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2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore

2.3. Inquadramento geo-morfologico e contesto ambientale dell’approdo di San Rossore

2.3.3. Deposito fluviale di San Rossore: status questionis

Le conoscenze geologiche conseguenti allo studio sedimentologico del contesto stratigrafico di San Rossore hanno permesso di identificare la presenza di un preesistente alveo fluviale posto circa 1 km a Nord di un’ansa del fiume Arno990.

In epoca romana questo antico canale doveva essere inattivo e rappresentare un paleoalveo di un corso d’acqua, che si era spostato da quest’area991. Questo canale poteva costituire l’antico corso o

meandro del fiume Serchio (Auser in età romana), che in epoca preromana, così come mostra l’analisi sedimentologica del riempimento relativo alla lithofacies (a), poteva sfociare direttamente in mare, in modo da consentire alle navi il trasporto dei loro carichi in acque tranquille verso la città di Pisa, e che successivamente andava a confluire in Arno presso Pisa (come citato da Strabo., V.2.5)992. Una seconda

ipotesi suggerisce che questo paleoalveo poteva rappresentare un antico corso verso Nord-Ovest del fiume Arno993. Questo canale, abbandonato nel periodo romano ma ancora connesso al mare,

rappresentava una maniera conveniente per raggiungere il mare, dove carichi di larghi natanti commerciali erano raccolti e trasportati in città da una flotta di piccole navi fluviali994.

Sulle dinamiche di formazione del deposito, in termini geologici, è evidente che si tratta di una originaria depressione colma d’acqua (profonda mediamente 4-5 m; inoltre al centro presenta una profondità circa 6-7 m rispetto al piano di campagna), verosimilmente un corso minore, nel quale transitavano le imbarcazioni995. La stratigrafia archeologica sembra testimoniare, anche grazie

all’osservazione della forma e della disposizione dei canali e delle cavità di turbolenza, un lento scorrere delle acque in senso Est-Ovest, confermando l’identificazione del canale principale con un corso fluviale, più che con un bacino lacuale o palustre996.

È stato possibile individuare, attraverso la lettura stratigrafica dei sondaggi, i limiti del bacino, che seguiva una direzione Est Nord-Est Ovest Sud-Ovest e si interrompeva nella fascia di terreno ad

983 CAMILLI 2004B, p. 67; CAMILLI 2004A, p. 54; TANGHERONI 2003, p. 93; BRUNI 2003, pp. 32-34; BRUNI 2000, p. 21. 984 TANGHERONI 2003, p. 93; BRUNI 2002, p. 22.

985 BRUNI 2003, p. 37. 986 BRUNI 2003, p. 37. 987 BRUNI 2003, p. 37. 988CAMILLI 2004A, p. 54.

989AMOROSI ET ALII 2013; AMOROSI ET ALII 2012A. 990 CAMILLI-SETARI 2005, p. 14; BRUNI 2003, p. 106.

991 BENVENUTI ET ALII 2006; CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 20; CAMILLI-SETARI 2005, p. 14; BRUNI 2003, p. 106.

Mentre CAMILLI ET ALII 2005a, p. 75, ipotizza che il paleoalveo del corso d’acqua era ancora attivo.

992 CAMILLI ET ALII 2009; BENVENUTI ET ALII 2006; CAMILLI-SETARI 2005, p. 14; BRUNI 2003, pp. 106-107. In tal senso, gli Etruschi hanno

realizzato un primo approdo fluviale sulla riva meridionale di un canale attivo attraverso cui raggiungevano il mare.

993 BRUNI 2003, p. 107. 994 BENVENUTI ET ALII 2006.

995 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 20; CAMILLI 2004A, p. 59; CAMILLI 2004B, p. 79; BRUNI 2003, p. 106. 996REMOTTI 2012, p. 13; CAMILLI 2004A, p. 59; CAMILLI 2004B, p. 79.

Ovest dell’area di scavo997. Questo sembra confermato anche dalla presenza, a poche centinaia di metri

ad Ovest dello scavo, di un livello antropizzato riferibile all’Età del Ferro998, posto ad una quota di circa

2 m inferiore all’attuale piano di campagna999. Per quanto riguarda la delimitazione del canale ad Est

dello scavo vi sono una quantità minore di riferimenti diretti, ma in base a dati geomorfologici è possibile individuarlo presso il limite Est dell’Ampliamento Sud, con direzione Est Nord-Est Ovest Sud-Ovest, come sembra indicare anche la presenza di una palificata trovata al limite Sud-Est dell’area di scavo e quindi pressoché parallela al limite Ovest1000.

La ricostruzione paleoidrografica della piana dei fiumi Arno e Serchio in epoca romana, basata anche sul rinvenimento di siti archeologici sparsi che si datano al Neolitico, suggerisce che l’approdo di Pisa è stato localizzato a circa 3-4 km dalla linea di costa attuale, in una piana alluvionale possibilmente caratterizzata da due principali corsi fluviali: il paleo Serchio che scorreva verso Sud e il Paleo Arno con andamento Ovest Sud-Ovest1001.

La disposizione della maggior parte delle imbarcazioni rinvenute, che si devono essere accatastate nel sito del Cantiere, pare essere, inoltre, condizionata dalla compresenza dell’ansa fluviale1002 e presumibilmente dello sbocco di un canale artificiale1003, inquadrato nella maglia

centuriale pisana, a breve distanza dalla città1004. In tal senso, è stata formulata l’ipotesi che si tratti

molto probabilmente, in età romana, di un braccio di un corso d’acqua prossimo alla città, quindi soggetto ad intenso traffico fluviale, che attraversava un’area suburbana centuriata, per lo più agricola, caratterizzata da una fitta rete di canalizzazioni, e che presentava alcuni apprestamenti privati di attracco relativi alle fattorie circostanti, in stretta analogia con l’attuale darsena pisana1005.

Le particolari condizioni idrografiche, caratterizzanti questo settore specifico della piana pisana, non hanno creato un ambiente acquitrinoso in età romana, proprio per la messa in opera di canalizzazioni, inquadrate nella maglia centuriale1006. Tali canali assicuravano un sufficiente drenaggio

e rendevano i pesanti terreni alluvionali coltivabili dai discendenti dei coloni1007 per la produzione di

frumento e vino, come ricordato da Plinio1008. La rete dei canali e di corsi naturali rettificati è evidente

dalla lettura della carta leonardiana del comprensorio pisano, che distinguono quest’area dalla padula1009.

La presenza dei relitti e dei relativi materiali archeologici in progressivo avanzamento verso Nord-Ovest nel corso delle diverse fasi di vita e i dati provenienti da carotaggi supportano l’ipotesi che questo paleoalveo è stato caratterizzato da un segmento più profondo vicino alla riva settentrionale1010.

Questo prova che si tratta di un corso fluviale meandriforme abbandonato1011. L’utilizzo del paleocanale

in epoca romana come approdo fluviale è reso possibile dall’esistenza di porzioni residuali più profonde vicine alla riva settentrionale, non ancora riempite da segmenti detritici a carattere alluvionale1012.

Periodiche alluvioni ad alta magnitudine provenienti da un corso fluviale vicino hanno provocato un

997 CAMILLI ET ALII 2005A, p.75; gli strati, associati agli eventi alluvionali, presentano tutti la stessa direzione verso Ovest Sud-

Ovest, rendendo plausibile l’attribuzione di queste piene ad un unico corso fluviale.

998 BRUNI 2003, p. 106.

999 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 20 ; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 20; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 75 ; BRUNI 2003, p. 106. 1000 CAMILLI ET ALII 2005, p. 75.

1001 BENVENUTI ET ALII 2006.

1002 REMOTTI 2012, p. 13; CAMILLI 2004A, p. 59; CAMILLI 2004B, p. 79. 1003 REMOTTI 2012, p. 13; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 75.

1004 CAMILLI ET ALII 2005A, p. 75.

1005 REMOTTI 2012, pp. 13-14; CAMILLI ET ALII 2009; CAMILLI 2004A, pp. 56, 60; CAMILLI 2004B, p. 69, 80. Una situazione acquitrinosa

è quella riportata dalle fonti medievali e dalla cartografia rinascimentale.

1006 CAMILLI 2004A, p. 56; CAMILLI 2004B, p. 69.

1007 CAMILLI 2005, p. 2; CAMILLI 2004A, p. 56; CAMILLI 2004B, p. 69 ma in BRUNI 2003, p. 42 opere di drenaggio sono visibili dalle

foto aeree, oltre ad essere state rinvenute nello stesso cantiere (risalenti anche a fasi precedenti la romanizzazione).

1008 CAMILLI 2004B, p. 69; Plinio, Nat. Hist. 18, 86-87, 109; Plinio, Nat. Hist. 14, 3,39. Cfr. BRUNI 2003, p. 40. 1009 CAMILLI 2004B, p. 69.

1010 BENVENUTI ET ALII 2006. 1011 BENVENUTI ET ALII 2006. 1012 BENVENUTI ET ALII 2006.

progressivo spostamento dell’area a causa della migrazione di macroforme accrescenti verso Nord- Ovest, che hanno causato, infine, la definitiva obliterazione del canale1013. Secondo A. Camilli le

esondazioni disastrose dell’Arno hanno spostato il corso di questo canale sempre più a Nord, fino alla sua separazione dal fiume, al suo definitivo sbocco a mare e alla riduzione della funzione commerciale dovuta alla diminuzione della sua portata, come la trasformazione onomastica Auser-Auserculus-Serchio sembra testimoniare1014. Lo spostamento dell’Auser più a Nord risulta essere testimoniato

dall’individuazione sul lato meridionale dell’ansa di una serie di sponde, non riconoscibili sul versante settentrionale perché erose dallo stesso spostamento del fiume1015.