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3. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore: Area 5

3.1. Le vicende di scavo dell’Area 5

3.1.1. Indagini archeologiche 1998-2001

La prima fase delle indagini archeologiche è stata caratterizzata da un intervento rientrante nella tipologia degli scavi di emergenza, che si riflette bene nelle procedure e nella documentazione prodotta (fotografie, sezioni stratigrafiche, diari di scavo)1232, risultata non sempre esaustiva ai fini della

ricostruzione delle stratigrafie1233. I risultati di questo lavoro di rilettura del contesto, dunque, risentono

inevitabilmente di tali lacune e della mancanza di molti dati, ormai non più disponibili per ricostruire le dinamiche formative del contesto.

Le dinamiche dello scavo riflettono gli obiettivi della prima campagna, che sono stati quelli di verificare la consistenza delle evidenze archeologiche preliminarmente alla realizzazione degli edifici da parte delle Ferrovie dello Stato1234.

L’Area 5, come si è visto, si colloca nella parte Nord-Ovest del Cantiere, con una forma pressappoco ovale in pianta. La morfologia e le sue dimensioni, circa 23 m di lunghezza Est-Ovest e circa 10 m di larghezza Nord-Sud, sono state dettate dalla presenza della Nave D.

Le prime operazioni di scavo hanno consentito l’eliminazione del cemento superficiale, che è stato sistemato nel corso di precedenti lavori di scavo, quando sino a quota di –5 m (rispetto al piano di calpestio) non sono state rinvenute evidenze archeologiche.

Una delle difficoltà incontrate nel corso di questa prima campagna di scavo ha riguardato la risalita dell’acqua di falda, che se da un lato ha garantito il mantenimento in perfetto stato di conservazione di gran parte dei manufatti di materiale organico, dall’altro non ha sempre permesso una chiara identificazione della successione stratigrafica. Questo aspetto ha influenzato le procedure dello scavo, che, pur essendo condotto in un contesto di terraferma, ha richiesto una serie di strategie di indagine legate alle metodologie dell’archeologia subacquea. Considerata la situazione di emergenza, dettata dalla necessità di un recupero rapido delle strutture lignee emergenti, si è fatto ricorso ad una

1232 Lo studio del contesto dell’Area 5 si è basato, soprattutto, sui dati derivanti da diari di scavo e sulla lettura delle sezioni

stratigrafiche, realizzate dalla cooperativa Co.Idra s.r.l. e digitalizzate dalla Ditta Tecnostudio e dalla cooperativa ARA.

1233 Al momento, appaiono irreperibili anche le Schede US di alcuni strati individuati negli anni 1998-2001, nonché eventuale

documentazione post scavo (relazioni, periodizzazione, piante di fase).

1234 L’individuazione del deposito archeologico, com’è noto, rientra in un programma edilizio, che prevedeva la costruzione di

un fabbricato pertinente alla linea ferroviaria di San Rossore. La zona è stata sottoposta a vincolo di rispetto relativo all’area della città antica e pertanto i lavori hanno richiesto l’assistenza archeologica. In seguito ai primi rinvenimenti, è stato stipulato un accordo tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e la Rete Ferroviaria Italiana, che si è così assunta l’onere finanziario delle indagini archeologiche, a fronte dell’impegno a condurre a termine le operazioni nel più breve tempo possibile.

procedura di intervento tipica dello scavo archeologico subacqueo, quale lo stacco, un’operazione imitante le tecniche dello strappo su scavi in terra1235. L’ambiente fisico, in cui nei primi mesi di scavo

gli archeologi hanno operato, ha reso necessario l’utilizzo di questa tecnica, applicata nei casi in cui le stratigrafie risultano illeggibili per le difficili condizioni del contesto1236.

Questo inconveniente della risalita dell’acqua di falda è stato superato realizzando un impianto di un sistema di drenaggio, basato su pompe meccaniche tipo Well Points. In seguito a questo intervento, la zona della Nave D, così come le altre sub aree, è stata delimitata, infatti, da un sistema di palancole, necessarie per il funzionamento delle Well Points (realizzate nel febbraio del 1999).

I saggi hanno costituito lo strumento principale di indagine e, considerate le numerose e diversificate difficoltà poste dallo scavo, hanno assunto dimensioni variabili a seconda della natura della stratificazione e della posizione, in cui sono stati impiantati1237. L’utilizzo dei saggi ha causato, però, una

certa separazione fisica dei depositi unitari, complicando sensibilmente la lettura complessiva della stratigrafia del contesto1238.

Ulteriori criticità sono scaturite dalle tempistiche dell’intervento, la cui priorità assoluta è stata il recupero delle imbarcazioni, per evidenti problemi di conservazione connessi alla natura stessa del materiale ligneo, sensibile alle variazioni di temperatura e di umidità. Lo sforzo maggiore, infatti, è stato quello di conciliare i tempi rapidi del degrado delle strutture delle navi, con le esigenze dello scavo stratigrafico. La precarietà delle strutture lignee ha imposto agli archeologi di adottare una metodologia di scavo a ‘a sezione’1239, consistente nello scavo di porzioni di imbarcazioni di dimensioni ridotte, nel

loro immediato lavaggio e nell’applicazione del guscio di vetroresina delle stesse a scopo conservativo1240, che ha determinato, al tempo stesso, l’impossibilità di una visione degli elementi nella

loro completezza1241.

L’irregolare posizionamento delle navi rinvenute insieme alla loro fragilità strutturale ha reso difficoltosa l’accessibilità da parte dei rilevatori di porzioni delle stesse, impedendo l’utilizzo del rilievo fotogrammetrico1242; nonostante questa difficoltà logistica, i topografi sono riusciti a realizzare il rilievo

tridimensionale dell’imbarcazione e la relativa documentazione fotografica1243.

L’eccezionalità e la complessità del ritrovamento, dunque, hanno determinato una specifica organizzazione del lavoro, con un’équipe, costituita da competenze diverse, capaci di operare all’interno delle varie aree, che comprendevano una o più navi esplorate contemporaneamente1244.

Dal 2000 la strategia di intervento è stata modificata, introducendo la procedura di scavo per trincee, funzionali al montaggio del telaio metallico necessario per il sollevamento della nave D. Tali trincee dovevano, inoltre, seguire una precisa inclinazione e raggiungere la quota esatta data dall’altezza del telaio. La leggibilità complessiva delle stratigrafie, così come la loro esplorazione, è stata, dunque, comprensibilmente influenzata dalle esigenze di tutela delle imbarcazioni.

Vengono sintetizzate, di seguito, le fasi principali e i rinvenimenti che hanno caratterizzato le prime due campagne di scavo. La prima ha inizio nel Novembre 1998 ed è terminata l’anno seguente;

1235 GAMBOGI 2004, p. 82,

1236 Mentre TORTORICI 1998, p. 45 suggerisce lo scavo estensivo di «un relitto, un complesso archeologico, sott’acqua o fuori

dell’acqua, si comprendono solamente se scavati per ampi settori, anziché per singole campionature».

1237 Nel corso della seconda campagna di scavo i sondaggi hanno una larghezza tra 1,20 e 2 m e una lunghezza tra 1, 80 e 2 m

circa.

1238 CAMILLI 2004c, p. 75. 1239 CAMILLI ET ALII 2006, p. 218.

1240 La vetroresina è suddivisa in pannelli di 1 m, ma le cui dimensioni possono variare a seconda delle parti della nave da

ricoprire. I vari pannelli combaciano tra loro e sono fissati con bulloni, che consentono una facile apertura della struttura. CAMILLI ET ALII 2008, p. 218 che evidenzia come il sistema abbia dato risultati positivi, permettendo il protrarsi dei tempi tecnici

di scavo (anche per periodi superiori ai 36 mesi) con conseguenze trascurabili sullo stato di conservazione del legno. Lo strato protettivo garantiva alla superficie del legno una certa anaerobicità e riparo dalla luce, assicurando, nello stesso tempo, un’umidità costante grazie al sistema di irrigazione temporizzata

1241 BRUNI 1999, p. 17.

1242 Per l’analisi in dettaglio delle tecniche di rilievo utilizzate BRUNI 1999, p. 17. L’insieme di questi fattori ha precluso l’utilizzo

del rilievo fotogrammetrico, determinando la scelta della metodologia del rilievo strumentale.

1243 REMOTTI-MACHETTI 2008, p. 809.

la seconda è stata avviata nel corso del gennaio del 2000, proseguendo sino all’estate dell’anno successivo.

Nel primo mese le indagini si sono concentrate lungo il lato orientale e meridionale della nave, per poi spostarsi al suo interno e nell’angolo Sud Est dell’Area 5. Nel mese di aprile dello stesso anno è stato messo in luce il perimetro dell’imbarcazione ed è stato aperto un sondaggio all’interno del relitto, nella sua parte centrale. Quest’ultimo è stato immediatamente ricoperto per salvaguardare il più possibile l’imbarcazione D e quella sottostante (Nave I), in vista delle successive procedure di resinatura e di preparazione per il sollevamento.

In generale, la prima campagna di scavo ha consentito, in tal modo, l’individuazione di gran parte del relitto D. I lavori hanno preso avvio lungo la fiancata Sud, che, al momento dello scavo, presentava nella parte più alta le ordinate lesionate, mentre il doppio fasciame risultava in buono stato di conservazione. Lo scavo è proseguito all’interno della fiancata Nord ed all’interno della struttura, nella zona della poppa, dove è stato rinvenuto, dopo il secondo baglio, il boccaporto. Nel corso di questa campagna di scavo sono stati messi in luce gran parte dei bagli, che collegano le due fiancate, e è stato individuato in uno di questi l’alloggiamento semicircolare per l’albero. Dal momento che l’inclinazione della nave ed il suo conseguente decentramento hanno compromesso la prosecuzione di uno scavo estensivo, è stata adottata una differente procedura metodologica, caratterizzata dalla realizzazione di sondaggi all’interno e all’esterno del natante1245. Il primo Saggio n. 1, presso la zona della poppa, ha

permesso il rinvenimento di un’estesa porzione dell’imbarcazione, scoprendo il fasciame per una lunghezza di 1,20 m. Il Saggio n. 2 è stato realizzato nella parte centrale della fascia esterna Nord del relitto e ha consentito la scoperta di una sovrastruttura collocata pressoché al centro della nave. Il Saggio n. 3, aperto più ad Ovest rispetto ai precedenti, ha consentito l’individuazione di un altro settore della fiancata della nave (per una lunghezza di un 1, 80 m) e, pur raggiungendo profondità di 1,80 m1246,

non è stato possibile individuare in maniera estensiva il fasciame lungo il lato orientale del relitto1247. Il

Saggio n. 4, posizionato nei pressi della prua, lungo circa 2 m, ha permesso il rinvenimento di un’altra sovrastruttura simile a quella individuato lungo il lato meridionale e come quella destinata a sostenere i bagli, che dovevano sorreggere l’albero1248. Gli ultimi interventi della prima campagna di scavo hanno

interessato la porzione interna del relitto, scoprendo una parte del ponte, che presenta caratteristiche simili a quello rinvenuto presso la poppa1249.

Nell’ambito della stessa campagna di scavo, è stata messa in luce, lungo il lato Sud della Nave D, un’altra imbarcazione (definita US 71, successivamente identificata come Nave I), di cui è stato ipotizzato, al momento della scoperta, il rinvenimento di una parte del carico (US 72)1250.

La seconda campagna di scavo nell’Area 5 ha avuto inizio il 13 giugno 2000 e ha consentito la realizzazione di sondaggi (80 x 80 cm) in corrispondenza dei punti in cui si era previsto l’impianto del telaio, nell’area circostante il relitto per permetterne il sollevamento. I sondaggi, in particolare, sono stati realizzati lungo la fiancata occidentale dell’imbarcazione, in corrispondenza dei picchetti D1, D5 e D8, in prossimità di saggi già scavati nella precedente campagna di scavo.

Il primo di questi sondaggi è stato posizionato in corrispondenza della prua, mentre l’ultimo nei pressi della poppa dell’imbarcazione. Oltre ai sondaggi menzionati, è stato avviato lo scavo di un saggio di verifica (70 x 60 cm), posto a 80 cm a Sud del picchetto D2 e molto vicino alla fiancata occidentale della Nave D. Lo scopo di quest’ultimo intervento è stato quello di accertare la presenza di un legno di oltre 6 m, indiziato ma non recuperato nella campagna di scavo precedente. L’indagine è proseguita in molti settori già scavati in precedenza, soprattutto lungo la fascia meridionale dell’imbarcazione. Un

1245 I saggi sono stati definiti da una numerazione progressiva a partire dalla poppa 1246 La misura si riferisce all’altezza della fiancata della nave.

1247 La decisione di fermarsi a quota più alta deriva dalla forte instabilità della nave. 1248 BRUNI 2000, p. 49.

1249 L’unica differenza è costituita dalla presenza di una botola quadrata nella parte centrale, funzionale accesso dall’esterno

del ponte al sottoponte.

1250 Una volta individuato il relitto I, è stato deciso di ricoprire il saggio per salvaguardare i due relitti; dal momento che per

quanto riguarda la Nave D è stato necessario mantenere libertà di movimento sia per lo scavo sia per l’applicazione del guscio di vetroresina nonché per la preparazione del sollevamento, mentre per la Nave I è stato tentato di conservare il relitto in un ambiente anaerobico.

altro sondaggio, funzionale alla realizzazione del telaio, è stato realizzato in corrispondenza del picchetto D4. Tra il picchetto D11 e D17, inoltre, è stata scavata una trincea, che ha consentito la scoperta della fiancata dell’imbarcazione sottostante al relitto D, ovvero la Nave I. Nelle ultime fasi, le ricerche si sono concentrate all’interno della struttura navale, procedendo allo scavo delle ultime Unità Stratigrafiche, sottoposte a quelle individuate nel corso della precedente campagna. I lavori, infine, si sono interrotti il 2 luglio del 2001.

3.1.2. Indagini archeologiche 2004-2005

Nell’ambito dell’Area 5, l’indagine archeologica è proseguita tra l’estate del 2004 e quella del 20051251. Questa fase di scavo ha interessato superfici non particolarmente estese, la cui dimensione è

stata condizionata dagli interventi eseguiti nel corso delle precedenti campagne. La peculiare situazione stratigrafica ha reso necessaria una continua rielaborazione delle strategie di intervento. Dal punto di vista metodologico, l’indagine è stata adottata la tecnica di scavo per settori (indicati con numerazione progressiva e in numeri arabi, da 1 a 10), di forma e dimensioni non uniformi, dettati dalle caratteristiche specifiche di ogni singola zona e dalle tempistiche e modalità di intervento sulla struttura lignea dei relitti1252. Lo scavo nell’Area 5 si è concluso il 30 settembre del 2005, in seguito al sollevamento della

Nave D, messa in sicurezza con il sistema costituito da un guscio di vetroresina e dall’ancoraggio ad una struttura metallica, in grado di sostenere le sollecitazioni durante il suo trasporto nei locali del Centro di Restauro del Legno Bagnato attigui all’area di scavo.

Il posizionamento dei settori di scavo è stato condizionato dai precedenti interventi e l’indagine 2004-2005 è stata condotta nelle porzioni risparmiate nel corso delle campagne 1998-2001. I settori 11253, 2, 6 sono stati impiantati con il seguente ordine a partire da Ovest verso Est e sono stati posizionati

nell’area occupata dalla prua della Nave D. I settori sono caratterizzati da forma irregolarmente rettangolare, allungata in senso Nord-Sud. Il settore 1 (2,5 x 2m), nello specifico, presenta un’estensione irregolarmente rettangolare e occupa la punta occidentale della Nave D. Il Settore 3 (4 x 4m), contiguo a quello 4, collocato presso la porzione nordorientale della poppa della Nave D, copre una superficie irregolarmente quadrangolare. Il settore 5 si sovrappone alla porzione settentrionale del settore 6. I settori 7 e 8 (contigui e il primo si trova a Ovest del secondo), di forma irregolarmente rettangolare, si estendono nell’area compresa fra la paratia del ponte di poppa e quella del ponte di prua (e nello spazio fra le loro ideali proiezioni a Nord del relitto), ovvero all’interno del natante. Nel settore 7, è stato realizzato lo scavo dell’interno della Nave D, già indagata esternamente. Il settore 9 è posto immediatamente a Nord-Est della paratia del ponte di poppa, che ne costituisce il limite Sud-Ovest; mentre a Sud la presenza della Nave I ha ampiamente limitato l’estensione di questa porzione dello scavo. Il settore 10 è compreso tra quello 9 a Ovest e quello 4 a Est, al di sotto della punta estrema della poppa della Nave D.

La presenza di resti della Nave D e di quella I, disposti l’uno sull’altro, ha molto condizionato l’attività di scavo, svolta con modalità e tempistiche legate alla necessità, in primo luogo, di interventi tempestivi sui relitti e la volontà di documentare le strutture lignee nel modo più esaustivo possibile da parte di specialisti di varie discipline1254. A rendere più complessa la situazione è stata la presenza di

grossi tronchi lignei semilavorati, alcuni dei quali direttamente incastrati tra le bitte della Nave D ed il fasciame della barca I1255.

Lo scavo ha consentito la scoperta della stratigrafia formatasi precedentemente e contemporaneamente all’affondamento del relitto, che è stato completamento scavato a partire dalla

1251 CAMILLI ET ALII 2006A. Si rimanda a questo contributo per una sintesi completa dei ritrovamenti e l’interpretazione della

stratigrafia. Si ringrazia il Dott. A. Camilli per aver messo a disposizione la documentazione di scavo delle indagini archeologiche effettuate nell’Area 5 dal 1998 al 2014, permettendo la ricostruzione stratigrafica del contesto.

1252CAMILLI ET ALII 2006A.

1253 L’area del settore 1 risultava interessata da un sondaggio effettuato nel corso prima campagna di scavo, precisamente tale

zona era denominata in Saggio n. 1 nella campagna 2000-2001.

1254 CAMILLI ET ALII 2006C. 1255 CAMILLI ET ALII 2006C.

prua, già portata in luce durante le indagini del 1998-20011256. Gli strati, individuati nei settori 5 e 6, si

sono deposti successivamente all’affondamento della Nave D (Fig. 15). Nell’ambito del settore 8 i depositi posteriori al relitto risultano essere presenti all’esterno e sono stati completamente asportati all’interno. Relativamente al settore 9, lo scavo ha restituito la stratigrafia al di sotto del ponte di poppa della Nave D, a ridosso della fiancata settentrionale e formatasi a seguito del suo affondamento. Infine, il settore 10 ha permesso l’individuazione di una sequenza stratigrafica particolarmente compromessa dall’erosione dell’acqua, che è stata utilizzata per mantenere costante l’umidità del relitto. Sia nel settore 10 che in quello 9 la parte interna dell’imbarcazione era già stata completamente indagata.

Figura 15. La nave D in corso di scavo (da CAMILLI-SETARI 2005. p. 77).

3.1.3. Indagini archeologiche 2013-2014

Le indagini effettuate tra il settembre 2013 e l’estate del 2014 hanno avuto come scopo lo scavo e il sollevamento della Nave I (già individuata nella campagna del 1999 e scavata parzialmente negli anni 2004-2005, mettendone in luce l’estremità orientale e quella occidentale). L’obiettivo è stato quello di analizzare i depositi associati al naufragio del natante e quelli precedenti a tale evento. La stratigrafia è risultata da subito profondamente compromessa a causa di numerosi interventi (tagli artificiali, riempimenti di sabbia, etc.), derivanti dal sollevamento della Nave D, avvenuto nel corso della precedente campagna di scavo. Nell’ambito di questi interventi, gli archeologi ipotizzano il rinvenimento delle sponde dell’alveo fluviale1257, i cui limiti sarebbero stati rintracciati in seguito all’analisi della

disposizione del materiale e delle quote altimetriche, che presentano un accrescimento da Est a Ovest, in maniera corrispondente alla porzione di alveo rinvenuta nell’Area 1 (su cui si è adagiata la Nave A).

Lo scavo stratigrafico ha interessato, dapprima, i livelli presenti all’interno della Nave I. Successivamente, il sollevamento dell’imbarcazione ha consentito l’indagine sistematica dell’intera area. Nei pressi del limite occidentale dell’Area 5 è stato posizionato un saggio (definito A), di forma quadrangolare (circa 1,87 m x 2,50 m), all’interno del quale è stata posizionata un’idrovora. I limiti di questo saggio sono stati, in seguito, allargati per il rinvenimento e il sollevamento di un dolio Z401 (con mezzo meccanico), ma, in questo settore, lo scavo è stato interrotto a causa della risalita dell’acqua1258,

che ha reso difficile la rimozione del dolio stesso.

1256 È stato possibile individuare solo uno strato (US 5254), a contatto con la struttura lignea in questo settore

dell’imbarcazione. Si tratta di un sottile livello di limo e sabbia, con molti inclusi vegetali e scarsi reperti ceramici, peraltro poco indicativi per la datazione.

1257 È stato ipotizzato in base alle quote altimetriche e alle pendenze degli strati indagati che la sponda meridionale del

paleoalveo dovrebbe collocarsi in prossimità del palancolato Sud, all’esterno dell’Area 5, mentre quella settentrionale è stata collocata all’esterno dell’area di scavo o nelle sue vicinanze.

Così come per le precedenti, anche per questa campagna di scavo le ragioni di sicurezza hanno prevalso; per tale motivo l’area non è stata scavata in modo unitario, ma sono state privilegiate le porzioni, dove erano presenti reperti lignei, che dovevano essere prelevati1259.

A causa dell’instabilità del palancolato metallico, posto a delimitazione dell’intera area, lo scavo è stato sospeso senza raggiungere le quote di progetto, prelevando solo i materiali di superficie dagli strati in quel momento esposti.

3.2. Il contesto storico-archeologico

L’analisi dei materiali rinvenuti nel corso delle ricerche1260, a fronte delle difficoltà discusse, si è

dimostrata, pertanto, imprescindibile per il tentativo di ricostruzione dei processi di formazione del contesto dell’Area 5.

Uno degli obiettivi raggiunti è stata la ricomposizione dei rapporti stratigrafici, utilizzando le informazioni desunte dal giornale di cantiere, dai rilievi e dalle foto delle sezioni in parete, dalle piante di strato e da quelle di fase, e, lì dove presenti, dal diagramma stratigrafico e la relativa relazione di scavo. Sono state, soprattutto, le sezioni (derivanti sia dalle fotografie di scavo sia dalla relativa documentazione grafica) a consentire la ‘visualizzazione’ delle relazioni fisiche tra le varie US, al di là degli aspetti descrittivi, e, al tempo stesso, sono state fondamentali per l’individuazione delle dinamiche formative del contesto, permettendo la distinzione dei livelli alluvionali dalle fasi di stasi fluviale. È stato possibile, in questo modo, elaborare una prima proposta di periodizzazione delle Unità stratigrafiche individuate nel corso delle quattro campagne di scavo.

In questa sezione, si presentano le sequenze stratigrafiche e, nel caso delle indagini più recenti,