2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore
2.3. Inquadramento geo-morfologico e contesto ambientale dell’approdo di San Rossore
2.3.1. Cenni sull’evoluzione geo-morfologica della piana alluvionale pisana
Il sito archeologico della stazione ferroviaria di Pisa San Rossore si trova in un settore della pianura alluvionale pisana e a poche centinaia di metri a monte della confluenza dei due fiumi Auser e Arno, che hanno protetto la formazione dell’abitato di Pisa889. La presenza di questi due corsi d’acqua,
oltre a caratterizzare marcatamente il paesaggio, è la causa diretta della formazione del contesto890.
In generale, la pianura pisana è espressione della dinamica fluviale (legata ai fiumi Arno e Serchio)891 e costiera892 esplicatasi negli ultimi millenni a seguito di cambiamenti ambientali, sui quali
le variazioni climatiche, le fluttuazioni del livello marino e l’impatto antropico hanno esercitato una complessa influenza893.
Questa parte della pianura è la porzione esposta di un bacino sedimentario sviluppatosi a partire dal MioceneSuperiore(circa 10 milioni di anni fa)894, a seguito di fenomeni di sprofondamento tettonico
in un’area precedentemente caratterizzata dalla formazione e dal sollevamento della catena montuosa dell’Appennino Settentrionale895.
In questo bacino si sono accumulati dal Miocene Superiore sedimenti continentali e marini spessi fino a 2000 metri, che possono essere in parte osservati in affioramenti nelle zone limitrofe alla pianura (colline pisano-livornesi)896. In particolare, all’inizio dell’era quaternaria (epoca del Pleistocene,
circa 1,6 milioni di anni fa), l’area in oggetto è stata interessata da una trasgressione marina, che ha lasciato come testimonianza sedimentaria depositi sabbiosi-argillosi visibili in affioramento lungo il margine occidentale della pianura897. La trasgressione è stata seguita da un graduale abbassamento
marino, cha ha lasciato depositi sabbiosi di spiaggia e di ambiente costiero, dove in precedenza vi erano aree marine898. Durante il Pleistocene Medio le condizioni sono diventate continentali con deposizioni
di ciottoli e sabbie fluviali899. Dal Pleistocene Superiore(circa 120000 anni fa) la pianura pisana è stata
interessata da due fasi di fluttuazione del livello marino, regolate da fenomeni di cambiamento eustatico
886 CAMILLI 2004B, p. 75; CAMILLI 2004A, p. 59; BRUNI 2002, p. 22; BRUNI 2000, p. 33.
887 CAMILLI 2004B, p. 75; CAMILLI 2004A, p. 59; BRUNI 2002, pp. 22-23; BRUNI 2000, p. 33. Numerosi materiali, tra cui anfore tipo
Keay XXV e XXVI, consentono di datare l’esaurirsi dell’utilizzo del porto entro la fine V-inizio VI sec. Nei livelli più superficiali sono stati recuperati resti di pavimenti in mosaico, pareti affrescate, stucchi e membrature architettoniche di marmo, oltre che una piccola statua di marmo con tracce di restauri antichi, che hanno consentito di datare l’abbandono dell’area portuale a partire dal V-VI sec., in connessione con l’opera di demolizione della città e l’impianto di una vasta area cimiteriale (così come è stato evidenziato dagli scavi nella zona di Piazza del Duomo).
888 La questione è ben riassunta in BRUNI 2002, pp. 17-19.
889 BENVENUTI ET ALII 2006 ; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 12 ; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 12; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 74; CAMILLI 2004 A; BRUNI
2003, p. 103.
890 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 12; CAMILLI ET ALII 2006c, p. 12. 891 BENVENUTI ET ALII 2006.
892 BENVENUTI ET ALII 2006.La piana alluvionale è caratterizzata da una densa rete di canali di drenaggio secondari, in larga parte
caratterizzati da dighe artificiali, ma anche da canali fluviali abbandonati (tra questi, il maggiore è Fiume Morto e Fiume Morto vecchio che suggeriscono la presenza di una piana costiera, che deve esserci stata almeno 2000 anni fa).
893BENVENUTI ET ALII 2006; BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 87.
894 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006c, p. 1; CAMILLI-SETARI 2005, p. 14; BRUNI 2003, p. 103. 895 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 87.
896 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, pp. 87-88.
897 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A; BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 88.
898 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19; BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 88. 899 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 88.
e climatico di significato globale900. Tali fasi coincidono con la penultima e ultima glaciazione, durante
le quali i ghiacci delle calotte polari, soprattutto quella artica, sono avanzate verso latitudini più basse e i livelli marini sono scesi significativamente (fino a 120 m più bassi del livello del mare attuale nell’ultima glaciazione)901. A seguito di ciascuna fase glaciale la pianura costiera doveva presentarsi più estesa di
quella attuale e interessata da valli fluviali in parte colmate da sedimenti ghiaiosi-sabbiosi902. Con i
successivi miglioramenti climatici, avvenuti nelle fasi interglaciali, l’incremento del livello marino ha prodotto processi diversi nelle pianure costiere903. Nella piana pisana i depositi, che segnano il
miglioramento climatico dopo la penultima fase glaciale, sono costituiti da depositi sabbiosi, tipici di ambienti costieri simili a quelli presenti lungo il litorale livornese, che testimoniano, anche in questo caso, l’innalzamento marino noto come Tirreniano904. La risalita è stata complessa e discontinua con
una prima fase da 13000 a 11000 anni fa e una seconda da 10000 a 5000 anni fa (Primo-Medio Olocene)905. Durante quest’ultimo periodo, si sono sviluppati depositi argillosi lagunari, definiti
pancone906.
La pianura pisana, a partire dal periodo Eneolitico (3000-2000 anni fa)907, è stata interessata dal
variare della deposizione da ambienti continentali, durante il periodo glaciale, ad ambienti costieri (spiaggia, laguna e laghi costieri) e di pianura fluviale a bassa energia durante il miglioramento climatico olocenico908.
La formazione della piana alluvionale ha avuto inizio attorno al 1900 a.C. in seguito al riempimento delle paludi e allo sviluppo successivo di pianure non drenate e successivamente drenate909.
Quando l’uomo ha iniziato ad occupare la pianura pisana la linea di costa, rispetto alla posizione attuale, si trovava molto spostata verso terra910 ed il livello del mare doveva essere 1-2 m più basso di
quello attuale911. Dall’età del Bronzo fino all’età romana, sono state riconosciute almeno tre fasi di
aggradazione della pianura pisana, relative a corpi di rotta e argini fluviali, che documentano un’elevata dinamicità del sistema fluviale protostorico della piana pisana, connessa al fiume Arno912. In special
modo, un’evidente progradazione della piana è documentata nel centro storico di Pisa, a Nord dell’Arno, nel periodo compreso tra l’età del Ferro a quella arcaica (860-400 a.C.); in questa fase è attestato lo sviluppo di paludi in zone morfologicamente depresse situate a lato di uno o più paleocanali913.
In età romana numerosi insediamenti sono documentati nell’ambito di una piana alluvionale costiera, interessata dalla presenza di numerosi tracciati fluviali con andamento meandriforme e caratterizzati da frequenti variazione dell’alveo914. In questo periodo parte della pianura risulta essere
sommersa da acque fluviali e marine, che, ristagnando in permanenza, hanno creato nel tempo zone paludose915. Per quanto riguarda la linea di costa, Plinio segnala la vicinanza della città alla costa e dalle
notazioni di Strabone è stato possibile puntualizzare la distanza dal mare a circa 20 stadi916, ovvero 4
900 BENVENUTI ET ALII 2006; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19; BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 88. 901 BRUNI 2003, p. 103;BRUNI 2000, p. 88.
902CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19; BRUNI 2003, p. 103. 903 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 88.
904 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, pp. 88-89. 905 BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, pp.88-89. 906 AMOROSI ET ALII 2013; SARTI ET ALII 2010. 907 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A.
908 Da ultimo AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A, pp. 131-132, che stima le ultime fasi di esistenza dell’ambiente lagunare
a Nord di Pisa in un’età compresa intorno a 3650 anni a.C.; BENVENUTI ET ALII 2006; BRUNI 2003, p. 103; BRUNI 2000, p. 89.
909 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A.
910 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19. 911 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19. 912 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A.
913 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A
914 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19.
915 AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19. Sono nate così zone
paludose, quali il Padule di Agnano (ai piedi del Monte Pisano), il sistema Stagno-Coltano (oltre il lago di Bientina) e la zona interessata da acque marine tra le dune sabbiose del litorale.
km a monte dell’attuale917. La linea di costa ha raggiunto il massimo arretramento nel corso del II-I sec.
a.C.918, probabilmente in connessione con un periodo di crescita del profilo costiero, corrispondente
all’erosione dei rilievi interni collegata all’intenso disboscamento, di cui l’area è stata oggetto in età romana919. In epoca successiva si verifica un generale avanzamento, alternato a possibili arretramenti
(specialmente in corrispondenza della foce dell’Arno) fino alla metà del XIX sec.920.