'alto: in rosso sono evidenziate le testate dei pali (da CAMILLI-SETARI

2005, p. 22).

Parallela a questa struttura e distante circa 8 m, si trova, inoltre, una poderosa banchina, orientata Sud-Ovest Nord-Est, che si sviluppa dall’angolo Sud-Ovest dell’area di scavo per una lunghezza di oltre 16 m699. La struttura, collassata in antico, era realizzata con un poderoso muro rettilineo, largo

circa 1,70 m, costruito con grandi blocchi messi in opera a secco, a cui verso l’estremità si addossava un avancorpo di forma quadrangolare costruito con pietre più piccole, da cui si sviluppava un’altra palizzata, rinvenuta in stato di crollo700.